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giovedì 27 maggio 2010

Stazione Termini

STAZIONE TERMINI di VITTORIO DE SICA, 2 aprile 1953


Dopo l’ennesimo insuccesso in patria, De Sica infine cedette alle lusinghe di Hollywood e accettò i finanziamenti statunitensi e soprattutto l’imposizione di due attori che erano americani, professionisti e soprattutto divi.

Insomma quello che aveva rifiutato in Ladri di Biciclette cinque anni prima. Non più volti presi dalla strada e messi per la prima volta davanti a un obiettivo, bensì due famosi attori americani. E che attori. La protagonista sarebbe stata nientemeno che Jennifer Jones, moglie del produttore, nonché protagonista del lacrimoso Bernadette che nel 1948 aveva decretato il ritiro dalle sale di Ladri di biciclette, spingendo i due disperati coniugi De Sica a strappare il volto dell’attrice dalle locandine che tappezzavano tutta Roma. Se a rivelare questo simpatico anneddoto fu la figlia maggiore di De Sica, la moglie Maria Marcader nelle sue memorie ne dirà uno ancora più curioso a proposito di questo film.
L’altro divo scelto dal produttore fu Montgomery Clift, il sex symbol di Hollywood orami schiacciato dai gossipsdi presunta omosessualità. I pettegolezzi coinvolsero così anche lo stesso De Sica e furono alimentati dalla stessa moglie, la quale racconta che Vittorio, durante le riprese, passava tutta la notte nella stanza d’albergo di Clift e rincasava ad orari impensabili della mattina. La chiacchierata amicizia tra i due era nata diversi anni prima, quando Montgomery venne a trovare Vittorio sul set di Miracolo a Milano.
"Monty" si trovò molto bene in Italia, dove i paparazzi ancora erano poco invadenti e dove poteva trovare il genere di ragazzi che piacevano a lui, ovvero coi capelli scuri e molto giovani (è quanto dice Robert La Guardia in Monty, A Biography, Arbor House, New York, 1977).
Gli piaceva anche il clima instaurato sul set e la società in cui fu introdotto. Poco dopo le riprese conobbe infatti anche Visconti, il quale rimase folgorato da lui tanto da volerlo scritturare per Senso. Purtroppo Clift aveva già altri impegni a Hollywood e dovette ritornare negli States, mentre il ruolo in Senso passò a un’altra star hollywoodiana omosessuale, Farley Granger.

Ma bando alle ciance e parliamo del film in questione, che è meglio. O forse no?


Prima bisogna anche dire che parte della traduzione dei dialoghi di Cesare Zavattini fu affidata a nientemeno che Truman Capote e che il co-produttore del film era l’immenso magnate David O. Selznick, produttore dei capolavori di Hitchcock , di Via col vento e molti altri. Una figura così importante e ingombrante presto si fece sentire e De Sica dovette (anche se non lo ammise mai) presto pentirsi della mossa..
Infatti non mancarono i problemi durante la lavorazione: Selznick licenziò gradualmente tutti gli sceneggiatori: Carson McCullers, Paul Gallico, Alberto Moravia e lo stesso Capote.
Avrebbe voluto anche controllare interamente le riprese, ma rimase negli USA e così si mise a scrivere quotidianamente a De Sica lettere lunga una cinquantina di pagine che il regista non lesse.
Nei rimproveri che il produttore faceva a De Sica, Montgomery Clift si metteva sempre dalla parte del regista italiano, mostrando assai coraggio dato che Selznick era la persona più influente di Hollywood. Come se ciò non bastasse il matrimonio della Jones con Selznick era in crisi e la diva mostrava segni di depressione dovuti anche alla recentissima e prematura scomparsa del suo ex marito.

Ok, mi sono lasciato troppo andare al gossip. Parliamo del film.


Una donna in vacanza in Italia dalla sorella deve tornare a casa, a New York, ma rimanda in continuazione il treno della partenza per poter passare ancora qualche istante con un uomo che ha conosciuto il giorno prima e di cui si è innamorata disperatamente sorseggiando un caffè. Anche per lui fu amore a prima vista. Ma lei ha una famiglia e deve tornare, dunque bisogna accontentarsi di una notte d’amore in un vagone abbandonato. Peccato che la sicurezza li scopra e vengano denunciati per atti osceni e portati dal commissario (Gino Cervi). Ma grazie all’intenso sguardo della donna, tutto fila liscio e può finalmente partire. Tutto questo per 89 minuti, senza mai abbandonare la stazione di Termini, rispettando così l’unità di luogo, tempo e d’azione ma con poco rispetto per lo spettatore che deve subirsi per più di un'ora gli intensi primi piani che valorizzano gli sguardi ricchi di pathos dei due protagonisti.
A Selznick risultò talmente nioioso da tagliarlo di 15 minuti, uscendo sul mercato americano, un anno più tardi, con la durata di un mediometraggio, ovvero 64 minuti e col titolo di Indiscretion of an American Wife. Fu la prima volta che gli americani stroncarono un film del maestro italiano. Clift lo descrisse come un enorme fallimento, aggiungendo che lo odiava.
Il film ricevette comunque una nomination all’Oscar, ma questa volta per i costumi, firmati da un certo Christian Dior.
ATTORI
Maria Pia Casilio vinse Il David di Donatello come miglior attrice non protagonista per un ruolo che è praticammente  un cameo.

