Visualizzazioni totali

venerdì 30 settembre 2011

Keira Knightley: la carriera

Oggi esce nei cinema l'ultimo film con Keira Knightley, icona del blog di questo mese che finisce. Un'occasione pe ripercorrere la sua carrierra...


Keira Knitghley, nata il 26 marzo 1985 in Regno Unito, è senz’altro una delle migliori attrici nate negli anni ’80, grazie a una versatilità e una disposizione a mettersi in gioco che l’ha portata a spaziare da commedie brillanti (la deliziosa Bend it like Beckham - Sognano Beckham o l’insopportabile, ma di enorme successo, Love Actually), a blockbuster per famiglie (la fortunatissima trilogia dei Pirati dei Caraibi), passando per un horror (The Hole) e action (Domino, King Arthur) ma specializzandosi soprattutto in adattamenti letterari in costume di registi esordienti o poco noti, che in alcuni casi le hanno portato molto successo come quelli di Joe Wright (Orgoglio e Pregiudizio e Atonement-Espiazione).



In seguito a questi due grandi successi di critica e agli esorbitanti incassi dei Pirati dei Caraibi, la stella di Keira è sembrata però offuscarsi negli ultimi anni, a causa di film sulla carta interessanti ma ignorati dal pubblico (Seta, The Duchessa, Last Night, The Edge of Love, che da noi non è stato neppure distribuito o London Boulevard che da noi è arrivato con quasi un anno di ritardo, fino all’atteso ma di fatto ignorato Non lasciarmi ).



Ora grazie a Cronenberg e il suo Dangerous Method che l'ha portata al Festival di Venezia, la sua stella è tornata a brillare in una pellicola che è sì un film d’autore ma anche un’opera in grado di attirare pubblico e riconoscimenti.



Grazie alla fortuna della serie de I Pirati dei Caraibi, dalla quale si è però saggiamente tirata indietro al terzo capitolo, ha potuto dedicarsi anche a molte opere commercialmente deboli se non fallimentari, che però le hanno permesso di lavorare in produzioni indipendenti e con registi promettenti ma ancora sconosciuti.




Pochissime altre attrici possono vantare una carriera così coerente e coraggiosa:


• Star Wars: Episodio I - La minaccia fantasma (Star Wars: Episode I - The Phantom Menace), regia di George Lucas (1999): un esordio col botto



• The Hole, regia di Nick Hamm (2001): un horror claustrofobico e interessante


• Sognando Beckham (Bend It Like Beckham), regia di Gurinder Chadha (2002): il film inglese di maggior successo dell’anno, una piacevolissima commedia multietnica


• La maledizione della prima luna (Pirates of the Caribbean: The Curse of the Black Pearl), regia di Gore Verbinski (2003): godibile fiaba per famiglie, fu un autentico colpo di fulmine per il sottoscritto e un successo enorme in tutto il mondo.



• Love Actually - L'amore davvero (Love Actually), regia di Richard Curtis (2003): altro enorme successo al box office, è diventato un classico delle commedie romantiche, ma personalmente l’ho trovato davvero fastidioso.



• King Arthur, regia di Antoine Fuqua (2004): tanta pubblicità, poca sostanza



• The Jacket, regia di John Maybury (2005): piccolo film da recuperare



Orgoglio e pregiudizio (Pride & Prejudice), regia di Joe Wright (2005): con la nomination all’Oscar ad appena 19 anni arriva la definitiva consacrazione.



Domino, regia di Tony Scott (2005): un film esagerato, al limite del virtuosismo: da amare o da odiare



• Pirati dei Caraibi - La maledizione del forziere fantasma (Pirates of the Caribbean: Dead Man's Chest), regia di Gore Verbinski (2006): aumentano gli incassi e la durata, ma diminuisce drasticamente la qualità.



Pirati dei Caraibi - Ai confini del mondo (Pirates of the Caribbean: At World's End), regia di Gore Verbinski (2007): sempre meglio al botteghino (un’autentica garanzia) e sempre peggio in termini di valore cinematografico.



