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venerdì 28 giugno 2013

Diamo le nostre vita al lavoro, è giunto il momento di riprendercele indietro.

THE COMPANY MEN
Di JOHN WELLS,
USA, 2010
Con Ben Affleck, Tommy Lee Jones, Kevin Costner, Rosemarie DeWitt, Chris Cooper,  Maria Bello, Craig T. Nelson
Se ti piace guarda anche: Volevo solo dormirle addosso, In good company, Tra le nuvole,
 
TRAMA
Bobby Walker, importante manager di una grande multinazionale viene improvvisamente licenziato, assieme a molti altri colleghi. Trentasette anni, villa e auto da sogno, Bobby è l’orgoglio della moglie casalinga e dei due figli, che da un giorno all’altro si vedono costretti a cambiare vita.
Bobby ha ottime referenze e tanta esperienza, perciò è ottimista, ma il tempo passa, il sussidio finisce e il lavoro non arriva. La famiglia è costretta a vendere auto, casa e a tornare a vivere dai genitori di lui, mentre il fratello di lei, rozzo falegname che non ha mai visto di buon occhio il cognato sbruffone e ricchissimo, gli offre di lavorare in cantiere.

RECENSIONE
Il regista e sceneggiatore di Shameless, nonché produttore di Mildred’s Piece e ER, tra gli altri, esordisce al cinema nel triplice ruolo di regista, sceneggiatore e produttore con un film di grandissima attualità che affronta in modo serio e convincente il tema della disoccupazione.
Il film ci mostra benissimo come l’uomo che perde lavoro perde tutto, dignità in primis, in una società capitalista basata interamente sul lavoro. Solo gli affetti possono salvarlo. Bobby ha dalla sua parte moglie, figli, parenti ed ex colleghi amorevoli che l’aiuteranno, ma purtroppo non per tutti è così. Ma il film è tutt’altro che buonista: dipinge in modo spietato le dinamiche aziendali e ci mostra anche coloro che non ce la fanno a reggere il peso della disoccupazione.
Una buona sceneggiatura e un buon cast aggiungono valore a un film assolutamente impedibile, da noi uscito naturalmente solo in Tv, dopo aver floppato anche negli Usa, nel gennaio 2011, per i temi troppo seri affrontati.
Bellissima la frase di lancio: "In America diamo le nostre vita al lavoro, è giunto il momento di riprendercele indietro." Verissimo, ma senza lavoro non si vive.
VOTO: 8-

lunedì 17 giugno 2013

Un valzer in giostra (al gusto di pollo)

TAKE THIS WALTZ
 di Sarah Polley,
USA, 2011
con Michelle Williams, Seth Rogen, Luke Kirby

TRAMA
Margot è una ragazza sposata da cinque anni che un giorno si scopre attratta da un ragazzo appena conosciuto. Vorrebbe cederli, ma allo stesso tempo ama ancora suo marito.

RECENSIONE
Che cosa succede quanto la giostra si ferma, quando l’entusiasmo quasi infantile per ciò che è nuovo si trasforma in realtà, ovvero routine?
Nella buona tradizione dei film indie americani, questa piccola commedia agrodolce di Sarah Polley riesce a regalarci personaggi interessanti e situazioni autentiche che ci toccano nel profondo.
Una sceneggiatura che con pochi tratti tratteggia quotidianità e dialoghi verosimili e riusciti. Situazioni reali, buffe, in cui ci possiamo riconoscere, storie semplici che pongono quesiti serissimi. Il tema è quello del tradimento e Michelle Williams infonde autenticità e interesse a questa giovane moglie fedifraga.

Ma è tutto il trio di attori principali che brilla: Seth Rogen, in un ruolo più maturo del solito e la sorpresa Luke Kirby.
Una bella colonna sonora (il titolo viene dall’omonima canzone di Leonard Cohen, ma è Video Killed the Radio Star a essere leit-motiv della storia) e un’ambientazione che ci porta in un mood diverso dal solito chiasso hollywoodiano rendono questa pellicola una piccola perla da gustare con calma. Possibilmente in infradito e con una padella piena di pollo.
VOTO: 7,5

giovedì 15 novembre 2012

Benvenuti mostri



HOTEL TRANSYLVANIA
di Jenndi Tartakovskij
USA, 2012
Genere: film d'animazione, vampiresco, horror  
 
Se ti piace guarda anche: Paranorman, Monster's house, Twilight.   

