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lunedì 23 febbraio 2009

Playlist

Sono un po' in ritardo, ma negli ultimi 2 giorni mi è mancato il tempo materiale di mettermi al Pc. Ecco anche questa settimana la TOP3 dei pezzi da me più ascoltati negli ultimi giorni..

3. Broken Strings - James Morrison & Nelly Furtado
2. Daddy's gone - Glasvegas
1. Walking on a dream - EMPIRE OF THE SUN

Questa canzone l'ho ascoltata almeno 40 volte negli ultimi 7 giorni.
Non so esattamente da dove spuntino fuori sti tipi fuori di testa, mi dovrò documentare.
Cmq il sound mi ricorda molto un altro duo, gli MGMT.
Qui sotto il video:
http://www.youtube.com/watch?v=zmM2RwlxGt0

mercoledì 18 febbraio 2009

Recensione di REVOLUTIONARY ROAD di Sam Mendes

Un film molto teatrale e un po’ retro sull’ipocrisia che si nasconde dietro alla bella facciata delle case middle-class americane. Siamo negli anni ’50, e i costumi e la luce giallina sono convenzioni che ci aiutano a capirlo. In fondo i temi sono attualissimi, ma il film avrebbe avuto molto più senso poco dopo la pubblicazione dell’omonimo romanzo di Yates. L’amore, la crisi di una coppia, l’adulterio, l’aborto, l’affermazione di sé, fanno capolino in una famiglia che si trasferisce a Revolutionary road, che dovrebbe portare ad un cambiamento radicale nel trasloco in Francia, ma la tanto sospirata rivoluzione francese non si compie e non rimane che soccombere. O meglio, a soccombere è l’unico personaggio al quale si rivela la tragedia di capire che tutto ciò che sembra la cosa migliore non è in realtà fonte della felicità. Non di tutti, per lo meno. Non a tutti basta una bella casa, un prato sempre verde e due bei figli per essere felici. April/Kate , attrice mancata, piena di sogni, non può accettare di diventare una casalinga disperata e non vuole un altro figlio. Il marito Frank /Leonardo invece è il ritratto del conformismo, a differenza di quanto poteva far sembrare la poca appropriata traduzione anni ’60 del titolo del romanzo: I non conformisti.
Di Caprio e Winslet si ritrovano una dozzina d’anni dopo il mitico Titanic che li trasformò in due dei più intelligenti e fortunati attori di Hollywood e anche questa volta confermano il loro talento. A dirigerli è il marito di lei, Sam Mendes che dà un tocco molto teatrale ed essenziale, ma privo di quel fascino che aveva il suo precedente American Beauty. Altro paragone alto ed immancabile è The Hours in cui Stephen Daldry nell’episodio con Julianne Moore moglie e mamma perfetta che non vuole il figlio che sta aspettando in una quarantina di minuti condensa molta più vita ed emozioni di quante Mendes riesca a sfiorare perfino nei momenti più drammatici.
VOTO: 7

domenica 15 febbraio 2009

playlist settimanale

ecco la mia playlist di questa settimana:

3.Primavera in anticipo - James Blunt e Laura Pausini : ci voleva James per farmi amare una canzone della Pausini!
2.Spacemen - The Killers Spero che in Italia trasmettano presto il video
1. Glasvegas - Daddy's gone : rivelazione e tormentone della mia settimana! ieri ho anche visto il video, che però è diverso da questo qua sotto ( USA e Europa hanno versioni diverse)

http://www.youtube.com/watch?v=3uSdQxKaBfU

sabato 14 febbraio 2009

era la felicità perfetta

ecco infine uno degli ultimi passaggi di questo romanzo di Virginia Woolf che ho apprezzato molto:

La luce era scarsa e quindi era impossibile vedere un mutamento sul viso di Rachel. Un’immensa sensazione di pace discese in Terence che non provò più alcun desiderio di muoversi né parlare. (... )gli pareva di essere Rachel e se stesso insieme; gli pareva che pensassero insieme; e poi stette ancora in ascolto: no, non respirava più. Tanto meglio…quella era la morte.
Non era niente; era cessare di respirare. Era la felicità, la felicità perfetta. Avevano ormai tutto quello che avevano sempre voluto, l’unione che era impossibile finché erano vissuti. Senza sapere se pensava quelle parole o se le diceva ad alta voce, disse: “ Mai due persone sono state tanto felici, quanto lo siamo stati noi. Nessuno ha mai amato come noi abbiamo amato."

Virginia Woolf, La Crociera

venerdì 13 febbraio 2009

forse anche quello era amore

E così, sebbene ella stesse per sposarlo e per vivere con lui per trenta o quaranta o cinquanta anni e per bisticciare e per essergli tanto vicina, anche lei era indipendente da lui, era indipendente da tutto il resto. Era l’amore che le faceva capire questo, poiché non aveva mai sentito quell’indipendenza, quella calma e quella certezza, finchè non si era innamorata di lui. E forse anche quello era amore. Non desiderava più niente.

Virginia Woolf, La Crociera

giovedì 12 febbraio 2009

La felicità, cos’era la felicità?

La felicità, cos’era la felicità? Egli non era mai felice. Vedeva troppo chiaramente i piccoli vizi e gli inganni e le pecche della vita e, poiché li vedeva, gli pareva onesto prenderne atto. Quella era senza dubbio la ragione per cui la gente in genere lo trovava antipatico (…).
Certo, nessuno gli diceva mai le cose che egli avrebbe voluto sentirsi dire, cioè che era buono e cortese e che lo trovavano simpatico. Ma era anche vero che metà delle cose aspre che diceva degli altri, le diceva perché era infelice o ferito anche lui.


Virginia Woolf, La Crociera

domenica 8 febbraio 2009

Recensione di MILK di Gus Van Sant

Storia dell'attivista omosessaule Harvey Milk, freddato da un politico rivale nella San Francisco degli '70.
Non è un brutto film e come biografia è ben fatta, ma Da Gus Van Sant mi aspettavo qualcosa di meno convenzionale. La telefonata di Emile Hirsch è l’unica nota originale in un film altrimenti troppo inamidato. 
Un po’ troppo hollywoodiano nello stile e per questo le 8 nomination agli Oscar non sono una sorpresa, nonostante il tema trattato. Bravissimi gli interpreti, da James Franco a Emile Hirsch, oltre che il protagonista Sean Penn. Quest'ultimo infatti compie quella metamorfosi che piace tanto all’Academy e si trasforma in Harvey Milk, copiandone ogni mossa, smorfia, tic proprio come Marion Cotillard fece l’anno scorso con Edith Piaf, vincendo l’ambitissima statuetta, o l’anno prima Helen Mirren e Forest Whitaker, oppure Reese Witherspoon e Philip Seymour Hoffmann, Jamie Foxx, Charlize Theron, Cate Blanchett. L’Academy premia chi meglio si immedesima nei panni di un altro! Per questo Penn ha tutte le carte in regole per vincere, perché a Hollywood preferiscono chi copia meglio piuttosto di chi inventa. L’originalità è spesso punita e l’America non è un paese per tipi originali. L’America del cinema mainstream ovviamente. Ma cosa vuol dire recitare? Creare un personaggio, dare vita ad un uomo esistente solo su carta oppure riportare in vita un personaggio già esistito? Sicuramente nella prima ipotesi c’è maggior inventiva ma anche maggior libertà, nella seconda l’attore compie un percorso di mimesi, a volte più faticoso, ma in qualche modo più falso e meccanico. E la falsità e la ripetitività trionfano spesso. Per fortuna Van Sant ha messo verità e sincerità nel suo lavoro.
VOTO : 7