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martedì 28 febbraio 2012

Un disco da Oscar


 Le Voyage Dans La Lune 
AIR
Francia, 2012
Genere: ambient, electro-rock
Se ti piace ascolta anche: The dark side of the moon, The Virgin Suicides O.s.t., Congratulations

A 110 anni dall’uscita, Le Voyage Dans La Lune di Georges Méliès è al centro di un film e di un album: il film naturalmente è Hugo Cabret di Martin Scorsese, reduce dalla vittoria di 5 premi Oscar, l’album è quello degli Air, che porta lo stesso titolo originale del film in quanto ne vorrebbe essere un’ideale colonna sonora per la versione restaurata mostrata in alcuni festival.
Non è la prima volta però che questo film incontra il mondo della musica: già i video di Heaven for everyone dei Queen e di Tonight Tonight degli Smashing Pumpkins erano ispirati al primo film di fantascienza.
Etereo, psichedelico, sognante, l’album è perfetto per accompagnare le fantastiche atmosfere del film, anche se dura il doppia della pellicola! Non mancano atmosfere dark, composizioni strumentali al piano, parentesi più rock (Lava, Parade).
Insomma un bel disco, che si può gustare anche come sottofondo al film di Méliès che probabilmente vorrete guardare dopo aver visto il film di Scorsese.
 

lunedì 27 febbraio 2012

Premi Oscar 2012 confermano una stagione tutt'altro che esaltante


Con gli Oscar di stanotte si chiude una stagione cinematografica tutt’altro che esaltante: se l’anno scorso tra i candidatic'erano destinati a rimanere nella storia del cinema come Black Swan, Inception e The Social Network, quest’anno ci ritroviamo di fronte a film che verranno dimenticati nell’arco di pochi mesi. Soltanto The Artist potrà essere ricordato come omaggio al cinema muto.
E se l’anno scorso l’Academy aveva in qualche modo osato almeno nelle nomination, quest’anno decreta il ritorno al classico e al patinato, con l’aggravante di un sentimento di autoreferenzialità e autoglorificazione.
Gli Oscar 2012 andranno ricordati anche per aver premiato ancora una volta un film straniero (l’anno scorso l’inglese Il Discorso del Re) e un regista perfettamente sconosciuto che batte mostri sacri della settima arte.
Contando le statuette The Artist e Hugo Cabret portano a casa 5 riconoscimenti ciascuno, anche se quelle di Hugo Cabret sono premi considerati “minori” o “tecnici”. Segue, e questo è davvero una sorpresa, il tutt’altro che memorabile The Iron Lady con 2 premi. Tutti gli altri un solo premio.

Miglior Film – The Artist – tra quelli in gara, il migliore
Miglior Regia
Michel Hazanavicius - The Artist – mah..vince l’unico perfetto sconosciuto

Miglior Attore Protagonista
Jean Dujardin – La rivelazione

Miglior Attrice Protagonista
Meryl Streep – Un premio inutile, per quanto meritato. La Streep è grandissima in questo ruolo, ma non aveva bisogno né di lanciare la sua carriera né di confermare il suo talento, visto che di Oscar ne ha già vinti due e questo film in generale non si meritava premi.

Migliore sceneggiatura non originale
Paradiso Amaro – mah…

Miglior Sceneggiatura Originale
Midnight in Paris – Woody Allen. Da enorme fan di Allen dico che Midnight in Paris è il suo film più sopravvalutati di sempre. È l’unico suo film senza battute memorabili e gli Academy che fanno? Lo premiano!

Miglior Attrice non Protagonista
Octavia Spencer – The help. Nulla da dire, bravissima.

Miglior attore non protagonista
Christopher Plummer - Beginners

Miglior Sonoro
Hugo Cabret

Miglior montaggio sonoro
Hugo Cabret

Miglior Montaggio
Uomini che Odiano le Donne – Ci sta!

Miglior Film Straniero
Una Separazione

Miglior Lungometraggio Animato
Rango

Miglior Trucco
The Iron Lady

Migliori effetti speciali
Hugo Cabret – Inammissibile: gli effetti speciali di questo film sono mediocri.

