IL GIARDINO DEI FINZI-CONTINI
di Vittorio de Sica, 1970
Dopo L’oro di Napoli De Sica si dedicò alla commedia e a quella che nel frattempo è diventata la sua attrice preferita, Sophia Loren. Fu un nuovo capitolo della sua carriera, completamente diverso da quello precedente, ma ugualmente apprezzato dalla critica che lo ricoprì di riconoscimenti e per la prima volta, gradito pure dal pubblico italiano. Ne parlerò la prossima settimana.
Ora facciamo dunque un salto temporale di vent’anni e approdiamo agli anni ’70, quando De Sica inaugurò un nuovo e ultimo capitolo della sua lunga carriera. Quello dedicato ai drammi, per lo più di origine letteraria.
Con il Giardino dei Finzi-Contini, nel 1970 De Sica apre un nuovo decennio all’insegna di un enorme successo coronato da buoni incassi e una pioggia di prestigiosi premi: miglior film ai David di Donatello e al Festival di Berlino, e l’Oscar per il miglior film straniero.
GENESI
Per l’occasione abbandonò Zavattini e alla sceneggiatura chiamò Ugo Pirro, Vittorio Bonicelli e lo stesso Giorgio Bassani, autore del bestseller omonimo del 1962.
Quest’ultimo non era per niente d’accordo con De Sica su alcuni (a mio avviso trascurabili) punti e dopo aver litigato col regista, pretese di essere cancellato dai titoli di testa.
Certamente è vero che trasporre un romanzo simile rappresentasse una sfida, poiché è tutto così evocativo, con azioni ridotte a brevi ricordi e sensazioni. Eppure, nonostante il tono decisamente patinato della pellicola, De Sica riesce a trasmettere la chiusura e l’immobilità di una classe sociale (quella della borghesia) e religiosa (quella degli ebrei) che non si rende conto di quanto grave è la situazione verso la quale sta andando. Solo la tragica deportazione aprirà loro gli occhi.
Le principali modifiche dal romanzo sono tre. Innanzitutto il film non utilizza la tecnica dell'Io narrante e il personaggio del padre (interpretato da Romolo Valli) ha una sorte del tutto diversa rispetto a quella narrata dallo scrittore nel suo libro. Nel romanzo, inoltre la storia narrata è un ricordo all’interno di una cornice più ampia.
Io che ho adorato il libro, ho amato anche il film ed è quello di De Sica che ho visto più volte. Forse perché tra tutti è quello più trasmesso nelle Tv. In ogni caso lo riguardo ogni volta volentieri. Sarà perché da piccolo amai molto il libro e ogni volta il film mi emoziona, lasciandomi con un grande magone. Quindi che importa se è calligrafico e formale! Alla faccia del Morandini, che lo definisce “nell'ultima parte di una ruffianeria sentimentale che sfiora il cinismo, franoso nella costruzione drammatica, imperdonabilmente approssimativo nello svolgimento temporale, inetto nella rievocazione dell'epoca, zeppo di incongruenze e svarioni. Persino la scelta e direzione degli attori sono al di sotto del decoro consueto a De Sica.”
TRAMA
Nella Ferrara degli anni 1938-43, Giorgio è un amico d'infanzia della ricca Micol Finzi-Contini (Dominique Sanda), e frequenta insieme ad altri amici ebrei il giardino della villa Finzi-Contini, dove Micol e suo fratello Alberto sono sempre ben disposti a accogliere i loro amici, visto che le prime leggi razziali hanno escluso gli ebrei dai circoli del tennis.Micol è molto più sveglia di lui, che non sembra carpire i segnali che la sensuale ragazza gli lancia. Quando si innamorerà, sarà troppo tardi perché la ritroverà tra le braccia del comunista Giampiero (Fabio Testi).
Il fratello di Giorgio viene mandato a studiare Grenoble, mentre tutti quelli che rimangono devono confrontarsi con le persecuzioni razziali che diventano sempre più insostenibili. A questo clima insostenibile, si aggiungono due dolorosissimi lutti per Micol: quello per il giovane e debole fratello e quello per il suo ragazzo Giampiero, morto al fronte in Russia. Coloro che sono rimasti in vita, vengono arrestati nel 1943 e deportati. L’unico a salvarsi è il protagonista.
ATTORI
Lino Capolicchio
Come protagonista venne scelto il ventisettenne Lino Capolicchio, che tra l’altro, negli anni universitari, aveva avuto come insegnante di storia del teatro lo stesso Bassani che poi si complimentò con lui per l’interpretazione. Negli anni ’70 parteciperà ad altre pellicole di successo e lo ritroveremo nelle prossime puntate.
Lino Capolicchio
Come protagonista venne scelto il ventisettenne Lino Capolicchio, che tra l’altro, negli anni universitari, aveva avuto come insegnante di storia del teatro lo stesso Bassani che poi si complimentò con lui per l’interpretazione. Negli anni ’70 parteciperà ad altre pellicole di successo e lo ritroveremo nelle prossime puntate.
Alessandro D’Alatri
Interpreta Giacomo da bambino, nei flashback. Già attore bambino prodigio a teatro per Visconti, dopo questo fortunatissimo ruolo abbandonerà del tutto l’attività di attore, per tornare al cinema da adulto, ma in qualità di regista. A lui si devono tanti film, assai diversi tra loro, come il religioso I Giardini dell’Eden, la commedia romantica Casomai, la commedia dai risvolti sociali La Febbre, il cinepanettone Commediasexy e Sul mare, dramma romantico passato poco tempo fa nelle sale.
Dominique Sanda
Sostituì Laura Antonelli che fu la prima scelta del regista. Attrice di un buon numero di importanti pellicole francesi e italiane, la ritroveremo di nuovo in scene bollenti a fianco di Fabio Testi in L’eredità Ferramonti di Bolognini che le procurerà la Palma d’oro a Cannes.
Fabio Testi
È l’amante di Micol. Inizialmente famoso più per le sue love story con Ursula Andress e Charlotte Rampling, si affermò poi anche come attore valido in alcuni film di rilievo. Negli ultimi decenni si è perso tra fiction, soap e reality shows. Qui sotto è con Helmut Berger.
Helmut Berger
È il languido, deboluccio, fratello di Micol, ambiguamente attratto dal virile amante di lei. Incarna alla perfezione la figura dell’esteta sessualmente ambiguo, che contraddistinguerà poi tutta la sua carriera. De Sica evidentemente aveva già capito tutto. Qui Helmut è al suo primo ruolo importante, dopo una breve apparizione nel collettivo Streghe. Ancora sconosciuto, ma presto amante di Visconti, questo giovane e fascinoso tedesco diventerà un’icona degli anni ’70 e sarà protagonista di molti futuri post.
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Nel romanzo di Giorgio Bassani, durante una conversazione con Giampiero, il protagonista racconta di un medico ferrarese chiamato Fadigati che recentemente,dopo essere stato accusato di essere omosessuale, si è suicidato per il peso dell'ingiusta accusa . Lo stesso Fadigati è protagonista di un altro romanzo di Bassani, Gli occhiali d'oro (1958), da cui nel 1987 Giuliano Montaldo ha tratto l’omonimo film in cui Philippe Noiret, Rupert Everett e Valeria Golino scorrazzano per il quartiere universitario di Bologna.
Film meraviglioso.
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