L'ORO DI NAPOLI di VITTORIO DE SICA, 3 dicembre 1954
Dopo il fiasco totale di Stazione Termini, che comunque avrebbe ricevuto un remake nel 1998 con Anne Archer e Andrea Occhipinti, De Sica tornò a lavorare in libertà, adattando la raccolta omonima di racconti di Giuseppe Marotta e adattati dal fido Cesare Zavattini.
Per questo film De Sica tornò a rivolgersi a volti noti, ma italiani, tornò a recitare in un suo film e tornò alla commedia, dopo avere passato l’ultimo decennio a girare cupissimi drammi.
Per tutte queste ragioni e altre ancora L’oro di Napoli è una tappa fondamentale nel percorso di De Sica. Innanzitutto il ritorno alla commedia non sarà un caso isolato, in quanto per i decenni successivi De Sica rimarrà fedele a questo genere. Pertanto L’oro di Napoli sancisce l’inizio di un nuovo percorso artistico e il passaggio dal Neorealismo alla commedia all’italiana (del resto è dello stesso anno il capostipite del genere, Pane, amore e fantasia di cui tra l’altro De Sica è coprotagonista).
Ma L’oro di Napoli è importante anche perché trasforma Sophia Loren in diva e dà inizio ad una lunghissima collaborazione tra i due.
Sophia viene scelta perché Vittorio aveva appena girato con lei Peccato che sia una canaglia, primo vero successo della Loren ed ennesimo successo per Blasetti e De Sica attore comico. Dopo i fiaschi commerciali come regista che l’avevano ridotto al lastrico (complice anche la dipendenza da gioco), De Sica aveva collezionati diversi successi commerciali come attore e disponeva dei mezzi per creare un film dal super cast. Ingaggiò così Totò, Eduardo de Filippo, Paolo Stoppa e la diva Silvana Mangano. Questi ultimi vinsero il Nastro d'argento e il film fu presentato con successo e in concorso, al 8° Festival di Cannes.
Nessun riconoscimento in America, dove fu distribuito più di due anni dopo e senza successo, forse perché “troppo napoletano".
TRAMA
Il guappo
Un guappo si è insediato a casa di un poveretto (Totò) da una decina d’anni. Finalmente un giorno viene colto da un malore.
Il funeralino
L'episodio più triste e breve del film, quello che di più rimanda al De Sica neorealista. Narra della morte di un bambino e del corteo funebre organizzato dalla madre. Inizialmente fu tagliato perché troppo triste e poco si addiceva al tono generale della pellicola.
Pizze a credito
Sofia (Sophia Loren) e suo marito Rosario fanno pizze da asporto. Ma un giorno il costosissimo anello di fidanzamento che Sophia ha sempre portato scompare.
I giocatori
Un nobile napoletano (Vittorio De Sica), soffocato dalla moglie ricca e bruttissima e ridotto in miseria dal vizio del gioco, cerca la sua rivincita in lunghe partite a carte con il figlio del portiere, un bambino di 8 anni che continua a batterlo a scopa. È un episodio molto autobiografico in cui Vittorio esorcizza la sua dipendenza dal gioco.
Un nobile napoletano (Vittorio De Sica), soffocato dalla moglie ricca e bruttissima e ridotto in miseria dal vizio del gioco, cerca la sua rivincita in lunghe partite a carte con il figlio del portiere, un bambino di 8 anni che continua a batterlo a scopa. È un episodio molto autobiografico in cui Vittorio esorcizza la sua dipendenza dal gioco.
Teresa
Teresa (Silvana Mangano) è una prostituta che un anonimo corteggiatore (Erno Crisa) vuole sposare. Solo dopo la cerimonia scoprirà che lui non l’ha sposata per amore.
Il professore
Don Ersilio (Eduardo de Filippo) vende saggezza. Per pochi spiccioli dà consigli risolutivi a fidanzati gelosi, militari stanchi e parrocchiani in cerca di una frase ad effetto. A volte vende anche pernacchie…
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