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martedì 31 gennaio 2012

Se cadi 7 volte, rialzati 8 volte

Sta volgendo a termine il Festival e con grande sorpresa il film più amato dal pubblico è J’aime regarder les filles, uno dei più deboli della rassegna.
In ogni caso io ve ne consiglio un altro, decisamente migliore:

HUIT FOIS DEBOUT

Di Xabi Mollia
Con Julie Gayet e  Denis Podalydès,
Francia, 2010
Lo potete vedere qui.
 
Una donna non diplomata a cui hanno tolto la custodia del figlio cerca disperatamente un lavoro e nel frattempo viene pure sfrattata dall’appartamento.
Il suo problema è che nemmeno lei sa che lavoro vorrebbe fare, mentre il figlio, a soli dieci anni ha già le idee chiare sul suo futuro.
                                             
Delicata e riuscita riflessione sul precariato d’oggi, costituito da molti giovani che in fondo non sanno nemmeno che lavoro vogliano fare e per questo non riescono a trovare un loro posto nel mondo.

Ma il film è molto di più, in quanto racconta la storia di una donna che tenta di riappropriarsi della sua vita. Per farlo dovrà trovare un equilibrio e tornare ad impossessarsi della maternità che aveva perso. E dovrà anche smettere di vergognarsi.

Dopo La reine des pommes, è il migliore dei 10 titoli in concorso di questa rassegna che domani volge a termine.

VOTO: 7-

4 bei corti da vedere entro domani sera!


Oggi è l’ultimo giorno per vedere in streaming, con sottotitoli in italiano i film del My French Film Festival e voglio darvi gli ultimi miei consigli su che cosa vedere in queste ore rimanenti.
Si tratta di cortometraggi, quindi la visione non vi richiederà molto tempo.

Cominciamo con quello più lungo e più bello:

Durata: 35’
Di Blandine Lenoir
Con Blandine Lenoir, Anais Demoustier
Nominato ai César 2011 come miglior corto.

Un abate, negli ‘30 pubblica periodicamente un giornaletto in cui dona consigli di tipo sessuale. Quello che il film mostra è una sorta di rubrica “recitata”,  in cui tutti i lettori spiegano i loro problemi all’abate.
Abbiamo così la 30enne con 8 figli che ama tanto il marito ma non può dare alla luce un’altra decina di figli.
Poi c’è la ragazza che è preoccupata di essere rimasta incinta dopo un bacio, la donna che gli chiede perché la moglie è vista solo come macchina procreatrice e perché il piacere nell’atto coniugale sia un peccato. O ancora c’è il ragazzo che chiede perché due uomini non si possano sposare..
Tante testimonianze, alcune che oggi fanno ridere, altre ancora molto attuali, ma tutte formano un’intelligente, originale, coraggiosa e perfino commovente riflessione sui dogmi religiosi in materia sessuale, sul silenzio che fino a pochi decenni fa vigeva su qualsiasi argomento di materia sentimentale e sessuale.
Imperdibile.

Di Jean-Claude Rozec
Durata : 9’

Questo delizioso corto d’animazione è una riflessione sulla difficoltà di crescere, di guardare il mondo con occhi da adulti e lasciarsi definitivamente l’infanzia alle spalle.
Da vedere.

P.s. non parla di culi..

Di Olivier Treiner
Con Grégoire Leprince-Ringuet
Durata: 13’
Nominato come miglior corto ai César 2012

Un pianista mancato, diventa accordatore e fingendo di essere cieco, si rende conto che tutti lo trattano meglio..Ma a furia di prendersi gioco di tutto e tutti…
 
Intrigante, con un finale inaspettato che ha gli aspetti di una fiaba nera moralistica. Bravissimo, come sempre, Grégoire Leprince-Ringuet, uno degli attori più interessanti del panorama francese attuale.


Di Baya Kasmi
Con Vimala Pons
Durata : 24’
Nominato come miglior corto ai César 2012

Una bellissima ragazza finisce tra le braccia di un uomo : la ragazza in questione è molto stramba e l’uomo cerca di fuggirle, ma…

Sorprendente, folle, tenero,  ma non del tutto riuscito.

lunedì 30 gennaio 2012

L'impossibile incontro tra Lynch, i classici americani e la Manhattan da bere di oggi? E' in un disco


 BORN TO DIE
di Lana del Rey
Data di uscita: 30 gennaio 2012 
Genere: Pop
          Se ti piace ascolta anche queste artiste: Tori Amos, Kylie Minogue, Adele, Birdy, Portishead, Nancy Sinatra.


