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domenica 29 agosto 2010

Ossessione

OSSESSIONE
TRAMA

E' una trasposizione abbastanza libera del romanzo breve Il postino suona sempre due volte (The Postman Always Rings Twice) di James Cain, scrittore americano che l'anno seguente avrebbe ricevuto un altro memorabile adattamento, ovvero La Fiamma del peccato (Double Idemnity) di Billy Wilder.
Nel '39 un regista francese ne aveva già tratto un film è non è impossibile che Visconti abbia visto questa versione.

Clara Calamai interpreta Giovanna, una donna sposata che si innamora di uno straniero di passaggio nella loro locanda. Chiederà al giovane (Massimo Girotti), un vagabondo, di aiutarla a liberarsi del marito, molto più vecchio di lei.

Escogitano un incidente stradale. Si pentiranno (lui), si ritroveranno, lei morirà e lui sarà arrestato. Pessimista, crudo, violento ed erotico per i tempi che già nei primi minuti getta le basi del Neorealismo, mostrando con lentezza l'arrivo del giovane Gino alla locanda.

COMMENTO
Film decisamente francese che avrebbe gettato le basi del cinema italiano a venire.
L'influenza di Renoir è lampante (soprattutto Toni, uno dei primi manifesti filmici del comunismo occidentale) ed è importantissima, perchè cala la storia in un contesto popolare, in quel ceto medio-basso che non trovava spazio nel cinema propagandistico e in quello ormai defunto dei telefoni bianchi. Lui, l'aristocratico Visconti, si interessava per primo a quell'Italia più povera, quella che più di ogni altra aveva votato Mussolini, quella del lavoro manuale e rurale. Quelle delle campagne, in questo caso della pianura padana, regione che ancora non aveva trovato spazio nel cinema. Un'Italia disperata ancora prima dell'entrata in guerra: il giovane Gino è uno sbandato senza obiettivi, senza speranze, Giovanna è una vittima dell'istituzione matrimoniale che cerca disperatamente di emanciparsi, il marito rappresenta la cecità del popolo italiano.

Il tono è pessimistico, come deve essere in tempi di guerra.
All'esasperato realismo (che raggiungerà i vertici nel successivo La terra trema) c'è già un accenno di estetismo.
Pure l'omosessualità vi trova già un piccolissimo ma avvertibile spazio: il personaggio dello spagnolo anarchico pare voler sedurre il protagonista, proprio come avvenne nella realtà.

Non si sa bene se durante, prima o dopo le riprese, Visconti riempì Massimo Girotti di lettere d'amore, ricevendo solo insulti. Quando il regista reagì sfidandolo a duello, da buon aristocratico decaduto che era, Girotti decise di risolvere tutto con una cena.

La macchina da presa accarezza con lussuriosa attenzione Massimo Girotti, spesso in pose “estetizzanti” e inusuali per l'epoca.


ATTORI
Di Massimo Girotti (1918-2003), qui al suo secondo film importante, parlerò in seguito.

Di Clara Clamai (1909-1998), va detto che è tra le prime attrici italiane ad apparire a seno nudo in un film, si trattava di La cena delle beffe di Blasetti e l'enorme scandalo e curiosità alleggerirono la tensione di un Paese sul piede di guerra.

Ottenne il ruolo in Ossessione dopo che venne rifiutato da Anna Magnani, incinta. In effetti è possibile riscontrare qualche somiglianza fisica tra le due.

Era comunque già una stella del cinema che avrebbe brillato lo stesso anno anche Sorelle Materassi, ma in seguito avrebbe ritrovato prestigio solo quindici anni più tardi, sempre grazie a Visconti che la chiamò per una fugace apparizione ne Le notti bianche (1957) e infine ne Le streghe (1967).

La sua ultima apparizione divenne culto :in Profondo Rosso è la madre di Carlo, ovvero la terribile assassina un tempo diva del cinema.

Elio Marcuzzo, ovvero “lo spagnolo”, aveva già recitato in diversi film di cassetta e venne scelto da Visconti perchè omosessuale. Fu ucciso barbaramente da alcuni partigiani che lo avevano confuso per un collaborazionista: venne impiccato e sepolto vivo a soli 28 anni.

ACCOGLIENZA

Visconti vendette una buona parte dei gioielli di famiglia per affrontare le spese e non riuscì mai ad acquistare i diritti del romanzo (ragione per cui ne fu interdetta la proiezione negli USA per oltre un decennio).