Espiazione (Atonement), regia di Joe Wright (2007): Il triangolo Wright, Knightley e letteratura torna a fare scintille: una pioggia di nomination agli Oscar, ma il film è poco più che discreto.



• Seta (Silk), regia di François Girard (2007)- dalla brevissima e squisita novella di Baricco vengono tolte ogni traccia di lirismo e delicatezza: la dimostrazione del talento di Keira, unico motivo per vederlo. La scena finale, di lei che mentre si allontana nel mare guarda lo spettatore vale l’intera visione.



• The Edge of Love, regia di John Maybury (2008): commedia con Sienna Miller ambientata nei primi del ‘900 da noi inedita.



La duchessa (The Duchess), regia di Saul Dibb (2008): magnifici costumi e parrucche, ottima idea di partenza, ma alla fine è una rivisitazione all’inglese di Marie Antoinette



• Last Night, regia di Massy Tadjedin (2010)- l’amore tra Keira e la letteratura sembra infinito: è l’esordio alla regia di una scrittrice, passato però inosservato nonostante il cast.



Non lasciarmi (Never Let Me Go), regia di Mark Romanek (2010): altra trasposizione attesissima che però non scuote i botteghini



• London Boulevard, regia di William Monahan (2010): finalmente una storia ambientata ai giorni nostri, ma i risultati sono gli stessi.



A Dangerous Method, regia di David Cronenberg (2011): Cronenberg racconta i padri della psicanalisi: un film attesissimo che ha deluso per la sua “normalità” e il suo stampo poco cronenberghiano, ma che proprio per questo potrebbe diventare un classico. Da stasera al cinema, da non perdere!

mercoledì 28 settembre 2011

Terraferma verso l'Oscar: siete d'accordo?

È Terraferma il film scelto per rappresentare l'Italia ai prossimi Oscar. Dopo il prestigioso premio della giuria, che ha sollevato l'incredulitá di molti critici, ecco piombare un altro riconoscimento che sicuramente fará torcere il naso a molti.
Accolto in modo contrastante dalla critica e del tutto ignorato dal pubblico (nemmeno un milione l'incasso) nonostante premi e tematiche affrontate, il film farà ancora parlare di sè, anche se ció non sembra giovargli.
Anche su questo blog non ha suscitato alcun interesse a quanto pare.
Ma voi siete d'accordo o preferivate Moretti?
Io personalmente lo ritengo il solito film 'folkloristico' tutto mare e povertà che con Salvatores e Tornatore avevano giá portato agli Oscar ed evidentemente questa è l'immagine dell'Italia che agli americani piace.

lunedì 26 settembre 2011

Crialese si conferma uno dei nostri registi più interessanti e amati all'estero

TERRAFERMA


DI   EMANUELE  CRIALESE

ITALIA, 2011

Con Donatella Finocchiaro, Filippo Pucillo, Beppe Fiorello

Premio speciale della Giuria alla 68° Edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia

Ancora per poco nei nostri cinema
Attualmente in 90 sale
Se ti piace guarda anche: Sul mare, Nuovomondo, Respiro
 
Per una famiglia di isolani la pesca non è più sufficiente come unico mezzo di sostentamento: ecco che quindi Giulietta (Donatella Finocchiaro), madre vedova che vive col padre e col figlio adolescente, ha in mente di affittare la loro piccola casa ai turisti durante la stagione estiva, impresa nella quale si fa aiutare dal figlio (Filippo Pucillo).

Peccato che coi turisti arrivino anche i clandestini e per la famiglia le cose si fanno sempre più difficili, soprattutto da quando c’è una legge che vieta di soccorrere i profughi.

La legge della natura a volte va oltre a quella dell’uomo: questa sembra la morale del film di Crialese, vincitore del prestigioso Premio della Giuria all’ultimo festival di Venezia con questo piccolo film che racconta con sentimento una piccola grande storia quotidiana per qualsiasi abitante di Lampedusa.

