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sabato 19 febbraio 2011

Il miglior film italiano di quest'anno appena iniziato

GIANNI E LE DONNE
di GIANNI DI GREGORIO,
ITALIA, 2011
Due sono i film italiani presentati all’ultimo (sbiadito) Festival di Berlino: Qualunquemente e Gianni e le donne. Il primo, come direbbe Andreotti, rende un pessimo servizio all’Italia: non solo perché rappresenta impietosamente la nostra situazione politica, ma soprattutto perché è un pessimo cinema, anzi, come già detto non è nemmeno cinema. Il secondo invece è quanto di migliore possa oggi dare il nostro cinema. Facile dunque capire il risultato al botteghino: più di 15 milioni per il primo, meno di mezzo milione per il secondo.
Gianni e le donne è scritto, diretto e interpretato da Gianni di Gregorio, proprio come il suo film di debutto.

In questo suo nuovo capitolo in cui ogni attore porta il suo nome al personaggio, Gianni è un pensionato che non sa bene come passare il tempo, visto che tutti lo ignorano. L’unico che ha tempo e consigli per lui è l’amico Alfonso (Alfonso Santagata), che lo sprona a trovarsi un’amante. Si potrebbe riassumere così questo film che non racconta molto altro eppure se ne potrebbe parlare per delle ore. C’è tutta l’Italia standard in questo film, quella delle famiglie perbene, dove non c’è alcun dialogo nella coppia, dove i figli o non fanno altro che preparare esami o non fanno nulla e dove le mamme sono opprimenti. Nessuno ascolta il povero Gianni ma tutti se ne approfittano. Il suo personaggio è succube degli altri proprio come nel precedente il Pranzo di Ferragosto lo era della madre. Ora alla figura della madre (la strepitosa ultranovantenne Valeria de Franciscis Bendoni) si aggiungono quella della moglie che lo tratta con sufficienza solo perché lui è casalingo e quindi può eseguire tutti gli ordini che gli impartisce, la figlia Teresa (Teresa Di Gregorio, sua figlia anche nella vita) si preoccupa di lui ma ha sempre poco tempo perché deve studiare e non si decide a lasciare il ragazzo Michelangelo ( Michelangelo Ciminale, già ammirato nel delizioso Cosmonauta) che nel frattempo vive da loro e non fa nulla da mattino a sera. È proprio con quest’ultimo che paradossalmente Gianni passa più tempo, creando una sorta di solidarietà maschile. C’è poi una bella vicina di casa che gli chiede solo favori, l’intrigante badante della madre che lo vede come un nonno, le coetanee della madre (tra cui l’appiccicosa Lilia, interpreta dalla diva degli anni ’40 Lilia Silvi, assente dagli schermi da oltre sessanta anni), che la trattano come un cameriere o un autista. Insomma, alle soglie della terza età Gianni non riesce a trovare il suo spazio e la sua identità in una società sempre troppo indaffarata. Vaga per le strade di un’assolata Roma assieme al suo cagnolino, ricordando tanto Umberto D. Nei contenuti, nello stile e nei mezzi c’è molto di De Sica (Vittorio, naturalmente) e di neorealismo in questo film, come del resto nel lavoro precedente del regista. L’amarezza di fondo che mescola melanconia e realtà, lo stile asciutto, gli attori non (tutti) professionisti e sconosciuti, il budget ridotto (ma comunque superiore al film d’esordio) collocano questo film in una tradizione nazionale  che ha dato molto prestigio al cinema italiano del passato, così diverso ai recenti successi.
Un cinema che distilla mille riflessioni a piccole dosi, che dipinge la realtà senza calcare troppo i toni, senza ricorrere al grottesco o alla farsa o allo stereotipo più in voga. Eppure incredibilmente attuale. In poche parole uno dei pochi film onesti usciti ultimamente sui nostri schermi.

Molti critici l’hanno trovato in fondo poco consistente (la trama in effetti non approfondisce molti degli spunti che prometteva di sviluppare) ma allora come definire tutto il resto di cinema italiano passato sugli schermi negli ultimi sei mesi?

Gianni di Gregorio, reduce dal grande successo di Pranzo di Ferragosto, 2 milioni di euro incasati in patria e più di 5 nel resto del mondo (particolarmente fortunato in Francia, UK e Spagna), quadruplica il budget del precedente per incassarne nemmeno un quarto e questo è un vero peccato, anzi uno scandalo.

Ottimo sceneggiatore (dei suoi film ma anche di Gomorra), grande attore e bravo regista, Di Gregorio si conferma come un artista a tutto tondo e una delle personalità cinematografiche più valide del panorama italiano. Purtroppo non si può sperare nel passaparola e in un successo in crescendo come per il suo film d’esordio e la concorrenza di questa settimana è assolutamente spietata, ma confido nel mercato estero. Perché questo è il cinema italiano che vorremmo e dovremmo vedere più spesso.

Se non sono stato abbastanza chiaro, correte a vederlo !

VOTO: 7+

6 commenti:

  1. sì sì, questo è proprio da vedere!

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  2. non l'ho ancora visto ma mi è stato consigliato da più parti, non mancherò ;)
    buon weekend e a presto,
    marco

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  3. io pure vorrei vederlo, Pranzo di Ferragosto mi era piaciuto molto...a dire il vero, però, tendo a vedere i film italiani, a parte qualche regista come Sorrentino, direttamente in homevideo... non per altro, ma la mia idea di serata fuori proprio non coincide con questa tipologia di film...

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  4. Ho uno splendido ricordo di Pranzo di Ferragosto, quindi non stento a credere in quello che dici.
    Ciao! :D

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  5. Ciao, grazie per i complimenti che hai lasciato sul mio blog... che comunque è infinitamente più modesto del tuo! Sono io che mi congratulo con te per questo sito, che ho subito messo tra i miei preferiti. E' vero... a prima vista abbiamo gusti simili, il che non guasta :-)
    Tornerò spesso a trovarti!
    Un saluto.
    Sauro

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  6. @robydick & marco: vi consiglio anche di affrettarvi, perché non lo daranno a lungo!

    @francesco main: ma questo film vale lo sforzo!

    @zio scriba: secondo me questo non gli è da meno.

    @ Sauro: Grazie mille!:-)

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