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giovedì 31 dicembre 2009

FILM DA RECUPERARE : Il nastro bianco di Michael Haneke

Haneke mette in scena una teoria molto personale che vuole dimostrare la presenza di quei semi che renderanno possibile lo scoppio delle due guerre mondiali. La prima inizia proprio durante il film, ma è più a quella seconda, con la sua incredibile dose di odio e crudeltà a cui il film sembra alludere.
Il prete, il barone e il medico rappresentano la religione, il potere e la scienza e la loro influenza sulla crescita, morale e culturale degli individui. Tutti questi tre personaggi in qualche modo interferiscono con il lavoro del giovane maestro, che rappresenterebbe l’insegnamento libero, lontano da qualsiasi forma d’influenza. Non è un caso che l’insegnante vuole sposare l’unica giovane fanciulla che sembra conservare un’ingenuità ed una coscienza libera dalle costrizioni.
Con un meraviglioso bianco e nero Haneke copre ed illumina rapporti e gesti inspiegabilmente crudeli di un villaggio tedesco all’alba della Grande Guerra per rappresentare una sorta di microcosmo in cui è nato tutto il male. Probabilmente molti altri villaggi hanno una storia simile che ha permesso al virus dell'odio di estendersi in tutto il Paese.

DA RECUPERARE PERCHE': Estremamente affascinate, glaciale e lucido nella sua rappresentazione spietata dei rapporti umani.
Nonostante Haneke sia uno dei più importanti registi europei in circolazioni (due premi a Cannes nel nuovo millennio), il film ha racimolato poco più di mezzo milione di euro.

VOTO: 7/8

Con questo finisce la mia lista di film del 2009 da recuperare e non resta altro che meditare a quali siano stati i migliori film di questo anno che sta per finire.
La classifica del 2009 aprirà dunque il Nuovo anno..



mercoledì 30 dicembre 2009

FILM DA RECUPERARE : (Tetro) Segreti di famiglia di Francis Ford Coppola


Ha davvero dell’incredibile il fatto che l’ultimo film del regista di film di culto come la trilogia del Padrino e di Apocalypse now abbia incassato in Italia 415.000 euro (la stessa cifra circa di Verso l’Eden). Stiamo parlando del creatore di film che hanno entusiasmato milioni di critici e spettatori eppure, soprattutto tra questi ultimi, nessuno sembra ricordarsene. La colpa è della distribuzione che non ha avuto fiducia in un film dal ridotto potenziale commerciale (ma lo stesso si sarebbe potuto dire di Apocalypse now, no?)
Un giovane ritrova il fratello che non ha visto da 10 anni. La cognata si rivelerà un’amica preziosa per avvicinarlo al fratello distaccato e scontroso.
Coppola scrive una storia esagerata, dai risvolti decisamente melò, che aggiunti all’ambientazione e alla musica latina ci farebbero venire in mente Almodovar se non fosse per il magnifico e sontuoso bianco e nero.
E’ il forte impatto visivo a rendere speciale il film: la fotografia è sublime, ogni immagine è il risultato tangibile di un grande amore per il cinema. Ogni inquadratura possiede una forza e una bellezza propria e l’uso del b/n trasforma il film in un meraviglioso gioco di luci ed ombre.
È curioso che due grandi autori come Haneke e Coppola abbiano scelto di rivolgersi al bianco e nero per raccontare le proprie storie: nostalgia, fuga dal presente, esercizio di stile, virtuosismo fine a se stesso? Potrebbero essere tante le risposte, ma in entrambi i casi le scelte sembrano motivate da ragioni non futili. In questo film il b/n è scelto per rappresentare il presente e i colori servono per raccontare il passato, ma non solo: il presente appare maestoso, mentre il passato è turbolento, incerto (suggerito da camera a mano tremolante). Quindi non c’è nostalgia del passato, bensì un ostentato amore per il presente e per il futuro. È nel presente, nel divenire che si raggiunge la perfezione, mentre del passato rimangono sono ricordi frammentari, tremolanti, troppo colorati. Il colore appare anche per rappresentare i pensieri dei protagonisti, spesso dalle divagazioni fanstastiche (come gli splendidi due balletti finali).È una concezione decisamente interessante, che testimonia il grande amore che il regista nutre per il proprio lavoro (presente) e la sua libertà artistica.

DA RECUPERARE PERCHE’: è l’ultimo tassello di una carriera meravigliosa di un grande cineasta che non ha bisogno di guardare con nostalgia al suo passato (che gli rimane comunque insuperabile) perché continua ancora a creare belle opere con tanta libertà creativa.

VOTO : 7,5

martedì 29 dicembre 2009

FILM DA RECUPERARE: Rachel sta per sposarsi di Jonathan Demme


RACHEL STA PER SPOSARSI

Nonostane la nomination all’Oscar di Anne Hathaway e un regista tutt’altro che sconosciuto (stiamo parlando di chi ha diretto Il Silenzio degli Innocenti e Philadelphia) il film ha incassato la vergogna di 240.000 euro! Tanto per dare un’idea, il film natalizio con De Sica totalizza puntualmente due zeri in più. Colpa di una distribuzione vergognosa: praticamente introvabile, proiettato in una decina si sale in tutta Italia.

Rachel sta per sposarsi e allora sua sorella Kim viene momentaneamente rilasciata dalla clinica in cui si sta disintossicando. Il suo arrivo a casa naturalmente turberà il clima festoso e provocherà non poche liti. Jonathan Demme entra nelle pieghe del dolore e del difficile rapporto dei membri di una famiglia colpita da un lutto su cui aleggia un senso di colpa. Lo fa con una camera mobile che indugia sui volti e segue i personaggi nei loro spostamenti nella grande casa in cui si svolge il film. La telecamera invade la privacy e coglie anche il più inutile chiacchiericcio familiare, stancando alla lunga lo spettatore. Tre in particolari sono le scene che mettono a dura prova la pazienza di chi guarda: l’interminabile serie di discorsi pre-nuziali in cui viene dato troppo spazio a personaggi che non avranno più alcuno spazio nel film, l’insostenibile e lunghissima (vorrebbe essere divertente?) scena della lavastoviglie e i dieci minuti di danze dopo le nozze. Se il pubblico riesce a non alzarsi dalla poltrona in nessuno di questi tre terribili momenti, saprà apprezzare il tentativo di mostrare uno squarcio di vita familiare fornito da Demme.
Ma più d’ogni cosa, questo film VA RECUPERATO per la grandissima prova d’attrice dell’ex principessa Disney Anne Hathaway, sempre più brava in ruoli drammatici e prossima fata bianca del nuovo Tim Burton. Da notare anche il ritorno della bravissima Debra Winger.

VOTO : 6/7

lunedì 28 dicembre 2009

FILM DA RECUPERARE: Generazione 1000 euro di Massimo Venier

Massimo Venier, da sempre abituato ad incassi vicini ai 10 milioni di euro, non appena lascia il trio più amato d’Italia (Aldo, Giovanni e Giacomo) ecco che sforna una pellicola decisamente migliore, ma anche di sicuro insuccesso.

Siamo nell’unica epoca in cui i figli stanno peggio dei padri e tu mi proponi un sushi?A pronunciare questa battuta è il protagonista ( Tiberi), ragazzo brillante costretto a fare un lavoro che non gli piace per riuscire a guadagnare quei tanti agognati 1000 euro al mese. Bollette, sogni e amori di un giovane e di quelli che lo circondano sono trattati con intelligenza grazie ad una sceneggiatura curata e ben scritta che garantisce l’assenza di dialoghi a vuoto o scene inutili, due caratteristiche più uniche che rare nel cinema italiano d’oggi. Soprattutto per un cinema che parla di giovani. E questa pellicola parla di e ai giovani, mettendo in scena delle realtà molto verosimili in cui davvero la gente si può riconoscere: il superlaureato che si accontenta (Tiberi) il perdigiorno dal cuore d’oro (Mandelli), la prof che non riesce a far la prof (Lodovini), la donna in carriera che vorrebbe un po’ d’amore (Crescentini) e il prof anziano rassegnato (Villaggio).
Gli attori sono tutti in parte, tutti simpatici e Mandelli nei panni del cinefilo proiezionista, quando il protagonista gli racconta la propria storia afferma: “Regia di servizio, sceneggiatura prevedibile, belle le musiche. Sai quanti ne ho visti di film così? Un pallino e mezzo proprio perché sono di manica larga.”Con questa battuta il regista sembra difendersi in anticipo dai critici, ma questa descrizione non fa assolutamente giustizia ad uno dei pochi film italiani del 2009 davvero piacevoli.

DA RECUPERARE PERCHE’: si meritava di incassare molto più di 1.500 euro, perché è uno dei film italiani più divertenti, romantici, cinici, realistici e favolistici, insomma riusciti di questo anno.
VOTO: 7


FILM DA RECUPERARE: Verso L'Eden di Costantin Costa-Gavras

Il film ha incassato 413 milioni di euro in Italia, pochi considerando la presenza di Scamarcio, la regia di Costa-Gavras e un tema così attuale e dibattuto come la migrazione. Insomma snobbato dalle ex fan adolescenti urlanti che seguivano ovunque Scamarcio ma anche da coloro che hanno una coscienza politica ed etica.

Tutti gli emigrati sperano di trovare fortuna nel nuovo Paese, che per molti appare come un paradiso. Elias è un giovane clandestino che si ritrova in un villaggio turistico greco. Il suo aspetto gradevole si rivelerà molto utile per campare. Ne vivrà di cotte e di crude e passerà l’intera Europa, venendo a contatto con diverse culture e diverse reazioni. Talvolta le sue peripezie sono perfino divertenti e si rivelano spesso un espediente per tracciare un ritratto dell’umanità che popola l’Europa e la felice idea di mantenere le lingue originali senza sottotitoli si rivela permette di condividere lo stato di alienazione del protagonista. Il regista riesce a creare un viaggio della speranza con toni da favola, grazie anche ad un racconto veloce che procede senza cadute di ritmo. Insomma non è il drammone epico che si potrebbe aspettare. Il film ha sicuramenti dei limiti: non mancano stereotipi culturali, ci sono siparietti il cui unico scopo è far sorridere lo spettatore e appare decisamente eccessivo che quasi qualunque uomo o donna voglia portarsi a letto questo clandestino..
Ciononostante non si può dire che il tema non sia affrontato seriamente e che il pubblico non sia coinvolto. E quindi ancora una volta Costa-Gavras riesce a sollevare il dibattito con una storia amara, ma dal ritmo sereno e il finale ottimista nonostante la drammaticità dei fatti. E questo Elias ingenuo ma anche capace, ricorda la Cabiria felliniana che non perde mai la speranza.