Miglior Canzone Originale
Man or Muppet, di Bret McKenzie – I Muppet. Wow, che sorpresa! Altro premio scandalo, come se in quest’anno non ci fossero state più di 2 canzoni da nominare!

Migliori Costumi
The Artist – esagerato, immeritato.

Miglior Fotografia
Hugo Cabret – vabbé la vittoria di questo giocattolino Kitsch su The Tree of life è un reato al buon gusto e al buon senso.

Miglior Colonna Sonora
Ludovic Bource per The Artist – Immeritata – la musica spesso non c’entra con le immagini e in più c’è l’aggravante dell’uso del celebre motivo hitchcockiano.

Migliori Scenografie
Hugo Cabret

Miglior Cortometraggio
The Shore, regia di Terry George e Oorlagh George

Miglior cortometraggio documentario
Saving Face, regia di Daniel Junge e Sharmeen Obaid-Chinoy

Miglior cortometraggio d’animazione
The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore, regia di William Joyce e Brandon Oldenburg

Miglior Documentario
Undefeated.

sabato 25 febbraio 2012

GLI OSCAR: previsioni!


Che dire delle nomination degli Academy Awards di quest’anno?
Beh innanzitutto che il film con più candidature, Hugo Cabret, è a mio avviso uno dei peggiori della stagione: attesissimo dal me che l’avevo anche scelto come immagine del mio blog, si è rivelata una cocente delusione.
Tra gli interpreti la sfida appare più che mai aperta quest’anno, molto più che negli anni precedenti.
Infatti George Clooney e Jean Dujardin hanno la stessa possibilità di vincere: il primo rappresenta Hollywood, l’altro rappresenta la novità, la sfida. Il fatto che Clooney sia stato candidato già altre due volte potrebbe porlo in vantaggio visto che comunque il suo film è piaciuto agli Academy, ma Dujardin sta letteralmente conquistando il mondo..

Tra le signore le scommesse sono ancora più ardue:
Viola Davis vs Meryl Streep dicono gli esperti: la prima ha vinto una ventina di premi, ma non ha vinto il Golden Globe, che solitamente in questi casi è un indizio importante..Meryl Streep per questo ruolo ha vinto pochi ma importanti ruoli come il Bafta e il Globe. Io però ci aggiungerei anche la mia adorata Michelle Williams: su di lei non ci scommette nessuno, però quatta quatta, l’attrice ha vinto, oltre al Golden Globe, altri 12 premi con questo ruolo ed è candidata per il secondo anno consecutivo..

Tra i non protagonisti la sfida è tra due n cui si competono la statuetta  82enni, Christopher Plummer e Max von Sydow.

Nelle categorie minori, vincerà il superfavorito che ha perso quelli principali, quindi The Artist o Hugo Cabret.
Provo a spararle, sottolineando e mettendo in grassetto i nomi che secondo me vinceranno. E mettendo un cuoricino (che dolce che sono) di fianco al nome che vorrei venisse premiato.
Per le categorie tecniche metto solo i possibili vincitori invece.
E voi che pensate o per chi tifate?
Le scommesse sono aperte! Fatemi sapere!

MIGLIOR FILM
Extremely Loud; Incredibly Close
War Horse 
REGIA
The Artist - Michel Hazanavicius
The Descendants - Alexander Payne
Hugo Cabret - Martin Scorsese
Midnight in Paris - Woody Allen
The Tree of Life - Terrence Malick
SCENEGGIATURA ADATTATA
The Descendants
Hugo Cabret
The Ides of March
Moneyball
Tinker Tailor Soldier Spy

