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mercoledì 8 aprile 2015

Suite Francese

SUITE FRANCESE
(Suite française)
UK, Francia, 2015
di Saul Dibb
con Michelle Williams, Matthias Schoenaerts, Kristin-Scott Thomas, Margot Robbie
Genere: Drammatico/ Storico


Se ti piace guarda anche: Take this waltz, La terra dell'abbondanza


Seconda guerra mondiale, piccolo paese della Francia occupata da nazisti che vengono fatti alloggiare presso gli abitanti, tutti ostili a parte Lucille, giovane sposa col marito al fronte che si ritrova, gradualmente attratta da un colonnello colto e gentile, amante della musica come lei.

Saul Dibb, sei anni dopo il suo debutto, La Duchessa, adatta un altro bestseller in cui costumi e denuncia sociale si incontrano: là Keira Knightley, in sontuosi abiti settecenteschi soffriva in sfarzosi castelli in cui era obbligata a subire i tradimenti e le angherie del marito, qui, negli anni della guerra, un’altra figura femminile condannata a interpretare la parte della vittima in una società sessista e retrograda. C’è quindi un filo conduttore nell’opera di questo regista poco prolifico, nonché un innegabile talento nel restituire con fedeltà e coinvolgimento i periodi storici rappresentati. 
Suite Francese è infatti impeccabile dal punto di vista di tutto ciò che è cornice: la musica, la scenografia, i costumi. E in un film come questo la cornice è di vitale importanza. Le lacune sono in alcuni passaggi di scrittura nell’evolversi (e dissolversi) della liason amorosa. Ma il rischio mélo è scongiurato: prevale, invece, l’accurata ricostruzione di una piccola storia che si scontra con la Storia. Il film rappresenta nondimeno un modo per confrontarsi con un’autrice di talento scoperta tardivamente: Irène Nemirovsky, deportata e uccisa in campo di sterminio. Ma come dice la didascalia che chiude il film, il nazismo non l’ha uccisa veramente perché la sua opera vive tutt’ora e rappresenta una vittoria sul male. Parole della figlia dell’autrice, che ha trovato il manoscritto, incompiuto, in una vecchia valigia. Delle cinque suite previste, l’autrice ne ha portate a termine solo due, nel film riproposte con un finale che probabilmente sarebbe piaciuto alla stessa autrice e a sua figlia, morta pochi mesi prima delle riprese. Attori tutti adeguati: da Michelle Williams, sfuggente e discreta protagonista, una sempre brava Kristin-Scott Thomas, il ritrovato  Matthias Schoenaerts di Un sapore di ruggine e ossa e un'irriconoscibile Margot Robbie (The Wolf of Wall Street).
VOTO: 7 

lunedì 17 giugno 2013

Un valzer in giostra (al gusto di pollo)

TAKE THIS WALTZ
 di Sarah Polley,
USA, 2011
con Michelle Williams, Seth Rogen, Luke Kirby

TRAMA
Margot è una ragazza sposata da cinque anni che un giorno si scopre attratta da un ragazzo appena conosciuto. Vorrebbe cederli, ma allo stesso tempo ama ancora suo marito.

RECENSIONE
Che cosa succede quanto la giostra si ferma, quando l’entusiasmo quasi infantile per ciò che è nuovo si trasforma in realtà, ovvero routine?
Nella buona tradizione dei film indie americani, questa piccola commedia agrodolce di Sarah Polley riesce a regalarci personaggi interessanti e situazioni autentiche che ci toccano nel profondo.
Una sceneggiatura che con pochi tratti tratteggia quotidianità e dialoghi verosimili e riusciti. Situazioni reali, buffe, in cui ci possiamo riconoscere, storie semplici che pongono quesiti serissimi. Il tema è quello del tradimento e Michelle Williams infonde autenticità e interesse a questa giovane moglie fedifraga.