DA RECUPERARE PERCHE’ è una seria riflessione sul fenomeno della migrazione, nonché un film coinvolgente per lo spettatore, sempre invitato a confrontarsi con i personaggi che il protagonista incontra nel film: come ci comporteremmo noi, con un clandestino bisognoso d’aiuto?
Questo è quanto ci chiediamo per la maggior parte del film. E il fatto che in film oltre a lasciarsi guardare, sia anche incentivo a interrogarsi e scavarsi dentro è qualcosa di prezioso nel cinema di oggi. Ma è anche un modo per osservare e la crescita di Scamarcio: se da una parte i detrattori potranno dire che in questo film è decente solo perché non parla, dall’altra bisogna comunque ammettere che il ragazzo si è tolto l’etichetta di idolo di teenager e quest’anno si è confrontato con tantissimi personaggi diversi (in ben cinque film) e in questo caso perfino diretto da un autore straniero.

VOTO: 6/7

domenica 27 dicembre 2009

FILM DA RECUPERARE: Il primo giorno d'inverno di Mirko Locatelli


È la storia di Valerio, un ragazzo solitario, incapace di comunicare con i propri coetanei, ma premuroso nei confronti della sorella e della madre. Ogni pomeriggio spia i compagni che si fanno la doccia, finchè non ne becca due in atteggiamenti affettuosi e li ricatta. Il più debole si toglierà la vita e l’abitudinaria esistenza di Valerio sarà così per sempre sconvolta. Il suo gesto di bullismo e di omofobia nasce quindi da un’omosessualità latente, ma non è questo il tema principale del film, quanto quello dell’incomunicabilità.
Situata in un curioso spaccato di provincia decisamente italiana, ma cronologicamente e geograficamente indefinita, l’azione si muove tutta tra casa, piscina e scuola, seguendo le quotidiane ed irrilevanti gesta del protagonista. Spesso tempo filmico e d’azione coincidono e questo non lo rende un film per tutti: del resto non lo sono nemmeno i film di Wenders sull’incomunicabilità o quelli di Van Sant sugli adolescenti ai quali sembra ispirarsi. C’è tanta attenzione al dettaglio, ad ogni minimo gesto dei personaggi, che la camera segue con ostinazione nei loro gesti quotidiani. Sorprendente il personaggio della bambina, vero legame tra un mondo perduto e uno futuro, nonché l’unica che sembra dimostrare rispetto per quel che fu (il ciondolo della nonna) e per il prossimo (la dedizione al suo coniglietto, la premura nei confronti del fratello). Sfuggevole la figura della madre, simbolo di quella generazione che ha dimenticato (che si sbarazza del proprio bagaglio nell’emblematica scena dell’armadio) e che non ha quindi trasmesso molto al figlio, preda della solitudine e dell’incapacità di aggrapparsi a qualcosa.
Bravo il protagonista, Matteo De Gasperis sul cui volto e corpo esita spesso lo sguardo della macchina da presa per riprenderlo nelle sue azione più futili: mentre aggiusta il motorino, mentre guarda insistentement allo specchio il suo volto o il fisico, mentre fa ginnastica.
L’incontro con il regista Mirko Locatelli mi ha sicuramente aiutato ad amare di più il film.
E' stato presentato a festival in tutto il mondo, vincendone uno, ma in Italia è passato inosservato quando è uscito a marzo, nonostante alcune ottime recensioni.

DA RECUPERARE PERCHE’ : è un film che tratta l’adolescenza in modo non banale, raccontando un’esistenza semplice, ordinaria, non scandita da incredibili storie e colpi di scena. Fa riflettere su tanti temi come l’incomunicabilità, la difficoltà di crescere, di instaurare rapporti, il bullismo, l’omofobia , l’omosessualità, il senso di colpa. Ed è un film in cui nulla è casuale, ma tutto è frutto di scelte precise di un autore indipendente di grandi potenzialità. Per ultimo, è un modo per uscire da un cinema omologato e tuffarsi in un’esperienza da cui, se si avrà la giusta pazienza (ripeto: il ritmo è molto lento), si tornerà cambiati.

VOTO: 7

sabato 26 dicembre 2009

FILM DA RECUPERARE: Il Cosmonauta di Susanna Nicchiarelli

Il film si apre con una ragazzina che rifiuta la prima comunione perché si definisce comunista. Questa strepitosa scena d’apertura fa sperare più di quanto il film alla fine riesca a dare, ma si tratta comunque di una bella prima prova. I mezzi in questi casi scarseggiano, e questo ha sicuramente danneggiato il film, ma grazie a degli attori in parte, professionisti (Pandolfi e Rubini) e non (la brava protagonista) e ad una sceneggiatura ben scritta, il film si lascia guardare volentieri. Ottima l’idea di farlo precedere da un corto, sempre diretto e scritto da Susanna Nicchiarelli, in cui dei pupazzetti in plastilina commentano il primo viaggio sulla luna…ad opera di cani e topi comunisti.
Il tema della passione politica nei giovanissimi (trattato con più frequenza ultimamente nel nostro cinema) è raccontato in modo garbato ed intelligente, in modo da risultare digeribile anche da chi non è comunista: più che l’ideologia e il sentimento che conta. La regista, sceneggiatrice ed attice ha vinto meritatamente a Venezia un premio , ma purtroppo questo non le ha garantito una visualità nel circuito distributivo italiano.

DA RECUPERARE PERCHE’: è nata un’autrice interessante in Italia, che ci regala una storia di crescita, di affetti familiari e di primi amori, nonché di passione politica nei giovanissimi.


VOTO: 7

venerdì 25 dicembre 2009

FILM DA RECUPERARE # 2: STARE FUORI di Fabiomassimo Lozzi

A dire il vero questo film non è uscito nel 2009, ma la penultima settimana del 2008. In ogni caso è stato programmato in una manciata di cinema e va riscoperto.
Un ragazzo siciliano lascia la propria terra per trasferirsi nella capitale alla ricerca della sua fidanzata. Troverà ospitalità presso una coppia di mezz’età che lo accetterà come un figlio.
È un melodramma con qualche reminiscenza almodovariana: l’amore per le figure femminili, la figura della madre, l’omoerotismo, il travestitismo, il forte cromatismo, il sapore kitsch, il voyeurismo per il corpo maschile ed il tono melodrammatico che sfocia nel grottesco. Nonostante alcuni limiti dovuti al budget modestissimo, il film è apprezzabile nell’introspezione psicologica di alcuni personaggi, nell’interpretazione intensa di alcuni interpreti e nell’uso non convenzionale della macchina da presa.

DA RECUPERARE PERCHE': Un film insolito per il panorama italiano, coraggioso e ambizioso.
VOTO: 7

giovedì 24 dicembre 2009

Recensione di BROTHERS di Jim Sheridan

Piccola intrusione in mezzo ai film consigliati DA RECUPERARE, per parlare di un film nuovo, uscito ieri, ch evi consiglio di andare a vedere!

Un’ altra amara riflessione sulla guerra. L’Afghanistan, l’Iraq, il Vietnam, le conclusioni sono sempre le stesse. Nel soldato valoroso e ammirato che ritorna cambiato, estraneo alla propria famiglia che arriva a rinfacciargli di non essere morto, c’è la parabola di tutti i figli della patria mandati a uccidere e a farsi uccidere. Partito a rilento, migliora man mano che si prosegue, fino a giungere ad un secondo tempo carico di tensione. Ottimi i tre protagonisti e una menzione anche per le due bambine. Da vedere, anche se non è propriamente un film natalizio. Anche se devo ancora capire perché lo sono film di corna, cafoni e volgarità di ogni sorta.
Buon Natale a chi evita i cinepanettoni!
VOTO: 7

mercoledì 23 dicembre 2009

FILM DA RECUPERARE: Tutta colpa di giuda di Davide Ferrario

Ferrario incontra la religione e non lo fa mettendo in discussione non la Chiesa ma la religione stessa: e se Giuda non fosse mai esistito? Se non ci fosse tradimento, se non si dovesse soffrire per sperare in un mondo migliore? Gesù “ha avuto un biglietto di andata e ritorno. Noi no.” È la protagonista Kasia Smutniak a porsi queste domande quando si mette a studiare i Vangeli perché le viene chiesto di rappresentare la Passione di Cristo in un carcere. Peccato che quando lo spettacolo è già pronto, arriva l’indulto e la prigione si svuota. Così anche il film deve finire, all’improvviso e al regista gli viene chiesto cosa fare (è una camera nascosta a filmare l’ultima scena). Dove finisce il film ed inizia la finzione?
Il film aveva dalla sua parte tantissimi elementi per diventare un cult e un film unico:
l’interessante approccio religioso, l’ambigua fine in cui viene smascherata la finzione del film chiamando per cognome il regista stesso, l’idea di far recitare dei veri carcerati. Per qualcuno poteva essere interessante anche assistere al debutto come attore del leader dei Marlene Kuntz (autori di buona parte della colonna sonora) o di vedere Luciana Littizzetto nei panni di una bigottissima suora. Eppure il film è deludente, con un ritmo diseguale. I personaggi non coinvolgono veramente e molti dialoghi girano a vuoto.

DA RECUPERARE PERCHE’: Davide Ferrario è uno dei migliori registi italiani in circolazione e seppur questo film non è tra i suoi migliori, vale la pena comunque vederlo per i tre motivi citati sopra.

