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venerdì 29 maggio 2015

Il racconto dei racconti

IL RACCONTO DEI RACCONTI
(THE TALE OF TALES)
di Matteo Garrone,
Italia, UK, Francia, 2015
con Salma Hayek, Vincent Cassel, Bebe Cave, John C. Reilly, Toby Jones, Stacy Martin, Shirley Henderson, Alba Rohrwacher


Se ti piace guarda anche: Maraviglioso Boccaccio, Into the woods, I fratelli Grimm e l'incantevole strega, Il decameron, I racconti di Canterbury

Una regina vuole aver un figlio ad ogni costo, una principessa vuole sposarsi e un re libertino vuole conquistare l'unica donna che gli resiste..
Dopo il successo di Gomorra, vero e proprio caso cinematografico diventato poi anche serie tv, e il flop del bel Reality, Garrone ha avuto la possibilità di  di alzare il tiro. L'occasione della vita, come si suol dire in questi casi: a maggior ragione duole ammettere che si tratti di un'occasione sprecata.
Fedele alle sue origini partenopee Garrone trova ispirazione nuovamente in un'opera letteraria in dialetto, questa volta seicentesca, Lo cuntu de li cunti di Giambattista Basile che aveva già ispirato C'era una volta di Francesco Rosi.
Racconti di rara inattualità quelli scelti, sorretti unicamente dall'apparato scenico, indubbiamente centrato. Tolta però la componente visiva, notevole grazie alla fotografia, ai costumi e alle location scelte, rigorosamente italiane, lo spettatore esce dalla sala perplesso, con un sensazione di incompiutezza.
Le storie narrate hanno un comune denominatore, il desiderio, tema cardine della nostra società in cui ogni desiderio deve essere realizzabile in poco tempo e col minimo sforzo. In questo senso il film offre una lezione, uno spunto di riflessione, seppur anacronistico. Ma la sensazione è che gli aneddoti siano stati dilatati e abbiano perso la loro forza.
Una cornice senza cuore, insomma, a parte quello divorato da Salma Hayek in una scena già diventata quasi famosa. Ed è proprio alla diva messicana, ormai da un po' fuori dai giri hollywoodiani, che vengono affidate le scene che si ricordano meglio, compresa quella in cui corre per il labirinto alla ricerca del figlio o quella iniziale in cui guarda, triste, i giullari.
Vincent Cassel appare invece completamente sprecato nei panni di un re libertino e stupido.

Da apprezzare comunque il fare artigianale di Garrone, così lontano da quello hollywoodiano. Proviamo a immaginare lo stesso film girato a Hollywood: un tripudio di effetti speciali digitali ma probabilmente non sarebbe stato altrettanto noioso.
E a proposito di Hollywood: nonostante il budget Garrone l'ha snobbata e ha preferito far venire in Italia un cast internazionale valorizzando così alcuni nostri luoghi inconsueti e diffondendo una nostra opera letteraria sconosciuta. Tutti questi buoni propositi non bastano però a fare de Il racconto dei racconti un film avvincente, ed è un peccato.
VOTO: 6-

giovedì 14 maggio 2015

Mia madre

MIA MADRE
di Nanni Moretti,
Italia, Francia, 2015
con Margherita Buy, Giulia Lazzarini, John Turtutto, Nanni Moretti
Genere: Drammatico
Se ti piace guarda: La stanza del figlio, Habemus Papam

Dopo essersi rivelato straordinariamente profetico con HabemusPapam, Nanni Moretti torna con un film che si confronta con una realtà più comune, la scomparsa di un genitore: una tragedia che che coinvolge lo spettatore in modo molto più viscerale. Eppure l’autore mostra tatto, delicatezza e allo stesso tempo coraggio nel mostrare l’inesorabile perdita della madre, dando forma così a un film strattamente autobiografico e allo stesso tempo universale di fronte al quale non si può rimanere indifferenti. Ma non siamo dalle parti dello strazio gratuito di Amour: il film è ricco di dolcezza, non indugia mai nel dolore e alterna scene più leggere in cui si ripercorrono sprazzi di vita dei protagonisti e soprattutto la lavorazione di un film che assorbe le giornate della protagonista, Margherita, interpretata da una Margherita Buy che altri non è che l’alterego di Moretti. Quest’ultimo si relega in un ruolo minore e attraversa in punta di piedi lo schermo. Tutt’altro discorso per John Turturro, volutamente sopra le righe e interprete delle scene più leggere. Alla fine rimangono due personaggi, due grandi immagini di donna: quella della protagonista, determinata ma allo stesso tempo fragile e confusa, e quella della madre, dolce, intelligente, ironica e amorevole.

Dunque non c’è (più) spazio per le provocazioni: Moretti si concentra su due punti chiavi della sua vita: il cinema e il rapporto con la madre e ne risulta un film profondo, “concreto” fin dal titolo. Non riserva sorprese, ma si lascia guardare con rispetto fino alla fine.

Voto: 8