Se fosse un quadro sarebbe preraffaellita, se fosse un romanzo sarebbe decadente, se fosse un film sarebbe un impossibile mix tra Lynch e i classici americani degli anni ’50.  Tant’è che vi sono riferimenti a James Dean e Scarlett O’Hara.
Ma è un album, anzi è l’album. Quello più “in” del 2012.
Perché torno a parlare di musica in questo blog di cinema?
Perché innanzitutto questo è il mio blog e ci scrivo quello che voglio, ma anche perché questo è uno degli album più cinematografici in circolazione ed è pure il disco più pubblicizzato dell’anno.
L’artista è Lana del Rey, nata Elizabeth Grant nel 1986, un bel disco pubblicato solo on-line nel 2010 e ora alle prese con il debutto commerciale internazionale.
Non è esagerato descriverlo come l’album più atteso dell’anno e lo è ancora meno dire che questo è l’esordio più “sensazionale” della storia dell’intera musica pop.
Perché Lana del Rey ha già una moltitudine di fan ancora prima del vero debutto.
In questi ultimi mesi ha collezionato prestigiosissime riviste di settore e non solo, occasione che non capita normalmente a un debuttante. Ma Lana ha alle spalle un padre miliardario e un popolo di seguaci virtuali che l’hanno trasformata in un fenomeno in una manciata di mesi.
Ma forse è meglio non portarle sfortuna con tutto questo entusiasmo.
Ricordiamo infatti che il 2011 doveva essere l’anno di Lady Gaga che si è vista invece superata da Adele in fatto di vendite, da Katy Perry in singoli numero 1 e da Rihanna in singoli da Top 10.

Così questa misteriosa creatura divisa tra la sua anima da pin-up e quella da angelo preraffaellita ha creato questo album etereo eppure trendy, orchestrale ma commerciale, adatto ad ascoltatori di nicchia ma ancora di più a un vasto pubblico. Se siete rimasti folgorati da Video Games e Born to die, sappiate che non vi è di meglio all’interno di questo disco, ma in fondo due gioielli del genere possono bastare per costruire un’intera reputazione e un’intera carriera.
Born to die è un disco interessante, come lo era anche il precedente (Lana del Rey aka Lizzy Grant), ricco di atmosfere retrò suadenti, tra languori melodico/orchestrali e ammiccamenti pop.
E Lana del Rey è diventata, in parte anche inspiegabilmente, icona di ogni radical chic e gay sulla faccia della Terra. Riuscirà a conquistare anche altre fette di pubblico?
Alle prossime settimane la sentenza in termini di vendite.

domenica 29 gennaio 2012

MY FRENCH FILM FESTIVAL: GLI SCONSIGLI

Se vi state chiedendo quali dei rimaneni della rassegna Myfrenchfilmfestival film potreste vedervi in questa tranquilla domenica di passioni, ecco due titoli da evitare assolutamente:  

UN POISON VIOLENT
Di Katell Quillévéré
FRANCIA, 2010
Genere: commedia morbosa di formazione
Una ragazzina di 14 anni (Claura Augarde) torna a casa per fare la Cresima..
Sembrerebbe la trama di Corpo celeste, ma c’è anche un tocco di Pretty baby…e di La Reine des pommes, in quanto anche qui la protagonista mostra un primo piano della propria vagina: qui stiamo parlando però di una 14enne il che rende tutto di cattivo gusto, soprattutto se nella scena è il nonno che le chiede di mostrargliela come suo ultimo desiderio sul letto di morte.
Un film sulla vita di provincia francese, sull’adolescenza e la fede, il tutto mischiato senza grazia e senza fascino, ma soprattutto senza alcun punto di vista preciso. L’unico intento chiaro è quello di scandalizzare.  È  piaciuto moltissimo in Francia questo film d’esordio di una 29enne, io l’ho trovato indecente, non solo moralmente ma anche cinematograficamente.

VOTO:5-
Se proprio non vi ho vinto, provare per credere guardandolo qui.