VOTO: 6,5

FILM DA RECUPERARE

Quest'ultima settimana dell'anno la dedicherò ai film trascurati, dimenticati, snobbati e mal distribuiti di quest'anno che meritano di essere recuperati. Ecco perchè intitolerò la rubrica FILM DA RECUPERARE.
Purtroppo sono tanti, ma io ne segnalerò solo alcuni. Quelli che secondo me sono stati ingiustamente e tristemente ignorati. Spesso promettenti debutti che faranno fatica ad aver un seguito per gli ovvi motivi finanziari o in altri casi, registi amatissimi dalla critica e dal pubblico che sono stati inspiegabilmente ignorati.
E il nuovo anno comincerà con la mia classifica dei film usciti nel 2009. Purtroppo ne sono usciti di interessanti negli ultimi giorni, ma dubito che questa settimana riuscirò a vederli (A serious man, La principessa e il ranocchio, Brothers)..

martedì 22 dicembre 2009

L’ho scoperto solo ieri sera sfogliando quel giornale che spesso mi ritrovo in casa. 5 righe in tutto, per un trafiletto intitolato “Morta la ex di Eminem”. Unico film menzionato 8 mile e un epitaffio che finisce con la frase: “secondi i tabloid USA ha avuto una storia con Eminem.” Che Il Giornale non abbia rispetto per nessuno tranne colui che tutti conosciamo è noto, ma che non abbia rispetto nemmeno per i morti è davvero vergognoso. Come ricordare BRITTANY MURPHY solo per essere stata (forse) un’amante di Eminem?
Io voglio ricordarmela bellissima e supersexy in Sin city, che è anche il primo film da lei interpretato che mi è venuto in mente. Subito dopo mi è balzata in mente la scena straziante del suo suicidio in Ragazze interrotte e un brivido mi ha percorso la schiena. Questi mi sembrano due titoli bellissimi per ricordarla. Ha fatto altri film (io la vidi anche in Gli uomini della mia vita e Le ragazze dei quartieri alti ). L’anno scorso aveva pure registrato una canzone con Paul Oakenfold.
Alla fine di un anno già segnato dalle scomparse di Farrah Fawcett e Patrick Swayze, Hollywood perde un’altra stella, ma questa volta si tratta di una giovanissima: 32 anni. RIP.

sabato 19 dicembre 2009

Recensione di A CHRISTMAS CAROL di Robert Zemeckis

Mancava solo la versione 3D del celebre canto dickensiano, ormai rispolverato in tutte le salse: cinema, Tv (perfino una versiona italiana con la Littizzetto), cartone (con Zio Paperone) e pupazzistico (i Muppet).
E il 3D colpisce il bersaglio: coinvolge più che mai,facendoci sorvolare Londra, entrare nei più piccoli dettagli di vita comune, tra ghirlande e bancarelle, tra la neve che continua a cadere, in un girotondo frenetico che alla lunga stordisce, ma ci fa entrare nella vicenda come nessun’altra versione aveva mai fatto.
Si respira il profumo della neve e ci si addentra nelle oscure case dell’epoca, illuminate dalla fiochissima luce delle candele (e per una buona metà del film il protagonista è nell’assoluta nell’oscurità). Sono i personaggi però che non coinvolgono: lo spirito del passato mischia male comicità e dramma, quello del presente (un Gesù obeso dall’insopportabile ed interminabile risata) quello del futuro forse è il migliore proprio perché non compare Carrey, che è decisamente meglio come protagonista. Il piccolo Timmy non suscita la tenerezza che dovrebbe suscitare e il nipote non è per nulla simpatico. A tratti il film è troppo infantile, ad altri invece sembra decisamente per adulti, con un ritmo lentissimo e virate nell’horror, come se volesse ambire ad un pubblico troppo vasto ma alla fine delude qualsiasi tipo di pubblico.
Insomma decisamente meglio i Muppet o Zio Paperone, che ad ogni passaggio televisivo annuale si lasciano guardare volentieri, a differenza di questo che già alla prima visione risulta a tratti insostenibile.
La lezione è dunque che il 3D non deve rimpiazzare il contenuto, altrimenti si arriva ad un cinema sì spettacolare, ma senza un cuore.

VOTO: 6

giovedì 17 dicembre 2009

NEW MOON di Chris Weitz

Dopo aver scaraventato la sua innamorata contro un muro, Edward scopre che il sangue di lei sarà semprà un ostacolo al loro amore. A turbare Bella invece è il fatto che lei è destinata ad invecchiare mentre il suo lui rimarrà sempre giovane. Non è Dorian Gray, ma un vampiro. Lui così se ne va perché è l’unica cosa da fare, ma la poveretta finisce per prendersi una cotta per un licantropo. Insomma questa è proprio Sfortuna con la S maiuscola. Poi lui crede che la sua bella si è tolta la vita e vuole emularla. Insomma c’è anche un esplicito riferimento a Shakespeare (Romeo e Giulietta è il libro che Bella sta leggendo e il film che i due stanno guardando a scuola) e questo non può che essere un input positivo per i giovani fan della saga editoriale/cinematografica.
Al di là della trama un po’ così, dialoghi talvolta ridicoli, ed effetti speciali sempre buffi, è una storia d’amore neogothic, con piacevole musica dark-rock in sottofondo e tanto stucchevole romanticismo.
VOTO. 5,5

mercoledì 16 dicembre 2009

Golden Globes nominees

Sono state annunciate poche fa le nomination ai Golden Globes.
Difficile esprimersi dato che la maggior parte dei film sono inediti in Italia.
Tra i più candidati, Up in the air di Reitman e Invictus di Eastwood.
Considerando che i precedenti film di questi ultimi erano meravigliosi e sono stati snobbati da Globes ed Oscar, c'è da aspettarsi che questi sono solo riconoscimenti riparatori. o no?
Juno e Gran Torino sono tra i miei film preferiti, quindi se entrambi i registi riescono a superarsi, chapeau!

(500) giorni insieme di Marc Webb

500 sono i giorni d’estate. Ed Estate era il nome della ragazza di cui si innamora il protagonista, qui tradotto in Sole, senza però adattare il titolo. Ma non è una storia d’amore, come ci viene detto fin dall’inizio da una spiritosa voce narrante. Il resto del film è un’oretta e mezzo di siparietti simpatici, trovate spesso divertenti ma già viste e dialoghi scontati. Ha tutti i difetti e pregi del film indipendente di un regista d’esordio: budget troppo piccolo e troppe cose da dire e mostrare. Il regista vuole anche apparire colto e lo fa con citazioni e con l’uso di tante incursioni nei generi più disparati: dal musical al cartone animato passando per il film in bianco nero muto e il documentario. Mixando tutto con un po’ di nouvella vague ed un po’ di Woody Allen. Pretenzioso o sincero? La risposta è soggettiva. Stesso discorso per la frammentarietà cronologica: simpatica e ruffiana allo stesso tempo, dipende dai punti di vista. Insomma tutto è molto relativo: può apparire estremamente spontaneo e originale, ma anche calcolato e già visto. Lo si ama o li odia. Io lo trovato apprezzabile

sabato 12 dicembre 2009

Recensione di DORIAN GRAY di Oliver Parker

Un film insulso che insulta il capolavoro di Oscar Wilde. Non tanto perché si inventa un personaggio (paradossalmente le parti inventate sono le migliori) ma perché con la vasta gamma di magnifiche parole a disposizioni lo sceneggiatore riesce a scrivere dei dialoghi atroci. Il regista fa il resto. E non un regista qualunque, bensì Oliver Parker, che ci aveva abituato a ben più gustose trasposizioni wilderiane.
VOTO : 4

venerdì 11 dicembre 2009

WASHINGTON SQUARE 3: le riflessioni

I genitori: ci danno la vita e poi ce la tolgono pian piano, succhiano la linfa vitale per renderci sempre più deboli, succubi e dipendenti. I figli eternamente debitori della vita che hanno ricevuto non potranno mai riscattare il loro debito, perché qualsiasi cosa facciano non sarà mai abbastanza per i genitori. Né il lavoro, né gli amici, né le abitudini, né il partner saranno mai di gradimento: il loro giudizio sarà sempre impietoso e pronto a cancellare ogni sorriso che riusciamo con fatica a dipingerci sul volto. Quindi l’unica via d’uscita è ribellarsi, tagliare i fili che ci rendono burattini alle loro dipendenze, andare avanti senza guardarsi indietro, pensare solo a sé stessi, cercare solo la propria felicità. L’egoismo si combatte solo con l’egoismo. Proprio come il Dott. Sloper di Washington Square, emblema di questa tipologia di genitori, loro non lo fanno nemmeno volontariamente: è il loro desiderio di proteggerci da tutto e da tutti e proprio in questo modo ci impediscono di vivere la nostra vita, che spesso significa commettere tanti sbagli. Sbagli che comunque ti fanno sentire vivo, se non felice.
- Non ho fatto altro che cercare di proteggerti.
- Da cosa? Amore, attenzioni, affetto, rispetto
?

giovedì 10 dicembre 2009

WASHINGTON SQUARE : i film


Le versioni cinematografiche di Washington Square sono due : una è del lontano 1949 ed è diretta dal grande William Wyler, quello di Vacanze Romane, Ben Hur e Funny Girl. Si chiama The Heiress e il ruolo dell’ereditiera è di Olivia de Havilland. Il pretendente è interpretato dal bel Montgomery Clift.
Entrambe esplicitano la crudeltà gratuita del padre e la vera natura del pretendente. Il bello del libro è però, che il lettore non scopre mai se il pretendente è innamorato della ragazza o piuttosto dei suoi soldi: James mantiene magistralmente questa ambiguità (e lo stesso farà in una sua opera ben più famosa e con ben più trasposizioni, ovvero The turn of the screw). Nel film di Wyler il bel Montgomery Clift nell’arco di 24 ore conosce la protagonista, la bacia e le chiede di sposarlo. Decisamente inverosimile. James scandisce le tappe con molta più attendibilità. Qui invece capiamo subito che il ragazzo la sta prendendo in giro.
Nonostante i 60 anni sul groppone, la versione di Wyler è incredibilmente più moderna di quella del 1997, chiamata Washington Square e diretta dalla polacca Anieszka Holland ( il cui film più noto resta Poeti dall’inferno con un giovanissimo Di Caprio). L’ereditiera è qui impersonata da Jennifer Jason Leigh, il pretendente da Ben Chaplin (attualmente sugli schermi con Dorian Gray), il padre tiranno da un grande Albert Finney e la zia impicciona veste i panni neri della bravissima Maggie Smith. In questo film c’è anche un’adolescente Jennifer Gardner.
La versione del ’49 ricevette una pioggia di nomination agli Oscar, tra cui quella per Miglior Film dell’Anno e ne vinse ben 4, regalando alla De Havilland la seconda statuetta come migliore Attrice protagonista.
Del resto con un grande regista e due interpreti mitici era difficile sbagliare, ai tempi.
La Havilland, che oggi ha 93 anni e vive in Francia, è l’ indimenticabile Melania di Via col vento, vincitrice di ben 2 premi Oscar e sorella dell’altrettanto mitica Joan Fontaine (la memorabile Rebecca di Hitchcock) era decisamente troppo vecchia per quel ruolo: 33 anni portati male contro i 22-23 richiesti dalla storia, senza contare che l’attore che interpretava il padre era solo di una decina d’anni più vecchio di lei. Più in parte invece la Leigh, che aveva circa la stessa età della protagonista del romanzo.
Catherine Sloper, la protagonista imbranata e taciturna, col passare del tempo assume sempre più sicurezza e ragionevolezza, proprio come nel romanzo. Nel bellissimo finale femminista e molto cinematografico la protagonista si vendica illudendo a sua volta il fidanzato invecchiato e ostentando una grande felicità nel passare il resto della sua vita a ricamare. Quindi se all’inizio lo spettatore provava della pena per lei, alla fine il sentimento suscitato è l’ammirazione. E questo ci sta perché lui è un farabutto. Ma nel libro lui non è un farabutto, perciò il lettore continuava a compatire questa ragazza che aveva rinunciato a qualsiasi possibilità di felicità per accontentare un padre che in realtà la disprezzava.
Sfumatura tutt’altro che irrilevante che le due versioni cinematografiche trascurano.