TRAMA
Il Conte Dracula (voce di Claudio Bisio, bocciata), rimasto vedovo e con una figlia piccola da allevare, trasforma un castello in un hotel in cui i mostri possono stare al riparo dalla ferocia degli uomini.
Al compimento del suo 118° compleanno, sua figlia (voce di Cristiana Capotondi, promossa) vuole però sapere cosa c’è al di fuori di quella prigione dorata in cui il padre l’ha tenuta rinchiusa per oltre un secolo. Nessun problema: il padre mette in scena un finto villaggio di umani crudeli e violenti per spaventarla, convincendola così che solo col padre potrà stare al sicuro.
Un giorno però nell’hotel riesce a intrufolarsi un turista umano che attira l’attenzione della vampira..

RECENSIONE
Continua l‘infornata di film di animazione legati al mondo dei mostri, dopo Paranorman, per i più grandicelli, e prima di Un mostro a Parigi, per i più piccoli, arriva questo Hotel Transylvania.

È bello vedere quanto i cartoni animati di oggi siano sempre più rivolti anche a un pubblico adulto. Non solo perché così i genitori non si annoiano, ma anche perché pure loro possano imparare qualcosa dalle storie che vedono. Al fianco della morale per bambini, c’è sempre quella per i genitori, evidente anche in questo caso: non rinchiudete i vostri figli in una campana di vetro fino a soffocarli con la scusa che nessuno potrà mai amarli come voi perché altrove troveranno solo odio e sofferenza.
Mentre il messaggio più immediato del film è quello di non aver paura dei diversi, siano mostri, umani o quant’altro.
Storia edificante, quindi, disegnata benissimo e decisamente simpatica, ma non particolarmente divertente e tutt’altro che memorabile.
Colpa forse anche della promozione che da mesi ci presentava questi simpatici ospiti dell’hotel (lupi mannari, mummie, Frankenstein, ecc) per poi scoprire che non sono che mere apparizioni alle quali è affidato ben poco spazio.
Unico vero protagonista è il Conte Dracula, che nella versione italiana tra l’altro risente gravemente del doppiaggio. Non è una novità, purtroppo, ma a stupire è la pessima performance di Claudio Bisio, memorabile voce del mitico Sid de L’eraglaciale: l’attore infatti doppia il vampiro con l’identica voce utilizzata per il popolarissimo bradipo che così aleggia nella mente dello spettatore per tutto il film, senza contare che quel tono si addica poco al personaggio del vampiro.
 
Ma al di là di questa menomazione di cui soffre la versione italiana, il problema del film è una sceneggiatura non molto originale, in cui i personaggi non sono particolarmente approfonditi e in cui i dialoghi sono dimenticabili e non riescono mai a strappare una risata. Ed è un peccato, perché l’incredibile varietà di mostri si prestava a trovate ben più simpatiche, senza contare l'incredibile materiale da cui si poteva attingere.
Non che le citazioni manchino, per carità: dai classici horror a Twilight, passando perfino per Ratatouille! 
VOTO: 7-


mercoledì 28 dicembre 2011

FILM PERSO n° 5: L'amore che resta (Restless)




(RESTLESS)

Di Gus Van Sant

USA, 2011-

Con Henry Hopper e Mia Wasikowska

Genere: Love story mortale


Se ti piace guarda anche: Belli e dannati, Paranoid Park
Incasso italiano: 124.000 euro
Perché recuperarlo: perché stiamo parlando di un film di Gus Van Sant, che in Italia (ma anche nel resto del mondo) ha ricevuto una distribuzione davvero indecente e come ogni film del regista, vale la pena di essere visto.





 Ennoch è un ragazzo che passa il tempo libero ai funerali, e proprio a uno di questi conosce Annabelle. Si conoscono in un luogo di morte e la morte li unisce: lui è stato morto per alcuni minuti, lei dopo tre mesi morirà.

