Woody Allen ha sfornato per l’ennesima volta lo stesso film e ancora una volta l’ha fatto maledettamente bene. Le sue ossessioni ci sono tutte: antisemitismo, religione, sesso, psicanalisi, politica, ma sono aggiornate con grande lucidità. E ancora una volta si conferma molto più ribelle, lucido e anticonformista di registi ben più giovani di lui. È da un sacco che non si rideva così davanti ad uno dei suoi film, ma è anche da un bel po’ che un film non suscitava tante riflessioni. C’è molto cinismo, ma anche voglia di vivere. Come in ogni film Allen mostra l’assurdità e la vacuità dell’esistenza, ma poi suggerisce sempre un modo per andare avanti. Ed è questo il bello dei film di Woody Allen: fanno riflettere su quanto sia miserabile il mondo, ma suggeriscono sempre che c’è un modo per rendere tutto più bello. I dialoghi sono scoppiettanti, la sceneggiatura praticamente perfetta, ma purtroppo ci sono anche un sacco di punti deboli nella pellicola.
Gli attori convincono meno del solito, innanzitutto: la Wood nei panni dell’oca è brava, ma non quanto la Johansson in Scoop. Larry David è l’alter ego ideale di Allen, ma non è Woody Allen.
Allen non ha curato molto la forma questa volta: fotografia, musica e montaggio sono davvero mediocri ed èun peccato perché se a un contenuto altissimo avesse abbinato una buona confezione, il risultato sarebbe stato eccellente. Ma sembra usare metodi altalenanti: ripensando al suo fim precedente, ci ricordiamo quella musica trascinante e quella fotografia calda e avvolgente che, mescolate con due dive facevano del film un prodotto perfettamente confezionato, nonostante la sceneggiatura fosse più debole. Qui Allen fa il contrario: prende attori sconosciuti, trascura tutto ciò che è di contorno e si concentra sul contenuto, sulle parole e per l’ennesima volta ci colpisce con delle battute che vanno dritte alla mente e al cuore, ci fanno ridere di gusto e pensare. C’è forse da aggiungere che sono passati 40 anni dal suo debutto e questo è il suo quarantesimo film. E il livello è ancora altissimo, nonostante il poco tempo che dedica ad ogni progetto ( e quest’anno si è dato pure all’opera lirica!). Ancora una volta grazie, caro vecchio Mr Allen.
VOTO: 7,5
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