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domenica 30 novembre 2014

Hunger Games: il terzo capitolo è solo per i fan

HUNGER GAMES: IL CANTO DELLA RIVOLTA  PARTE I
(THE HUNGER GAME: MOCKINGJAY – PART 1)
Di Francis Lawrence,
USA 2014
Con Jennifer Lawrence,  Liam Hemsworth, Julianne Moore, Philip Seymour Hoffman, Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Sam Claflin,  Donald Sutherland, Josh Hutcherson, Natalie Dormer.

 Genere: Drammatico, Avventura, Azione

TRAMA
Katniss è rinchiusa nel 13° distretto poiché il suo villaggio è stato raso al suolo dopo che la freccia scoccata dal suo arco ha mandato in tilt tutta la nazione. Peeta invece è stato portato a Capitol City ed è ostaggio del nemico. Ovviamente a Katniss non riamane che accettare il ruolo di Giandaia Imitatrice, ovvero capo della rivolta degli altri distretti contro l’onnipotenza della capitale.

COMMENTO
Innanzitutto occorre dire che per guardarsi questo film occorre aver già visto i precedenti due capitoli della saga e pur avendoli visti, considerato che tra un capitolo e l’altro intercorre puntualmente un anno, forse prima della visione c’è bisogno di una rispolverata. Questo terzo film tratto dalla trilogia di Suzan Collins si differenzia dagli altri per la staticità: niente combattimenti, niente adrenalina, niente personaggi morti. È il capitolo della riflessione, quello in cui Katness/Jennifer Lawrence è protagonista assoluta, con i suoi tormenti e fantasmi interiori, a scapito di tutti gli altri personaggi, che non conosciamo affatto meglio perché scompaiono dietro alla presenza della protagonista. Da segnalare la comparsa di due attori di grande prestigio come Julianne Moore e il compianto Philip Seymour Hoffman, che non hanno comunque il tempo di imporsi nonostante le due ore a disposizione della pellicola.
Insomma, molto meno spettacolare, coinvolgente e movimentato dei precedenti, privo di trovate visive o narrative degne di nota, si distacca nettamente dai precedenti capitoli anche in termini di qualità, pur rimanendo un must per tutti i fan e i lettori della trilogia letteraria, purtroppo dilatata in una tetralogia che si concluderà solo l’anno prossimo. Altri 12 mesi dunque per assistere al finale: prepariamoci all’ecatombe.

VOTO: 6,5

mercoledì 4 dicembre 2013

Hunger Games: un altro spettacolo mozzafiato

HUNGER GAMES: LA RAGAZZA DI FUOCO 
(HUNGER GAMES: CATCHING FIRE)
USA, 2013
di Francis Lawrence
con Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Donald Sutherland, Sam Claflin, Lenny Kravitz, Elizabeth Banks, Woody Harrelson, Jena Malone, Stanley Tucci,  Philip Seymour Hoffman
Se ti piace guarda anche: Hunger games, Matrix, Harry Potter, V per vendetta, Hanna
TRAMA
Katniss e Peeta, vincitori dell'ultima edizione degli Hunger Games, devono intraprendere un tour "promozionale" di grande valenza politica: la loro vittoria, simbolo dell'amore che vince sul male, ha infatti instillato voglia di ribellione e giustizia nelle popolazioni sottomesse dei distretti. Di fronte ai disordini che suscitano le loro apparizioni il perfido presidente di Capitol City decide di richiamarli, contro ogni aspettativa, ai nuovi Hunger Games, in modo di liberarsi definitivamente di loro.

RECENSIONE
Francis Lawrence nel proprio curriculum ha film non proprio esaltanti (Come l'acqua per gli elefanti, Constantine..) e video molto commerciali (Britney Spears, Beyonce, Backstreet Boys, Pink, Black Eyed Peas e molti altri) eppure la rischiosa scelta di affidargli la regia di un film tanto atteso si è rivelata vincente grazie a una regia e un montaggio più classici.
Inalterata la dose di adrenalina del primo episodio, obbligatoriamente da vedere prima di affrontare questo secondo capitolo tratto dalla trilogia letteraria di Suzanne Collins, in quanto  parte dove il precedente finiva, senza nemmeno titoli di testa e un finale.
Le circostanze perciò devono già essere note allo spettatore, che qui è messo di fronte ai turbamenti dei due protagonisti. Da un lato la combattiva Katniss, che impariamo a conoscere e apprezzare sempre meglio, grazie anche all'interpretazione sempre sorprendente di una mervagliosa Jennifer Lawrence e dall'altro il buon Peeta, che invece diventa più monodimensionale e meno interessante rispetto al primo episodio, eppure anche il personaggio di Josh Hutcherson risulta convincente nella sua incarnazione di cavaliere integerrimo e romantico. Al loro fianco di nuovo Liam Hemsworth, ancora una volta sacrificato, Lenny Kravitz, la variopinta e irresistibile Elizabeth Banks, Woody Harrelson, Stanley Tucci, Donald Sutherland sempre più spietato e tre new entry: Sam Claflin, Jena Malone e il premio Oscar Philip Seymour Hoffman.
Trascorsa l'introduttiva parte introspettiva si arriva agli Hunger Games e l'adrenalina sale, toccando vette di tensione perfino superiori al primo episodio.
E il film scorre via veloce lasciando più volte senza fiato, per concludersi poi senza un finale e obbligando lo spettatore a rimanere in attesa del terzo episodio o procurarsi il romanzo..
VOTO: 8

