Visualizzazioni totali

sabato 2 novembre 2013

Con la vita di Adele il cinema francese fa cadere altri tabù

LA VITA DI ADELE
(La vie d'Adèle)
di Abdellatif Kechiche, 
Francia, 2013
con Adèle Exarchopoulos, Léa Seydoux, Salim Kechiouche, Jérémie Laheurte
Se ti piace guarda anche: L’esquive-La schivata, La belle personne, Amour, Entre les murs-La classe, Emmanuelle

TRAMA
Adele è una giovane liceale golosa di cibo e di sesso, che scoprirà quanto possa essere insapore una vita senza amore.
RECENSIONE
Chi conosce il cinema di Kechiche in Vita di Adele troverà una summa del suo cinema in quanto vi ritroviamo una componente letteraria e scolastica (La schivata), una alimentare (Cous cous) e una fisica (Venere nera).
Tutte queste componenti sembrano, equamente distribuite, scandiscono questa storia di formazione che segue da (molto) vicino la crescita di Adele, da liceale a insegnante.
Innanzitutto vi sono le numerose scene scolastiche che ci spiegano la bellezza e l’attualità di Marivaux (già al centro del suo secondo film) e di Sartre.
Poi vi sono le scene in compagnia, in cui l’imperativo è mangiare, e infine quelle d’intimità, in cui si esplorano i piaceri del corpo.
La macchina da presa pedina la propria protagonista senza tregua, senza pudore, per trasmetterne l’autenticità. Il cinema dell’autore tunisino è un cinema che stimola lo spettatore su tutti i fronti: mirando al realismo assoluto nello stile, l’occhio di chi guarda è quello di un testimone intimo, voyeur,  mentre per il contenuto procede a blocchi narrativi simbolici, che costringono l’osservatore a colmare gli spazi.
Adele scopre presto che le piacciono i piaceri: che siano del palato o della carne, poco importa, la ragazza ha capito come godersi la vita senza che ciò faccia di lei una libertina, una lolita, o una Emmanuelle.
La vie d’Adèle sdogana l’istinto e la passione sessuale così come l’anno scorso Amour sdoganava la morte. Entrambi i film mostrano senza compromessi la cruda realtà e trasformano gli spettatori in partecipi voyeur. Entrambi i film hanno vinto la Palma d'oro a Cannes con una menzione speciale per le interpretazioni.
Entrambi hanno destato grandissimo scandalo ed entusiasmo, eppure parlano di due temi reali e naturali come il sesso e la morte, che a ben pensarci raramente sono affrontati con onestà. Eros e Thanatos sono infatti ancora dei tabù che a quanto pare solo il cinema francese è in grado di far cadere per mostrare la vita per quello che è.

VOTO: 8-

2 commenti:

  1. Dalle mie parti è stato distribuito poco e malissimo, quindi toccherà recuperarlo tra qualche mese, ahimé. Mi intriga parecchio.

    RispondiElimina
  2. A me non è piaciuto. ho preferito le Cous Cous e La Schivata a questo film!

    RispondiElimina