Ma è tutto il trio di attori principali che brilla: Seth Rogen, in un ruolo più maturo del solito e la sorpresa Luke Kirby.
Una bella colonna sonora (il titolo viene dall’omonima canzone di Leonard Cohen, ma è Video Killed the Radio Star a essere leit-motiv della storia) e un’ambientazione che ci porta in un mood diverso dal solito chiasso hollywoodiano rendono questa pellicola una piccola perla da gustare con calma. Possibilmente in infradito e con una padella piena di pollo.
VOTO: 7,5

lunedì 25 marzo 2013

Rendiamo grazie a Sam Raimi per averci regalato Michelle Williams in 3D

IL GRANDE E POTENTE OZ
di Sam Raimi,
USA, 2013
con James Franco, Michelle Williams, Rachel Weisz, Mila Kunis, Zach Braff
Se ti piace guarda anche: Hugo Cabret, Parnassus-L'uomo che voleva ingannare il diavolo, Alice in wonderland, Shrek, Il mago di Oz.
TRAMA
Il grande e potente Oz è un mago da quattro soldi che si ritrova per caso nel mondo di Oz per salvarlo dal suo crudele destino: una malefica strega minaccia infatti la sua serenità e il suo trono.
Per fortuna che ci sono due streghe buone che lo aiutano e gli indicano come sconfiggere la strega cattiva.
Peccato che la strega cattiva in verità sia quella buona, le streghe buone siano cattive, ed esistono due regni di cui nessuno è minacciato ma lui dovrà lo stesso salvarli.. Un po’ confusi? Non preoccupatevi, il 3D e i fiori giganti risolveranno i vostri dubbi.
Ma soprattutto c’è Michelle Williams
E Allora poca importa la trama. Poi c’è un bel 3D che rende tridimensionali le forme di Michelle Williams e dei magnifici effetti speciali. Ma l’effetto più speciale è Michelle Williams. E poi c’è Mila Kunis, ma quando vede Michelle Williams diventa verde dall’invidia perché Michelle Williams è proprio la principessa-fatina più bella, buona e saggia del mondo.
E poco importa che Michelle non sia mai stata così inespressiva, perché non è mai stata così bella in un film che non sia uno dei suoi soliti film indipendenti d'autore che nessuno vede. E fra tutti gli ottimi attori sprecati, a trarne maggiori profitti è proprio lei, che con questo ruolo si porterà a casa il titolo di bellissima fatina, nonché un sacco di soldini e popolarità.
RECENSIONE
Il grande e potente Oz è soprattutto un grande spettacolo per gli occhi.
E se Il mago di Oz, pietra miliare del cinema uscita circa 70 anni fa, ha segnato più di una generazione, questo nuovo film Disney diventerà un classico almeno per una generazione, il che mi sembra già un ottimo traguardo.
Perché questa spettacolare fiaba ha tutte le carte in regole per soddisfare il suo pubblico, basta non voler mettere i puntini sulle "i".
Nonostante il grande budget a disposizione, la produzione infatti pare aver risparmiato sugli stipendi degli sceneggiatori e investito tutto sull’aspetto visivo, probabilmente pensando che al pubblico infantile della fiaba potesse bastare, il che è anche il motto di un film in cui più volte viene ripetuto che ciò che conta è l’apparenza e non la verità. Ma chi risponderà alle domande dei bambini che continueranno a chiedere perché, perché e perché una volta che avranno digerito l’effetto ammaliante del 3D e dei colori?
E che dire degli attori, scelti tra i più bravi in circolazione e costretti a interpretare personaggi monodimensionali? 
Ma gli enormi, gravi buchi di sceneggiatura e i personaggi tagliati con l'accetta sono compensati da un aspetto visivo affascinante, davvero magico e potente, con un 3D convincente e con un’esplosione di colori e trovate visive azzeccate, nonché ammiccamenti cinefili che soddisferanno i critici e i cinefili delusi della trama: perché l’inizio in bianco e nero in 4:3 è una trovata arguta squisitamente artistica che non ha nulla a che vedere con la trama, mentre diegetico appare l’omaggio al primo vero inventore del cinema: Thomas Edison. Senza di lui e la sua pellicola infatti non ci sarebbero stati i fratelli Lumière e Meliès. Quindi almeno per questo dobbiamo complimentarci a Sam Raimi che è riuscito ad inserire una lezione di storia del cinema in un blockbuster per famiglie.
VOTO: 7-

martedì 1 maggio 2012

Qualche istante con Marilyn


MY WEEK WITH MARILYN
 di Simon Curtis,
Uk, 2011
con Eddie Redmayne, Michelle Williams, Kenneth Branagh, Judi Dench, Dominic Cooper, Emma Watson, Julia Ormond


DATA DI USCITA ITALIANA: 1 GIUGNO  

Se ti piace guarda anche: Il principe e la ballerina, Un matrimonio all'inglese.