Dialogo chiave del film è quello in cui ella dice al padre:

Catherine: - Pensavi che qualsiasi uomo si sarebbe annoiato con me come hai fatto tu!-Padre: - Lui voleva i tuoi soldi. Meglio saperlo ora che dopo 20 anni vissuti insieme.-
Catherine: -
Perché? Non ho forse vissuto con te 20 anni prima di scoprire che non mi amavi?-

Con questa frase, assente nel libro, lo sceneggiatore riassume benissimo quello che James aveva suggerito con bei giochi di parole.

I dialoghi sono azzeccati però anche nella versione del ’97, stroncata dalla critica e snobbata dal pubblico.
Se, cinematograficamente parlando, questa versione non è molto riuscita, quello che a me interessa sono alcuni dialoghi e passaggi chiave.
La protagonista è presentata in un modo che non le fa assolutamente giustizia: un’imbranata fantozziana che inciampa e sbatte la testa ovunque pare essere una parodia del personaggio jamesiano. Ma ben presto anche qui si intravede un cambiamento (fin troppo radicale) e la ragazza si trasforma in una donna saggia e dignitosa al quale il padre vuole negare il matrimonio con la persona che ama:
-Perché continui a pensare che tua figlia non possa piacere ad un bel ragazzo? Perché hai così poca considerazione di lei? E anche se il ragazzo fosse solo interessato ai suoi soldi: i soldi non sono forse di Catherine e non può disporne come vuole, anche che si tratti di comprarsi la sua felicità?-

Queste sagge parole di una zia riassumono tutto il pensiero del padre, che non vuole concedere al pretendente il beneficio del dubbio e non vuole che la figlia ottenga la propria felicità col denaro che lui ha messo da parte.
Peccato poi che il senso dell’intera opera venga annullato quando il pretendente viene presentato come un cacciatore di dote, fatto che nel libro non accadeva mai, lasciando al lettore e alla protagonista, l’atroce dubbio. Con quest’interpretazione la regista si prende la libertà di annullare la grandiosità di James, che diceva tanto, ma mai troppo. Così il personaggio del fidanzato non perdeva mai il suo fascino, rendendo ben più doloroso il gesto della ragazza, quando egli le si presenta davanti dopo la morte del padre. Nel film tutto è annullato.
Il trattamento che subisce il personaggio del padre è invece decisamente migliore: anche qui ne viene esplicitata la crudeltà con un dialogo azzeccato.

PADRE: - Figlia ingrata! Non ho fatto altro che cercare di proteggerti.FIGLIA: - Da cosa? Amore, attenzioni, affetto, rispetto?
Ed è proprio da queste cose che anche i miei sembrano volermi proteggere con ostinazione.

- Devi scegliere tra lui e me.- dice il fidanzato.
- La gente è molto maligna. Non sa cosa c’è tra di noi. Gli altri vedono te e guardano me e mio padre non capisce e io non capisco lui. Non posso abbandonarlo così.-

Queste parole pronunciate da Jennifer Jason Leigh ahimé riassumono la mia vita e per quanto questo film possa essere mal riuscito, non potrà non avere un posto speciale nella mia collezione personale..

mercoledì 9 dicembre 2009

WASHINGTON SQUARE : il libro

La gente è molto maligna. Non sa cosa c’è tra di noi. Gli altri vedono te e guardano me e mio padre non capisce e io non capisco lui. Non posso abbandonarlo così.

Era ancora estate quando, sotto l’ancora caldo sole di settembre lessi Washington Square di Henry James. Ora l’inverno è alle porte, ma non si è raffreddato il forte significato dell’opera, della quale nel frattempo mi sono visto le due trasposizioni cinematografiche, entrambe fedeli ma allo stesso tempo divergenti in alcuni punti chiave, cosicché l’opera ha assunto tre forme di vita diverse, tutte interessanti.
Il tema mi ha toccato profondamente poiché è quello del rapporto con i genitori.
Siamo alle fine dell ‘800. Un rinomato dottore, vedovo, cresce l’unica figlia, che non ha né la sua intelligenza, né la bellezza della madre, con l’aiuto di una sorella, anch’essa vedova ed impicciona.
Il narratore più volte sottolinea con termini poco carini la semplicità intellettuale e l’aspetto della giovane ragazza, che tuttavia diventa presto oggetto d’interesse per un giovane bello e senza soldi. Il padre si oppone al matrimonio perché è convinto che il ragazzo voglia solo la sua dote e la poveretta decide così di non sposarsi mai più.
Ci vogliono più di cento pagine per raccontare tutto questo, ma poi nelle ultime pagine assistiamo ad un risvolto interessante: il padre, poco prima di morire, chiede alla figlia come suo unico ed ultimo desiderio la promessa di non sposare mai il suo vecchio pretendente, perché la prosciugherebbe.
Peccato che quando viene aperto il testamento la donna scopre che comunque il padre l’ha diseredata: l’ha fatto solo perché le voleva bene e per non rischiare che il cacciatore di dote tornasse all’attacco solo per avere i suoi soldi.
E quando l’amante puntualmente si ripresenta, venti anni dopo la loro rottura e ricomincia a corteggiarla, lei è risoluta a mantenere la parola data al padre stronzo. E’ ferma nel suo masochismo dal quale non riesce sfuggire.
Dunque da padre eccessivamente premuroso ed impiccione, l’eroe del romanzo diventa in poche righe un personaggio crudele.
Perché punire così tanto una figlia che si è sempre dimostrata servizievole ed accondiscendente?

Così, quello che sembrerebbe un testo terribilmente demodé, distante e noioso si rivela assai attuale e James sembra esortare la nuova generazione a non ubbidire ai genitori, ma a seguire i propri cuori.
Della serie, qualsiasi cosa farete, non andrà comunque bene ai vostri genitori.
Cosa ci ricava la ragazza ad essere buona e rispettosa col padre ed a sacrificare tutta la sua vita e la sua felicità per renderlo soddisfatto? Nulla! Anzi, alla fine la prende pure per il culo diseredandola!

giovedì 3 dicembre 2009

Gli Abbracci Spezzati di Pedro Almodovar

Qualcosa si è spezzato nel cinema di Almodovar: la sua regia rimane impeccabile, ma la sceneggiatura questa volta non funziona. Il risultato è un coloratissimo mosaico piuttosto insapore. Tante belle storie, con i soliti colpi di scena surreali, ma mancano scene davvero memorabili e dialoghi che lasciani il segno. Non mancano invece inutili lungaggini e scene del tutto trascurabili. In ogni caso il regista si conferma grandioso con la macchina da presa e abilissimo nel dirigere i propri attori, su tutti la superba Penelope Cruz. Quello che rimane dunque è una storia abbastanza trascurabile di cui ci colpisce la messa in scena delll’amore verso il cinema provato dal regista: una riflessione sulla vocazione di scrivere e filmare storie e un mare infnito di citazioni ed autocitazioni: Antonioni, Hitchcock, Rossellini, Bunuel …
VOTO : 7,5

mercoledì 2 dicembre 2009

L'uomo che fissa le capre di Grant Heslov

Il film riesce nel compito di parlare di guerra in modo scanzonato e comico e quel che è sorprendente è l’autenticità dell’incredibile storia narrata. Heslov, già sceneggiatore per Clooney (Goodbye e Good luck), esordisce come regista e si vede: è sicuramente più bravo con le parole che con le immagini.
Eppure anche nella scrittura qualcosa si inceppa con l’arrivo del secondo tempo e il film sembra perdere la propria bussola. Le situazioni divertenti ci sono e pure degli spunti per riflessioni serie e profonde, ma rimane un giocattolino col quale Heslov si è divertito a dirigere il suo amico Clooney nei panni di uno fuori di testa.
VOTO: 6,5

venerdì 27 novembre 2009

Sexy video per Vanessa Paradis

Parliamo di Vanessa Paradis, meglio conosciuta come Sig.ra Depp, perlomeno in Italia.
In realtà Vanessa è da vent’anni una celebrità in Francia, grazie alle sue performance musicali e cinematografiche.
Nata nel 1972, ha già alle spalle una carriera pluriventennale, esordendo nel lontano 1983. Tantissimi singoli che nel suo Paese hanno raggiunto la vetta delle classifiche e spesso sono stati hit anche in altre nazioni francofone. I suoi album sono scritti da artisti illustri come Serge Gainsbourg, Lenny Kravitz. Perfino Johnny Depp scrive con lei una canzone. I primi film da lei interpretati sono dei grandi successi, ma negli ultimi 10 anni la sua carriera ha subito un forte declino. Non conosce declino invece la sua storia con Johnny Depp, col quale vive da dodici anni tra la Francia meridionale, gli USA e le Bahamas (in cui possiedono un’isola). Tra i suoi film Elisa di Jean Becker (1995), Un'amore di strega (1997), in cui recita a fianco della grande Jeanne Moreau e in Uno dei due, con altri due mostri sacri del cinema francese come Alain Delon e Jean Paul Belmondo. Infine Lost in La Mancha (2002) a fianco del compagno.
In Francia è appena uscito il suo Best of, che contiene anche questa Tandem, in gran rispolvero nelle ultime settimane nelle radio e nelle Tv d'oltralpe.
Questo video del 1990 è diretto da Jean Baptiste Mondino (sì proprio quello di Open Your Heart, Human Nature e Don’t tell me).
Canzone sexy rock pop, video molto furbetto e molto sexy e in grado di accontentare etero e non. E a spogliarsi sono gli altri. Furba la ragazza..

