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martedì 31 maggio 2011

L'attrice migliore del mondo

Il film rifiutato da Marilyn che consacrò Gina "miglior attrice del mondo" con uno speciale Golden Globe.

COME SEPTEMBER,
VIENI A SETTEMBRE
di Robert Mulligan,
USA, 1961


TRAMA


Un ricco e aitante americano (Rock Hudson) ogni anno, a settembre, si ferma per un po' nella sua villa in Toscana, dove ritrova sempre anche la sua innamorata italiana (Gina Lollobrigida). Quando decide di tornare prima, in estate, si ritrova due spiacevoli sorprese: la sua villa è stata trasformata in un albergo dal guardiano perché è un peccato tenerla chiusa per 11 mesi, e la sua amante è a un passo dal matrimonio. Appresa la notizia dell’inaspettato arrivo dell’amante americano, la promessa sposa, non ci pensa nemmeno un attimo a lasciare marito e parenti per volare dall’amante.

RECENSIONE

Su queste debolissime premesse si basa una fiacca commedia sentimentale patinata di stampo hollywoodiano con humour e romanticismo superati e oggi faticosamente digeribili, ma perfetti per quei tempi in cui il pubblico non si attendeva altro dall'inedita accoppiata Lollo-Hudson, che avrebbe avuto un seguito in Strani compagni di letto (Strange Bedfellows).
Una stupenda Gina Lollobrigida lancia sguardi incantatori, sfoggia magici sorrisi, magnifiche vestaglie ed elegantissimi vestiti, mentre Rock Hudson fa uso del suo solito charme rassicurante: nulla di più. Questi due protagonisti sono tanto belli quanto privi di spessore e interesse sono i personaggi che interpretano.

A questo si aggiungono bellissimi interni, bei paesaggi, musica piacevole: insomma una visione piacevole per la vista, meno per la mente e l’udito. (Fa sorridere il pessimo italiano esibito grazie al cielo poche volte dagli attori, tutti americani o inglesi, ad eccezione della protagonista che invece recita in un discreto inglese).

ACCOGLIENZA
Fu un grande successo di cassetta  Poi c'era l'altra coppia, emergente: Sandra Dee e Bob Darin, freschi chiacchierati sposi.

Del tutto incomprensibile la scelta dell'Henriette Award vinto dalla Diva Lollo per una delle sue più trascurabili interpretazioni (non per colpa sua ma il personaggio bidimensionale), se non per premiarne il grande successo commerciale e consacrare il suo statuto di diva internazionale. L'Henriette Award  fino al 1980 veniva a  assegnato al migliore attore e alla migliore attrice del mondo dalla Hollywood Foreign Press Association, premio vinto l’anno prima da Doris Day e quello dopo da Marilyn.

Nello stesso anno, Sophia Loren vinceva un mese più tardi l'Oscar: insomma era una vera e propria guerra internazionale tra le due e l'Italia aveva le due attrice migliori del mondo, almeno a detta dei Golden Globes e degli Academy..

REGISTA
Robert Mulligan (1925-2008) regista di un classico come Il buio oltre la siepe (1962 ), negli ultimi anni diresse film leggeri come la divertente commedia C’è un fantasma tra noi due (1982) con l'adorabile Sally Field e il commovente Il grande cuore di Clara con Whhopy Goldberg.
ATTORI

ROCK HUDSON

Ricevete una nomination all'Oscar  nel '56 per l'indimenticabile Il gigante di Elia Kazan, poi divenne il re delle commedie USA negli anni '60, spesso a fianco di Doris Day.
Oggi però è per lo più ricordato per essere stato il primo personaggio famoso a dichiarare di essere sieropositivo. A lui si deve il termine "coming-out", oggi abusato, quando rispose con una battuta all'ennesima domanda sulla sua sessualità.

SANDRA DEE
(1942-2005) Principessa delle teen-comedies anni '60. Ha recitato in titoli come Specchio della vita, Scandalo al sole.



lunedì 30 maggio 2011

La legge non è uguale per tutti

LA LOI/LA LEGGE
di Jules Dassin
Francia/Italia, 1958
Genere: noir
Nel 2008, per celebrare il 50° anniversario della sua uscita, negli Usa è stata proiettato in alcuni cinema col titolo The Law la versione restaurata del film che nel '60 fu distribuito ome Where the Hot winds Blows. Fu un discreto successo internazionale (aiutato anche da locandine audaci che annunciavano un'esplosione di eccitamento maschile e femminile mai visto prima al cinema), non di certo il film più memorabile della Lollo o di Mastroianni, eppure anche questo film minore oggi è stato  riscoperto e proiettato di nuovo per un pubblico diverso. Da noi è già molto che abbiano riportato nelle sale (solo una manciata però) La Dolce vita a 60 anni dalla sua uscita.
immagini cult:

