Questo non è un blog di politica ne vuole diventarlo, anche se gli avvenimenti recentissimi degli ultimi giorni meritano, purtroppo, qualche riflessione che di cinematografico non ha nulla.
Gli eventi sono tre, decisamente troppi per una sola settimana: la missione di pace, con armi intelligenti, in Libia, la beatificazione di Giovanni Paolo II e l’uccisione di Bin Laden.
Tutto in fondo cominciò proprio da quest’ultimo: per lui nacquero le guerre di pace, giustificate e appoggiate dai media. Non stupisce perciò che quando il ricercato numero 1 al mondo è stato ucciso in USA la gente si sia riversata nelle piazze per festeggiare il massacro di questo uomo.
Guerre di pace, festeggiamenti per omicidi: tutti ossimori che francamente non riesco a capire e per una volta mi trovo d’accordo con il Vaticano quando afferma che non si festeggia l’uccisione di un uomo, anche se è il peggiore degli assassini.
E a proposito di Vaticano, L’Espresso ha pubblicato in esclusiva alcuni stralci di dossier su Giovanni Paolo II proprio due giorni prima della sua beatificazione: questo sì che è tempismo. Questi dossier, provenienti naturalmente da Wikileaks, gettando qualche ombra sulla figura del papa, non tanto quella di Karol Woytila, ma sul ruolo del pontefice in generale nelle operazioni belliche.
Washington vede infatti il Vaticano come uno Stato che difende i propri interessi e che può essere manipolato per rafforzare le strategie americane. Nel 2001 Bush convinse perciò il Papa ad astenersi dalle critiche sui metodi americani nella questione balcanica (ovvero i bombardamenti della Nato in Kosovo).
Quando poi, pochi mesi dopo, le condizioni di salute del pontefice peggiorarono drasticamente, gli uomini della Casa Bianca cercano il dialogo con i collaboratori del pontefice, che ormai ne facevano le veci. Tra questi Camillo Ruini, leader della CEI, che comprendeva come la guerra all’Iraq fosse l’unica soluzione possibile e apprezzò gli sforzi fatti dagli americani per limitare il numero di vittime civili, tanto da dirsi preoccupato del fatto che l’Italia si fosse mostrata in un primo momento poco filoamericana e restia all’intervento bellico. Gli americani infatti sono la pace e “se il futuro andrà bene, il passato perderà la sua importanza” affermò. Come a dire che i fini giustificano i mezzi. Ma le conseguenza della missione di pace in Iraq sono state un numero di vittime stimate tra le 100.000 e i il milione: due cifre molto differenti, questo è vero, ma purtroppo nemmeno Wikileaks è riuscito a svelare il vero numero di caduti.
Queste rivelazioni fanno pensare a due cose, al dire il vero già note: la prima è che il papa per 4 anni fu governato dai suoi collaboratori perché troppo anziano e malato, la seconda è che la Chiesa si sta comportando esattamente allo stesso modo ora nei confronti di questa nuova guerra pacifica in Libia in cui si sparano fiori dai cannoni. E qui un altro paradosso è evidente: è un peccato il rispetto per l’ambiente, l’adozione per single, l’omosessualità, la fecondazione assistita, ecc ecc ma è giusto sterminare i propri fratelli libici per liberarli dal fardello di quel cattivone di Gheddafi che farà la stessa fine di Saddam Hussein o Bin Laden. E in questo il Governo italiano è lo specchio perfetto del pensiero del Vaticano, tant’è che, in tempo di crisi, trovo che due persone per lo stesso ruolo mi sembrano superflue.
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