Il film si fa ammirare per una scrittura asciutta e intelligente che racconta una storia non originalissima in modo però tutt’altro non scontato.

Regala grandi emozioni lo scontro tra Giulietta e l’ospite straniera che deve/vuole nascondere in casa, grazie alle prove delle due attrici, tra cui soprattutto quella di una Finocchiaro alle prese con un personaggio forte e determinato che avrebbe meritato molto più spazio. Le si è preferito invece il personaggio molto meno accattivante del figlio, col rischio di creare l’ennesimo film di formazione (solo un anno fa è uscito l’ignorato Sul mare, storia di un adolescente che vive su un'isola facendo il barcaiolo e che si innamora di una turista, interpreta dalla stessa Martina Codecasa che anche qui veste i panni della turista di cui si infatua l'isolano). Crialese però evita per fortuna alcune tappe scontate del racconto di formazione, come la super inflazionata scena/storia d’amore, e non evita di dare slanci improvvisi al proprio protagonista, rendendolo decisamente più interessante e dinamico nell’ultima parte del film.
Visivamente meno forte rispetto a Nuovomondo, Terraferma è comunque un’opera personale valida, che ha però i propri limiti in alcuni aspetti ideologici fin troppo espliciti, che se in un film di Moretti sono ben piazzati e ne hanno fatto un punto di forza, qui finiscono per stridere: troppo facile mostrare le forze dell’ordine sempre come personaggi negativi e scegliere come clandestini in mare da anni dei volti che sembrano venire da uno spot patinato).

VOTO: 7

domenica 25 settembre 2011

The Eagle: una riuscita avventura epica

THE EAGLE
(THE EAGLE OF THE NINTH)
DI KEVIN MACDONALD,
UK, 2011
con Channing Tatum, Jamie Bell, Donald Sutherland

Ora nei cinema
Se ti piace guarda anche: L'ultima legione, Centurion, Braveheart

Nella Britannia del secondo secolo, un soldato romano di nome Marco Aquila, (Channing Tatum) vuole riconquistare l’onore che il padre ha perso in una disastrosa e famigerata impresa che ha portato l’imperatore a costruire il celebre Vallo di Adriano.

Congedato con onore, il valoroso soldato non si da per vinto e decide di attraversare il vallo con l’aiuto del suo servo, nonostante lo zio (Donald Sutherland) e altri romani cerchino di dissuaderlo.

Il giovane che lo accompagna, Esca (Jamie Bell) è un britanno che gli può essere di aiuto perché parla perfettamente anche la lingua dei romani: ma ci si può fidare di uno straniero che è per di più anche schiavo?

Dopo Centurion, film dell’anno scorso di Neil Marshall con Michael Fassbender e L’ultima Legione, film con Colin Firth tratto da Valerio Massimo Manfredi, la Nona Legione Romana continua a ispirare il cinema

Ci voleva un regista scozzese per dare vita a questo racconto epico a sua volta tratto da un romanzo: Kevin MacDonald, già premio Oscar nel 2000 per il documentario Un giorno a settembre, rende questo peplum bellico ad alto rischio polpettone un film personale, in cui si sente l’impronta del regista, evidentemente coinvolto da questi avvenimenti storico-leggendari che riguardano la sua terra.

Così, la parte bellica, ben girata, si alterna a quella della suspense e dell’action, che riescono a a coinvolgere lo spettatore fino alla fine. Ma c’è anche una breve ma piacevole parentesi sull’amicizia virile e sul senso di lealtà, nonché un curioso intermezzo ipnotico-tribale. Peccato per la scena finale da buddy-movie, ma è una pecca che si può perdonare.
Inoltre MacDonald, che già fece vincere l’Oscar a Forest Whitaker nel 2006 per L’ultimo Re di Scozia, riesce a far recitare l’ex modello Channing Tatum, mentre Jamie Bell conferma il suo talento ma è ancora lontano dal ruolo che lo faccia emancipare da Billy Elliott.

Infine, l’elemento di maggior interesse della pellicola è la fotografia, che si adatta allo stato d’animo del protagonista.