TRAMA
In un villaggio della Corsica (in realtà Carpino, in Puglia) è in uso un gioco, chiamato il gioco della legge: davanti ad un boccale, si sceglie un capo, il quale, finché il vino non è consumato, ha il diritto di dire agli altri le più scottanti verità o malignità sul loro conto. Chi è preso di mira non ha il diritto di protestare. Analogamente in paese vige, al di sopra dell'autorità costituita, una legge cui tutti si sottomettono senza potervi sfuggire. A dettare legge è Don Cesare(Pierre Brasseur), che vive in un ampia casa circondato da  uno sciame di donne. E' tra queste Marietta (Lollobrigida), figlia e nipote di servitori di Don Cesare  E' una ragazza giovanissima, energica, sensuale, prepotente, che s'innamora di un giovane agronomo (Mastroianni), sensibile ed estraneo al modo che lei conosce.
Marietta si ribella a un prepotente del posto (Yves Montand) sfregiandoli e infilandogli in tasca un portafogli rubato...
Tante altre peripezie prima che la bella si sposi il suo bello..

 
RECENSIONE

Dall'ottimo romanzo omonimo  di Roger Vailland, fresco vincitor del Goncourt, Dassin, al suo primo film francese, ricava un noir classico, senza infamia né lode, troppo verboso, che si lascia guardare dagli amanti del genere e dai fan di Mastroianni (qui in un ruolo pre-Dolce Vita) e la Lollo al primo film dopo la maternità che l'ha tenuta lontana dal set per poco più di un anno.
Nonostante la diva si sforzò pure di recitare in francese, la sua interpretazione fu stroncata duramente dall'epoca.

Ecco qui alcune critiche:

"Non fu, non è e non sarà mai l'attrice che vaneggia di essere. Non c'è Dassin che tenga: Gina ci porge anche qui l'eterna “bersagliera”. È una pezzente dell'espressione. Qualunque sentimento scivola su di lei come acqua sull'acqua. (Giuseppe Marotta, Visti e perduti, Milano, Bompiani, 1960)".
 
O ancora:

"Il volto e le movenze della Lollobrigida sono quelli di una delle tante bersagliere e pizzaiole delle nostre commedie strapaesane di questi ultimi anni" Cinema Novo, 1958

Ecco come trattatavano (ingiustamente) gli italiani la loro connazionale più famosa del mondo.

Sicuramente  la sua performance non è eccelsa, ma comunque dignitosa. Vogliamo fare un confronto con l'unica altra nostra attrice trilingue, Monica Bellucci?
Meglio di no.
 
In ogni caso in questo film la Lollo ci cattura ancora una volta con il suo splendore, come ben illustrano gli innumerevoli snapshot che vi propongo e tra i quali non riuscivo davver eliminarne nessuno.

ROGER VAILLAND
Scrittore molto importante che con il romanzo La Loi vinse il Goncourt. Nel '60 adattò per Roger Vadim l'adattamento di Les Liasons dangereuses con Jeanne Moreau e collaborà anche con Lattuada in La Novizia.

JULES DASSIN

Nonostante il nome, Jules Dassin (1911-2008) è un americano di origini russe. Attore e poi regista, raggiunse grande successo con Naked City nel ’48. Rifugiatosi in Europa durante la caccia alle streghe di McCarthy per il passato da militante comunista, non poté comunque più girare perché il governo americano aveva minacciato i produttori europei di praticare un embargo sui film prodotti in Europa ai quali avessero lavorato personaggi compresi nella cosiddetta lista nera di Hollywood.


Nel ’55, in Francia, scrisse e diresse Rififi, un classico dei film di rapina definito da Truffaut il miglio noir di tutti i tempi e preso da modello anche da Kubrick (Rapina a mano armata) e parodiato da Monicelli ne I Soliti Ignoti (ai tempi l’intento parodico fu evidente).

La legge è uno dei primi film in cui diresse la moglie Melina Mercouri, sua partner in Mai di domenica, di cui fu regista, sceneggiatore e protagonista e per il quale ricevette la nomination all’Oscar per regia e sceneggiatura.


Concludo con due fotogrammi di due volti che fecero brillare come non mai il nostro cinema..