MEMORY LANE
Di Mikael Hers
FRANCIA, 2010
con Lolita Chammah, Thibault Vincçon
Genere: Commedia corale agrodolce

La storia di un’estate di un gruppo di ragazzi: le solite cose insomma, dalle feste, agli amori, alle amarezze. Sembrerebbe carino, ma senza ritmo e senza che nessuno dei personaggi e delle vicende riesca a coinvolgerci la noia regna sovrana e impedisce di resistere fino alla fine.

VOTO: 4
Se proprio non ci credete che possa essere così brutto, guardatelo qui, a vostro rischio e pericolo.

sabato 28 gennaio 2012

Scoprendo Laura

PAULINE ET FRANÇOIS

DI RENAUD FELY

FRANCIA, 2010

Con Laura Smet e Yannick Renier

Genere: dramma sentimentale nemmeno tanto drammatico


Visibile fino al 1 febbraio con sottotitoli in italiano qui.
 


Ieri Laura Smet è stata arresta mentre vagava nuda, sotto l’effetto di stupefacenti e alcool, tra le strade dell’elegante VI° arrondissement di Parigi.
L’anno scorso invece è stata ritrovata priva di sensi in una chiesa, a causa di un cocktail di farmaci e alcool e secondo i maligni gossip si trattava di un tentato suicidio.
Ma chi è Laura Smet?
È una bellissima ragazza di 28 anni ed è figlia della popstar francese Johnny Halliday e dell’attrice Nathalie Baye (Effetto notte, La camera verde).
Ed è un’attrice, tra l’altra brava, e guardacaso protagonista di questo Pauline et François che è il suo ultimo film, nonché uno dei lungometraggi che anche voi potete vedere su My French FilmFestival.

TRAMA
Pauline (Laura Smet) comincia a lavorare in una piccola filiale bancaria di un minuscolo villaggio e si trasferisce in una grande casa isolata, immersa nella natura. Per fortuna di fronte, in una sorta di dependance, abita François (Yannick Renier), che si è occupato del ristrutturazione della casa e che ancora svolge dei lavoretti per sistemarla.
Una sera lui la invita fuori: e cosa fa un ragazzo francese di campagna quando invita una ragazza a uscire con lui?
Naturalmente la invita ad addentrarsi nella foresta di notte per sentire i bramiti dei cervi in calore. I due scoprono di avere entrambi un lutto alle spalle, sono soli ed attraenti: come andrà mai a finire questo film?

TRAMA
Non succede nulla in questa pellicola, per fortuna breve, a parte uno sciocco colpo di scena finale (ma tranquilli loro comunque si mettono insieme)  che comunque nulla aggiunge, se non del minutaggio indispensabile.
Tra silenzi e sguardi, paesaggi e buio, il film avanza cullato da una gradevole, quanto semplice e ripetitiva, musica strumentale che accompagna i suoni della natura.
E se da un lato la sceneggiatura è troppo debole nell’elaborare una trama, è assai fine nel costruire i personaggi, di cui sappiamo assai poco, ma ciò ci basta per entrare in empatia con loro e per renderli veri e affascinanti.
Il discorso vale anche per i personaggi secondari, che sono a dire il vero i più interessanti nella loro ordinaria debolezza, tra gelosie e avidità.
Lo spettro della crisi economica è presente anche in questo film, dopo De l'amour et de l'eau fraiche, ma come tutti gli altri temi, è solo accennato.
Resta comunque una conferma del talento di Yannick Renier, fratello del ben più noto Jérémie (L'enfant, Il ragazzo con la bicicletta, Potiche) e soprattutto un modo per scoprire la fragile Laura Smet.
VOTO: 6


venerdì 27 gennaio 2012

Anche in Francia i giovani non trovano lavoro..

D'amour et d'eau fraîche
di Isabelle Czajka
Francia, 2010
con  Anaïs Demoustier, Pio Marmaï
Lo puoi vedere in straming sottotitolato qua:  My French Film Festival
Se ti piace guarda anche: Tutta la vita davanti, Generazione 1000 euro
 