mercoledì 30 marzo 2011

un'allegra (e prevedibile) commedia che fa anche riflettere

I RAGAZZI STANNO BENE
(THE KIDS ARE ALL RIGHT)
DI LISA CHOLODENKO,
USA, 2010
ORA IN 88 SALE ITALIANE 
Due attrici hollywoodiane che hanno superato i 50 anni senza portare i segni devastanti di chirurgia plastica o botox e che per lo più accettano di recitare struccate e nella parte di due lesbiche innamorate?

Questo è possibile solo se si tratta di Annette Bening e Julianne Moore che è sicuramente la migliore attrice hollywoodiana della sua generazione. Se poi ci aggiungiamo una regista indipendente, il gioco è fatto.

Ecco così assistere alla storia tradizionale di una famiglia anticonvenzionale.

Abbiamo una coppia con due figli alle soglie dell’età adulta avuti con lo stesso donatore di sperma. Il figlio minore chiede alla sorella maggiorenne di contattare il padre. I tre si conoscono, si piacciono, finché non arrivano le mamme. Già perché la coppia è formata da due donne, piccolo particolare che alla fine non conta molto perché tutte le coppie sono uguali e hanno gli stessi problemi. Peccato che poi la regista cada in un tranello che sa troppo di cliché hollywoodiano, quel in & out già esplorato in altre commedie patinate sul tema (L’oggetto del mio desiderio, Sai che c’è di nuovo, e perfino l’italiana Diverso da chi?). Espediente, quello dell’avventura eterosessuale, usato per aggiungere un po’ di pepe e renderlo più commerciale, ovviamente. Cioè travolgere tutta le carte in tavola con un escamotage che francamente poteva essere evitato perché già visto e rivisto.

Così il padre biologico, prima amato da (quasi) tutti i componenti della famiglia, alla fine diventa il nemico e la famiglia vince su tutto. Insomma il finale è sempre lo stesso: poco importa se etero o omo: i valori della famiglia, qualunque essa sia, trionfano sempre.

Una trama vecchia come il mondo insomma, che di nuovo ha solo il fatto che parli di una famiglia omogenitoriale. E sa da una parte questo è lodevole, dall’altra lascia un tantino perplessi il fatto che un film spacciato per indipendente, si riveli in fondo mondo accomodante nei confronti del cinema commerciale. Arriviamo dunque a una domanda fondamentale: è il contenuto o la forma che creano un film? E qui, quale dei due è quello mainstream e quale quello tipico del cinema off?
Diciamo che il film è a metà strada tra il cinema americano indipendente d’oggi (con tipica colonna sonora indie per nulla valorizzata) e quello mainstream, patinato, da Oscar. E non sorprende dunque la pioggia di candidature alla notte al Kodak Theatre, tra cui spiccano quelle eclatanti per la miglior attrice protagonista per la Bening e per miglior film. Per quanto riguarda la prima nomination infatti, c’è da dire che in questo film le protagoniste sono due e la Moore occupa esattamente lo stesso spazio della Bening e con la stessa bravura. Ma una nota di merito va anche a Mark Ruffalo, candidato all’Academy, e soprattutto ai due sorprendenti ragazzi Josh Hutcherson e Mia Wasikowska, l’Alice di Tim Burton nonché prossima Jane Eyre. Riguardo invece alla nomination per Miglior film, va detto che è decisamente esagerata, ma comunque ben venga che pellicole come queste ricevano le attenzioni degli Academy. Sempre meglio un’allegra commedia a carattere sociale piuttosto che un inutile e noiosetto film su un monarca balbuziente, no?

VOTO: 7