Un giovane di illustre radici delude i familiari perché alla carriera accademica preferisce il cinema: parte così per Londra, intenzionato a inseguire i suoi sogni.
Qui si ritroverà a fare da terzo assistente a Laurence Olivier nel suo film Il principe e la ballerina, che vede nella parte della protagonista femminile nientemeno che la diva più famosa e desiderata del pianeta: Marilyn Monroe.
A sorpresa, il ragazzo sarà l’unico che riuscirà a guadagnarsi la fiducia della diva.

Due sono quindi le storie che muovono il film: quella personale del protagonista alla ricerca del suo sogno e quella del suo incontro con Marilyn. La prima è fastidiosamente banale, con tanto di protagonista che si trova sempre al posto giusto nel momento giusto, ma quando entra in scena lei, Marilyn/Michelle, tutto cambia.
L’intento di Simon Curtis non è quello di svelarci il mistero sulla vera identità della diva più mitizzata della storia, quanto quello di restituircene, anche solo per qualche istante, l’essenza: non quindi comprendere o spiegare, quanto evocare. Del resto lo dice anche il titolo: si tratta di un breve lasso di tempo in compagnia della diva, un lasso di tempo in cui il film riesce a catturare e trasmettere la complessa personalità di Marilyn, allo stesso tempo fragile, forte, ingenua, furba, incapace, talentuosa, provocante, dolce, depressa e divertita grazie alla superlativa performance di una straordinaria Michelle Williams, capace di alterare completamente perfino la sua voce per avvicinarsi al timbro della Monroe.
 E a proposito di voce, Michelle canta superbamente tre canzoni nel film, dimostrando pure ottime qualità canore. Sorvolando quindi il confronto fisico e glamour su cui molti si sono soffermati, la performance della Williams resta memorabile perchè al di là delle capacità mimetiche è in grado di dare spessore e umanità a un personaggio così ambiguo e a forte rischio carircatura.
Basta un suo sguardo, un suo sorriso, una sua lacrima per dimenticare ogni difetto di una comunque discreta commedia britannica di vecchia scuola, supportata da grandi attori: l’ottimo Kenneth Branagh (nominato all'Oscar assieme alla Williams) che non fa rimpiangere Laurence Olivier, la garanzia Judi Dench e le sorprese Emma Watson e il protagonista Eddie Redmayne, già visto nel terribile La famiglia Savage, che offrono delle performance soddisfacenti seppur non in linea col resto del cast.
Il film offre inoltre spunti molto interessanti sulla carriera dell’attore, contrapponendo il metodo all’improvvisazione e mettendo in luce i punti bui dei grandi interpreti, come quando Olivier/Branagh, in una scena da brividi, riflette sul suo invecchiamento: “Pensavo che la sua giovinezza e bellezza potessero riflettersi su di me e invece di fronte a lei mi sento ancora più vicino alla morte”.

Meritatissimi gli innumerevoli premi (oltre una dozzina su una trentina di nomination) che Michelle Williams si è portata a casa con questa performance a dir poco eccellente, da gustare, questa volta ancor più del solito, obbligatoriamente in lingua originale, poiché gran parte del merito degli interpreti risiede proprio nelle voci.
VOTO: 7

giovedì 26 aprile 2012

Deception: almeno il titolo ci mette in guardia..

