L'INNOCENTE
di Luchino Visconti
Italia, 1976
di Luchino Visconti
Italia, 1976
Era inevitabile che il più decadente dei registi italiani prima o poi si confrontasse con il più decadente degli scrittori nazionali. Peccato che questo incontro sia avvenuto troppo tardi.
Visconti morì infatti durante il montaggio della pellicola, e quella che noi vediamo tutt’ora non è dunque che una versione provvisoria, montata con l’aiuto di Suso Cecchi d’Amico seguendo le indicazioni scritte del regista, che aveva girato il film in carrozzella e morì dopo una prima visione della quale non era soddisfatto. Morì subito dopo, colpito da trombosi. La versione definitiva del film non è molto diversa da quella che lo stesso regista definì insoddisfacente, ma questo fu rivelato da Suso Cecchi d’Amico solo nel 1996.
La critica liquidò quindi L'innocente come opera non finita. E il passaggio da non finito a non riuscito fu breve. Tuttavia non è un film da dimenticare.
Al centro la storia di una ricca famiglia in crisi della Roma umbertina. L’arrivo di un erede riempe di gioia l’anziana madre, ma non sa che l’erede è un figlio illegittimo, frutto dell’unica scappatella della moglie tradita ripetutamente dal marito.
Infatti, Tullio (Giancarlo Giannini) che tradisce pubblicamente la sottomessa e rassegnata Giuliana (Laura Antonelli), per quale prova solo rispetto, compie un viaggio di piacere con la sua amante. Al suo ritorno scopre che la moglie ha avuto una relazione e si rende conto di essere terribilmente geloso e di esserne ancora innamorato. Lui, uomo che si dice libero, ateo, razionale (notevole il discorso sulla libertà di coscienza e sul suo ateismo) scopre però anche di essere abbastanza tradizionalista da non poter mai accettare un simile affronto. Quindi prima tenta di convincere la moglie che l’aborto non è affatto un crimine, ma al contrario,l’unica soluzione possibile. Di fronte al rifiuto della donna, Tullio uccide il bambino esponendo al freddo della nevosa notte di Natale, mentre tutti sono a Messa.
Ma l’animo di Tullio non è in pace come avrebbe voluto e aveva dichiarato e di fronte al disgusto e all’indifferenza della Contessa di Raffo,(Jennifer O’Neill) sua ex amante, decide di togliersi la vita.
La Contessa, sconvolta più per il fatto di ritrovarsi nel bel mezzo di un fatto di sangue che per la perdita dell’ex amante, raccoglie i propri accessori e scappa in una nebbiosa mattina invernale, per una volta senza carrozza. Probabilmente l’immagine dei suoi passi senza grazia che si allontanano e disperdono nella nebbia mattutina è quella che riassume tutto il film.
La crisi della classe sociale corrisponde o è frutto di una crisi di valori. Il personaggio enigmatico di questa nobildonna bella, ricca, sessualmente disinibita ed egoista racchiude un mondo incapace di guardare al di là dei propri futili problemi. Tullio è l’uomo che vorrebbe essere libero da restrizioni morali, ma alla fine non ci riesce. Non prova minima vergogna per aver tradito la moglie, ma è terribilmente offeso dal tradimento di lei. La moglie, che rappresenta l’ingenuità, la bontà e la religiosità di gente d’altri tempo è l’unica a uscirne viva. Distrutta dal dolore (oltre al figlio perde sia il marito che l’amante) è però l’unica che rimane, anche se il regista evita di farci vedere cosa ne sarà di lei.
FILM E ROMANZO
I personaggi femminili nel film acquisiscono un ruolo centrale: l’Antonelli è la co-protagonista del film e la O’Neill è una figura emblematica che nel romanzo di D'Annunzio aveva molto meno incidenza. In Visconti sono proprio queste due donne a spingere il protagonista verso i gesti più estremi, l’omicidio e il suicidio (quest’ultimo assente nel libro). Nel romanzo dannunziano, inoltre, la coppia ha due figli e non desidera affatto il terzo.