Jennifer Jones, pseudonimo di Phylis Lee Isley, nacque a Tulsa, il 2 marzo 1919 ed è morta a Malibu, il 17 dicembre 2009.

Nel 1930 sposò Robert Hudson Walker, che sarebbe diventato attore qualche anno più tardi. Anche Philylis divenne attrice, esordendo al cinema nel ’39 a fianco di John Wayne in Il confine della paura.
Col nome di Jennifer Jones e un contratto con la 20th Century Fox, ottenne il ruolo di protagonista in Bernadette che a soli venticinque anni la trasformò in una star e le fece vincere il premio Oscar.

Il produttore David O. Selznick divenne il suo amante e i due si sposarono nel ’49, appena ottenuto il divorzio da Walker. Negli anni cinquanta la Jones continuò a mietere successi in film drammatici - come L'amore è una cosa meravigliosa di Henry King, ma dopo la morte nel 1965 di Selznick, decise di abbandonare le scene. Sarebbe tornata sul set un'ultima volta per la partecipazione al film L'inferno di cristallo (The Towering Inferno, 1974). Nel 1976, morì suicida, a 22 anni la figlia avuta con Selznick e nello stesso periodo fu colpita da un cancro al seno, dal quale riuscì comunque a guarire. Condusse gli ultimi trenta anni in modo tranquillo, lontana dai riflettori. È morta all'età di novant'anni, l’anno scorso.



Montgmoery Clift



La vita di Montgomery Clift fu una delle più tormentate di Hollywood. Collezionista di grandi successi, vincitore di un Oscar e candidato 4 volte all’ambito premio, nella vita privata non trovò mai pace, a causa di un’omosessualità che doveva nascondere e che mal si addiceva all’immagine creata da Hollywood. Memorabile in film di enorme successo come L'ereditiera (1949) di William Wyler di cui ho già parlato qui, Io confesso (1952) di Alfred Hitchcock, e, a fianco dell’amica intima Elizabeth Taylor, Un posto al sole (1951) e Improvvisamente l'estate scorsa,(1959). Marilyn Monroe, altra sua cara amica nonché collega nel suo ultimo film, dichiarò che Montgomory "È la sola persona che conosco che sta peggio di me".
La vita di Monty fu sconvolta del tutto una sera del 1956, dopo una cena a casa della Taylor. Rincasando andrò a sbattere contro un palo della luce: gli dovettero ricucire la faccia con fili sottili di metallo: il labbro superiore cambiò di forma, il naso restò un abbozzo che si fotografava bene solo da sinistra e un gonfiore innaturale si formò intorno agli occhi.
Monty non si riprese mai più dall'incidente. Sia fisicamente che mentalmente e si abbandonò alla completa dipendenza da alcool e droghe. Eppure la sua carriera continuò e il suo viso apparve ancora bello nei film successivi. Nel 1961 ricevette la sua terza "nomination" all'Oscar, con il ruolo di omosessuale castrato dai nazisti, nel grande successo di critica Vincitori e vinti (Judgment at Nurember) di Stanley Kramer e  che annovera tra gli interpreti Judy Garland, Marlene Dietrich, Spencer Tracy e Burt Lancaster.

Nello stesso anno interpretò un film che ai tempi fu stroncato e in Italia non fu nemmeno mai distribuito, diventando però nei decenni successivi un vero e proprio cult: Gli spostati (The misfits) di John Houston. Eccolo dunque a fianco di Marilyn Monroe e Cary Grant sul set di questo film “maledetto”, ultimo sia per Grant che fu stroncatoda un infarto un paio di giorni dopo la fine delle riprese, sia per Marylin, morta nella sua camera di albergo prima di terminare il suo film successivo. Monty girò ancora due film prima di venir stroncato a sua volta da un infarto all’età di 45 anni.


3 commenti:

  1. Interessante il post. Un solo commento, ne "Vincitori e Vinti" Monty non era omosessuale (quello lo era nella vita privata), ma una persona con ritardo cognitivo e mentale. E infatti viene svillaneggiato dall'avvocato della difesa cercando di fargli comporre una semplice frase, per lui impossibile da riprodurre, con i vocaboli "cacciatore - lepre - campo"

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  2. cary grant morì nel 1986 per emorragia interna, non di infarto

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  3. NEL FILM :"Gli Spostati" e`Clark Gable uno degli interpreti e non Cary Grant.

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