Sex list – omicidio a tre
(Deception)
di Marcel Langenegger,
USA, 2008
Thriller sexy
con Ewan McGregor, Hugh Jackman, Michelle Williams, Charlotte Rampling, Maggie Q 

 

 
Se ti piace guarda anche: Sliver, Derailed-Attrazione fatale, Shame
TRAMA SEMISERIA
Jonathan (Ewan McGregor) è un contabile timido e goffo che conosce un collega (Hugh Jackman) che è l’opposto di lui: affascinante, sicuro di sé, gran seduttore. Quest’ultimo lo coinvolge in un club di sesso in cui uomini e donne d’affari che non hanno tempo per appuntamenti possono subito passare al sodo con incontri al buio in cui non bisogna né presentarsi né parlarsi. Tra le frequentatrici anche una potente donna d’affari, interpretata da una Charlotte Rampling che superati i sessanta anni continua a mostrarsi nuda (vedi fotogramma) ma soprattutto continua a concedersi in pessimi film americani (Basinc Instinct 2, Street Dance 2...)

Un giorno il nostro John si ritrova davanti una bellissima ragazza (Michelle Williams) che aveva notato un giorno in metro e non se ne era mai più dimenticato: non può fare subito sesso con lei, vuole prima conoscerla perché prova qualcosa. I due si rivedono ma la ragazza scompare e lui viene ferito: nessun testimone lo ha visto entrare in albergo con la ragazza e nessuno, al lavoro, conosce il suo collega. Sta forse diventando pazzo?
No, quello è lo sceneggiatore, casomai.
L’amico infatti gli telefona dicendo che la ragazza è in pericolo e deve procurargli 20 milioni.
Nel frattempo John scopre che l’altro uomo è in realtà un assassino e ha già ucciso un collega. Poi, non si sa bene perché, uccide la prima ragazza del club con cui Jonathan ha fatto sesso.

RECENSIONE
Insomma stiamo parlando di un film sul torbido mondo dei sex addicted di New York, su un uomo che è vittima di un macchinoso ingannato, su una storia d’amore impossibile?
Un po’ di tutto ciò, senza alcuna pretesa di approfondimento e lo stesso vale per i tre protagonisti: il buono, il cattivo e la bella pericolosa.
Il regista esordiente viene dalla pubblicità e si vede: l’algida fotografia di Dante Spinotti si adatta alle atmosfere patinate e sexy della pellicola, ma non aiuta una sceneggiatura risibile che sfiora spesso il ridicolo in un curioso e all’apparenza impossibile mix di prevedibilità e nonsense.
Possibile che i tre bravi ed esperti protagonisti, del tutto sprecati e fuori luogo in un film tanto anonimo, abbiano letto tale sceneggiatura prima di accettare le loro parti?
Sicuramente il punto più basso della carriera di Michelle Williams che però qui appare all’apice della sua bellezza dando così al film una ragione per essere visto.
Senza contare che, in ogni caso, le belle ragazze e le scene di sesso e di nudo non mancano: i distributori italiani non a caso hanno pensato di lanciarlo col torbido e improponibile titolo “Sexlist-omicidio a tre”, anche se l’originale non era di certo migliore o più sensato.  
Secondo film, uscito nel 2008, con Michelle Williams e Ewan McGregor amanti: l'altro era Incendiary-Senza apparente motivo, entrambi furono completamente ignorati da critica e pubblico.


VOTO: 4






martedì 24 aprile 2012

Brokeback Mountain, una storia d'amore "storica"


I SEGRETI DI BROKEBACK MOUNTAIN
(BROKEBACK MOUNTAIN)
DI ANG LEE,
USA, 2005
con Heath Ledger, Jake Gyllenhall, Michelle Williams, Anne Hathaway 


Se ti piace guarda anche: Titanic, Ghost, I Love you Philip Morris, I ragazzi stanno bene, A single man, Philadelphia