SCENEGGIATURA ORIGINALE
The Artist
Bridesmaids
Margin Call
Midnight in Paris

A Separation

ATTORE PROTAGONISTA

Demián Bichir - A Better Life
George Clooney - The Descendants
Jean Dujardin - The Artist
Gary Oldman - Tinker, Taylor, Soldier, Spy
Brad Pitt - Moneyball
ATTORE NON PROTAGONISTA
Kenneth Branagh - My Week with Marilyn
Jonah Hill - Moneyball
Nick Nolte - Warrior
Christopher Plummer - Beginners
Max von Sydow - Extremely Loud; Incredibly Close
ATTRICE PROTAGONISTA
Glenn Close - AlbertNobbs
Viola Davis - The Help
Meryl Streep - TheIron Lady 
Michelle Williams - My Week with Marilyn
ATTRICE NON PROTAGONISTA
Bérénice Bejo - The Artist
Jessica Chastain - The Help
Melissa McCarthy - Bridesmaids
Janet McTeer - Albert Nobbs
Octavia Spencer - The Help
FILM D'ANIMAZIONE
A Cat in Paris - Alain Gagnol and Jean-Loup Felicioli
Chico & Rita - Fernando Trueba and Javier Mariscal
Kung Fu Panda 2 - Jennifer Yuh Nelson
Puss in Boots - Chris Miller
Rango - Gore Verbinski
SCENOGRAFIE
Hugo Cabret

FOTOGRAFIA
The Artist 

COSTUMI
Hugo Cabret - Sandy Powell
MONTAGGIO
Hugo Cabret- Thelma Schoonmaker
FILM STRANIERO
A Separation - Iran
MAKEUP
Harry Potter and the Deathly Hallows Part 2 -
COLONNA SONORA
War Horse - John Williams
MIGLIOR CANZONE
Muppet

venerdì 24 febbraio 2012

Margin Call: per capire come gira la finanza e come si scrive una sceneggiatura


 Margin Call
USA, 2011
di J.C. Chandor
con Zachary Quinto, Penn Badgley, Kevin Spacey, Paul Bettany, Simon Baker, Jeremy Irons, Demi Moore, Stanley Tucci.

CANDIDATO ALL’OSCAR

come MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE

Data di uscita italiana: 18 maggio 2012

 

Se ti piace guarda anche: Wall Street, Wall Street 2, Collateral.

In un’importante banca di credito dI Wall Street viene licenziato l’80% del personale in una sola giornata. Il giorno seguente gli impiegati rimasti sono costretti a vendere tutto perché sono nei guai fino al collo: le loro azioni non hanno più alcun valore, ma le venderanno lo stesso, mandando così in crisi i compratori e di conseguenza l’intero mercato.

Il sorprendente esordio alla regia di J.C. Chandor, che ha scritto da solo pure l’ottima sceneggiatura nominata all’Oscar, riesce a spiegare in modo piuttosto soddisfacente ciò che i media non sono riusciti a illustrarci in tre anni, ovvero il crollo finanziario delle borse.

Ovviamente si ricorre a simbolismi e generalizzazioni, eppure semplificando le cose in maniera tutt’altro che banale e spiegandole “come se si parlasse a un bambino o a un golden retriever” la pellicola riesce a dare un’idea delle origini del collasso finanziario internazionale, incolpando del disastro un solo istituto (mai nominato) mostrando le speculazioni e gli inganni decisi in quell’istituto in un’unica notte.

Bastano infatti solo un paio di casi come quelli narrati nel film per mandare in crisi l’intero sistema delle borse mondiali.

Nel cast di questo film corale si annoverano i redivivi Kevin Spacey, ancora una volta negli ottimi panni di un “horrible boss”, Jeremy Irons, Paul Bettany, Demi Moore, ma anche Stanley Tucci e “The Mentalist” Simon Baker. Al loro fianco, i due “quasi” protagonisti sono i giovani Zachary Quinto e Penn Bagdley. 

 

VOTO: 7,5


giovedì 23 febbraio 2012

Oscar's week: Paradiso amaro

 PARADISO AMARO

(THE DESCENDANTS)

Di Alexander Payne

USA, 2011

Con George Clooney, Shailene Woodley, Amara Miller, Nick Krause

ora al cinema

CANDIDATO A 5 PREMI OSCAR, tra cui

MIGLIOR FILM

MIGLIOR REGIA

MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA

MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE

Se ti piace guarda anche: Parla con lei, Sideways.