Visconti cambia le carte in tavola: lanciando un’accesa discussione sull’aborto, caldeggiato da Tullio e respinto da Giuliana, che qui assume un ruolo nettamente più positivo.
ATTORI
Visconti desiderava Delon e la Schneider. Si dovette accontentare di Giannini e dell’Antonelli, che tuttavia, reduce dai successi sexy di Malizia e Il Merlo Maschio, portò in sala un pubblico al quale Visconti non era più abituato. Infatti il film si classificò all’8^ posto dei maggiori incassi della stagione, rivelandosi uno dei maggiori successi commerciali del regista, che purtroppo non poté godersi questo momento.
MASSIMO GIROTTI
Visconti richiama Massimo Girotti per quella che si può definire un’amichevole partecipazione: un picolo ruolo in cui il protagonista di Ossessione interpreta uno sfrontato e anziano Conte che vuole sedurre la Contessa di Raffo, interpreta da Jennifer O’Neill.
RINA MORELLI
Un’altra presenza costante nei film di Visconti (da Senso in poi il regista le affidò quasi sempre piccoli ruoli), qui l’attrice ha un ruolo importante: è la solitaria madre di Tullio.
La grande attrice, compagna di Paolo Stoppa, morì poco dopo l’uscita del film.
GIANCARLO GIANNINI
Giannini interpreta piuttosto bene lo sgradevole personaggio di Tullio Hermil, pur senza raggiungere l’epica drammaticità di altri attori-personaggi viscontiani.
LAURA ANTONELLI
Adeguata in questo ruolo drammatico che rimarrà una delle prove più alte della sua carriera, l'attrice resta comunque vittima del personaggio che ha creato: ovvero riesce a recitare nuda anche per Visconti, regista che raramente ha spogliato donne nei suoi film.
MARC POREL
Marc Porel, già guardia-amante di Helmut Berger in Ludwig, qui ha un ruolo più importante: interpreta infatti Filippo D’Arborio, lo scrittore che diventa amante di Giuliana. E' lui padre dell'innocente neonato che morirà per mano del padre putativo.
Marc Porel, attore francese che lavorerà praticamente solo in Italia come molti altri attori francesi dell'epoca, avrà una carriera non troppo diversa da quella di Berger: a parte Visconti, tanti film italiani di serie B. Morì a soli 34, pare per overdose.
Certo che la Laura era bella... Aveva un fascino tutto suo.
RispondiEliminaMarc Porel... se n'è andato troppo presto
RispondiEliminaè Giancarlo Giannini non Adriano Giannini.
RispondiEliminagrazie della segnalazione! che sbadato, adriano è il figlio.
RispondiEliminaE' un bellissimo film, elegante , con musiche e paesaggi e atmosfere straordinariamente fastose e di una luminosità opalescente . E' un film tutto viscontiano , con la cura estrema , maniacale dei particolari, basta vedere gli arredi delle camere, che riesce , secondo me, a ricreare le atmosfere dannunziane, senza però sfociare nel rococò e nel grossolano , come capitava , invece, al Vate. E' un film decadente , cinico e crudele, ma con un sentimento di pietà , di riscatto dell'umanità ( vedi Giuliana, la moglie-vittima del protagonista , che lascia il marito la casa gli agi le ricchezze, tutto, e va a vivere in solitudine, come in un eremo di espiazione, pur non essendo lei la colpevole dell'assassinio del piccolo innocente), pietà e riscatto dell'uomo che il libro di D'annunzio non ha assolutamente. E' il congedo, secondo me alla grande, di Visconti che riesce a far recitare perfino un'attrice bellissima, lussureggiante, ma assolutamente priva di personalità artistica, come Laura Antonella, e anche Giannini dà il massimo di sè. Ma la chicca è rappresentata da Jennifer O'Neill , che interpreta una contessa Raffo in modo oserei dire perfetto, nel suo lucido splendore e cinismo.
RispondiEliminaBellissimo commento che condivido completamente, grazie!
Eliminabello Helmut berger nudo
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