 
 


giovedì 26 maggio 2011

Ancora Moravia: La Romana

LA ROMANA,
DI LUIGI ZAMPA,
ITALIA, 1955

TRAMA

Adriana (Gina Lollobrigida) vive un rapporto piuttosto difficile con la madre. Dopo esser stata delusa da un fidanzato (Franco Fabrizi) che scopre esser già sposato, inizia un lenta caduta che la porterà alla prostituzione. Arriverà in suo soccorso Mino (Daniel Gélin), un partigiano che, arrestato, fa la spia e poi si uccide per rimorso. Adriana si ritrova sola con suo figlio in grembo. Abbastanza strappalacrime? In realtà è raccontata in un modo che non lo si direbbe.
RECENSIONE
Grazie a sceneggiatori di lusso come Giorgio Bassani, Ennio Flaiano, e gli stessi Moravia e Zampa, la storia è raccontata in modo diligente e con garbo e gli attori recitano bene la loro parte.
Il Mereghetti lo definisce "ovattato e crepuscolare, a metà strada tra il romantico e il decadente, appesantito da troppe divagazioni letterarie.
Una Lollo post Pane, amore e fantasia contribuì al grande successo del film, anche se inferiore alla precedente trasposizione moraviana di cui fu protagonista, ovvero La Provinciale, che però patì la scarsa notorietà della protagonista. Il film fu distribuito in tutto il mondo e nel '88 ne venne fatto un remake tv, con la Lollobrigida nei panni della madre. Il Morandini la definisce troppo bella e giovane per il ruolo, nonostanti i suoi 60 anni. Il remake fu l’ennesima trovata pubblicitaria per contrapporre ancora una volta le più grandi dive italiane viventi: infatti nella stessa stagione  Canale 5 mandò in onda i remake di La Romana e La Ciociara, con le due attrici però nel ruolo delle madri. La Loren aveva dalla sua parte una produzione internazionale e un regista come Risi, mentre la Lollo si dovette accontentare di Patroni Griffi che fece del racconto moraviano un film morboso e piccante in cui poter mostrare le nudità della Dellera protagonista. Eppure il film di Patroni Griffi vinse il Telegatto come miglior sceneggiato italiano, vincendo così l'ultima sfida tra le due dive.
REGISTA
Luigi Zampa (1905-1991). Girò tre film con la Lollo, di cui due quando ancora non era famosa: Anni difficili (1948) e Campane a martello (1949). Regista impegnato e amante delle trasposizioni (tre sono quelle di Brancati), firmò il suo maggior successo con Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata .


mercoledì 25 maggio 2011

Il primo adattamento di Moravia: da non perdere

Un film da ricordare e recuperare per diversi primati:

prima trasposizione di un'opera di Alberto Moravia e primo ruolo da protagonista per la Lollo che per la prima volta recita senza essere doppiata, ma anche uno dei primi film italiani a utilizzare lo stile narrativo "alla Citizen Kane" (o alla Rashomon, se preferite), ovvero la stessa storia raccontata da diversi punti di vista.

LA PROVINCIALE
di Mario Soldati
Italia, 1952



TRAMA
Una contessa rumena (Alda Mangini) si presenta al pronto soccorso con una ferita da taglio al braccio. Tra i medici che la cura c’è ne uno, Rocco (Franco Interlenghi) che si precipita nella casa in cui è avvenuto l’incidente.
Qui la signora Foresi (Nanda Primavera), gli dice di andarsene perché ha già ferito abbastanza sua figlia Gemma (Gina Lollobrigida), che è in camera col marito (Gabriele Ferzetti).
A questo punto la voce di Paolo introduce lo spettatore nella sua versione della storia: lui e Gemma hanno passato l’estate insieme, ma il ragazzo non trova il coraggio di rivelarle il suo amore.
Attraverso i pensieri della madre invece si scopre che Paolo è in realtà fratellastro di Gemma…Poi arriva la versione di Rocco…
Diversi personaggi che cercano di spiegare cosa ha condotto Gemma a pugnalare alla spalla un’estroversa contessa rumena..


