Un ragazzo giovanissimo si ritrova vedovo e con tre figli a carico. Grazie ad un ricatto, diventa appaltatore e grazie all’aiuto della famiglia riesce a disporre della somma che gli serve per mandare avanti il progetto intrapreso.
Lo spettatore viene investito da tanti temi scottanti: il lavoro nero, l’immigrazione, l’integrazione, l’elaborazione del lutto. Nonostante proceda sempre in modo inaspettato, il film risente di un tono serio(so) che purtroppo non ne farà di certo un campione d’incassi nonostante i temi affrontati mererebbero molta attenzione. Nulla è banale e i personaggi sono ben tratteggiati. Non c’è buonismo né cinismo, ma la semplice realtà.
Daniele Lucchetti è anche l'autore dell’ottima sceneggiatura assieme a Stefano Rulli e Sandro Patraglia, già autori del precedente Mio fratello è figlio unico e altri film importanti (La meglio gioventù, Romanzo criminale) e il presentimento è che sia più bravo a scrivere le proprie storie piuttosto che a filmarle. Gli va però riconosciuto il pregio di sapere dirigere benissimo i propri attori, fra cui spicca Elio Germano, ma si fanno apprezzare anche altri attori in ruoli del tutto inediti, credibilissimi nonostante possano apparire comici a primo impatto (Zingaretti paraplegico narcotrafficante dai capelli lunghi, Bova single imbranatissimo con le ragazze).
E dopo Reitano, Lucchetti porta al cinema d'autore pure Vasco.
VOTO: 7
Chissà perchè Luchetti dà sempre a Zingaretti dei ruoli così loschi...
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