giovedì 26 novembre 2009

Dorian Gray

Domani esce Il Ritratto di Dorian Gray, ennesima trasposizione del capolavoro di Oscar Wilde, nonché libro che amo tantissimo, più per il significato che il modo in cui è scritto.
Il regista del film è Oliver Parker, che ha già adattato Wilde in due opere apprezzabili: The Importance of Being Earnest e An Ideal Husband, entrambi con un fantastico Rupert Everett e Colin Firth.
Firth ritorna anche in quest’ultima trasposizione, anche se ci avrei visto molto meglio Rupert Everett nei panni del fascinoso, narcisista ed ambiguo Henry Wotton. Sarà questione di reputazione: Firth è sempre più in ascesa (ha appena vinto la Coppa Volpi), Everett non lo scrittura più nessuno.
Il protagonista è Ben Barnes, co-protagonista di Matrimonio all’inglese e principe Capsian in Le Cronache di Narnia 2.
Ma è davvero bellissimo come il romanzo lo vorrebbe?
Tralasciando le versioni televisive, che sono più d'una decina, di cui ben 3 negli utlimi 3 anni, prendiamo in considerazione solo i precedenti Dorian Gray apparsi sul grande schermo.
Nella versione del ’45 Hurd Hartfield era incredibilmente somigliante a Ben Barnes, forse non bellissimo, ma bravissimo e il film fu un grande successo di critica che si portò a casa un Oscar e un Golden Globe (ad Angela Lansbury).
Il bellissimo ed ambiguo Helmut Berger fu protagonista, quaranta anni fa, di una versione dark di Massimo Dallamano oggi alquanto difficile da trovare.
La versione del ’45 la vidi a scuola e non era male, quella del ’70 la sto cercando e per quella nuova ho qualche pregiudizio che spero sarà smentito. Anche perché Barnes con quella sua faccia da bravo ragazzo incapace di schiacciare una mosca, non ce lo vedo proprio nei panni dell’ambiguo Gray.
In ogni caso, ecco una carrellata dei tre Dorian Gray. Qual è il migliore? 1945

1970

2009

mercoledì 25 novembre 2009

LA DURA VERITA' di Robert Luketic

Questo weekend arriva in Italia, dopo aver ottenuto un grande successo in tutto il mondo (oltre 100 milioni di dollari!), una nuova commedia rosa che propone una coppia di nuovi attori in ascesa e un regista oramai affermato nel genere (dopo La rivolta delle bionde, Quel mostro di suocera e 21).
Guardando il trailer, in questo caso, si ottiene una perfetta idea di quello che ci si può aspettare: una commediola da blockbuster sull'abusatissimo e sempre valido tema della guerra dei sessi.
Se vi siete messi a ridere con la scena dell'orgasmo al ristorante di meg-ryaniana memoria prendete in considerazione che non ci saranno molte altre occasioni per ridere.
Si ride poco e si riflette anche meno insomma, ma non è tutto da buttare: la coppia Heigl-Butler è convincente e la prima parte appare piacevolmente scorrevole.
E' nel secondo tempo che le idee scarseggiano, il ritmo s'incrina e il film si trascina all'ovvio ed inevitabile finale, ricalcando tutti gli stereotipi della commedia sentimentale senza però aggiungervi battute memorabili o gustose risate. Scritto da tre donne, è una commedia per donne, anche se si parla pure dell'universo maschile.

VOTO: 5,5

lunedì 23 novembre 2009

VIDEOCRACY di Eric Gandini

Il regista, nonché fastidiosa voce narrante del documentario, dimostra il vuoto e lo squallore della Tv italiana, specchio della società, a sua volta specchio di questo personaggio chiamato Berlusconi. Quindi filma i casting in cui ragazzine con la testa piena di belle speranze e vuota di qualsiasi cultura sculettano nei supermercati davanti ai genitori e fratellini orgogliosi. Questa è l’Italia? Purtroppo sì. E questo fa male, colpisce come un pugno nello stomaco. Ma Gandini si scorda che grazie al cielo non tutte le ragazze sono così e non tutti gli operai vogliono diventare divi della Tv. Gandini si scorda anche che questo genere di Tv spazzatura sessista e degradante è presente in tutti cinque i continenti, dove Berlusconi è però assente. Addossare quindi all’attuale presidente ogni colpa per l’abbruttimento morale dell’Italia significa attribuirgli un’importanza che in realtà non ha. Che Berlusconi poi sia tra i presidente più ricchi del mondo e tra gli unici a gestire tutti i media questa è un’altra cosa: le veline ci sono dappertutto. In ogni Paese c’è un Berlusconi, in ogni paese c’è un Corona e ci sono ragazzine che non vedono l’ora di mostrare le pudenda per lavorare due anni della propria vita e poi campare di rendita. Dare così tanto spazio a Mora e Corona significa dar loro un’importanza che non si meritano. Grazie al cielo Garrone ha annunciato che non farà un film su Corona. Tornando a questo documentario, concludo dicendo che secondo me il regista aveva molto più materiale da sfruttare e soprattutto da sfruttare meglio. Il ritratto che ne viene fuori è sì desolante ed irritante, ma forse non abbastanza incisivo.
VOTO: 5,5

domenica 22 novembre 2009

NEMICO PUBBLICO di Michael Mann

Johnny (Depp) nei panni di Johnny (Dillinger) è assolutamente perfetto e una sua espressione dice più di molte battute. Quindi il regista decide di fargli dire il meno possibile: tutto quello che sappiamo di lui è contenuto in uno dei suoi (pochi) dialoghi con l’amante in cui dice più o meno così: “Mia mamma è morta quando avevo tre anni, mio padre mi pestava, mi piace andare al cinema e rapinare banche, questo è tutto quello che c’è da sapere su di me”. E questo è tutto ciò che sappiamo di lui, francamente un po’ poco per cucirvi sopra due ore e un quarto di film. Questo è il limite e il fascino del film in cui il regista si limita a registrare le gesta del rapinatore nel suo ultimo anno di vita, talvolta con un’irritante camera a mano, altrimenti con eleganti primi piani e piani lunghi. Infinite sparatorie, dialoghi scarni ma comunque poco incisivi e tanti punti interrogativi. Non c’è alcuna caratterizzazione psicologica e benché il film ricostruisca la caccia dell’agente Pulvis al famigerato Dillinger, non sappiamo nulla di nessuno dei due (Christian Bale bravo ma trattato da macchietta). Non c’è alcun accenno ai motivi che hanno spinto Dillinger a diventare un rapinatore di successo, non viene spiegata la sua ostinazione nel perseguire e non sono spiegate nemmeno le ragioni della sua travolgente storia d’amore per la guardarobiera (una sfuggente Marion Cotillard alla quale viene affidato lo stucchevole, inutile e romantico finale di un film per nulla romantico, probabilmente dettato dai sensi di colpa del regista che aveva così poco sfruttato le doti di un premio Oscar). La scena più bella, quasi onirica, è la tranquilla passeggiata di Johnny nella centrale di polizia. Il resto del film è una caccia al cattivo, tanto stilizzato da ricordare i vecchi western o gangster movie. Sinceramente inutile.
VOTO : 6,5

sabato 21 novembre 2009

UP di Pete Docter & Bob Peterson

Meraviglioso trionfo di colori e buoni sentimenti, con qualche suggestiva trovata che rimarrà per sempre impressa nella mia mente ( fra tutte la casa che vola grazie ai palloncini; meno memorabili ma simpaticissimi l’uccello misterioso, i cani parlanti). Una fiaba per grandi e piccini, che ci permette di uscire dal cinema più felici. Dopo una lunga parte senza dialoghi ed insolitamente drammatica per un cartone (la sensazione è simile a quella provata per la morte della mamma di Bambi, no?), il film scivola limpidamente nel mondo fantastico delle Cascate Paradiso. Un film che rompe e supera gli schemi dei cartoon per volare in alto, sempre più su!
Sarà un caso che i tre migliori film dell’anno hanno come protagonista un anziano? E tra l’altro un anziano che instaura un dialogo con una generazione molto lontana dalla sua: è il caso del Clint Eastwood di Gran Torino e del protagonista di Basta che funzioni. In tutti e tra i casi si riesce ad instaurare un legame tra queste generazioni così distanti: quella buona, saggia e vecchia e quella nuova, spaesata ma ottimista. La generazione di mezzo invece, pare non avere alcuna speranza.
VOTO : 9

venerdì 20 novembre 2009

lnglorious Basterds di Quentin Tarantino

BASTARDI SENZA GLORIA
Un colonello nazista poliglotta fa massacrare una famiglia di ebrei, di cui sopravviverà una sola superstite. Per qualche strano scherzo del fato, i loro destini si incroceranno qualche anno più tardi. Tarantino riscrive la Storia con la S maiuscola e aggiunge un altro tassello alla storia del cinema. Si riconferma abile sceneggiatore, i suoi lunghi dialoghi ormai sono un marchio di fabbrica e ancora una volta si dimostra grandissimo nel dirigire i propri attori: basta vedere quello che ha tirato fuori dalla bellissima Diane Kruger. Per non parlare del tour de force linguistico imposto agli interpreti, che passano da una lingua altra con estrema disinvoltura (inglese, francese, tedesco e una spruzzatina di italiano), con speciale menzione a Christoph Waltz che ha vinto la Palma d’oro a Cannes. Brad Pitt sfoggia crudeltà e aria da tonto (un po’ come nell’ultimo dei Coen). Anche la violenza gratuita non si può più scindere dalla filmografia tarantiniana e questa volta si mischiano usanze dei nativi americani (gli scalpi) e svastiche naziste incise sulla fronte.
I capitoli migliori sono quelli con numero pari, ed è davvero difficile dire quali tra questi sia il migliore: dal folgorante inizio, alla Parigi piena di fortuite coincidenze e omaggi cinematografici, fino al memorabile epilogo nel cinema. C’è anche una meravigliosa colonna sonora.
VOTO: 9

giovedì 19 novembre 2009

Recensione di OGGI SPOSI di Luca Lucini

OGGI SPOSI
Questa commedia corale mette in scena 4 episodi, legati tra loro, di altrettante coppie alle prese col fatidico sì. Ma siamo proprio sicuri che gli italiani hanno ancora così tanta voglia di sposarsi? Secondo il regista Lucini e lo scenegitore Bonifacci sì e per dimostrarlo mettono in scena una sfilata di attori decisamente in forma, come ennesima dimostrazione dell’esistenza di interpreti italiani validi ma solitamente mal utilizzati. Si ride di gusto a più riprese, non ci sono vere cadute di ritmo, solo qualche lungaggine e qualche sketch superfluo. Dopo Diverso da Chi e Lezioni di cioccolato, Argentero e lo sceneggiatore Fabio Bonifacci si ripresentano con un prodotto gradevolissimo, che però non ha suscitato particolarmente l’interesse del pubblico ( mentre Ex, altra commedia amorosa corale ha superato i 10 milioni questo arriverà al massimo ai 3, molto probabilmente) ed è un peccato.
VOTO: 6,5

domenica 15 novembre 2009

Gay: accolti al cinema ma non nella società (italiana)