La vita di Matt, ricco avvocato delle Hawaii, è sconvolta dal coma irreversibile della moglie e oltre a dover affrontare la nuova realtà con le due figlie con le quali da anni non passa del tempo, deve anche portare a termine un importante affare di famiglia.

La storia in sé è assai banale, ma il film di Payne affronta temi delicatissimi in modo non convenzionale, senza cadere in patetismi nonostante il dramma sia sempre in primo piano. Si cerca addirittura di far sorridere, perfino laddove sarebbe meglio non farlo, deridendo malati di Alzheimer e accanendosi contro chi sta per morire.

Non mancano trovate e personaggi del tutto implausibili, come una figlia che toglie la parola alla madre per difendere un padre (e marito) assente con cui non parla da tempo e l’insopportabile amico di quest’ultima, che si trasferisce da loro di punto in bianco come se non avesse famiglia o una scuola da frequentare.

Alla fine, comunque, grazie a dialoghi bizzarri ma comunque efficaci, all’ambientazione e all’atmosfera inedite e soprattutto a un trio di attori in gran forma il film permette di digerire un film che affronta di petto il tema della morte.

VOTO: 7

mercoledì 22 febbraio 2012

Oscar's Week: Albert Nobbs - 3 nomination discutibili

ALBERT NOBBS
DI RODRIGO GARCIA
UK/IRLANA, 2011
con Glenn Close, Mia Wasikowska, Janet McTeer, Aaron Johnson, Brendan Gleeson, Jonathan Rhys Meyers.
Ora al cinema
candidato a 3 premi Oscar 
tra cui MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA E
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA


Se ti piace guarda anche: Quel che resta del giorno, Victor Victoria, Yentl, Boys don't cry, Shakespeare in love, La papessa


Albert Nobbs (Glenn Close) è un maggiordomo di mezza età, competente e riservato, che lavora presso un albergo per potersi aprire un giorno un negozio tutto suo. Una notte è costretto a ospitare un imbianchino (Janet McTeer) che scopre la sua vera identità. Il caso vuole che è anche l’imbianchino sia in realtà una donna..

Poi nell'albergo arriva anche un giovane in cerca di lavro (Aaron Johnson) che si invaghisce di una cameriera (Mia Wasikowska).

Nella prima mezz’ora il film tratteggia finemente l’atmosfera dell’albergo, con perfette ricostruzioni d’epoca e personaggi azzeccati, ma con l’avanzare delle scene si perde ritmo e diventa sempre meno chiaro dove si voglia arrivare.

Il film rimane fin troppo garbato, senza riuscire a focalizzare le tematiche che sembrava voler promettere: alla fine non si parla della condizione lavorativa della donna nel passato, né dell’identità di genere, né di omosessualità. L’unico tema che sembra affiorare è quello della violenza sulle donne, non solo di tipo fisico, ma la riflessione non è sviluppata in modo adeguato. Il motivo che spinge Nobbs a travestirsi non è di tipo lavorativo o sessuale: egli è convinto che nei panni di un uomo è più tutelato da una società che sfrutta le donne.

Peccato che Glenn Close non riesca a trasmettere empatia per la condizione del proprio insondabile personaggio (che idea ha della vita, dell’amore, del sesso?) e paradossalmente è la peggiore di un cast di tutto rispetto: la sua recitazione sembra in più di un’occasione quella di un mimo e in ogni caso troppo teatrale, non riuscendo quindi ad allontanarsi dalla performance che ha portato per anni sui palcoscenici.

Incomprensibili anche le altre due nomination agli Oscar: quella di Janet McTeer, più brava della Close nel modulare la voce e la postura, ma troppo monoespressiva per lasciare il segno nelle poche scene in cui compare.

Che dire poi della nomination al miglior trucco considerando che il trucco della Close è di recitare praticamente struccata? Dico "praticamente" perché sia alla Close che alla Teer sono stati ingranditi leggermente il naso, come se avere il naso grande fosse prerogativa virile..

