Storia decisamente sopra le righe di un politico omosessuale felicemente innamorato che si invaghisce di una sua collega, ci fa un figlio e poi lo cresce col suo compagno. Rappresenta uno dei pochi modi in cui un omosessuale può diventare padre, anche se come afferma lo stesso protagonista Argentero a Ciak, “probabilmente non è plausibile sul piano dell’incertezza sessuale”. Del resto è difficile pensare a qualche commedia sulla paternità omosessuale che non abbia un epilogo assurdo ( basta pensare a Sai che c’è di nuovo o L’oggetto del mio desiderio). In ogni caso il film di debuto di Umberto Carteni rimane un tentativo di creare una commedia brillante in un panorama cinematografico in cui questo genere è visitato assai di rado. E dalla sua parte la pellicola ha dei buoni dialoghi ed una piacevole colonna sonora, nonché una prima parte ben riuscita e una seconda un po' meno convincente. Così la rigida, conservatrice ed insopportabile politica Gerini si trasforma in sexy, felice ed iper tollerante amante e Argentero da politico gay convinto si trasforma in gay e politico poco convinto. Le loro interpretazioni non mi hanno entusiasmato. Il problema principale della sceneggiatura di Fabio Bonifacci (che aveva firmato quegli autentici gioiellini di Si può fare e Notturno bus ) è l’uso dei luoghi comuni, forza e debolezza del film. Il film beffeggia gli stereotipi e ne rimane beffeggiato. Accentuando le assurdità si rimane poi incastrati in una trama piuttosto bizzarra. Oltre allo scottante tema sessuale, il film è molto attuale anche per l’altro sogetto trattato, ovvero la politica, a sua volta duramente derisa: pare una satira, e come ogni satira traccia un ritratto caricaturale dei soggetti.
In ogni caso rimane un film italiano che si potrebbe tranquillamente esportare perchè scorrevole e divertente e per nulla provinciale.
VOTO: 6/7
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