TRAMA
All’alba degli anni ’60, due cowboy (Heath Ledger e Jake Gillenhall) sono costretti a passare l’inverno nelle gelide montagne del Wyoming per vegliare sul bestiame. Per riscaldarsi finiscono per avvicinarsi sempre di più, fino a consumare dei rapporti sessuali che diventato un’abitudine.
Quando si ritrovano quattro anni più tardi, però, capiscono che la loro storia non era solo l’effetto prodotto da determinate circostanze: appena si rivedono non riescono a trattenersi dal baciarsi.
Inizierà così una storia tormentata che durerà quasi vent’anni, tra bugie, fugaci momenti di felicità, speranze e drammi.
RECENSIONE
C’è qualcosa di più virile ed eterosessuale della figura cowboy nel nostro immaginario? Non penso. E proprio per questo Ang Lee ha giocato col luogo comune e adattando un racconto di Annie Proulx ha trasformato la storia di questi due cowboy nell’apoteosi dell’amore gay maschile.
Il primo regista assegnato per il film a dire il vero fu Gas Van Sant, ma il progetto andò in fumo perché il regista voleva Phoenix e Damon come protagonisti, ma l’ultimo dei due, dopo aver già interpretato un omosessuale e un cowboy, disse che non poteva fare pure un cowboy omosessuale.
Venne quindi contattato Almodovar, che rifiutò (pentendosene poi). Infine arrivò Ang Lee, perfetto esempio di regista duttile capace di adattarsi alle logiche hollywoodiane.
Una storia all’apparenza difficilmente digeribile dal pubblico medio americano (e mondiale), una vera sfida che Ang Lee, con sorpresa di tutti, ha vinto incassando la strotosferica (per un film del genere) cifra di oltre 80 milioni di dollari, ai quali vanno sommati i 90 del resto del mondo.
Perfino nel nostro paese il film ha avuto un considerevole successo di pubblico, incassando quasi 5 milioni di euro, anche se dubito che l’abbiano viste le cariche culturalmente più importanti e influenti (ad esempio il papa, Bagnasco, Berlusconi, La Russa o Giovanardi). Ciò però non è servito per salvare il film da un’ignobile programmazione televisiva in seconda serata che l’ha visto mutilato di tutte le (caste) scene d’amore tra i due cowboy, rendendolo così incomprensibile allo spettatore più sprovveduto. E pensare che la Virgin Atlantic Airlines lo trasmette in qualsiasi fascia oraria durante i suoi voli..
Quella di Ang Lee è una bella lezione di cinema e di vita: in questo caso, dopo i fasti (sia nei termini di produzioni che di incassi) de La tigre e il dragone, si allontana dal suo Oriente per raccontare una storia d’amore tutta americana e poggiata esclusivamente sui sentimenti, dimostrando che le storie d’amore, e quindi i sentimenti, non hanno sesso.
L’universalità dei sentimenti è un tema da sempre caro al cinema e molto prima alla letteratura: sono state in fondo queste due arti a farci capire che il diritto di amare e altri diritti fondamentali come quello di vivere una vita dignitosa non devono essere prerogativa di bianchi ricchi ed eterossessuali.
Ma se i sentimenti e i diritti dei poveri erano stati già sdoganati nei secoli successivi e i diritti dei non bianchi erano stati metabolizzati nel Novecento, mancava ancora all’appello un classico-letterario o cinematografico- che si prefiggesse di difendere la dignità dei sentimenti omosessuali.
Forse è per questo, al di là dei suoi pur innegabili meriti artistici, che il film si trasformò in uno dei più premiati della storia del cinema: ben 71 le statuette collezionate, tra cui il Leone d’oro al Festival di Venezia e 3 Oscar: miglior regia, sceneggiatura non originale e colonna sonora originale. E se non vinse quella di miglior film, per alcuni critici fu dovuto al conservatorismo dei membri degli Academy, che hanno preferito premiare un film su scontri razziali e sociali piuttosto che uno sugli omosessuali, confermando del resto quanto detto in precedenza e cioè che il tema trattato resta ancora un tabù.
Al di là del contenuto di quest'opera, occorre dire che Lee è stato altresì aiutato da una bella fotografia, una magnifica musica e una squadra di ottimi attori: il compianto Ledger su tutti, ma anche Gyllenhall dimostra notevoli qualità drammatiche. Gli Oscar li hanno nominati entrambi. Nelle parti delle due infelici mogli Michelle Williams, nei panni della semplice donna media americana ma anche l’ex principessina Disney Anne Hathaway che dimostra grande talento, seppur è stata ignorata dagli Academy che hanno preferito nominare solo la Williams. Sul set del film si innamorarono Ledger e la Williams che fecero in tempo anche ad avere una bambina prima che il film fosse distribuito in Europa.
VOTO: 8

sabato 21 aprile 2012

Riscoprendo uno degli ultimi e più emozionanti film di Wenders

LA TERRA DELL'ABBONDANZA
(LAND OF PLENTY)
di Wim Wenders,
USA, 2004
con Michelle Williams, John Diehl