La migliore in campo è Mia Wasikowska, in quanto l’unica alle prese con un personaggio che le permette di attraversare ogni gamma di espressione: maliziosa e spiritosa all’inizio, innamorata, arrabbiata e poi sofferente. Alla fine il vero personaggio drammatico e la vera vittima è lei, perché rimasta nei suoi panni femminili.

Dispiace dunque ammetterlo, ma il film di Rodrigo Garcia (figlio di Gabriel Garcia Marquez), nonostante l’impegno della Close, che ha fortemente voluto trasporre questo dramma di George Moore, tanto da produrlo e co-sceneggiarlo, oltre che a scrivere il brano cantato da Sinéad O’Connor, non riesce a convincere del tutto nonostante le premesse interessanti.

VOTO: 5,5



martedì 21 febbraio 2012

OSCAR'S WEEK: The Iron Lady

 THE IRON LADY

Di Phyllida Lloyd, Uk, 2011

Con Meryl Streep, Jim Broadbent, Olivia Colman

Se ti piace guarda anche: Iron Man, Hunger, Grazie Signora Thatcher, Evita

 

 CANDIDATO A 2 PREMI OSCAR

tra cui MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA

 

 

L’ex Primo ministro britannico Margareth Thatcher (Meryl Streep, candidata all’Oscar), ora anziana e malata (nomination agli Oscar per l’ottimo trucco), ripensa alla sua vita, spesso rivolgendosi al suo defunto marito.

Phillyda Lloyd torna a dirigere Meryl Streep dopo l’enorme successo del suo film d’esordio Mamma mia! per raccontare con un’ambizione che rasenta la sfrontatezza la storia di una delle donne più controverse della nostra storia, l’unica donna ad aver guidato un governo in Gran Bretagna.

Un film di donne, fortemente femminista, ma non solo per donne, perché l’operato della Thatcher merita sicuramente una riflessione attenta che il film non fornisce.

La Thatcher fu infatti un personaggio chiave della storia recente e le condizioni di crisi in cui versava il suo Paese tra gli anni ’70 e ’80 ricordano moltissime l’Europa attuale.

Forse il tempo passato è troppo poco per un’analisi storica adeguata, forse la regista non voleva giudicare, ma sicuramente gli autori compiono una mossa discutibile nel rappresentare l’anziana Thatcher alle prese con la demenza senile che rende fragile questa donna un tempo così potente, passata alla storia col nome di lady di ferro.

Indubbiamente la Thatcher ha un lato umano e privato che noi non possiamo conoscere, ma rappresentarlo in un film crea l'effetto di apologia di un personaggio che è passato alla storia soprattutto come negativo.

Forse non si è voluto/potuto/riuscito cogliere il grande ascendente del personaggio e soprattutto capire perché questo politico tanto contestato sia stato eletto Primo Ministro per ben tre volte (nel ’79, nel ’83 e nel ’87). Le tappe principali della sua carriera ci sono tutte, ma scorrono velocemente, senza dare allo spettatore la possibilità di comprendere.

Insomma a prevalere è la descrizione umana su quella politica il che rende il film meno rilevante da un punto di vista storico.

Tuttavia, dietro all’apparente superficialità (che si riflette anche nella messa in scena, influenzata in qualche modo dal musical) e all’astensione di giudizio c’è qualche particolare inquietante che rende il film più interessante e meno vacuo di quel che sembra.

Innanzitutto l’andirivieni tra passato e presente ci mostra che non è cambiato poi tanto nel Regno Unito di oggi: il film mostra un parallelo tra  gli attentati terroristici di trent’anni fa dell’IRA a quelli di Al Qaida oggi. Alla questione terroristica possiamo aggiungere che la crisi economica e politica è tornata e le donne di potere ancora mancano al governo.

Una battuta degna di riflessione afferma che l’intera Gran Bretagna odiava la Thatcher e un attimo dopo tutti l’adoravano, tanto da rieleggerla.