Venne proiettato a Roma poi nella liberale Ferrara nel maggio del 1943. Poi seguì qualche proiezione clandestina nel Nord: il Governo e la Chiesa vietarono infatti ulteriori proiezioni e fecero bruciare le copie circolanti. Visconti ne conservò una però..

Il montatore del film, Mario Serandrei, commenterà il film definendolo neorealista, coniando così un termine che avrebbe fatto storia.

sabato 28 agosto 2010

LUCHINO VISCONTI, LA BIOGRAFIA


BIOGRAFIA

Luchino Visconti di Mondrone nasce a Milano il 2 novembre 1906. Il padre è aristocratico e la madre è proprietaria della più grande casa farmaceutica italiana. Al divorzio dei genitori avvenuto principalmente per cause politiche (lei fascista lui antifascista), Luchino segue la madre. Nonostante l'amore che nutrirà sempre per la madre Luchino è più simile al padre: come lui è antifascista e si innamora più spesso di uomini che di donne.

Tra la fine degli anni '20 e l'inizio dei '30 diventa allevatore di cavalli di fama internazionale.
In seguito si trasferisce a Parigi, dove entra in contatto la sinistra del Fronte popolare e uno dei suoi esponenti più celebri, il regista Jean Renoir che nel 1937 lo accetta come assistente volontario (e costumista) del capolavoro incompiuto Partie de campagne. Tenterà con lui anche un'avventura di scrittura e regia teatrale in Italia, affondata per motivi politici. Renoir infatti verrà prima invitato poi respinto dallo Stato fascista.

In Italia Visconti scrivere per la rivista antifascista (ma diretta dal figlio del Duce!) Cinema.
É durante il secondo conflitto mondiale che Visconti intraprende la carriera cinematografica debuttando come regista a 40 anni con Ossessione, film che anticipa il Neorealismo e che qualcuno considera come prima vera opera di tale corrente. Il nome di Visconti si fa conoscere anche grazie agli scandali, che lo accompagneranno ad ogni film. Grandi dibattiti nascono infatti intorno a La terra trema (1948), in cui rilegge I Malavoglia di Verga in chiave populista e comunista. Altro elemento del film che farà discutere è l'uso del dialetto.

Incontra Zavattini nel 1951 per Bellissima, ma sarà con Suso Cecchi D'Amico, scomparsa poche settimane fa, che avrà la più lunga e importante collaborazione.
Letteratura, Ottocento, fine di una classe sociale (soprattutto aristocratica): questi sono i temi più ricorrenti del cinema viscontiano, uniti ad un grande senso plastico e un'attenzione maniacale al dettaglio.

Adattò grandi classici della letteratura come Le notti bianche (1957) o Lo straniero (entrambi con Mastroianni) oppure opere ancora non del tutto accettate dalla critica, come Il gattopardo e quando inventò storie con la fida Suso Cecchi D'Amico si cimentò sempre in melodrammi di gusto romanzesco, da Rocco e i suoi fratelli alla trilogia tedesca. Uno dei suoi grandi sogni incompiuti sarà l'adattamento della Recherche proustiana.

Notevole sarà la sua importanza in campo drammaturgico: sarà infatti regista di importanti messe in scene di autori contemporanei (Miller, Williams, Cocteau) nonché di opere liriche (nelle quali incontrerà Maria Callas).

VITA PRIVATA
Visconti è sempre stato molto reticente sulla sua vita privata e i paparazzi non sono mai riusciti a intromettersi nella sua vita privata. Tuttavia il suo fu uno dei primi coming out della storia italiana: nel 1945 affermò infatti che l'omosessualità non era più un problema per lui.

Celebri sono rimasti i suoi amori innapagati: spesso Visconti si invaghiva dei propri attori, che puntualmente lo ripudiavano (Girotti, Delon), finchè non arrivò Berger.

Altro suo amore non corrisposto fu quello per la principessa Windisch-Graetz, che a quanto pare che ispirò il Ludwig, mentre una prima relazione importante di cui si ha notizia è quella di quattro anni col famoso fotografo Horst P. Horst. Ma la sua relazione più importante e più conosciuta fu quella con Helmut Berger, di quarant'anni più giovane di lui.
Una relazione lontana dai riflettori che durò sette anni, finché una trombosi non lo stroncò all'età di settant'anni.

POLITICA
Visconti faticò sempre a trovare una corrente politica che lo rappresentasse: abbracciava le idee della sinistra francese, ma non quella italiana, che non tollerava né l'omosessualità né l'origine aristocratica. In ogni caso si distinse sempre come un regista di sinistra, ricevendo l'appellativo di “Conte rosso”.