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Paul (John Diehl), veterano di guerra del Vietnam e sostenitore di Bush, passa le giornate in un camion ossrvando immigrati sospetti in cui si potrebbero nascondere nuovi attentatori.
Lana (Michelle Williams) é una missionaria cristiana che ritorna dal Medioriente alla ricerca del suo unico parente negli States: lo zio Paul.
Insieme saranno testimoni dell'omicidio di un pakistano e decideranno di portare il cadavere alla famiglia, intraprendo un viaggio che li cambierà...

Un film che non manca di retorica e simbolismi forti (accostamento della guerra in Vietnam con l'11 settembre), nonché di topoi classici di ogni regista europeo in trasferta americana, ma alla fine la pellicola riesce ad emozionare e a far riflettere, soprattutto nella seconda parte.
Michelle, inutile dirlo, é il punto forte del film: incarna alla peferzione lo spirito cristano, con un misto di carità e ingenuità.
Wenders l'ha scritto pensando alla Williams, che come ogni altro membro del cast ha ricevuto la paga irrisoria di 100 dollari a giornata.

Brokeback_Mountain_Frenchfrencfer_Sanctuary_great_ge12_(25).jpgGirato nei pressi del Million Dollar Hotel, albergo che diede il nome a un altro film di Wim Wenders, di cui l'unica cosa a salvarsi fu il brano degli U2.
Anche qua la colonna sonora gioca un ruolo fondamentale: il titolo del film prende nome dalla canzone omonima di Leonard Cohen, mentre il resto dell'ottima soundtrack é composto da un'alternanza di brani elettronici e rock, tra cui Travis e Bowie.

Il film fu presentato, con un buona accoglienza, al Festival di Venezia. Inutile dire che ha incassato una miseria.

REGIA
Wim Wenders, nato nel 1945 in Germania, dagli anni '70 si afferma come uno dei maggiori esponenti del nuovo cinema tedesco, grazie a titoli di culto per i cinefili come Alice nella città (1973) e Nel corso del tempo (1975), ma é nel decennio successivo che si contraddistingue dagli altri registi tedeschi (Herzog, Fassbinder) grazie al successo internazionale di pellicole come Paris, Texas (1984) e il Cielo sopra Berlino (1987). Nei decenni successivi Wenders ha continuato a girare, realizzando una filmografia vastissima e variegata che conta anche diversi e riusciti documentari come Buena Vista social club (1999) e Pina, candidata agli ultili Oscar.
Voto: 7+

giovedì 19 aprile 2012

Me without you: commedia indie british da riscoprire



ME WITHOUT YOU
di SANDRA GOLDBACHER,
UK, 2001
con Michelle Williams, Anna Friel, Kyle MacLachlan, Trudie Styler


Se ti piace guarda anche: Le ragazze della casa bianca, La prima cosa bella
L'amicizia tra due ragazze dagli anni '70 agli anni 2000: prima vicine di casa, poi compagne di università che escono con lo stesso professore, infine amiche che si sopportano per amore delle loro figlie che sono diventate a loro volta migliore amiche.

Gradevole commedia indipendente britannica, che ci permette di fare un viaggio culturale e musicale dall'Inghilterra punk degli anni '70 a quella New Romantic anni '80: The Clash, Depeche Mode, Nick Drake..

Roger Egbert, conociuto come uno dei piu' autorevoli e spietati critici, ha elogiato la performance di Michelle Williams, perfettamente credibile nella parte di un'inglese.

Perfetta anche la bellissima Anna Friel, che interpreta la ragazza bella ma sfortunata e per questo, nel corso del tempo, sempre piu' gelosa del successo lavorativo e sentimentale dell'amica seria e meno bella.

In Italia il film é uscito con due anni di ritardo, in pieno agosto. Non che nel resto del mondo abbia ricevuto visibilità di gran lunga maggiore: proprio per questo merita di essere riscoperto.

