Oggi esce nei cinema l'ultimo film con Keira Knightley, icona del blog di questo mese che finisce. Un'occasione pe ripercorrere la sua carrierra...
In seguito a questi due grandi successi di critica e agli esorbitanti incassi dei Pirati dei Caraibi, la stella di Keira è sembrata però offuscarsi negli ultimi anni, a causa di film sulla carta interessanti ma ignorati dal pubblico (Seta, The Duchessa, Last Night, The Edge of Love, che da noi non è stato neppure distribuito o London Boulevard che da noi è arrivato con quasi un anno di ritardo, fino all’atteso ma di fatto ignorato Non lasciarmi ).
Ora grazie a Cronenberg e il suo Dangerous Method che l'ha portata al Festival di Venezia, la sua stella è tornata a brillare in una pellicola che è sì un film d’autore ma anche un’opera in grado di attirare pubblico e riconoscimenti.
Grazie alla fortuna della serie de I Pirati dei Caraibi, dalla quale si è però saggiamente tirata indietro al terzo capitolo, ha potuto dedicarsi anche a molte opere commercialmente deboli se non fallimentari, che però le hanno permesso di lavorare in produzioni indipendenti e con registi promettenti ma ancora sconosciuti.
Pochissime altre attrici possono vantare una carriera così coerente e coraggiosa:
• Star Wars: Episodio I - La minaccia fantasma (Star Wars: Episode I - The Phantom Menace), regia di George Lucas (1999): un esordio col botto
• The Hole, regia di Nick Hamm (2001): un horror claustrofobico e interessante
• Sognando Beckham (Bend It Like Beckham), regia di Gurinder Chadha (2002): il film inglese di maggior successo dell’anno, una piacevolissima commedia multietnica
• La maledizione della prima luna (Pirates of the Caribbean: The Curse of the Black Pearl), regia di Gore Verbinski (2003): godibile fiaba per famiglie, fu un autentico colpo di fulmine per il sottoscritto e un successo enorme in tutto il mondo.
• Love Actually - L'amore davvero (Love Actually), regia di Richard Curtis (2003): altro enorme successo al box office, è diventato un classico delle commedie romantiche, ma personalmente l’ho trovato davvero fastidioso.
• King Arthur, regia di Antoine Fuqua (2004): tanta pubblicità, poca sostanza
• The Jacket, regia di John Maybury (2005): piccolo film da recuperare
• Orgoglio e pregiudizio (Pride & Prejudice), regia di Joe Wright (2005): con la nomination all’Oscar ad appena 19 anni arriva la definitiva consacrazione.
• Domino, regia di Tony Scott (2005): un film esagerato, al limite del virtuosismo: da amare o da odiare
• Pirati dei Caraibi - La maledizione del forziere fantasma (Pirates of the Caribbean: Dead Man's Chest), regia di Gore Verbinski (2006): aumentano gli incassi e la durata, ma diminuisce drasticamente la qualità.
• Pirati dei Caraibi - Ai confini del mondo (Pirates of the Caribbean: At World's End), regia di Gore Verbinski (2007): sempre meglio al botteghino (un’autentica garanzia) e sempre peggio in termini di valore cinematografico.
• Espiazione (Atonement), regia di Joe Wright (2007): Il triangolo Wright, Knightley e letteratura torna a fare scintille: una pioggia di nomination agli Oscar, ma il film è poco più che discreto.
• Seta (Silk), regia di François Girard (2007)- dalla brevissima e squisita novella di Baricco vengono tolte ogni traccia di lirismo e delicatezza: la dimostrazione del talento di Keira, unico motivo per vederlo. La scena finale, di lei che mentre si allontana nel mare guarda lo spettatore vale l’intera visione.
• The Edge of Love, regia di John Maybury (2008): commedia con Sienna Miller ambientata nei primi del ‘900 da noi inedita.
• La duchessa (The Duchess), regia di Saul Dibb (2008): magnifici costumi e parrucche, ottima idea di partenza, ma alla fine è una rivisitazione all’inglese di Marie Antoinette
• Last Night, regia di Massy Tadjedin (2010)- l’amore tra Keira e la letteratura sembra infinito: è l’esordio alla regia di una scrittrice, passato però inosservato nonostante il cast.
• Non lasciarmi (Never Let Me Go), regia di Mark Romanek (2010): altra trasposizione attesissima che però non scuote i botteghini
• London Boulevard, regia di William Monahan (2010): finalmente una storia ambientata ai giorni nostri, ma i risultati sono gli stessi.
• A Dangerous Method, regia di David Cronenberg (2011): Cronenberg racconta i padri della psicanalisi: un film attesissimo che ha deluso per la sua “normalità” e il suo stampo poco cronenberghiano, ma che proprio per questo potrebbe diventare un classico. Da stasera al cinema, da non perdere!