Dopo gli applausi (e premi) di A Single Man a Venezia e la vittoria di Brotherhood a Roma, l'ondata queer travolge pure il Festival di Torino.
Almeno quattro i titoli a tematica glbt : La bocca del lupo, Chi l’ha visto?, Le roi de l’evasion et Le refuge (secondo film del 2009, dopo Ricky, per il francese François Ozon, già autori di film a tematica come Le temps qui reste).
Molto probabilmente di questi ben pochi vedranno il buio delle sale.
Come Due volte genitori, la cui proiezione è stata perfino negata in una sala comunale del Nord Italia. Di questo documentario, tra l'altro, l'unica rivista cinematografica a parlarne è stata Film.tv, che tra l'altro lo promuove a pieni voti.
Si spera che a forza di parlare di film a tematica, qualcosa si muova...In attesa dell'uscita del provocatorio Brotherhood..

sabato 14 novembre 2009

Recensione di PARNASSUS - L'UOMO CHE VOLEVA INGANNARE IL DIAVOLO di Terry Gilliam

Un uomo stringe un patto con il diavolo, ma se ne pente. Per sua fortuna al Diavolo piace giocare.
Non è facile riassumere la trama del film, piuttosto esile a dirla tutta, se non insignificante. Ciò che conta è altro. Siamo nella dimensione della favola, e come in ogni favola che si rispetti, la verosimiglianza e la logica non sono elementi indispensabili. Dopo aver scomodato due degli autori più famosi di fiabe, i fratelli Grimm, Terry Gilliam ora si ispira al Dottor Faust e inventa lui stesso una nuova fiaba, ancora più fantasiosa nella misura in cui è stato costretto ad “improvvisare” dopo l’imporvvisa scomparsa del suo protagonista. Infatti a recitare per lui ancora una volta c’è Heath Ledger, prematuramente scomparso nel corso delle riprese. A questo punto Gilliam ha adattato il film alle circostanze, utilizzando le scene con Ledger e inserendovene delle altre con Depp, Law e Farrel che lo sostuiscono ogni volta che il personaggio attraversa lo specchio magico. La prima mezzora pare interminabile, poi con l’entrata in scena del personaggio di Ledger il film decolla lentamente, fino ad arrivare ad una sgargiante, suggestiva e magnifica terza ed ultima parte che si risolve in un tripudio di bellissime trovate visive. Il personaggio di Ledger è una canaglia che ricorda tanto Johnny Depp nei Pirati dei Caraibi. Purtroppo questa rimane l’ultima prova di un attore bravissimo rivalutato solo dopo la sua triste scomparsa.

VOTO : 7,5

giovedì 12 novembre 2009

RECENSIONE di THIS IS IT - di Kenny Ortega

Una sorta di backstage delle prove di quello che sarebbe dovuto essere il This is it Tour, che non è mai diventato un tour, ma si è trasformato in film, offrendo a tutti i fan e curiosi la possibilità di vedere su uno schermo cinematografico lo spettacolo che il re del pop stava preparando.
Le immagini sono quasi sempre ad alta qualità e un diligente lavoro di montaggio ha fatto il resto: è stata seguita la scaletta del concerto, inserendovi interviste ed altre riprese del backstage.
Interviste ai collaboratori, provini, prove: tutto quello che si può ritrovare in qualsiasi altro lavoro di questo genere, ma qui l’emozione è maggiore per tre motivi fondamentali: innanzitutto il protagonista ci ha lasciati, trattasi di un mito dei nostri giorni e di uno spettacolo che sarebbe diventato storico. A testimoniarlo i fantatici video che erano stati girati per lo show, autentici capolavori degni d’una sala di cinema. In Smooth Criminal Michael “recita” in Gilda interagendo con Rita Hayworth , in Thriller ripropone una favola gotica che inizia con cadaveri che escono dalle proprie tombe e termina con gli stessi che volano in cielo. Per ultimo Earth Song, un emozionante video sull’ambiente che ha come protagonista una bambina che si addormenta in un paesaggio idilliaco per poi risvegliarsi in una foresta distrutta dall’uomo, quell’uomo che non ha più rispetto per nessuna forma vivente, nemmeno umana.
Tanti messaggi ambientalisti, di amore e di speranza, ma protagonista del film è la musica: purtroppo troppa è nella versione studio, ma quando Michael canta dal vivo e la band lo segue, l’emozione c’è. E rimarrà. Una bella operazione commerciale, di cui fan e produttori, per motivi diversi, saranno contenti.
Voto: 7,5

lunedì 9 novembre 2009

My music chart!

Settimana rivoluzionaria per la mia musica con una classifica piena di new entries:
il brano che ho ascoltato di più questa settimana è stato
SOGNO di Gianna Nannini, seguito da
TI VORREI SOLLEVARE di Elisa & Sangiorgi e al terzo posto
PSYCHIC CITY degli YACHT!
Ecco qua sotto il delirante video di quest'ultima
http://www.youtube.com/watch?v=uD0p8LLxskM
a breve spenderò qualche parola in più a proposito di questo duo!

venerdì 6 novembre 2009

Brad Davis, Fassbinder, sangue e sesso..

60 anni fa nasceva Brad Davis, ma oggi non è il suo compleanno, perchè Brad morì
nell'autunno del '91, pochi mesi prima di Freddy Mercury, e proprio come il leader dei Queen, moriva di AIDS a poco più di quaranta anni.

Chi è Brad Davis, vi starete chiedendo? E' il protagonista di Fuga a Mezzanotte di Alan Parker e di Querelle di Fassbinder. Il primo non l'ho mai visto, anche se ho visto altri bei film di Parker (The Wall, Evita, Le ceneri di Angela). Il secondo l'ho visto domenica.
Che dire? Da un’opera non si può definire l’intera carriera di un artista, ma quest’opera è speciale, poiché summa dell’intera filmografia e biografia del regista.

Approfondendo l’argomento, ho scoperto che questo film può essere giustamente definito “maledetto”: dedicato ad un amante suicida, girato da un regista morto per overdose a fine riprese, interpretato da un protagonista morto di AIDS e da un attore accusato poi di omicidio.. Senza contare che la locandina era opera di Andy Warhol..

Brad Davis, il villoso e muscoloso protagonista, alla sua morte, sopraggiunta quando era ancora quarantenne, venne descritto come “il primo eterosessuale morto di AIDS”. In realtà, la moglie spiegò poi che il marito era bisex e "che tutti, se scaviamo nel profondo, lo siamo".

Per quanto riguarda la vita privata di Rainer Weiner Fassbinder, si può davvero affermare che è a tinte molto forti.
La sua prima storia d’amore importante fu con una segretaria, Irm Hermann, che costrinse con la forza a recitare nei suoi film (nel senso che proprio la picchiava). In quanto a uomini, gli piacevano non-europei, sposati e con prole: uno dei suoi primi amanti fu Gunther Kauffmann, che fece recitare in ben 17 suoi film, tra cui appunto Querelle, dove interpreta il proprietario del locale, cioè il nero che sodomizza il protagonista. Rimasero amici anche dopo la rottura e fu l’unico suo amante a non uccidersi. Ma il suo nome è stato poi comunque legato ad una morte: pochi anni fa fu infatti accusato di omicidio, ma poi assolto in quanto l’assassino era sua moglie, deceduta nel frattempo.
Ok, non perdiamo il filo del discorso e torniamo al regista tedesco, che si sposò con Ingrid Caven, attrice di molti suoi film e moglie tollerante. Poi Fassbinder si innamorò perdutamente del marocchino El Hedi ben Salem, anch’egli sposato e con due figli. Lo strappò alla famiglia, lo riempì di doni e lo convinse a vivere con lui ed a recitare nei suoi film. La loro storia finì bruscamente quando l’uomo fu imprigionato per aver ucciso tre uomini sotto effetto dell’alcool. Si impiccò in cella e Fassbinder dedicò a lui il film Querelle, come si legge dopo i titoli di testa.
In seguito Fassbinder ebbe una relazione con Armin Meyer, anche lui utilizzato in diversi film. La relazione questa volta fu troncata dal regista e l’amante, disperato, si suicidò.
Fassbinder passò gli ultimi anni della sua vita con una donna, che lo trovò morto nel suo letto ucciso da un mix di cocaina e sonniferi. Aveva 37 anni e 40 film alle spalle.
Avete tenuto il conto di morti e amanti citati?

Querelle è tratto da Querelle du Brest di Jean Genet, scrittore gay dalla biografia turbolenta (ma dai!?): espulso dal collegio in quanto sodomita, fu amico di Jean Cocteau, il regista, scrittore (La bella e la bestia) e artista che ebbe una lunga relazione con l’attore e scultore Jean Marais (Le notti bianchi, di Visconti) e poi con Edouard Dermit, che prima amò e poi adottò rendendolo erede..

P.S.Tantissime furono le locandine che uscirono per il film: qui ne ho scelte due.
Quale è migliore? Quella fallocentrica o quella warholiana?




mercoledì 4 novembre 2009

Gli Snow Patrol cantano Madonna

Il 30 ottobre si è festeggiato il 75esimo anniversario degli studi della BBC a Maida Vale, dove negli ’60 avevano suonato i Beatles, David Bowie, Jimi Hendrix e Led Zeppelin e dove tutt’ora vengono registrati e trasmessi programmi musicali e concerti. Per l’occasione gli Snow Patrol si sono esibiti in uno showcase negli stessi studi. Hanno suonato anche Ray of Light.

Novità musicali di novembre

Nuovo mese, nuova musica.

Nuovo album (Up to now) per gli Snow Patrol, anticipato dal singolo Just say yes, che all’inizio può apparire ammiccante, ma poi si risolve in un classico pezzo alla Snow Patrol.

Nuovo album anche per Carmen Consoli, anticipato dal bel singolo "Tutto su Eva", accompagnato anche da un bel video. Io la preferisco come autrice e compositrice piuttosto che interprete, de gustibus.

Atteso(?) ritorno di Giusy Ferreri con un album di cover (ma perché cover?!) anticipato da un’oscena cover di quell’impareggiabile Il Cielo è sempre più blu del grande Rino Gaetano.

Anche i The Kooks hanno pensato di ritornare con una cover, non di un classico, ma di un cult della musica commerciale da discoteca degli anni ’90: All that she wants degli Ace of Base, brano che io adoravo alla follia e che qua ovviamente è riproposto in chiave brit-rock. Ma possibile che in due anni i ragazzotti di Brighton non siano riusciti a scrivere nulla di inedito?!

Torna anche Elisa, appena diventata mamma, e per anticipare l’album Heart, ha scelto il duetto con Giuliano Sangiorgi dei Negramaro. La canzone, chiamata Ti vorrei sollevare, non è affatto male, però dall’incontro tra le due (a mio parere) più belle voci del panorama musicale italiano mi aspettavo di più!

La Britney ritorna con un nuovo album, lanciato da un singolo che coincide con il voto che si può attribuire al pezzo: Three. C’è un intermezzo adorabile con chitarrina e vocina dolce, ma il resto della canzone è un’indecedente accozzaglia house-pop .

