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venerdì 7 dicembre 2012

La recensione del film che potreste non vedere mai


Quella di oggi è una vera chicca, siccome l'uscita del film è prevista per l'inizio del 2013 negli USA e chissà quando in Italia. Tra la profezia Maya e quella del meteorite, è probabile che questo film non lo vedrete mai, quindi godetevi la recensione.
THE ICEMAN
di Ariel Vromen,
USA, 2012 
con Michael Shannon, Winona Ryder, Ray Liotta, Chris Evans, David Schwimmer, James Franco, Stephen Dorff 
 

Se ti piace guarda anche: L’adversaire, A tempo pieno, Vallanzasca – Gli angeli del male, American Gangster, Le belve.

DATA DI USCITA ITALIANA: 2013
TRAMA
Biopic di un padre e marito amorevole che di lavoro fa il sicario, senza che i familiari si accorgano di nulla ovviamente.
RECENSIONE
Tratto dalla vera storia di questo sicario di nome Kuklinksi che a volte congelava le proprie vite, The Iceman vanta un cast variegato e curioso, ricco di molti volti noti rilegati in quelle che suonano come amichevoli partecipazioni: a parte il bravissimo protagonista Michael Shannon, affiancato da Winona Ryder nei panni dell’amorevole moglie e Ray Liotta perfido boss, troviamo Chris Evans nei panni del sicario che gli insegna a congelare le vittime, l’ex Ross di Friends David Schwimmer e poi, in quelli che sono dei camei, James Franco e Stephen Dorff.
Tutti bravissimi, ma merita una riflessione la presenza di Winona Ryder, inadatta non per colpa sua. La sua prova è infatti eccellente, capace di donare mille sfumature al personaggio piatto e insignificante della moglie che non si accorge di essere sposata a un killer. L’attrice è però davvero troppo bella per il ruolo. Assente da troppo tempo dagli schermi, l’attrice lanciata da Burton e Scorsese a 40 anni si rivela di una bellezza mozzafiato che difficilmente si riesce a credere come moglie del personaggio di Michael Shannon, sempre felicemente accasato con belle donne (vedi Take Shelter).
 
Per quanto riguarda il film: la tensione c’è, ritmo e violenza gratuita pure. Bella e glaciale la fotografia e l’ambientazione del freddo Michigan. E anche la professionalità del quasi debuttante Ariel Vromen è visibile, anche se il film si presenta privo di guizzi d'originalità. La domanda che sorge è quindi: perché narrare una storia simile in modo così convenzionale e soprattutto, tout court, perché raccontare una storia simile?
Ogni qualvolta si porta sullo schermo una biografia si vuole dare spazio e importanza al personaggio in questione, con la conseguenza che quando al centro di un’opera vi è un criminale, si rischia l’effetto apologetico, sempre di cattivo gusto. Qui gli autori volevano tentare di spiegare come un marito e padre esemplare, amato e amorevole, per lavoro uccideva senza pietà decine e decine di persone. Spiegare significa difendere, e non c’è nulla di comprensibile, difendibile, romanzesco o poetico in questa storia.
VOTO: 6+

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