RECENSIONE

Attraverso i punti di vista e i monologhi interiori di tre personaggi lo spettatore scopre man mano la storia della protagonista, piuttosto banale e breve, ma raccontata in maniera molto interessante. La frammentazione della cronologia non era allora inflazionata come oggi e aveva pochi ma illustri precedenti. Questo fa del film di Soldati una delle prime pellicole italiane a sfruttare questa struttura narrativa frammenta. Non solo: nel romanzo breve omonimo di Alberto Moravia (1907-1990) da cui è tratto, lo stile è lineare. Il merito di avere reso questa storia lineare in un film decisamente originale è dei numerosi sceneggiatori, tra cui lo stesso Soldati e il grande scrittore Giorgio Bassani, allora molto attivo come sceneggiatore.Lo stile narrativo non è però l’unico elemento interessante del film: a spiccare è pure l’apparato figurativo grazie alla bellissima fotografia di Aldo Graziati che fa riflettere lo stato d’animo dei personaggi nelle inquadrature.
 A tale scopo si evidenziano le magnifiche scenografie del futuro regista Flavio Mogherini, che sembrano adattarsi all’umore della protagonista, ma pure il modo in cui è posizionata la macchina da presa rivela un punto di vista preciso: si notano infatti riprese dall’alto o dal basso, che sembrano fare le veci del narratore più o meno invadente.Ma i meriti del film non finiscono qua: le ottime prove degli attori hanno giovato non poco a rendere man mano più coinvolgente questo dramma e sicuramente La Provinciale rimane tra le migliori interpretazioni della Lollobrigida. Fondamentali però anche il contributo di Gabriele Ferzetti, docile e passivo e Alda Mangini, efficace nel rendere terribilmente reale un personaggio così irritante e negativo.
Il film partecipò, in concorso, al festival di Cannes.

 ATTORI

Nanda Primavera (1899-1995) recitò a fianco della Lollo anche in La donna più bella del mondo.

Gabriele Ferzetti , recitò molte altre volte con la Lollo: da Venere imperiale a Un bellissimo novembre.

Franco Interleghi: qui ancora una volta nei panni del giovane dall’aria un po’ assente e ingenua, non molto diversa da quella de I Vitelloni di Fellini.

Alda Mangini: (1913-1953) cantante lirica e attrice di film musicali e comici, qui appare in uno dei suoi ultimi film: morirà un anno dopo a soli 40 anni.
REGIA
Mario Soldati (1906-1999) aiuto regista di Ben Hur di William Wyler e Guerra e Pace di King Vidor, come regista si fece notare grazie alla trasposizione di Piccolo mondo antico, film del 1941 che fece conoscere al grande pubblico Alida Valli e rappresentò il maggior successo di critica e di pubblico del regista. La provinciale  fu l’altra grande tappa della carriera di Soldati, non così fortunata negli anni a venire.

martedì 24 maggio 2011

Le belle della notte

LES BELLES DE NUIT
(LE BELLE DELLA NOTTE)
di Réné Clair, 1952,
Francia/Italia

TRAMA


Un giovane pianista (Gérard Philipe) si rifugia nel mondo dei sogni per sfuggire a una realtà che non lo soddisfa. Nel suo mondo onirico incontra una timida segretaria nei panni di una sensualissima odalisca di un harem, minacciata da un violento sultano..

Si susseguono tanti viaggi nel tempo, scanditi semplicemente da insegne stradali o indicazioni scritte: abbiamo tutte le epoche: la preistoria, il Medioevo, il Seicento, il Settecento, gli Anni ’30..

Ogni sogno è interrotto da qualcuno che sveglia il giovane nel mezzo dei suoi sogni, fatti un po’ ovunque: nel letto, in un’osteria…

RECENSIONE

Dopo l’insuccesso di La bellezza del diavolo, film sul mito di Faust sempre con Gérard Philipe, Clair dirige un film d’evasione elegantissimo, sognante, divertente che non vuole essere nient’altro. Non entusiasmò la critica ma i sostenitori di Clair vi trovarono pane per i loro denti. Oggi risulta un divertissement elegante e romantico e deliziosamente retrò.

REGISTA
Réné Clair (1898-1981) è stato definito il primo vero autore francese: sceneggiatore, regista, produttore e anche scrittore, membro dell’Académie Française che ha scelto proprio il suo nome per indicare il premio attribuito ai migliori cineasti. Esordì con il cortometraggio surrealista Entr’acte nel 1929. Tra i suoi capolavori si ricordano: Sous les toits de Paris (Sotto i tetti di Parigi,1930), Quatorze Juillet (Per le vie di Parigi,1933), Le silence est d’or (Il silenzio è d’oro, 1947).

ATTORI

Gérard Philipe (1922-1959). Nasce a Cannes quando ancora il festival cinematografico più celebre del mondo non c’era e diventa subito una star grazie a Le Diable au corps, Il Diavolo in corpo, celeberrimo film di Claude Autant-Lara del ’47. Nel ’52 girerà due film a fianco della Lollo: l’altro è Fanfan La Tulipe, grandissimo successo. Si spense a soli 37 anni per un cancro.

Gina Lollobrigida

Una venticinquenne Lollobrigida adorabile nei panni della segretaria timida e castigatissima in camicetta bianca e super sexy nei panni succinti di un’odalisca cantante.