Nel 1944, poco dopo l'uscita di Ossessione, Visconti fu arrestato e imprigionato a Roma perchè aveva collaborato alla Resistenza. Sfuggì alla fucilazione grazie all'intervento dell'attrice Maria Denis, di cui era amante.

CRITICA
Dopo l'ostilità iniziale, Visconti divenne una certezza del cinema italiano, godendo di grande fama anche all'estero, pur senza ottenere mai l'attenzione degli Oscar, a differenza per esempio, di De Sica.

FILMOGRAFIA CON LINK ALLE MIE SCHEDE DEI FILM

Ossessione (1943)

La terra trema (1948)

Bellissima (1951)

Siamo donne (1953)

Senso (1954)

Le notti bianche (1957)

Rocco e i suoi fratelli (1960)

Boccaccio '70 (1962)

Il Gattopardo (1963)

Vaghe stelle dell'Orsa (1965)

Le streghe (1967)

Lo straniero (1967)

La caduta degli dei (1969)

Morte a Venezia (1971)

Ludwig (1972)

Gruppo di famiglia in un interno (1974)

L'innocente (1976)

domenica 22 agosto 2010

Coming soon..

Dopo lo spazio dedicato a Vittorio De Sica, probabilmente il più grande regista italiano di tutti i tempi e sicuramente l'unico capace di passare con eguale successo dal dramma più cinico alla commedia più spensierata, proseguo con un altro regista figlio ma anche padre del Neorealismo.


Sto parlando del più estivo, fresco, solare e spensierato dei registi italiani: Luchino Visconti.

Con Ossessione, nel 1943 inaugurò il Neorealismo, anche se la paternità del movimento è argomento assai discusso. Sicuramente, a fianco di Rossellini e De Sica, fu tra i più grandi esponenti di questa magica stagione del cinema italiano e l'unico che riuscì a continuare con uguali risultati anche negli anni '60 e '70. Gli altri due grandi registi infatti, in qualche modo si persero un po' negli anni '70, mentre Visconti continuò a fare di ogni suo film un evento, finché la morte non lo stroncò poco dopo le riprese de L'innocente.

La terra trema, Senso, Rocco e i suoi fratelli, Il Gattopardo, La caduta degli dei, Gruppo di famiglia di un interno sono titoli diventati dei capisaldi della cinematografia internazionale.

A lui molto devono molti grandi attori: Alida Valli, Adriana Asti, Alain Delon, Claudia Cardinale, Massimo Girotti, Silvana Mangano, e tutto gli deve Helmut Berger. Di ognuno parlerò in modo approfondito a suo tempo.

lunedì 9 agosto 2010

Due dischi da non perdere

Ultimi consigli per gli acquisti musicali di quest’estate prima di partire per le vacanze.
Mentre ovunque impazzano le stesse canzonette da ballare, io sono dell’idea che d’estate, accanto ai tormentoni da discoteca esistano canzoni di tutt’altro genere da ascoltare durante il giorno, magari in spiaggia.
C’è forse qualcosa di più piacevole che ascoltare a volume non troppo alto (in caso di spiaggia tranquilla) o alto (in caso di affollamento) un bel pezzo cullante come il movimento e il suono delle onde?
A questo scopo il 12 luglio sono usciti due bellissimi album.

Butterfly House è il quinto album della band inglese The Coral. Il loro genere potrebbe descriversi come un mix di neo-psychedelia e neo-folk, tra rassicuranti atmosfere anni ’60. Fedeli al loro spirito indipendente, hanno creato un notevole disco di 18 tracce, tra le quali meritano una menzione speciale Walking in the winter, il pezzo omonimo e i pezzi dai testi più azzeccati per il periodo: la magnifica Into the sun e Dream in August..

La canzone scelta come singolo è 1000 years, di cui è stato girato anche un simpatico video che si può vedere qui.
The Place we ran from è invece un’opera prima di musicisti noti: il progetto si chiama Tired Pony e nasce dal desiderio di Gary Lightbody, cantante e leader degli Snow Patrol, di fare un album country.
Per realizzare il suo desiderio ha riunito Richard Colburn dei Belle & Sebastian, Peter Buck degli REM, Iain Archer con la moglie Miriam Kaufmann e Jacknife Lee.
Per l’occasione sono stati chiamati pure due ospiti d’eccezione: il cantante degli The Editors Tom Smith nella splendida the Good Book e Zooey Deschanel, l’attrice di 500 days of Summer, nella delicatissima Get on the road.