TRAMA
Si può vivere solo d’amore e d’acqua fresca?
No, bisogna lavorare ed è quello che cerca di fare la protagonista , una 23enne laureata con massimo dei voti in scienze della comunicazione, che non riesce a trovare un lavoro in cui possa sfruttare le proprie capacità e quindi cambia continuamente impiego. Anche la sua vita sentimentale non è delle migliori: va a letto con uomini molto più vecchi di lei, mai per vero amore.
Finché non incontra un giovane che vive di piccoli espedienti e la invita a passare con lui un po’ di tempo nel Sud. Inizialmente rifiuta, poi dopo aver litigato con i familiari.
 RECENSIONE
Film diviso esattamente in due parti: la prima, ambientata a Parigi è una riuscita rappresentazione del condivisibile "disagio generazionale" dei ventenni di oggi alle prese con le difficoltà di trovare un lavoro soddisfacente, di mantenersi, di seguire o non seguire le orme dei genitori per crearsi una propria identità.
Sfortunatamente la trasferta campestre che corrisponde alla seconda parte della pellicola perde completamente ritmo, mordente e movente, infarinando sesso, crimini e noia (dei personaggi e dello spettatore).
E la frase finale del film in cui la giovane dichiara le proprie generalità ammettendo di non avere alcuna professione, suona tanto programmatica quanto scontata.
Peccato perché le premesse sembravano molto buone e la protagonista Anaïs Demoustier  (Le nevi del Kilimangiaro, Belle épine) è convincente, oltre che generosa a mostrarsi nuda. 
VOTO: 6+

giovedì 26 gennaio 2012

Terzo film dal MyFrenchFilm Festival. c'è tempo ancora fino al 1 febbraio

J'AIME REGARDER LES FILLES
di Fred Louf,
Francia, 2011
con Pierre Niney, Lou de Laâge, Audrey Bastien
Genere: commedia sentimentale revival anni '80


           Se ti piace guarda anche: commedie sentimentali che si rifanno agli anni '80.


TRAMA
1981, Parigi. Primo, che studia in un liceo parigino, torna a casa per votare alle elezione che eleggeranno presidente Mitterand. Litiga però coi suoi e se ne torna a Parigi senza aver votato. Sulla via del ritorno si intrufola in un party esclusivo in cui incontra la donna della sua vita, che però è molto più ricca di lui.
Come sorvolare l’ostacolo e cosa rispondere a tutti quelli che lo tartassano sulle sue posizioni politiche, lui che non ne ha neanche mezza?

RECENSIONE
Non lasciatevi ingannare dal titolo: di ragazze da guardare ce ne sono solo due e le atmosfere ’80 e la componente politica in realtà non sono così approfondite.
In realtà nulla è approfondita in questo film che non va mai oltre la superficie, nemmeno nel caratterizzare i personaggi e i loro sentimenti.
Inizia come una gradevole commedia anni ’80 con una simpatica canaglia come protagonista, ma presto la sceneggiatura perde quota, e l’assurdo finale non risponde a nessuna delle aspettative che il film sembrava promettere.
Occasione sprecata.
Il giovane protagonista, Pierre Niney, è apparso ultimamente in molti film francesi importanti, da Emotivi Anonimi (2010, anche se arrivato sui nostri  schermi a Natale),  Le nevi del Kilimangiaro (2011),  e L’autre monde -Black Heaven (2011).

VOTO: 6+

martedì 24 gennaio 2012

Un piccolo tocco di charme francese


PETIT TAILLEUR
di Louis Garrel
Francia, 2010
Durata: 43 min
con Arthur Igual e Léa Seydoux
Genere: intellectual-chic à la française
Se ti piace guarda anche: Un été brulant, Les amants reguliers.

Dove vederlo: qui, sul sito di My French Film Festival in streaming e con sottotitoli in italiano fino al 1 febbraio.

Arthur è un apprendista sarto che si innamora di una attrice teatrale dal carattere misterioso e scostante che gli chiede di partire con lui per Londra, ma ciò significherebbe lasciare l’atelier che il suo capo vuole lasciargli…

E voi cosa scegliereste? La sicurezza professionale o l’incertezza dell’amore di una ragazza misterioso?

Seconda prova da regista per il bel tenebroso per eccellenza del cinema francese, nonché simbolo di quel atteggiamento intellectual chic snob che in francese si definisce bobo (bohémien bourgeois): Louis Garrel, conosciuto al pubblico internazionale per il suo ruolo in The Dreamers di Bernardo Bertolucci.
Figlio del regista Philippe, che allo scorso festival di Venezia l’ha diretto nel desolante Un été brulant, Garrel sembra voler seguire le orme del padre visto che quattro anni fa ha esordito come regista di un corto e nel 2010 ha diretto questo piccolo gioiello squisitamente francese. Che il prossimo passo sia un lungometraggio?

