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lunedì 13 febbraio 2012

Zabriskie Point: provocazioni, ribellioni e Pink Floyd


ZABRISKIE POINT

di Michelangelo Antonioni

1970, USA 

Usciva negli States esattamente 42 anni fa...

TRAMA

Uno studente ribelle e una ragazza benestante che deve andare in una villa sperduta nel canyon si incontrano a Zabriskie point, il punto di massima depressione degli Stati Uniti, nella Valle della Morte.

I due amoreggiano nel deserto, poi lui riparte con l’aereo che ha rubato e viene ucciso dalla polizia nel momento in cui scende dal velivolo per restituirlo, mentre lei rinuncia al riccone capitalista che le sbava dietro.

RECENSIONE e RETROSCENA

Ispirato a un fatto di cronaca (quello di un ragazzo ucciso dalla polizia dopo aver rubato un velivolo) fu scritto con Sam Shepard e Clara Peploe (moglie di Bertolucci). Dopo mesi e mesi di riprese ultra pubblicizzate e un anno e mezzo di post-produzione, l'attesa era alle stelle quando uscì: lanciatissimo grazie al clamore della scena di sesso collettivo nel canyon e attesissimo dai fan dei Pink Floyd, fu accolto malissimo dalla critica e fu un grande flop al botteghino. Rolling Stone, trent’anni dopo lo definì “one of the most extraordinary disasters in modern cinematic history."

Testimonianza della vivacità culturale post '68 e dello sguardo politico, decisamente coraggioso di un grande maestro che chiamato a girare negli USA ne critica il capitalismo e la politica repressiva. E resta sicuramente un film famosissimo, grazie alla spettacolare scena dell’esplosione della villa con tutti i simboli del consumismo, musicata dai Pink Floyd e girata, secondo la leggenda, da 17 (!) macchine da presa.



Mi fanno ridere i vari dizionari e siti di cinema che mettono nel cast Harrison Ford, che compare per pochi secondi come comparsa e non è riconoscibile.

 

PINK FLOYD

Quando Antonioni chiamava, i musicisti facevano del loro meglio per accontentarlo.


I Doors registrarono per il film “L’America”, che però Antonioni poi non inserì. Mentre chiese ai Pink Floyd di comporre l’intero commento musicale per il film. Insoddisfatto dal risultato finale, scelse solo tre dei 7 brani composti per il film: Heart Beat, Pig Meat, Crumbling Land e Come in Number 51, Your Time Is Up, che era una nuova versione di Carefulwith That Axe, Eugene, il pezzo che spinse il regista a lavorare con loro. Gli altri 4 brani scartati (Country Song, Unknown Song e due versioni di Love Scene) furono poi pubblicati in una ristampa della soundtrack del 1997.

Tra gli altri componimenti scartati ci fu in realtà anche “The Violent Sequence” di Richard Wright, rielaborata successivamente fino a diventare “Us and them” per The Dark Side of the Moon. Forse è per scusarsi che Antonioni inserì in un’inquadratura un’immagine di Roger Waters (in basso a sinistra nell’immagine a fianco).

Alla fine il regista utilizzò anche altre musiche, come quelle dei Grateful Dead (è un assolo di Jerry Garcia che fa da sottofondo alla celeberrima affollata scena d’amore nel canyon), dei Rolling Stones ed altri, poi la produzione ne aggiunse un’altra nel finale.

Nei titoli di testa vi è comunque scritto che le musiche sono composte dai Pink Floyd, poi vi è l'elenco degli altri brani, fatto insolito per dei titoli di testa.

Guardando il film oggi, i fan dei Pink Floyd potrebbero notare quelle che sembrano delle citazioni dell’immaginario futuro della band. Semplici coincidenze? Antonioni era veggente? Confidenze dalle quali Antonioni si fece influenzare o furono i Pink Floyd ad ispirarsi al film? Quest’ultima ipotesi è quella più assurda, ma analizziamo tre immagini:

In questa mucca è impossibile non riconoscere la cover di Atom Heart mother, l’album al quale tra l’altro i Pink Floyd stavano lavorando durante la lavorazione di Zabriskie Point. Può darsi che mostrarono al maestro la copertina in anteprima. O forse è solo una mucca.



Il maiale divenne uno dei simboli della band a partire dal 1976, quindi un bel po’ dopo Zabriskie Point. Di certo sorprende il fatto che il film sia pieno di raffigurazioni di maiali.

 

REGISTA

E’ il secondo film internazionale di Antonioni, di cui potete leggere la bio-filmografia qui.

ATTORI

Mark Frechette

(1947-1975). Non professionista, fu scelto dopo un lunghissimo cast, dopo che la responsabile al casting lo vide imprecare a una fermata del bus.

Dopo Zabriskie Point fu diretto anche da un altro regista importante, Francesco Rosi per Uomini contro. L’anno seguente invece è in La grande scrofa nera, film poco memorabile di un esordiente.