VOTO: 7


martedì 17 aprile 2012

In ricordo di Jen Lindley


Credo che non sia esagerato dire che chiunque sia nato negli anni '80 abbia visto almeno un episodio di Dawson's Creek..
Per gli altri, questa é la trama.
 Dawson Leery (James Van der Beek) é un ragazzo di 16 anni col sogno di diventare regista. La sua camera é tappezzata di locandine e oggetti vari; doprattutto legati al suo mito, Spielberg. Vive con i suoi in una graziosa casetta in riva a un fiume. Il suo migliore amico é Pacey (Joshua Jackson), la sua amica del cuore é Joey Potter (Katie Holmes), che viene a trovarlo tutti i giorni arrampicandosi per una scala. La storia comincia tuttavia con l'arrivo di Jen Lindley (Michelle Williams) come nuova vicina di Dawson: é lei che sveglia l'interesse di Dawson, ingelosendo Joey. Jen é infatti l'esatto opposto di Joey: é bionda, viene da New York, ha un passato turbolento...

Questi rimarranno i 4 protagonisti della serie per 6 stagioni, dal 1998 al 2003.


Fin dai primi episodi la serie si trasforma in un fenomeno generazionale la cui portata e la cui qualità tuttavia diminuirono in fretta, non impedendo comunque di arrivare ad una sesta stagione.

La serie fu definita da Variety come  "l'equivalente adolescente di un film di Woody Allen" e si guadagno' diversi riconoscimenti.

Dei 4 protagonisti gli unici ad aver un futuro al di fuori della serie furono le due attrici: prima di Michelle, Katie Holmes ebbe un inizio di carriera brillante (l'interessante rivisitazione teen di Pulp Fiction Go! Una notte da dimenticare, del 1999, l'indie Schegge di April, 2003), ma dopo aver sposato Tom Cruise la sua carriera é finita.
Joshua Jackson recentemente é rinato con la serie Fringe, mentre é da segnalare un personaggio della terza stagione, che interpreta il ragazzo innamorato di Jen/Michelle: si tratta di Michael Pitt, visto poi in The Dreamers di Bertolucci, Last Days di Van Sant, Seta e Boardwalk Empire).

Il personaggio di Michelle Williams fu fin da subito quello piu' interessante e mi innamorai subito di lei. Nel discutibile e lacrimoso doppio episodio finale, il suo personaggio muore di una malattia rara e sul letto di morte affida sua figlia al miglior amico gay Jack (Kerr Smith) e al suo compagno. Una fine che suona quasi come una puritana punizione hollywoodiana per un personaggio che ha sempre vissuto in modo anticonformista.
Sul set della serie Michelle conobbe Busy Philipps, che interpretava un personaggio della quinta e sesta stagione: tutt'ora Busy é la sua miglior amica ed é lei ad accompagnarla alle varie premiazioni.
Jen Lindley.jpg

