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domenica 22 novembre 2009

NEMICO PUBBLICO di Michael Mann

Johnny (Depp) nei panni di Johnny (Dillinger) è assolutamente perfetto e una sua espressione dice più di molte battute. Quindi il regista decide di fargli dire il meno possibile: tutto quello che sappiamo di lui è contenuto in uno dei suoi (pochi) dialoghi con l’amante in cui dice più o meno così: “Mia mamma è morta quando avevo tre anni, mio padre mi pestava, mi piace andare al cinema e rapinare banche, questo è tutto quello che c’è da sapere su di me”. E questo è tutto ciò che sappiamo di lui, francamente un po’ poco per cucirvi sopra due ore e un quarto di film. Questo è il limite e il fascino del film in cui il regista si limita a registrare le gesta del rapinatore nel suo ultimo anno di vita, talvolta con un’irritante camera a mano, altrimenti con eleganti primi piani e piani lunghi. Infinite sparatorie, dialoghi scarni ma comunque poco incisivi e tanti punti interrogativi. Non c’è alcuna caratterizzazione psicologica e benché il film ricostruisca la caccia dell’agente Pulvis al famigerato Dillinger, non sappiamo nulla di nessuno dei due (Christian Bale bravo ma trattato da macchietta). Non c’è alcun accenno ai motivi che hanno spinto Dillinger a diventare un rapinatore di successo, non viene spiegata la sua ostinazione nel perseguire e non sono spiegate nemmeno le ragioni della sua travolgente storia d’amore per la guardarobiera (una sfuggente Marion Cotillard alla quale viene affidato lo stucchevole, inutile e romantico finale di un film per nulla romantico, probabilmente dettato dai sensi di colpa del regista che aveva così poco sfruttato le doti di un premio Oscar). La scena più bella, quasi onirica, è la tranquilla passeggiata di Johnny nella centrale di polizia. Il resto del film è una caccia al cattivo, tanto stilizzato da ricordare i vecchi western o gangster movie. Sinceramente inutile.
VOTO : 6,5

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