Un album davvero apprezzabile, in cui il leader degli Snow Patrol, crea un sound diverso da quello a cui è abituato con la sua band, pur rimanendo in balia di atmosfere lente e melanconiche.
Il video del primo singolo estratto è visibile qui.

sabato 7 agosto 2010

Quando la cover è meglio dell'originale

In questi giorni impazza nelle radio italiane una trascinante cover di Hot'n'cold di Katy Perry in versione rock'n'roll anni '50. Si tratta di una rilettura dei The Baseballs, trio tedesco che con look e voce alla Elvis si diverte a rileggere in chiave 50's le hit americane più recenti, con qualche eccezione: Angels di Robbie Williams, The look dei Roxette e I feel like dancing dei Scissor Sisters.
Il loro album Strike! è uscito l'anno scorso ed è arrivato in testa alle classifiche dell'Europa del Nord, trainato dalle cover di Umbrella e da un video in perfetto stile '50s.
Più la canzone di partenza è banale, più la cover è interessante: è il caso sorprendente di Don't cha, ma in generale tutte le canzoni risultano nobilitate nel passaggio da pop a rock'n'roll.
Formidabili anche Crazy in love di Beyoncé e This Love dei Maroon 5. Ovviamente in un loro concerto non si sono fatti perdere l'occasione di riprendere una canzone di Lady Gaga.
Un disco divertente e sorprendente: ci vuole del coraggio per cantare seriamente una canzone delle Pussycat Dolls che dice "Don't you wish your girlfriend was hot like me".. Per di più se a cantarla sono dei ragazzi.

lunedì 2 agosto 2010

Eclipse, ovvero l'educazione sentimentale di un'educanda

C’è chi ha detto che questo terzo capitolo della saga di Twilight sia migliore dei precedenti e chi ha detto che invece è peggiore.

A mio avviso è nettamente peggiore dal punto di vista della sceneggiatura e delle interpretazioni, ma devo riconoscere la grandissima audacia del prodotto e una regia un pelino più scaltra. Infatti gli autori sono stati in grado di realizzare un terzo episodio (perfino assai lungo) senza procedere minimamente nell’evoluzione della trama. Chapeau quindi ai produttori, sceneggiatori e scrittrice (Stephanie Mayer) che hanno saputo spremere con una sfacciataggine incredibile il successo dei precedenti episodi. Di norma in ogni sequel succede qualcosa che dia motivo di fare un altro film. Qui invece non succede assolutamente nulla: il secondo episodio si concludeva con Bella innamorata da Edward ma pericolosamente attratta da Jacob. Due ore in più e nulla è cambiato. In mezzo nessun sconvolgimento, nessun tradimento o altro. I tre personaggi sono allo stesso punto del precedente episodio, ovvero i due ragazzi in balia di questa ragazza che non sa bene se passare il resto della propria vita con un vampiro o con un licantropo. Del resto come darle torto?
A far procedere la trama è una storiella parallela insignificante: una vampira vuole vendicarsi di Bella e per far ciò convoca una schiera di vampiri minacciosi. Naturalmente l’eroina non muore, ma il timore del resto non è passato nemmeno un attimo per la testa degli spettatori (altrimenti nei prossimi episodi che farebbero i due maschietti?).

Questa pochezza di scrittura (in questo caso derivata addirittura da un libro) finisce così per intaccare anche gli interpreti: se infatti il primo episodio si contraddistingueva per la discreta prima parte poggiata tutta sulle spalle di una promettente Kirsten Bell, nei successivi episodi l’attrice si trova alle prese con un personaggio sempre meno interessante. Come non citare poi almeno qualcuno dei momenti comici di questa pellicola, come quando Edward, di fronte a Jacob a torso nudo per l’ennesima volta chiede: - Ma non ha una camicia?-
O ancora Jacob, naturalmente a petto nudo che dice che nel suo corpo c’è sangue e carne.
Ma forse il film avrebbe bisogno di più scene di questo tipo, per alleggerire i toni.
Invece no: due ore che si prendono troppo sul serio, senza mai emozionare.

Poi per carità, gli intenti pedagogici di questa saga sono lampanti: creare una nuova coppia alla Romeo e Giulietta, la storia di un amore impossibile venato di toni e musiche dark (si fa poi per dire). E soprattutto insegnare che per far sesso occorre aspettare, perché il sesso cambia tutto. Fin qua si può anche essere d’accordo. Ma obbligare la povera Bella a fare sesso solo dopo il matrimonio per evitare terribili pericoli è un insegnamento prettamente religioso.

VOTO : 5+