Una reazione spropositata, ma purtroppo vera: alla fine del primo mandato tasse e privatizzazioni avevano infatti causato solo scioperi, attentati e aspre proteste represse nel sangue, poi il Regno Unito vinse la guerra delle Falkland contro l’Argentina e il popolo britannico si riversò nelle piazze e poi alle urne per festeggiare e rieleggere il suo Primo Ministro.

Il quadro che ne risulta è desolante: è lo spirito nazionalista e belligerante a unire il popolo e a prevalere su qualsiasi questione economica, sociale, politica?

Un ritratto dunque più amaro di quello che sembra, che si fa apprezzare anche nella forma grazie a una fotografia palpitante e curiosa, inquadrature da musical (riprese dall’alto, dettagli, scene quasi coreografate). Ma sopra ogni cosa c’è lei, l’inarrivabile Meryl Streep, meritatamente candidata all’Oscar (per la 17esima volta).

VOTO: 7-

Citazione cult:

La gente non vuole più fare cose importanti, ma vuole solo essere importante

lunedì 20 febbraio 2012

3 uomini e una pecora: la versione anglo-australiana di una Notte da leoni

TRE UOMINI E UNA PECORA
(A FEW BEST MEN)
di Stephen Elliott,
Australia, 2011
con Xavier Samuel, Kevin Bishop,  Olivia Newton-John, Laura Brent, Tim Draxl, Kris Marshall
ora al cinema
Se ti piace guarda anche: Una notte da leoni, Funeral Party, Come ammazzare il capo... e vivere felici

TRAMA
L'inglese David (Xavier Samuel) si sposa con l'australiana Mia (Laura Brent) e chiede ai suoi amici di seguirlo in Australia per le nozze. 
 I suoi amici però sono uno più fuori dell'altro e la promessa sposa è figlia di un governatore ricchissimo che invita alle nozze mezza Australia.

RECENSIONE
Lo sceneggiatore di Funeral Party, Dean Craig e il regista di Priscilla, regina del deserto e dell'elegantissimo Matrimonio all'inglese formano un'accoppiata assai improbabile e in effetti il risultato è discutibile. Mentre è indiscutibile che gli amanti del genere creato da Una notte da leoni rimarrano soddisfatti, in quanto questa ne è la versione australiana che tenta pure di mettere in scena uno scontro tra cultura inglese e australiana. Peccato che anche qui, come la maggior parte delle commedie in circolazione, manchi l'elemento distintivo del genere: ovvero la comicità. Le gag sono moltissime, tutte basate sul binomio politicamente scorretto-imbarazzo, ma la risata vacilla.  Se non altro sono apprezzabil gli interpreti, sprecati: il protagonista Xavier Samuel, Kevin Bishop nei panni del più simpatico dei tre testimoni e la rediviva Olivia Newton-John che l'avevamo lasciata ballare Grease con John Travolta e la ritroviamo a ballare YMCA dei Village People.
Tendiamo un velo pietoso sul titolo italiano che riprende il titolo del film più famoso di Aldo, Giovanni e Giacomo incurante che qui gli uomini siano 4.
VOTO: 5+


domenica 19 febbraio 2012

Gli ultimi film di Antonioni

AL DI LA' DELLE NUVOLE
Italia/Francia/Germania, 1997
Con John Malkovich, Fanny Ardent, Marcello Mastroianni, Jeanne Moreau, Sophie Marceau, Kim Rossi Stuart, Ines Sastre, Chiara Caselli 


Dopo l’Oscar alla carriera nel 1995, nel mondo si torna a parlare di Antonioni e i finanziamenti non mancano più: a mancare è l’ispirazione e la salute, visto che il regista è quasi muto e semiparalizzato.  

Per realizzare un film, ha l’ammiratore Wim Wenders come garante presso le agenzie assicurative.
Eppure dalla pellicola non traspare né il genio di Antonioni né quello di Wenders e il risultato è un deludente dramma erotico, genere estraneo a entrambi i maestri. 
La storia gravita intorno a un regista che vaga in cerca di una storia, stesso spunto di Identificazione di una donna, ma in realtà all’origine qui vi sono alcuni racconti dello stesso Antonioni tratti dalla raccolta Quel bowling sul Tevere..

venerdì 17 febbraio 2012

Il triste declino di Antonioni


La tristezza che circonda il declino di un grande artista è direttamente proporzionale alla sua grandezza dei momenti migliori.
E la carriera di Antonioni finì in modo tristissimo.