Più di un ordinario film epico per appassionati, che potrebbe insomma trasformarsi in una piacevole sorpresa per i più scettici.

VOTO: 6,5

giovedì 22 settembre 2011

Bad teacher, bad movie

BAD TEACHER
di Jake Kasdan
USA, 2011
con Cameron Diaz, Justin Timberlake, Lucy Punch
Genere: Commedia

TRAMA
Un’insegnante che odia il proprio lavora ha un unico obiettivo nella vita: sposare un uomo ricco. Per farlo pensa che l’unico modo sia rifarsi il seno, ma l’intervento costa molto e gli insegnanti, si sa, guadagnano molto poco. Userà tutta la sua astuzia per racimolare i soldi necessari.

RECENSIONE
L’idea di far ruotare il film intorno a un personaggio molto negativo mantenendo dei toni leggeri è accattivante, ma da un soggetto interessante, due sceneggiatori di The Office, Gene Stupnitsky, Lee Eisenberg hanno tratto un copione a dir poco pessimo, in cui la storia non decolla mai e la commedia non diventa mai tale. Zero risate, zero trovate, zero battute, ma solo tante scene in seguenza mixata, senza alcun ritmo e padronanza dei tempi filmici.

Eppure il regista, produttore e attore Jake Kasdan aveva già diretto Walk Hard: la storia di Dewey Cox, apprezzato da critica e pubblico e non si comprende affatto questo suo capitombolo.

Alla fine rimane un film imbarazzante per tutti: per il povero spettatore che non sa se ridere o piangere, (o uscire dalla sala), per Cameron Diaz che dopo 15 anni è ancora ferma a Tutti pazzi per Mary, ma con meno risate e più volgarità, e per Justin Timberlake, che ha abbandonato una carriera musicale dignitosa per recitare in questo film demenziale tanto desolante da non poter essere nemmeno considerato trash o cult.

VOTO: 3


domenica 18 settembre 2011

Il documentario su Vasco Rossi non è solo per i fan del Blasco

QUESTA STORIA QUA
di Alessandro Paris e Sibylle Righetti
Italia, 2011


Zocca, sulle tracce di Vasco Rossi: attraverso una serie di interviste ad amici, collaboratori e parenti si tenta di ricostruire e capire il percorso di questo cantautore, senza intenti mitizzanti.

Il documentario di Alessandro Paris e Sibylle Righetti non si pone mai infatti come tributo agiografico, bensì come scoperta: di alcune persone, di luoghi, di pensieri di vita. In questo senso il piccolo paese montano di Zocca, in provincia di Modena, diventa il fulcro di questa storia qua: con le sue tradizioni, i suoi abitanti, i suoi punti di ritrovo, i suoi panorami diventa soggetto cinematografico per eccellenza, superbamente fotografato e inserito nel contesto delle testimonianze. A queste si alterna molto materiale inedito davvero interessante per i fan, come filmati personali, estratti audio, ecc.

Ma quello che differenzia questo documentario dagli altri e che lo rende piacevole anche a chi (come al sottoscritto) il nome Vasco non dice molto è oltre alla già citata ottima fotografia, la liricità di alcune riprese, l’attenzione al mondo rurale passato e attuale, la storia di un ragazzo come tanti altri che si è poi trasformato in uno dei maggior cantautori italiani.

Non un’accozzaglia di interviste, videoclip, live: ma un progetto con un’identità molto cinematografica e degli intenti quasi sociologici.

Lui, il Vasco, commenta i vari passaggi del film, ma compare solo in filmati di repertorio o inediti, mentre il Vasco rockstar, quello attuale, appare fugacemente solo prima dell’epilogo: anche questo è per mantenere l’icona rock fuori, e per concentrarsi sul ragazzo di Zocca.

VOTO: 7

sabato 17 settembre 2011

Cose dell'altro mondo? No, cose italiane!