Su queste premesse si fonda l’ultima fatica di Gus Van Sant, che torna nel suo Oregon e alle storie di adolescenti “strani”. Trasposizione di una pièce teatrale di Jason Lew, fortemente voluto da Ron Howard e la figlia Bryce Dallas Howard che l’hanno prodotto, il film è magnificamente musicato dal grande Danny Elfman e vanta due bellissime performance: quella di Henry Hopper e Mia Wasikowka. Il primo, figlio di Dennis, al quale assomiglia in modo impressionante, si rivela estremamente telegenico e talentuoso, la seconda, come al solito, è semplicemente straordinaria e continua a non sbagliare un colpo in una carriera sbalorditiva. 

A suo favore il film ha anche una meravigliosa fotografia di Harry Savides (Elephant, Somewhere, Zodiac) che avvolge i protagonisti e dona leggerezza, colore, romanticismo, poesia e armonia alle loro funeree avventure. Peccato che il film si soffermi più sulle atmosfere che sui fatti, e da un testo di origine teatrale era lecito aspettarsi una sceneggiatura più solida. Ma forse è quello che voleva Van Sant: un’opera meno strutturata e scritta di Milk che vinse l’Oscar proprio per la sceneggiatura, un piccolo film in cui valgono più gli sguardi, le musiche e i colori.

 
La critica non l’ha perdonato e il pubblico neppure: costato 8 milioni, ha incassato mezzo milione in tutto il mondo e in Italia 124.000 euro. Possibile che l’ultima opera dell’auotre di Belli e dannati, Will Hunting- Genio Ribelle e Scoprendo Forrester debba sopportare l’umiliazione di una simile distribuzione?

VOTO: 7,5 
 

lunedì 26 dicembre 2011

Film perso n°4: Corpo Celeste

CORPO CELESTE
DI ALICE ROHRWACHER
ITALIA, 2011
Commedia drammatica di formazione
con Yle Vianello, Anita Caprioli
Se ti piace guarda anche: Lourdes, Gomorra, i baci mai dati, Cosmonauta
Perché recuperarlo:  perché é stato molto apprezzato all'ultimo festival di Cannes e ha vinto un Nastro d'Argento come miglior regista esordiente, ma ha incassato una miseria

Marta (Yle Vianello) , sua sorella maggiore e sua madre (Anita Caprioli) tornano in Calabria dopo aver vissuto in Svizzera.

Marta ha anche l’età per fare la Cresima e si rende conto che la sua preparazione in catechismo non è all’altezza di quella dei suoi coetanei calabresi.
La vita della comunità in cui si ritrova questa famiglia di sole donne è fortemente influenzata dalla Chiesa, che detiene ogni tipo di potere: non solo quello religioso, ma anche quello politico, in quanto il prete obbliga i propri parrocchiani a votare un determinato partito,  e quello economico, come si può dedurre dal fatto che la famiglia di Marta paga l’affitto al prete..

Fantastica l’immagine del camioncino elettorale che accompagna la processione...
Alice Rohrwacher, sorella dell’attrice Alba, debutta come autrice con un film che tratta con sottigliezza un tema delicato e forte come quello dell’ingerenza del clero nella vita comune degli italiani. Senza essere particolarmente accusatorio o satirico, il film riesce a inserire con grande naturalezza temi molto pesanti, mostrando perfettamente come questioni che in altri contesti nazionali o culturali potrebbero sembrare assurdi in Italia si insinuano con estrema naturalezza nelle vite dei cittadini.


 
Il film ha avuto l’onore di essere presentato alla Quinzaine des realisateurs del Festival di Cannes, mostrando al pubblico internazionale per l’ennesima volta un’Italia povera, incolta e bigotta.

Ma così come c'è anche un’altra Italia, c'è anche  un’altra Marta: la ragazzina ci viene mostrata solo nel contesto domestico e parrocchiale, come se non esistessero la scuola e altri luoghi di formazione e crescita e questo è sicuramente uno dei più grandi limiti del film, incerto se attaccare o semplicemente registrare una realtà introiettata con sottomissione da molti italiani.

Così anche una delle scene finali, in cui un crocefisso, quasi rubato dall’ambizioso e speculatore prete, cade nel mare non ha nessun effetto scandaloso: le onde del mare lo cullano dolcemente, così come docilmente i parrocchiali accettano che la Chiesa detti le regole nella loro comunità, spesso stravolgendo la realtà.

A Messa, infatti, alcune donne pie faranno girare la calunnia secondo cui è stata Marta a far cadere appositamente il crocefisso.

