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domenica 12 settembre 2010

Rocco e i suoi fratelli

ROCCO E I SOI FRATELLI, 1960
Esattamente 50 anni il Festival del Cinema di Venezia assegnava il Premio speciale della giuria e il Leone d'Argento a Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti, mentre il Leone d'Oro andava a Passaggio del Reno. Non l'avete mai sentito nominare? Appunto.

A distanza di 50 anni il film di Visconti è diventato un classico della storia del cinema. Non italiano, ma internazionale.

In questa 67esima Mostra lo stesso premio è stato vinto da Balada triste de la trompeta. Avrà lo stesso futuro di Rocco..?

ACCOGLIENZA
Il premio a Visconti divise  la critica. Non era infatti piaciuto al centro-destra e ai cattolici, tanto da essere accusato di immoralità (accusa dalla quale il regista si libererà solo sei anni più tardi). Ai cinema ovviamente uscì in una versione tagliata. La scena in questione non è mai più stata recuperata, tanto da diventare mitica: si tratta dell'uccisione del personaggio di Annie Girardot. Una volta uscito nelle sale, il film incassò pochissimo.

TRAMA
Rocco e la sua famiglia (la madre e i fratelli Ciro, Simone e Luca) si trasferiscono dalla Lucania a Milano, dove li attende Vincenzo, fratello che sta per sposarsi con Ginetta.


Rocco lavora prima in una lavanderia poi parte per il servizio militare. Al suo ritorno si imbatte in Nadia, una ragazza che la famiglia aveva fatto entrare in casa per proteggerla dalle angherie del padre. In realtà Nadia è una prostituta, appena uscita di prigione, che ha avuto una storia col fratello Simone, il più scapestrato e violento dei cinque.
Simone infatti si dà alla boxe e al taccheggio, si fa mantenere da un omosessuale e appena scopre che Rocco e Nadia hanno una storia, convoca gli amici e li percuote.

Quando poi Rocco viene ingaggiato a sua volta come pugile e ottiene grandi successi è la fine. La rabbia di Simone si fa tale che violenta e uccide Nadia: o almeno è quanto ci è riferito, visto che della scena rimane solo l'immagine della donna che rotola a terra in prossimità di un corso d'acqua.

Rocco, malgrado tutto lo perdona e gli offre rifugio, ma Simone viene scoperto dalla polizia e arrestato.

Il film si chiude con un dialogo tra i fratelli minori, quelli a cui è stato dedicato meno tempo. Ciro pronostica al piccolo Luca che forse soltanto lui riuscirà a tornare nella terra d'origine.

INTERPETI

Il ruolo del buon Rocco è affidato ad Alain Delon, a cui Visconti scriverà lunghe lettere d'amore. Nonostante l'imbarazzo, Delon non si offese affatto per il comportamento sfrontato del regista e accettò il ruolo da protagonista anche nel suo film successivo .

A catalizzare l'attenzione è però il personaggio interpretato da Renato Salvatori, ovvero il fratello cattivo Simone. Un ruolo che gli darà fama e prestigio e rilancerà la sua fortunata carriera.

Annie Girardot è l'indimenticabile malinconica prostituta che fa perdere la testa ai due fratelli. Sarà una presenza costante del cinema francese degli anni '60 e '70 ed oltre e ritroverà Delon una dozzina d'anni più tardi in L'uomo che uccideva a sangue freddo, in cui entrambi compaiono completamente nudi.

Claudia Cardinale è Gina e ha una particina piccola piccola, un po' come ne I soliti ignoti. Tanto basta per aiutare la sua carriera in rampa di lancio e si tratta per lei di un ruolo fondamentale, che le permetterà di farsi notare e soprattutto di convincere Visconti a chiamarla per il film successivo, Il Gattopardo.

La scena in cui Rocco porta Simone nella lavanderia in cui lavora, vanta due cammei di prestigio.

Una lavandaia è interpretata da Claudia Mori appena 18enne, al suo debutto cinematografico.
L'altra lavandaia, quella che accompagna Simone al camerino, è Adriana Asti, anche lei al suo debutto. Sarebbe diventata una presenza ricorrente nelle piece teatrali dirette da Visconti, nonché la più grande attrice drammatica italiana.



LA FONTE LETTERARIA

Per la prima volta Visconti non attua una trasposizione di un romanzo, ma una ispirazione letteraria c'è.


Si tratta dei racconti contenuti in Il Ponte della Ghisolfa di Giovanni Testori, scrittore ultra cattolico che scandalizzava con le sue storie di omosessuali. Visconti fu profondamente affascinato da questa personalità e si ispirò a Testori sia nel cinema che nel teatro. L'anno successivo infatti avrebbe curato la regia di Arialda, romanzo appena pubblicato.

La raccolta Il ponte della Ghisolfa, pubblicata nel 1958, racchiude una serie di racconti di giovani milanesi: c'è il bello annoiato che si lascia corrompere da un ricco omosessuale, la prostituta dal cuore d'oro che s'innamora ma viene stuprata da un ex cliente e ovviamente non può mancare la box.

Insomma gli elementi ci sono tutti, ma rielaborati da un gruppo di penne importantissime: innanzitutto Suso Cecchi d'Amico, ma non solo: Enrico Medioli al suo debutto, Massimo Franciosa, Pasquale Festa Campanile, che sarebbe diventato, da lì a poco, anche regista di successo e l'importante scrittore Vasco Pratolini. Con un team del genere, appare inevitabile il sapore letterario del film.

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