L’omaggio alla Nouvelle Vague è evidente e in questo lo aiuta bene anche Léa Seydoux, che sembra uscita direttamente dai favolosi anni ’60 e che è diventata la nuova incarnazione di Brigitte Bardot. Al suo fianco, il bravissimo Arthur Igual, già apparso nel primo corto di Garrel.

Una magnifica, sontuosa fotografia in bianco e nero e un’eccellente colonna sonora che contiene anche What the difference does it make degli Smiths fanno il resto.
Poco importa se la sceneggiatura è esile: il charme di questo medio metraggio è innegabile.

VOTO:7






domenica 22 gennaio 2012

Piccoli grandi film francesi da scoprire: il talento di Valérie Donzelli


         LA REINE DES POMMES
di Valérie Donzelli
Francia, 2010
Con Valérie Donzelli, Jérémie Elkaïm e Béatrice De Staël
Genere: commedia indipendente intellectual-chic alla francese

DOVE VEDERLO: qui, sul sito di MyFrenchFilm Festival.

In una frase: I could never be your woman
(Per entrare nel giusto mood vi consiglio di vedere prima questo storico video e poi guardando il film capirete il motivo).


Se ti piace guarda: i film musicali di Christophe Honoré e François Ozon.

TRAMA
Adèle (Valérie Donzelli)è stata mollata dal suo ragazzo e non ha più voglia di vivere. Una vicina di casa la porta così all’unica persona che si possa prendere cura di lei: una cugina, con cui tra l’altro non è nemmeno in ottimi rapporti.

La imbottisce di tranquillanti e la porta al parco, poi se ne va a lavorare. Qui Adèle  conosce Pierre, ragazzo timido e razionale, ma i loro incontri pomeridiani vengono interrotti perché la ragazza ha trovato lavoro come babysitter. Il lavoro va bene, ma la ragazza diventa l’oggetto del desiderio di Jaques, che però è troppo ansioso e precipitoso.
Infine, al solito parco Adèle ha un colpo di fulmine: Paul. Basta uno sguardo per far innamorare follemente i due e giurarsi amore eterno. Peccato che vedersi sia difficile e quando i due si vedono, Paul le chiede di masturbarsi, bendata, nel parco..
Insomma Paul rappresenta l’amour fou, e anche l’eros.
Ognuno rappresenta una caratteristica diversa di cui Adèle ha bisogno ed è fantastica l’idea di utilizzare lo stesso attore per interpretare tutti e tre i ragazzi.

RECENSIONE
Film deliziosamente folle, divertente, sagace, ricchissimo di trovate davvero riuscite e incredibilmente low-cost (e si vede, ma in fondo che importa se le idee sono così buone?)

Applausi a Valerie Donzelli che l’ha scritto, diretto, interpretato, musicato e cantato (ogni tanto i personaggi cantano, come succede a volte nel cinema francese!).
 
I punti di forza sono una sceneggiatura validissima, impreziosita da dialoghi perfetti e personaggi magnificamente caratterizzati, come l’adorabile protagonista, Pierre e quella cugina (l’esordiente Béatrice De Staël), all’apparenza scontrosa e distante, che man mano impariamo a conoscere per quello che è veramente.


L’attore  che riveste il triplice ruolo di Pierre, Jacques e Paul non è altro che Jérémie Elkaïm, compagno della regista, nonché co-cosceneggiatore. Un film fatto in famiglia, come del resto lo è anche il successivo, La guerre est déclarée, presentato allo scorso Festival di Cannes e trasformatosi in breve nel film francese più premiato della stagione, dopo l’imbattibile The Artist. Chi l'ha visto, come l'amico Onesto e Spietato (clicca qua per la sua recensione) ne ha ha parlato con entusiasmo.

Perché vederlo: Perché si ride spesso, si sorride sempre e sempre col cervello. E perché è impossibile non innamorarsi di questi strampalati personaggi, così folli e allo stesso tempo reali.  
Ma anche perché vi è una delle scene di sesso più divertenti mai viste al cinema.

Scena cult: ce ne sono almeno una decina, ma cito quella del sesso in auto.

VOTO: 7,5