La diciottenne Dixie Lott dopo quel tormentone di Mama Oh Oh è tornata con Boys and Girls che è identico a Shut up and drive di Rihanna. Non sono affatto dispiaciuto né stupito che la sua vena creativa si sia già esaurita.

Anche Rihanna è tornata con un nuovo pezzo, lento. Ma è troppo presto per esprirmi. Non l'ho mai ascoltato con attenzione.

Arriviamo quindi al film-evento (ahimé) del mese, New Moon. Il brano portante è stato affidato ad una band sconosciuta dall’insolito nome: Death cab for cutie. Il pezzo si intitola Meet me on the Equinox ed è davvero caruccio.

Lord Sting esce con un nuovo lavoro concettuale e sperimentale: una serie di ballate celtiche natalizie (e qualche inedito) arrangiate con strumenti più o meno antichi. Sono molto incuriosito ma sinceramente mi sembra troppo presto per canti natalizi, quindi rimando l’ascolto a dicembre.

Last but not least il Signor Battiato che ha scritto un fortissimo ed esplicito j’accuse contro il nostro Presidente del Consiglio. Molto stranamente, non ha provocato l’inevitabile scandalo che mi aspettavo. Sono sicuro però che i giornalisti se ne occuperanno presto, anche perché è davvero insolito udire il più elegante, intellettuale ed enigmatico dei cantanti italiani lanciare un simile pamphlet. Della serie: anche i più tranquilli sono arrivati al limite della pazienza e dell’indignazione. La canzone si chiama Inneres auges e a primo ascolto non mi convince molto dal punto di vista musicale, ma il testo vale proprio la pena ascoltarlo e leggerlo per bene:
http://www.youtube.com/watch?v=pvEbyhfuKkU
come un branco di lupi
che scende dagli altipiani ululando
o uno sciame di api
accanite divoratrici di petali odoranti
precipitano roteando come massi da
altissimi monti in rovina.
uno dice che male c’è a organizzare feste private
con delle belle ragazze
per allietare primari e servitori dello stato?
non ci siamo capitie perché mai dovremmo pagare
anche gli extra a dei rincoglioniti?
che cosa possono le leggi
dove regna soltanto il denaro?
la giustizia non è altro che una pubblica merce…
di cosa vivrebberociarlatani e truffatori
se non avessero moneta sonante da gettare come ami fra la gente.
la linea orizzontaleci spinge verso la materia,quella verticale verso lo spirito.
con le palpebre chiuses’intravede un chiaroreche con il tempo e ci vuole pazienza,
si apre allo sguardo interiore:inneres auge, das innere auge
la linea orizzontale ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito.
la linea orizzontale ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito.
ma quando ritorno in me,sulla mia via, a leggere e studiare,
ascoltando i grandi del passato…mi basta una sonata di corelli,
perché mi meravigli del creato!

martedì 3 novembre 2009

CIAK si fa in 4!


Taylor Lautner é tra le più giovani, o probabilmente la più giovane star mai apparsa su una copertina di Ciak e molte altre riviste cinematografiche.
Il bambino ha appena 17 anni, considerando che è nato nel 1992! Roba da matti!
Nemmeno maggiorenne e già ricco e famoso con un patrimonio sperperato in anabolizzanti e steroidi. Nemmeno maggiorenne e un fisico del genere! Come avrà fatto?
Ma la domanda più importante che mi pongo è un'altra. Questo mese CIAK uscirà con 4 cover diverse, ovvero quella con una foto con i 3 personaggi principali, ovvero l'adorabile Kristen Stewart, il tenebroso Robert Pattinson e l'inguardabile giovanotto qui sopra. Ad ognuno dei tre è poi dedicata una cover a parte. Essendo abbonato, a me quale arriverà?!

lunedì 2 novembre 2009

Amore che occupi il pensiero della mia terra

Torna amore
vela delicata e libera
che occupi il pensiero
della mia terra
sto morendo sulla grandiosità di un fiume
che è rosso di desiderio
e vorrebbe travolgere il tuo amore.

Alda Merini, Torna Amore

sabato 31 ottobre 2009

Playlist d'ottobre

Oggi è l’ultimo giorno d’ottobre e quindi mi sembra la giornata adatta per stilare qualche classifica.
Ecco la mia playlist d’ottobre:
1. you set me on fire – Dolores o’riordan
2. paparazzi – lady gaga *
3. voglio vederti danzare – franco battiato
4. I’ll go crazy – U2
5. rain – mika

* eh sì, ahimé!
lady gaga ha conquistato anche me!

mercoledì 28 ottobre 2009

RECENSIONE di In This Light And On This Evening dei THE EDITORS



L’intro è affidato ad un brano molto cupo, ma poi l’atmosfera si rilassa un poco (ma mai troppo). La voce del leader della band rende inconfondibile ormai ogni pezzo dei The Editors, rendendo subito familiare ogni pezzo. E molti pezzi sembrano in effetti già sentiti. Questa è l’idea generale all’ascolto del nuovo disco composto da solamente 9 tracce (più varie bonus track nell’edizione deluxe). Ma ogni tanto ci sono suoni elettronici che scuotono l’ascolto, qualche tastiera furbetta e potenti sintetizzatori. In tutto il disco si respira poi un’atmosfera molto anni ’80 e molto decadente. Una buona dose di alternative rock, con alcuni pezzi davvero coinvolgenti (Eat raw meat, fra tutti).

VOTO GLOBALE: 7
Da ascoltare: Like treasure, eat raw meat=Blood drool, walk the fleet road

Tracklist:

1. In This Light and on This Evening 7
2. Bricks & Mortar 6,5
3. Papillon 6,5
4. You Don't Know Love 7
5. The Big Exit 7,5
6. The Boxer 6,5
7. Like Treasure 7,5
8. Eat Raw Meat=Blood Drool 7,5
9. Walk the Fleet Road 7,5

lunedì 26 ottobre 2009

RECENSIONE di THEBOY WHO KNEW TOO MUCH di Mika

Mika è tornato, dopo 2 anni, con un album quasi uguale al precedente. I due dischi sono legati da corrispondenze che non possono essere casuali: Rain è la nuova Relax, Good gone girl è la nuova Big Girls (a cui è troppo simile), Blame it on the girl la nuova Lollipop, ecc. ecc.
A mancare sono le nuove Grace Kelly o No Happy Endind. Ovvero nessun pezzo davvero curato, ma un collage di tanti abbozzi che arrivano a malapena ai tre minuti. Si tratta in ogni caso di abbozzi gradevoli che scorrono via velocemente e bastano pochi ascolti per canticchiarseli tutti. Un pop molto easy, ma per lo meno creato con una voce originale ed il sound di una band. E non è poco oggigiorno. Quindi basta dire che dopo un debutto tanto promettente, ci si aspettava qualcosa di più. Che è vero, per carità: tutti si aspettavano delle canzoni in cui il ragazzo mettesse in maggior risalto le proprie capacità vocali e artistiche. Ci aspettavamo un disco più maturo insomma. Ma per quello c’è tutto il tempo: non scordiamoci che il ragazzo ha solo 26 anni, e ha davanti a sé tutto il tempo che vuole per maturare! Perciò ben venga questo album di sogni adolescenziali!

VOTO GLOBALE : 7

Da ascoltare: we are golden, rain, I see you, one foot boy
Tracklist
01.We Are Golden

02. Blame It On The Girls
03. Rain
04. Dr John0
5. I See You
06. Blue Eyes
07. Good Gone Girl
08. Touches You
09. By The Time
10. One Foot Boy
11. Toy Boy
12. Pick Up Off The Floor
13. “Lover Boy” (Bonus Track)
14. “Lady Jane” (I-Tunes Bonus Track)

domenica 25 ottobre 2009

Recensione di NO BAGGAGE di Dolores O'Riordan



L’avevamo lasciata al 2007 con il suo album di esordio da solista, che non faceva pensare ad una lunga carriera futura. The Journey, scelto come singolo di lancio di questo album, aveva confermato le scarse aspettative. Eppure, ascoltando tutto l’album, all’ascoltatore non rimane che chiedersi perché il pezzo in questione sia stato scelto come singolo: è indubbiamente molto orecchiabile, ma è anche il brano più debole dell’intero disco! Ancora più assurdo è il fatto che la bonus track, disponibile solo su Itunes (You set me on fire), già b-side del singolo, è decisamente il miglior pezzo del lavoro.
Con una buona dose di sorpresa ascoltiamo dodici brani piacevoli, che ricordano le canzoni più spensierate ed ottimistiche dei The Cranberries, tanto che Dolores spesso si dimentica dei suoi gorgheggi doloranti e dolorosi per utilizzare la maggior parte delle volte un tono più basso e conciliante.
Personalmente, è uno dei miei due dischi preferiti di questa stagione 2008/2009 ed adoro ogni singola traccia!

Da ascoltare: It’s You, Fly Through, Lunatic You set me on fire (Itunes track)


VOTO GLOBALE : 7,5

Tracklist con voti
Switch Off the Moment 7
Skeleton 7
It's You 7,5
The Jorney 6,5
Stupid 7,5
Be Carefu 7,5
Apple of My Eye (New Version) 7,5
Throw Your Arms Around Me 7
Fly Through 7,5
Lunatic 8
Tranquilizer 7,5
You set me on fire (bonus track) 8

sabato 24 ottobre 2009

Recensione di BACKSPACER dei Pearl Jam

Non mi ha convinto molto questo disco. Non è un disco su cui soffermarsi troppo e del resto dura anche troppo poco. Ma non è neanche brutto.
L'album si presenta diviso in due parti: la prima è composta da pezzi rock veloci, monotoni e ripetitivi. Poi a metà arriva Just Breathe, scelto come singolo di lancio, per portarci in una seconda parte migliore, in cui pezzi adrenalinici rock’n’roll si alternano a ballate rock o a tracce squisitamente acustiche con Vedder e chitarra. Il risultato globale è un lavoro armonioso e piuttosto piacevole che però non lascia il segno. I brani sono semplici, ripetitivi e raramente superano il minimo sindacale di tre minuti di durata. E un disco di mezzora è davvero troppo poco.

Da ascoltare : Just Breathe, Force of Nature, The End

Voto globale: 7

Tracklist con voti
Gonna See My Friend 7
Got Some 6
The Fixer 7
Johnny Guitar 7

Just Breathe 8
Amongst The Waves 7,5
Unthought Known 7,5
Supersonic 6,5
Speed Of Sound 7
Force Of Nature 7,5
The End 8

venerdì 23 ottobre 2009

Film in uscita questo weekend

Certo che i distributori italiani non sanno proprio cosa sia il buon senso.
Questo weekend infattti escono i seguenti film che voglio tanto vedere :
Parnassus l’uomo che voleva ingannare il diavolo
Bruno
Oggi sposi
Julie e Julia
Io, Don Giovanni
Senza contare che ci sono altri film che devo ancora vedere:
Up
Ricky
La doppia ora
Ogni sera cinema???