Dopo il grande successo internazionale di Professione:reporter, Antonioni, inspiegabilmente, non trova più produttori disposti a finanziare le sue opere, finché non arriva la Tv, e più precisamente la Rai. Antonioni, per sfida, vi propone un lungometraggio sperimentale nella forma e anacronistico e datato nei contenuti (un testo teatrale di Cocteau), deludendo critica e pubblico: Il Mistero di Oberwald.
L’incontro con l'ex musa e compagna Monica Vitti a vent’anni dalla tetralogia inaugurata da L'Avventura purtroppo delude le aspettative.

In collaborazione con la Francia, l’anno seguente Antonioni torna al cinema e decide di esplorare, a sorpresa, il genere sexy.
Lui che negli ’60 aveva lasciato agli altri (Pasolini, Fellini, Visconti, Bertolucci) il compito di descrivere l’erotismo e la se(n)sualità, gli ultimi suoi film si accesero di un erotismo talmente irruente da rasentare la pornografia.


IDENTIFICAZIONE DI UNA DONNA
Italia/Francia, 1982
Con Tomas Milian, Daniela Silverio, Christine Boisson



Niccolò (Tomas Milian) è un regista che cerca l'idea per fare un film. Nel frattempo vive due storie d’amore che finiscono male e alla fine decide di fare un film sui misteri del sole, perché i sentimenti delle donne rimangono insondabili.

mercoledì 15 febbraio 2012

Continua la monografia su Antonioni: Professione: reporter

 

PROFESSIONE: REPORTER
di Michelangelo Antonioni
Italia/Francia/Spagna, 1975
con Jack Nicholson e Maria Schneider

TRAMA
Reporter (Jack Nicholson) in Africa per un servizio sui guerriglieri, ruba l’identità a un uomo appena morto, che però ha un sacco di nemici che finiranno per dargli la caccia.
Torna in Europa, e dopo una capatina inglese arriva a Barcellona, dove incontra una giovane (Maria Schneider) della quale si innamora e con la quale parte per il sud della Spagna.
Inutile dire che non c’è un lieto fino.

RECENSIONE
La realtà, ancora una volta resta impenetrabile allo sguardo umano.
Però c’è un elemento nuovo forse nel cinema di Antonioni: il destino.
I personaggi di Antonioni vivono tutti alla giornata, sono tutti impulsivi, ma non come questo personaggio che all’improvviso accetta tutti i rischi che il suo gesto può comportare.

Lasciata la fredda Swinging London di Blow up e i bollori del Gran Canyon di Zabriskie Point Antonioni gira tra il Sahara e la Barcellona, dove nella magnifica casa Pedrera progettata da Antoni Gaudì ambienta una delle scene più famose.
Anche se la scena più famosa è il piano sequenza finale di 7 minuti.

Conosciuto all’estero come The passenger, resta uno dei film di Antonioni più apprezzati dalla critica.

IL REGISTA
La mia bio-filmografia di Michelangelo Antonioni la trovate qui.

GLI ATTORI
Jack Nicholson (1937), nominato 12 volte all’Oscar, ha vinto la statuetta come protagonista per il classico Qualcuno volò sul nido del cuculo (1979) di Milos Forman e Qualcosa è cambiato (1998) e come non protagonista per Voglia di tenerezza (1983). La sua carriera è lunga e costellata di grandi classici, tra i quali ricordo almeno Easy Rider, Reds, Cinque pezzi facili, The Departed.
 
Maria Schneider (1952-2011). La sfortunata protagonista di Ultimo tango a Parigi (1972) di Bertolucci è qui alla sua seconda e ultima grande prova nel cinema d’autore. Parlai di lei l'anno scorso.