UMBERTO D., di Vittorio De Sica, Data d'uscita: 20 gennaio 1953
TRAMA
Il film inizia con un corteo non autorizzato di pensionati che innalzano cartelli che recitano «Aumentate le pensioni. Abbiamo lavorato tutta una vita». La polizia li fa sgomberare. Tra loro c’è Umberto Domenico Ferrari, che riesce a nascondersi. Va alla mensa dei poveri, vende il suo orologio e quando torna a casa, trova la sua camera in affitto occupata da una coppietta. La padrona ha ben pensato infatti di subaffittare la stanza durante le ore del giorno in cui lui normalmente è assente.
La donna lo minaccia di sfratto perchè è da mesi che non la paga. Lui le offre i soldi dell'orologio ma lei vuole la somma intera.
L’unica persona con cui l’anziano ha confidenza è la servetta Maria, che gli confida di essere incinta, senza sapere chi sia il vero padre poiché entrmbi i suoi due innamorati negano la paternità.
Umberto, incapace di pagare l’affitto anche dopo aver venduto i suoi libri, si fa ricoverare in ospedale per avere vitto e alloggio. Ma non avrà fortuna, non compiacerà abbastanza le suore e quindi dopo una settimana sarà mandato via. Maria è l'unica che viene a trovarlo e che lo aspetterà anche quando sarà "dimesso" dall'ospedale. Lo informa che i suoi due fidanzati l’hanno lasciata.
Umberto la saluta e si mette a girovagare in compagnia del suo più fedele amico, il cagnolino Flaik, di cui pure si vuole sbarazzare. Ormai ha deciso, non gli resta che il suicidio, dato che non è capace nemmeno di mendicare.
Porta l'animale in un canile, ma non ha cuore di lasciarlo lì in mezzo a tanti cani aggressivi, così se ne va in un parco e lo offre ad una bambina, ma questa lo rifiuta. Decide quindi di portarlo con sè anche nel suo ultimo viaggio. Si posiziona sul binario ferroviario che passa vicino al parco e aspetta che il treno lo investa.
Ma il cane intuisce la situazione e istintivamente gli sfugge di mano. Istintiva sarà anche la reazione di Umberto, che rincorre il cane, salvandosi dal treno. Flaik però non vuole più saperne di un padrone che voleva ucciderlo e si nasconde. Bastano però pochi minuti e una pigna per farlo tornare dal padrone.
Ma il cane intuisce la situazione e istintivamente gli sfugge di mano. Istintiva sarà anche la reazione di Umberto, che rincorre il cane, salvandosi dal treno. Flaik però non vuole più saperne di un padrone che voleva ucciderlo e si nasconde. Bastano però pochi minuti e una pigna per farlo tornare dal padrone.
TEMI
Inserire uno sciopero, non autorizzato, in un film, non era cosa da poco, allora. Lo stesso vale per la scelta di mostrare un uomo che nonostante abbia consacrato la propria vita allo Stato nel rispettabilissimo mestiere di impiegato al Ministero al Lavoro rimane con una pensione che non gli garantisce la sopravvivenza.
Da apprezzare anche lo sguardo che rivolge al personaggio femminile, il primo di una certa consistenza, dopo tanti ritratti maschili d’ogni età. L’ignoranza della povera Maria è tale che non sa quale dei due sia il padre perché entrambi negano la paternità...
Ignoranza che del resto di cui è perfettamente consapevole, tant'è che è lei a pronunciare una delle batture più memorabili del film:
"Certe cose avvengono perché non si sa la grammatica: tutti ne approfittano degli ignoranti."
Come non affezionarsi a questi due disperati e non riflettere su quanto sia moderno il lucido pessimismo sociale e umano contenuto nel film?
Tra i film di De Sica che ho visto, questo è il mio preferito.
CURIOSITA’
Il film è un tributo al padre, Umberto De Sica.
Umberto D costò circa 200 milioni di lire e ne incasso poco più della metà.
Giulio Andreotti, all'epoca Sottosegretario allo spettacolo, scrisse su Libertàs «Se è vero che il male si può combattere anche mettendone a nudo gli aspetti più crudi, è pur vero che se nel mondo si sarà indotti - erroneamente - a ritenere che quella di Umberto D. è l'Italia della metà del XX secolo, De Sica avrà reso un pessimo servizio alla sua patria, che è anche la patria di Don Bosco, del Forlanini e di una progredita legislazione sociale».
E ancora una volta, De Sica fallirà al botteghino e avrà invece successo all'estero e una nuova nomination agli Academy Awards, che però questa volta non vincerà.
Nel 2008 il film ha visto un remake interpretato da Jean Paul Belmondo intitolato Un homme et son chien.
ATTORI
Carlo Battisti, il protagonista, era professore di glottologia all'Università di Firenze e autore, insieme ad altri, del Dizionario Etimologico Italiano pubblicato negli anni 1950-1957. Si racconta che il professore si presentò al provino indossando due cravatte da quanto era emozionato. Questa rimase la sua unica incursione nel cinema.
Maria Pia Casilio anche lei non era un'attrice e del resto De Sica non voleva attori nei suoi film neorealisti.
Una volta che il regista la scelse, la ragazza impone personalmente il proprio compenso: 2 milioni di lire, cifra altissima per il periodo e del tutto improponibile per una debuttante non professionista.
Ma De Sica la voleva assolutamente e acconsentì giudicandola una presenza cinematografica interessante. Il suo fiuto non sbagliava e il loro sodalizio durerà una ventina d'anni.
Dopo questo folgorante esordio, quello che poteva sembrare l'inizio di una carriera di una diva capricciosa e interessata ai compensi si trasformò in realtà in una delle carriere di caratterista più invidiabili del cinema italiano, affiancando capolavori a enormi successi commerciali.
L’anno seguente arrivò perfino il massimo riconoscimento italiano: il David di Donatello. Il film per cui vinse era il successivo di De Sica, il quale la richiamerà ancora per Il giudizio universale (1961) e Lo chiameremo Andrea (1972).
Sarà chiamata poi dai maggiori registi della storia del cinema : Visconti (Vaghe stelle dell'orsa), Fellini (Lo sceicco bianco), Antonioni ( Identificazione di una donna). Ma anche tante commedie di grande successo come Un americano a Roma (1954) di Steno, Pane, amore e fantasia (1953) di Luigi Comencini, Totò, Peppino e i fuorilegge (1956). Nei primi anni Settanta, dopo il matrimonio col noto doppiatore Rinaldi, l'attrice abbandonò lo schermo, per ritornarvi nel 1997 con un piccolo ruolo in Tre uomini e una gamba, di Aldo, Giovanni e Giacomo. L’ultima sua apparizione la si deve a Cristina Comencini, che l'ha chiamata per La bestia nel cuore,il più recente film italiano candidato all’Oscar. Come del resto lo era stato il suo film d'esordio.
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