Brotherhood vince il Festival del cinema di Roma

Bellissima notizia: Broterhood, storia di due naziskin omofobici che si scoprono gay, ha vinto il premio di Miglior Film al Festival del Cinema di Roma. Un paio d’anni fa vinceva lo stesso premio Brockeback Mountains a Venezia, un mese fa sempre a Venezia A Single Man vinceva un prestigioso premio e a febbraio Milk ha vinto diversi Oscar.
Se solo il cinema potesse influenzare la società, se solo qualcuno andasse a vederlo questo Brotherhood e facesse qualche riflessione su quello che succede oggi in Italia..

RECENSIONE di VIOLA DI MARE

Gli italiani non riescono a fare film verosimili a tematica omosessuale. Forse perché non è verosimile che un omosessuale italiano riveli la propria sessualità, dal momento che ogni diritto gli è negato ed ogni pubblico sopruso garantito. Lo stesso succedeva nella Sicilia di fine Ottocento. È coraggiosa dunque la scelta della regista Donatella Maiorca di ambientare questa storia d’amore saffico in un’Italia remota ed arretrata, per dimostrarci quindi che in realtà nella modernissima e civilizzatissima Italia d’oggi non è cambiato assolutamente nulla. Per le protagoniste, abitanti di un minuscolo villaggio, è impossibile nascondere la propria relazione e sottrarsi al giudizio altrui. La nascita della loro relazione è filmata bene, ma il resto tentenna.
Alla sceneggiatura collabora anche l’autore del romanzo da cui è tratto il film, ma il risultato è comunque insoddisfacente. I dialoghi sono ridotti all’osso ma inadeguati. A salvare questo film tutto al femminile è la colonna sonora firmata da Gianna Nannini e le interpretazioni delle due bravissime (e bellissime) protagoniste (Isabella Ragonese e Valeria Solarino, che continuo a considerare una delle migliori interpreti del cinema italiano, ancora in attesa di una consacrazione).
VOTO : 6

lunedì 19 ottobre 2009

Recensione di BAARIA

Sicuramente Tornatore è una personalità importante del nostro cinema, o meglio è uno dei pochi registi italiani con uno stile proprio e capace di dar vita ad opere personali. Anche questa volta il progetto che propone è qualcosa di diverso ad ogni altro film italiano in circolazione, ma qualcosa di molto simile ai suoi film più noti (Malena e Nuovo cinema paradiso), di cui riprende diversi temi. E così eccoci ancora di fronte ad uno scorcio popolare di storia siciliana raccontato con epicità, tenerezza, poesia e trasporto emotivo. Con poco equilibrio (scene troppo corte o troppo lunghe), qualche difficoltà nel dare una forma al proprio racconto e qualche concessione di troppo (stucchevoli le ultime scene). Accompagnato da una sontuosa fotografia e una strabordante colonna sonora firmata Morricone.
VOTO: 7

mercoledì 14 ottobre 2009

Recensione di TAKING WOODSTOCK

Dopo Lussuria Ang Lee torna in Occidente per raccontare l’evento rock più importante della storia: Woodstock. Lo fa proprio nel 40° anniversario di quel raduno e quindi sembrerebbe un progetto per omaggiare il grande festival. Ma non è affatto così: Lee esplora in realtà tutto quello che c’era al di là dell’evento rock, tutto tranne la musica, insomma. Questo è anche l’aspetto più curioso e divertente del film: un film su Woodstock senza quello per cui questa località è passata alla storia. Vediamo quindi il milione di giovani che si ritrovarono in questo posto sperduto per mettere in pratica la loro personalissima santa trinità: droga, sesso e rock’n’roll. In particolare seguiamo la vicenda (vera) di colui che rese possibile l’evento: un ragazzo ebreo succube della madre che grazie al movimento hippy ( e alla droga ) trova la forza di seguire la propria strada.
Ma se Ang Lee ci aveva abituati a stravolgere gli stereopi ( basta pensare ai cow boy gay di Brokeback Mountains) qui invece ne usa parecchi. Gli unici a non essere troppo stilizzati sono guarda caso gli omosessuali: il simpatico travestito Wilma ( un bravissimo Liev Schreiber) e il protagonista, che con molta naturalezza scopre la propria sessualità. Ma gli altri personaggi sono sempre a pochi passi dalla parodia (compreso il pur sembre bravo Emile Hirsch nei panni di un allucinato reduce di guerra).
E così l’evento musicale più grande della storia della musica è dipinto come un covo di drogati dediti al sesso promiscuo. Non aspettatevi dunque una grande colonna sonora o reincarnazioni degli idoli che infiammarono quel palco.
Rimane un film comunque gradevole che ci fa respirare l’aria (allucinogena) dell’epoca.
VOTO: 7

Recensione di WHATEVER WORKS

Woody Allen ha sfornato per l’ennesima volta lo stesso film e ancora una volta l’ha fatto maledettamente bene. Le sue ossessioni ci sono tutte: antisemitismo, religione, sesso, psicanalisi, politica, ma sono aggiornate con grande lucidità. E ancora una volta si conferma molto più ribelle, lucido e anticonformista di registi ben più giovani di lui. È da un sacco che non si rideva così davanti ad uno dei suoi film, ma è anche da un bel po’ che un film non suscitava tante riflessioni. C’è molto cinismo, ma anche voglia di vivere. Come in ogni film Allen mostra l’assurdità e la vacuità dell’esistenza, ma poi suggerisce sempre un modo per andare avanti. Ed è questo il bello dei film di Woody Allen: fanno riflettere su quanto sia miserabile il mondo, ma suggeriscono sempre che c’è un modo per rendere tutto più bello. I dialoghi sono scoppiettanti, la sceneggiatura praticamente perfetta, ma purtroppo ci sono anche un sacco di punti deboli nella pellicola.
Gli attori convincono meno del solito, innanzitutto: la Wood nei panni dell’oca è brava, ma non quanto la Johansson in Scoop. Larry David è l’alter ego ideale di Allen, ma non è Woody Allen.
Allen non ha curato molto la forma questa volta: fotografia, musica e montaggio sono davvero mediocri ed èun peccato perché se a un contenuto altissimo avesse abbinato una buona confezione, il risultato sarebbe stato eccellente. Ma sembra usare metodi altalenanti: ripensando al suo fim precedente, ci ricordiamo quella musica trascinante e quella fotografia calda e avvolgente che, mescolate con due dive facevano del film un prodotto perfettamente confezionato, nonostante la sceneggiatura fosse più debole. Qui Allen fa il contrario: prende attori sconosciuti, trascura tutto ciò che è di contorno e si concentra sul contenuto, sulle parole e per l’ennesima volta ci colpisce con delle battute che vanno dritte alla mente e al cuore, ci fanno ridere di gusto e pensare. C’è forse da aggiungere che sono passati 40 anni dal suo debutto e questo è il suo quarantesimo film. E il livello è ancora altissimo, nonostante il poco tempo che dedica ad ogni progetto ( e quest’anno si è dato pure all’opera lirica!). Ancora una volta grazie, caro vecchio Mr Allen.
VOTO: 7,5

lunedì 12 ottobre 2009

Recensione di DISTRICT 9

Un film coraggioso: ci vuole coraggio per presentare un film del genere e per spendere tanti milioni di dollari. Al di là dell’alieno come parabola di ogni diverso oppresso dalla nostra società, il film offre davvero poco. L’inaudita crudeltà che gli uomini usano nei confronti dei non-umani non può che ricordare i metodi disumani di certi militari, ma il fascino del film finisce qua. Lo spunto è interessantissimo, ma il soggetto viene svilupato male. I dialoghi sono assolutamenti improbabili, si passa dall’angoscia pura a momenti involontariamente comici, dall’azione più concitata alla noia assoluta, da un’ottima interpretazione all’inadeguatezza. Per non parlare dell ricorso alla tecnica del “documentario”, che rende tutto ancora più ridicolo. E vogliamo parlare del protagonista, che si mette a chiacchierare nei momenti di maggior pericolo e che non fa altro che ripetere “vaffanculo” di fronte ad ogni situazione? Se a tutto ciò aggiungiamo anche la profusione di effetti ed effettacci speciali, scene d’azione cariche di sparatorie in cui muoiono tutti tranne il cattivo dei cattivi otteniamo il classico blockbuster made in USA.

Tutto questo mentre sulla costa opposta degli Stati Uniti c’è un arzillo ultrasettantenne che con una manciata di attori e un paio di stanze sforna un film splendido.

VOTO: 4

domenica 11 ottobre 2009

Recensione de Il mio vicino Totoro di Hayao Miyazaki




Un tuffo nei cartoni animati giapponesi degli anni ’80, ovvero un’immersione in un’animazione educata, elegante, rigorosissima, lontana dalle chiassose risate e dalle fragorose scene d’azione dei cartoni d’oggi. Salvo i personaggi esilaranti ( sia le bambine che i due personaggi fantastici) non ci sono battute divertenti: è per lo più un film silenzioso, fatto di quotidianità, poche parole e pochi avvenimenti. A far ridere sono le apparizioni di Totoro che sconvolgono il ritmo lento del racconto, ma per il resto non facciamo altro che seguire le gesta quotidiane di due bambine d’altri tempi. Singolare è anche la mancanza di una vera e propria morale: i problemi delle bambine li risolvono i loro amici fantastici, come a dire che il potere dell’immaginazione sia superiore a tutto. Come dicevo, è un altro mondo, in un altro tempo.


VOTO: 8

sabato 10 ottobre 2009

La vera storia di Totoro

La storia di Totoro in realtà inizia molto tempo fa. Il simpatico animale, negli anni ’80 gestiva una rosticceria a Nagasaki quando tra i suoi clienti apparve nientemeno che Miyazaki che rimase affascinato dalla sua mole e dai suoi modi buffi, tanto da trasformare in film alcuni episodi della sua vita.


Da allora Totoro è una star in Giappone, con tanto di parco di divertimenti a lui dedicato.


Come vediamo però, Totoro ESISTE davvero, e davvero prende il gatto bus, spesso in compagnia di fan che gli chiedono l’autografo. I gattobus si sono diffusi in tutto il Paese e sono diventati un mezzo piuttosto usato in Giappone.






Nel parco Ghibli Totoro è la star più famosa, con tanto di riproduzioni a grandezza naturale.