venerdì 13 aprile 2012

Michelle Williams: biofilmografia di un'antidiva



Era il 1993 quando in un episodio di Baywatch faceva la sua prima apparizione davanti a una telecamera una dodicenne Michelle Williams: seguirono poi tante altre apparizioni in serie tv come Una bionda per papà, Quell’uragano di papà, fino al debutto cinematografico in Lassie, l’anno seguente.
Ma è il 1998 l’anno che cambierà per sempre la sua vita: a 16 anni Michelle viene scelta per impersonare Jen Lindley, personaggio che ricoprirà per sei stagioni nella fortunatissima serie Dawson’s Creek: un prodotto tv di qualità, ricco di citazioni cinefile, dialoghi arguti, sdoganamento di temi tabù.
Jen è una ragazza anticonformista, indipendente, contraria a ogni ipocrisia: in fondo questo personaggio che Michelle ha cercato tanto di far dimenticare le assomiglia.
Cliquer pour voir l'image en taille réelleLa ragazza dimostra infatti di preferire il set al red carpet, la vita privata ai party, i ruoli impegnativi di fronte ai facili guadagni.
Capisce infatti che non vuole una strada facile subito dopo essere stata tra i protagonisti dell’horror Halloween H20: Venti anni dopo, uscito sulla scia del fenomeno Dawson’s Creek.
Opta così per il teatro, e gira un paio di pellicole sfortunate dal punto di vista commerciale, ma qualitativamente valide: il delizioso Le ragazze della casa bianca (1999), che mischia comicità a storia politica, il televisivo Women - If these walls could talk (2000) che mette in scena le vicende amorose di diverse coppie lesbiche, e Me without you (2001) riuscita commedia britannica dolceamara.
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Con The Station Agent, nel 2003, intraprende definitivamente la sua vocazione per il cinema indipendente americano, spesso destinato a non trovare distribuzione (A hole in a One, 2004, The Hawk is dying, 2006, a fianco di Paul Giamatti sono due titoli praticamente introvabili).
Eppure col tempo si farà notare dai grandi maestri: eccola così nel 2004 nel bel film di Wim Wenders  La terra dell’abbondanzapoi nel celebre I segreti di Brokeback Mountain di Ang Lee, film che si rivelerà fondamentale per la sua carriera e la sua vita.
Non solo infatti le fa guadagnare una nomination all’Oscar come miglior attrice non protagonista, ma sul set del film si innamora di Heath Ledger, dal quale rimane presto incinta.
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Cliquer pour voir l'image en taille réelleCurioso notare come nello stesso periodo, anche la sua ex compagna di set Katie Holmes rimanga in fretta incinta da un attore famoso, ma da questo periodo le loro sorti saranno opposte.
Nel 2006 Michelle e Heath diventano genitori di Mathilda ma nemmeno due anni più tardi si lasciano: poco dopo Heath muore in tragiche circostanze a soli 28 anni.
Il rapporto tra Michelle e la stampa si incrina ancora di più e l’attrice cerca più che mai di fuggire ai media e si rifugia nel lavoro.
Gli anni con Heath sono quelli in cui Michelle è all’apice della sua bellezza e felicità e ne sono prova film come L’amore giovane del 2006, Senza apparente motivo e Sex list – Omicidio a tre, entrambi del 2008 e sfortunatissimi, nonché tra i suoi titoli più deboli.
Cliquer pour voir l'image en taille réelleCliquer pour voir l'image en taille réelleTra il 2007 e il 2008 arrivano due camei di lusso: Io non sono qui di Tod Haynes e Synedoche, New York di Charlie Kauffman, inedito in Italia nonostante i riferimenti a Fellini.
Michelle è poi protagonista assoluta dell'impegnativo e invisibile Wendy and Lucy di Kelly Reichardt, regista indipendente americana con la quale tornerà a lavorare nel 2010 con Meek’s Cutoff: Entrambi i film sono stati assai apprezzati dai pochi che li hanno visti.
Nel 2010 arrivano due titoli di peso nella sua filmografia: lo struggente Blue Valentine, in cui che le porta una nomination all’Oscar come attrice protagonista e l’ottimo Shutter Island, incompreso film di Scorsese con DiCaprio protagonista.
Gli Oscar del 2011 la vedono ancora una volta candidata questa volta per la sua inattesa parte di Marilyn Monroe in My week my Marilyn: curioso vedere una delle attrici meno dive del pianeta nei panni della più grande diva di tutti i tempi. La metamorfosi però è perfettamente riuscita e Michelle si porta a casa una dozzina di premi grazie a questa straordinaria performance.
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A fine anno l’attendiamo con ansia in quella che sembra una deliziosa commedia indie americana, Take this waltz, mentre nel 2012 sarà in una sorta di remake del Mago di Oz al fianco di Mila Kunis e James Franco.
Antidiva per eccellenza, Michelle ha costruito con grande coerenza una bellissima carriera composta da film indipendenti e film d'autore, fuggendo dai blockbuster e dal divismo che ha rovinato tante sue colleghe inizialmente molto più "lanciate". Questo atteggiamento sta finalmente dando i suoi frutti e i riconoscimenti non hanno tardato ad arrivare.
Lunga vita a Michelle e agli attori che credono davvero nel lavoro e non solo nel guadagno facile. ttw_d19_2840_jpg_2474.jpg