SCIUSCIA’ di VITTORIO DE SICA, data di uscita: 27 aprile 1946
TRAMA
I protagonisti sono due sciuscià: lucidano le scarpe dei signori, anzi dei soldati americani: sono loro che li chiamano shoes-shine, nome inglese storpiato. Per comprarsi un cavallo, i due ragazzini non disdegnano qualche affare un po’ losco come la vendita di merci contrabbandate o rubate, finché non vengono arrestati e sistemati in celle diverse dello stesso carcere minorile in cui ne avvengono di cotte e di crude e in cui c’è un carcerato che è il sosia di Woody Allen!
Apparentemente il più piccolo si dimentica in fretta e si lascia presto sedurre dai suoi nuovi compagni, tutti più grandi. Non appena i due si rivedono però, il loro legame si manifesta con tutta la sua forza, che diventa distruttiva nel tragico epilogo.
L’amicizia tra i due ragazzini è uno dei temi principali. Pasquale, orfano, vede nel piccolo Giuseppe, un amico, un fratello, praticamente l’unica persona di cui si può fidare. Quando i carcerieri gli fanno credere che Giuseppe è torturato nella stanza a fianco, Pasquale cederà e confesserà tutto.
La passione (il termine giusto è proprio questo) di Pasquale per Giuseppe appare molto morbosa, ma ciò che colpì di più le platee internazionali fu il mondo dei carceri minorili mostrato da De Sica. La solidarietà e le rivalità che vi nascono e soprattutto la miseria che portava i bambini a vivere d’espedienti. I bambini sono orfani (di guerra?) o figli di sfollati. Questa è l’eredità lasciata dalla guerra. Quello che vuole suggerire il film è che i carceri minorili offrono ben poche occasioni di recupero e spesso, invece, guastano definitivamente i piccoli criminali.
Franco Interlenghi che interpreta Pasquale, tornerà a lavorare con De Sica, ma in qualità di collega attore, in Addio alle armi di Vidor e Houston e Il Generale della Rovere di Rossellini, Leone d’Oro a Venezia. La sua carriera vanterà tantissimi altri titoli importanti, tra cui, un altro ruolo indimenticabile sarà quello di Moraldo ne I Vitelloni. Ancora attivissimo al cinema e in tv, sarà presto in sala con La bella società.
Rinaldo Smordoni, che interpreta il piccolo Giuseppe, ritroverà Interlenghi nell’enorme successo Fabiola di Blasetti, che sarà la sua ultima apparizione.
PUBBLICO & CRITICA
Costò meno di un milione di lire e fu venduto per 400.000 ad un distributore americano che ci guadagnò un milione di dollari. In USA, uscito nell'agosto del '47, vinse perfino l’Oscar, mentre in Italia fu ignorato dal pubblico e si dovette accontentare di poche critiche buone e un Nastro d’argento.
Nel 2005 il film è uscito nei cinema portoghesi nella versione restaurata.
BATTUTA DA RICORDARE:
Pasquale e Giuseppe: A che servono quelle carte?
Cartomante: Si legge l'avvenire.
Pasquale e Giuseppe: Allora a noi ci potrebbe dire che ci succederà domani?
Cartomante: Che c'entra, voi siete due ragazzini.
Pasquale e Giuseppe: Perché, i ragazzini non ce l'hanno un avvenire?
Questa battuta in fondo riassume tutto il film, perchè nell'Italia del dopoguerra, segnata dalla povertà e dalla disoccupazione, i bambini non avevano un futuro e non potevano aspettarsi altro che una vita di criminalità ed espedienti.
Uno dei film più duri e intensi di sempre
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