Bellocchio con Vincere dipinge un affascinante viaggio nella Storia, nel cinema e nell’amore creando un film originale e morboso, sospeso tra finzione e realtà, Storia e sogno, giocando con lo spettatore, irritandolo e affascinandolo come solo i più grandi registi sanno fare. Il quadro che ne esce è un’Italia molto simile a quella d’oggi. Si inizia con Mussolini l’uomo anticlericale, si finisce col Duce ultra cattolico: il primo incarnato da Timi, il secondo, che sfugge all’umanità per elevarsi ad essere superiore è giustamente assente e rievocato solo da filmati d’epoca. La Mezzogiorno dà corpo ad Ida Dalser, una delle donne amate e sottomesse dal Duce, che si ritrovò in manicomio a dar da mangiare alle galline mentre Donna Rachele si occupava di galline all’ombra della fastosa residenza mussoliniana (il parallelo è una delle invenzioni migliori). A suo favore il film ha una preziosa fotografia, che abbinata alla colonna sonora, rende assai suggestive alcune scene. Di positivo va segnalata anche l’intensa prova recitativa dei due interpreti, mentre qualcosa non convince nella sceneggiatura che ne fa un film ridondante e discontinuo.
VOTO: 7,5
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