COSE DELL'ALTRO MONDO
di Francesco Patierno,
Italia, 2011
con Diego Abatantuono, Valerio Mastandrea, Valentina Lodovina

Attualmente al cinema

Cosa accadrebbe in Italia se all’improvviso sparissero tutti gli immigrati?


Su questa provocazione si apre e chiude il terzo film di Patierno, che tratta un tema delicatissimo e super inflazionato come l’immigrazione, propinato a Venezia in tutte la salse. Ma se Criaelese e Olmi hanno optato per toni più poetici, Patierno ha puntato sulla commedia e su toni decisamente irriverenti.

Al centro della storia gravitano le vicende di tre personaggi: un industriale (Abatantuono) che possiede anche un'emittente televisiva in cui sfoga i suoi ideali xenofobi tramite un suo programma, un poliziotto (Mastandrea) che torna nella sua città per vedere la madre e l'ex fidanzata (Lodovini), che è rimasta incinta dal giovane fidanzato africano e che è maestra di una classe con molti stranieri. 

Parlare di un tema così difficile come l'immigrazione con irriverenza e i rischi sono molti. Prendendo in giro ogni schieramento politico, dalla destra xenofoba alla sinistra troppo permissiva, il film ha il coraggio di dire e mostrare la verità. Oppure la viltà di non prendere posizioni, dipende dai punti di vista. In effetti lo stesso film si può leggere in entrambe le chiavi, risultando così ancora più ambiguo. E non mancano i detrattori che hanno interpretato quest’ambivalenza come opportunistica.
Ma al di là delle polemiche (comprese quelle sollevate da alcuni politici) è meglio concentrarsi sul film e apprezzare una commedia che tenta la strada del politicamente scorretto e dell’irriverenza, addolcendola però con toni surreali che tanto mancano al cinema italiano. E tra una manciata di sopra le righe e un pizzico di surreale c’è molta più realtà che nella maggior parte delle penose commedie italiane che affollano i nostri schermi di storie fastidiosamente artificiose.

E poco importa se il film lancia il sasso e si tira indietro, non rispondendo alla domanda iniziale e girando a vuoto per buona metà del suo tempo: in fondo il quesito che pone non è di tipo cinematografico, bensì sociale. Insomma è già molto che un film abbia anche semplicemente sollevato tale domanda e abbia tentato di farci riflettere su un argomento serissimo.
Ed è un piacere ritrovare Valerio Mastandrea in un ruolo decisamente più riuscito di quello di Ruggine.

VOTO: 6,5

sabato 10 settembre 2011

Tutti i premi del Festival di Venezia

Ecco i premi appena assegnati a questa 68° Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Leone d’oro per miglior film: Faust di Alexandr Sokourov
Leone d’argento per miglior regia: Cai Shangiun per People mountain People sea
Premio speciale della Giuria: Terraferma di Emanuele Crialese
Coppa Volpi Miglior Interpretazione maschile: Michael Fassbender per Shame
Coppa Volpi Miglior interpretazione femminile: Diani Yip per A Simple life
Premio Luigi De Laurentiis miglior opera prima:La bas
Premio Mastroianni per miglior interprete emergente:Shota Somenai
Osella miglior sceneggiatura:Alps
Osella contributo tecnico:Wuthering heights

Venezia 2011: le star viste da me




Dopo aver parlato della qualità dei film, parliamo delle star viste da vicino..

Il Leone alla simpatia lo assegno ex aqueo ai tre bastardi senza gloria Cristoph Waltz, Michael Fassbender ed Eli Roth, disponibilissimi e gentilissimi con i fan. L’ultimo dei tre in particolare, ogni sera aveva un gruppo di fan coi quali si fermava a parlare e scherzare e dai quali accettava poster e regali.

Tutta la mia stima va però a Fassbender, non solo per il coraggio di interpretare un film come Shame, ma anche per il sorriso che nessuno sembrava riuscire a togliergli dalla faccia, nemmeno il pubblico che continuava a chiamare Keira mentre lui firmava autografi..

