Tre sono stati i momenti in cui l’Italia si è sentita più unita:
1) nel momento della propria nascita (a proposito, oggi si festeggia il 150* anniversario della spedizione dei 1000)
2) alle fine del secondo conflitto mondiale
3) nel 2010, anno in cui per la prima volta un governo è stato sostenuto dall’unanimità degli elettori (come testimoniano i sondaggi) e soprattutto anno in cui il popolo italiano ha scelto, sempre all’unanimità, il proprio inno nel testo del brano Italia amore mio di Pupo e Emanuele Filiberto (sempre secondo alcune cifre, in questo caso del televoto).
Ma lasciamo da parte questo glorioso presente per tornare al passato, perché, com’è noto, si stava meglio quando si stava peggio.
Al termine della guerra, nel ’45, il cinema diventa in qualche modo veicolo e simbolo di un nuovo sentimento nazionale di un’Italia unita, lacerata ma finalmente libera.
Gli anni del fascismo segnarono un arresto nel cinema artistico italiano, ma fu in quel periodo che nacquero due istituzioni che ancora oggi conosciamo molto bene: la Mostra del Cinema di Venezia e Cinecittà.
Con la fine del secondo conflitto mondiale s’impose anche un’elevata percentuale di importazioni di film statunitensi nei Paesi alleati. L’Italia e ancor più il Vaticano, furono particolarmente contente di caldeggiare il cinema hollywoodiano, a scapito di quello nazionale anticristiano e antipatriottico.
Ciononostante questi furono gli anni migliori per il cinema italiano, ovvero quando la commedia dei telefoni bianchi fu sostituita dalla commedia all’italiana degli anni ’50, passando per quel magico ed irripetibile momento del Neorealismo fino ad approdare al magico universo felliniano.
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