I 60.000 dollari guadagnati con Antonioni li diede alla sua comune, ma tre anni dopo tentò una rapina in banca in seguito alla quale venne incarcerato. Morì in prigione a 27 anni, ufficialmente per un incidente in palestra.

Daria Halprin

Anche lei nata nel ’47 e esordiente nel cinema senza alcuna esperienza come attrice. Entrò nella stessa comune di Frechette, ma la lasciò presto.

Oggi è psico-terapeuta e ha pubblicato diversi scritti su terapie da lei inventate.


E per finire alcune immagini delle tanto chiacchierate scene di sesso nel deserto, per la quale si vociferò che Antonioni chiese 10.000 comparse, richiesta ovviamente rifiutata dalla produttore Carlo Ponti.

 

 

13 commenti:

  1. mammamia che capolavoro, quando iniziai a studiare cinema la primaa cosa che volli capire fu proprio come diavolo fece a girare quella mitica esplosione! ;)

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    1. Con 17 macchine da presa! 17! Un pazzo!

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    2. Gran film davvero, lo guardai nella funesta occasione della morte del regista.

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    3. Eppure all'epoca fu stroncato.

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  2. Ah, questo mi manca. Tocca recuperarlo!
    17 macchine da presa? Strabiliante! Solo Antonioni può :D
    Bello il pezzo sui Pink Floid, ho scoperto una cosa che non conoscevo.
    Grazie Perso ;)

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  3. Per la scena dell'esplosione e per quella del sesso nel deserto sono andata a sbirciare: ero troppo curiosa!
    Le 17 macchine da presa sono servite benissimo :D

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  4. Grande cult, da vedere e rivedere !

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    1. Cult di sicuro, ma io aspetterò un po' prima di rivederlo!

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  5. Mi soffermo sull’aspetto pinkfloydiano (il film lo vidi anni, o secoli, fa…ho il dvd lì che aspetta, prima o poi…):
    interessante il parallelo che proponi tra alcuni “simboli” che hanno segnato alcune fasi della band inglese e quanto si vede nel film. Non so della mucca, se effettivamente sia una sorta di “omaggio” di Antonioni ai Pink o se sia stato Storm Thorgerson, storico curatore degli art work della band, a prenderne spunto per poi realizzare la copertina. I libri di storia pinkfloydiana raccontano della casualità che portò il fotografo/artista a scattare un bel servizio alla mucca, ma chissà…
    Per il maiale invece credo non ci siano collegamenti diretti. Intanto il ’73, con Dark Side of the Moon, fu un anno di svolta per i Pink Floyd, che vennero proiettati nell’olimpo della musica e “scoprirono” in modo chiaro la loro strada, che passava attraverso i concept album. Il disco Animals, del 1977, non solo aveva in copertina un maiale che volteggiava tra le ciminiere della Battersea Power Station di Londra (anche per la realizzazione di questo art work ci sono diverse cronache divertenti), ma le 5 tracce che compongono l’album sono la “suddivisione” della società moderna in specie animali: Pigs on the Wing (I), Dogs, Pigs (Three Different Ones), Sheep, Pigs on the Wing (II). Insomma: un gran numero di porcelli! Poi credo che non si possa sottovalutare l’effetto dato da “La fattoria degli animali” di Orwell: da quel punto in avanti i maiali hanno assunto ruoli ben diversi dall’essere semplicemente “la fase embrionale di un prosciutto” :)
    Il tema dell’esplosione è poi in qualche modo ripreso dai Pink Floyd nei filmati che accompagnavano i live: se vi capita andate a rivedere quello che scorre durante l’esecuzione di Eclipse. Probabilmente ognuno di noi troverebbe altre centinaia dei collegamenti. Del resto, tanto per rimanere in tema musicale, Bob Dylan diceva che “il 70/80% delle cose che scrivo non sono mie ma le ho sentite dire ad altri, in altre occasioni”.
    Ultima cosa: trovo “strano” che i Pink Floyd non abbiano mai avuto un gran feeling con le colonne sonore (a parte Zabriskie c’è quella di More – Di più ancora di più e La Vallée (Obscured by Clouds) entrambi di Barbet Schroeder, e naturalmente The Wall, ma questa è un’altra storia) o che i loro brani siano utilizzati raramente nei film (a memoria: The Departed, per altro nella versione live cantata da Van Morrison al “The Wall – Live in Berlin” del ’90, e C.R.A.Z.Y. (davvero delizioso)). Personalmente trovo che il “Pink Floyd Sound”, creato spesso da atmosfere “dilatate”, si presterebbe in maniera eccelsa alla celluloide…

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    1. Grazie mille per l'accurata riflessione pinkfloydiana!:-)
      In effetti le loro musiche sono di forte suggestione e si adatterebbero bene al cinema.

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  6. ti faccio i complimenti perchè il post è bellissimo e ricco di notizie che non conoscevo su uno dei film di Antonioni che amo di più.E ora proseguo con la lettura della monografia!

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    1. Grazie mille, mi fa davvero piacere! spero che anche il resto della monografia possa piacerti!

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