Per quanto riguarda gli italiani, invece, i più disponibili sono Filippo Timi e Stefano Accorsi (interpreti di Ruggine), davvero squisiti.


Tra le star femminili, la più gentile e cordiale tra le italiane è sicuramente Carolina Crescentini, anche bellissima. Ma la più bella del reame è Valeria Solarino, placida e solare.


Valeria Golino e Asia Argento sono invece evidentemente troppo dive per degnare il pubblico. Anche se l’Argento ha davvero poco per darsi delle arie considerando che un tempo ai festival ci andava per presentare film in concorso e questa volta invece era al Lido per pubblicizzare una fiction Mediaset che la vede accanto alla Arcuri.

In ogni caso, quella sera il pubblico aspettava solo Madonna (la foto qui accanto è l'unica non scattata da me), unica legittima diva, alle prese con visibile difficoltà motorie causate da un vestito con strascico troppo lungo e scarpe con tacco troppo alto. In poche parole, Madonna non ha fatto quei tre fatidici gradini che l’avrebbero avvicinata a quei fan che l’attendevano dal mattino.


 
Evan Rachel Wood è dolcissima, calmissima e bellissima e ha posato con i fan e firmato diligentemente autografi. Kate Winslet, esplosiva nei suoi vestitini strettissimi, ha accontentato alcuni fan all’anteprima di Carnage, mentre a quella di Mildred’s Piece, arrivata in ritardato, ha dovuto disertare i fan, ai quali ha rivolto uno sguardo costernato.



In ritardo anche Keira Knightley e il resto del cast di A Dangerous Method, il che ha innervosito non poco il buon Müller. Dopo aver attraversato piuttosto velocemente il red carpet, la protagonista del film di Cronenberg è comunque scesa per firmare, velocemente, un paio di autografi.

Quando la scelsi come icona del mese del blog, ovviamente l’ho fatto in onore del film di Cronenberg, ma anche perché Keira è da sempre una delle mie attrici preferite. Mai avrei immaginato però di ritrovarmela a 50 cm di distanza e posso assicurarvi che è stata una delle visioni più belle dell’intera mia esistenza. E se il film mi ha un po’ deluso, lei al contrario, mi ha lasciato senza fiato.

venerdì 9 settembre 2011

Venezia: è quasi il tempo di verdetti

A Venezia, in questo momento, c’è una delle ultime conferenze di questo Festival, ma ormai les jeux sont faits e si accettano scommesse per leoni, volpi e altri animali lagunari da assegnare ai film di questo Festival particolarmente riuscito.

Va riconosciuto a Muller di aver raggruppato dei film davvero buoni e di aver portato a Venezia tutti i riflettori possibili grazie alla presenza del più grande divo e della più grande diva sulla faccia della terra con i loro film fuori concorso.

E se il concorso all’inizio sembrava una sfida tra Cronenberg, Polanski e Sokurov, il primo è subito uscito di scena per cedere il posto alla rivelazione McQueen che in realtà conferma quanto provato in Hunger, e per un inaspettato ritorno, ovvero quello di William Friedkin di Killer Joe.

Carnage, Faust, Shame e Killer Joe, questi i titoli più apprezzati, che si porteranno a casa sicuramente la Coppa Volpi per il miglior Attore, che sia il Fassbender di Shame o il Matthew McConaughey di Killer Joe. Sì, avete capito bene, proprio il fusto biondo specializzato in commedie rose o thriller da due soldi. Considerando che Venezia ha un debole per i sex symbol che diventano attori seri (vedi Affleck e Pitt) io scommetto su di lui, anche se in effetti in Laguna non c’è, ma personalmente tifo per Fassbender.

Tra le attrici, a parte Kate Winslet pare che non ci siano stati exploit particolarmente interessanti quest’anno.

E il cinema italiano? È vivo e vegeto. Cannes si è rubata i due migliori film italiani di quest’anno, Sorrentino e Moretti, ma Venezia ha risposto con piccoli film che a sorpresa hanno conquistato stampa e pubblico: Scialla e Cose dall’altro mondo. Per quanto riguarda i film dei soliti noti è andata invece peggio: Crialese è stato accolto positivamente ma senza entusiasmi con il suo attesissimo Terraferma, mentre la Comencini di Quando la notte è stata subissata di fischi.

I film peggiori? Pare proprio quello della Comencini e quello di Garrel con la Bellucci.

Questo è quanto riguarda il concorso. Domani invece vi parlerò del mio personale resoconto, in cui vi racconterà il festival dal punto del vista del pubblico e delle star!

giovedì 8 settembre 2011

Ruggine: un talento sprecato

RUGGINE
di Daniele Gaglianone,
ITALIA, 2011
con Filippo Timi, Valerio Mastandrea, Valeria Solarino, Stefano Accorsi

Ora nelle sale italiane

Le immagini di una fatidica estate di tre bambini di un quartiere popolare del Sud Italia si alternano a quelle di un frammento di una loro giornata da adulti: in un ossessivo susseguirsi di alternarsi di piani temporali, ripetizioni, silenzi, inquadrature di ogni tipo si arriva infine a scoprire il loro dramma, l’esperienza che li accomunò da piccoli e che li ha resi gli adulti che sono: un terribile fatto di cronaca nera.
I tre adulti sono Accorsi, Mastandrea e Solarino, tutti bravi ma superati dalle prove dei bambini non professionisti e da un gigionesco e grottesco Timi nei panni di un maniaco omicida e pedofilo.

Il film di Gaglionone è stato inserito nella categoria più appropriata, quella degli autori: benché esordiente, dimostra di avere la stoffa del cineasta e per tutto il film non fa altro che dimostrarlo, finendo per risultare ridondante e peccando di presunzione.

Interessante e accuratissimo dal punto di vista visivo e ancora di più da quello sonoro, il film è debolissimo nella struttura narrativa e nella scrittura, nonché nella caratterizzazione dei personaggi, a dir poco semplicistica, e i dialoghi, a tratti imbarazzanti. Per non parlare della durata, decisamente eccessiva per quello che sembra più un video-arte che un film per cinema. E così si salvano davvero poche scene e si apprezzano solo gli ultimi venti minuti, preceduti da un’ora e mezzo interminabile in cui si poteva togliere innanzitutto l’intero l’insopportabile personaggio di Accorsi, che si limita a giocare col figlio nella stanza da letto. Anche la scena con Mastandrea, appare irritante e gratuita.

Insomma il film racconta una storia diversa e lo fa con mezzi originali, ma annega nella propria audacia e sovrabbondanza, commettendo un errore tipico di molti esordienti desiderosi di dimostrare subito tutto il loro talento, finendo per prediligere la forma alla sostanza. Gaglionone non è esordiente, anche se è al primo film completamente di fiction e con attori professionisti.

Uno sterile esercizio di stile fine a se stesso, in cui l’avvincente storia finisce per passare in secondo piano.

VOTO: 5



martedì 6 settembre 2011

Un'estate che brucia di disastro


UN ÉTÉ BRULANT 
di Philippe Garrel,
Francia/Italia/Svizzera, 2011
Al cinema da Novembre

Frédéric (Louis Garrel) è un bel ragazzo, ricchissimo, che per hobby fa il pittore e confida fin da subito all’amico squattrinato (Jérome Robart) che lui non sa stare senza una donna. Quando la bella moglie Angèle (Monica Bellucci), aspirante attrice, lo tradisce, per lui nulla ha più senso.

Peccato che non venga spiegato perché non riesca a stare da solo o semplicemente perché non ricominci con un’altra donna. Fa da contraltare la storia del suo amico povero e d’idee rivoluzionario che sopravvive facendo la comparsa e vive grazie a una relazione non troppo entusiasmante, ma stabile. Quasi a dire che i poveri trovano sempre un modo per essere felici..Non mancano commenti di carattere politico di una banalità sconcertante, come del resto tutti gli stridenti dialoghi pronunciati dai personaggi.

Philippe Garrel è un autore sorto quando la Nouvelle Vague tramontava e lì sembra essersi fermato. Ma vi manca quella vitalità, audacia e originalità. La fotografia è degna di un fiction televisiva della peggior specie, la sceneggiatura scritta a sei mani è completamente insignificante. Se c’è qualche spiraglio di luce è nella recitazione del sempre ottimo Louis Garrel, figlio del regista, finora interprete di film sempre interessanti e inediti in Italia (l’ultimo uscito nei nostri cinema è stato The Dreamers di Bertolucci ben otto anni fa). Alla Bellucci sono affidate molte scene madri altamente drammatiche di cui menziono solo la prima: dopo aver visto un ratto nell’armadio, la povera donna urla e piange disperatamente per un interminabile minuto, manco le avessero segato un braccio.

Impossibile empatizzare con i personaggi senz’anima di un film che non sembra avere alcuna motivazione. Sei anni dopo la vittoria del Leone d’argento con Les amants reguliersfa Garrel torna in Laguna con un film fallimentare sotto ogni aspetto, in cui dirige il figlio e il padre e strizza l’occhio a Le Mépris (Il disprezzo) di Godard per tonalità cromatiche, ambientazione italiana nel mondo del cinema, tematica della crisi di coppia, e quel nudo iniziale della Bardot riproposto dalla Bellucci. Per la cronaca: è dopo i titoli di testa, è completamente gratuito, ma non è per nulla scandaloso.

VOTO: 4
 

domenica 4 settembre 2011

A Dangerous Method: un'affascinante riflessione sull'ineluttabilità dei nostri desideri sessuali


A DANGEROUS METHOD
di David Cronenberg
Canada/Germania, 2011

Al cinema dal 30 settembre

Sabina Spielrein (Keira Knightley) entra in cura dal Dottor Jung (Michael Fassbender), che parla del caso al Dottor Freud (Viggo Mortensen), col quale da tempo desidera un confronto, ma che riuscirà a incontrare solo dopo qualche anno. Dopo l’iniziale idillio, in cui Jung è scelto dallo stesso Freud come proprio discepolo, sarà proprio Sabina a dividerli .

Cronenberg racconta con garbo le scandalose teorie psicoanalitiche secondo cui ogni nevrosi è provocata da fattori sessuali che non andrebbero repressi.

Senza prendere le parti di nessuno dei tre e senza voler essere un biopic, il regista canadese immortala il momento in cui si incrociano le vite di questi tre studiosi (la Spielrein fu una delle prime donne psicanaliste e influenzò Freud, ma su questo il film non si sofferma, purtroppo), e cioè dal 1901 al 1912. Non manca un certo didascalismo, in questo film in costume molto tradizionale, in cui i momenti più riusciti sono quelli drammatici e melodrammatici: in fondo è soprattutto il racconto di una storia d’amore tormentata, appassionata e poi rifiutata. La passione è palpabile grazie all’interpretazione di una bravissima Keira Knightley, che però a Venezia non è piaciuta a tutti, nei panni di una donna fortemente disturbata delle proprie nevrosi e che man mano guarisce grazie all’ammissione dei suoi desideri sessuali masochistici. Impeccabili, nei due ruoli dei due composti psicanalisti, Michael Fassbender e Viggo Mortensen. Lascia il segno anche Vincent Cassel, nella sua apparizione nei panni di un psicanalista che non sa resistere al sesso e che teorizza l'arrendevolezza a ogni impulso sessuale.

Speravo che A Dangerous Method fosse il Black Swan di quest’anno, con una Knitghtley da Oscar e un ingiusto insuccesso alla Mostra ripagato dal trionfo internazionale, ma dubito che l’accoglienza mondiale possa essere migliore di quella riservatagli venerdì al Festival.

Un buona pellicola di un cineasta che ha diretto però opere più significative e interessanti dal punto di visto narrativo e visivo.

VOTO: 7,5

(Le foto della premiere, con una magnifica Keira Knightley, si trovano sulla pagina Facebook)