Tra tutti i personaggi, quello che lascia più il segno è la catechista, che ingenuamente dedica la propria vita all’indottrinamento per vedersi umiliata da un vescovo dalle sembianze di Ratzinger che le ricorda, sprezzante ,che lei non ha alcun ruolo nella Chiesa.

La Chiesa come luogo di potere, menzogne e corruzione: temi importanti e coraggiosi, ma anche già visti e rivisti al cinema, che qui non sono supportati da una messa in scena particolarmente innovativa o interessante.

VOTO: 6,5

INCASSO TOTALE: 140.000 euro

 

venerdì 23 dicembre 2011

Sherlock Holmes: tanta adrenalina e poco Conan Doyle

SHERLOCK HOLMES
GIOCO DI OMBRE
(SHERLOCK HOLMES-
GAME OF SHADOWS)
di Guy Ritchie
USA, 2011
Action
con Robert Downey Jr, Jude Law, Noomi Rapace, Rachel McAdams

Watson (Jude Law) finalmente si sposa e rinuncia definitivamente a collaborare con Sherlock Holmes (Robert Downey Jr) che però viene coinvolto in un affare molto importante con ripercussioni anche sul fido amico: Holmes si ritrova a dover sconfiggere da solo l’uomo più pericoloso d’Europa, pronto a far scoppiare una guerra mondiale. Grazie al nostro eroe, questo evento potrebbe essere rimandato di qualche decennio.

Senza l’effetto sorpresa del primo episodio, questo Sherlock Holmes antesignano di James Bond, tutto astuzie, arti marziali, inseguimenti ed esplosioni, mostra di avere il fiato corto a causa di una sceneggiatura che sacrifica la trama in nome dell’azione.
I siparietti tra Holmes e Watson non sono più così divertenti , anche se le trovate simpatiche non mancano.
Resta comunque un solido action movie, che potrebbe candidare Guy Ritchie alla regia del prossimo James Bond, e conferma il grande talento visivo del regista, che ci regala  Con sceneggiature migliori il regista potrebbe fare grandi cose.

VOTO: 6,5

mercoledì 21 dicembre 2011

Film perso n°3: Hanna

HANNA
di Joe Wright,
UK, Germania, USA
Action,
con Saoirse Ronan, Cate Blanchett, Eric Bana
Se ti piace guarda anche: Push, Amabili resti, Non lasciarmi

Perché recuperarlo? Perché è una botta di adrenalina, perché conferma che Joe Wright non è solo il regista degli adattamenti in costume con Keira Knitghley, perché Saoirse Ronan è un prodigio della natura e perché per rivedere Cate Blanchett dovremo aspettare fino al Natale 2012..


Hanna (Saoirse Ronan) è una ragazzina cresciuta nelle fredde foreste del Nord Europa, sola col padre (Eric Bana): non ha mai visto nessun altro, ma ha ricevuto un’educazione e un allenamento fisico straordinari. Un giorno arriva il momento di abbandonare questa vita per affrontare il mondo reale e le strade dei due dovranno dividersi, ma di certo Hanna non è una ragazzina che non sa badare a se stessa.

Pare che ci siano i servizi segreti tedeschi molto interessati a ritrovarla e la perfida agente (Cate Blanchett) è disposta a tutto.


Joe Wright è un regista di indubbio talento, capace di sorprendere ad ogni prova e suo agio nei drammoni in costume come nell’action tutto modernità e musica elettronica, negli adattamenti di classici letterari come in sceneggiature originali.

Dopo il folgorante debutto di Orgoglio e pregiudizio e la consacrazione di Espiazione che l’ha portato a un posso dall’Oscar, Wright ha cambiato direzione con Il solista, storia di un’amicizia virile ambientata nell’America di oggi con Robert Downey Jr e Jamie Foxx: il film se l’è cavata negli Usa, ma da noi non l’ha notato nessuno. Peccato che lo stesso valga anche per questo Hanna, un ottimo action costruito intorno alla figura di questa ragazzina davvero tosta. Formidabile è pure Saoirse Ronan, rivelazione di Wright in Espiazione, grazie al quale ricevette la nomination all’Oscar a 13 anni.  Oggi, a soli 17 anni la ragazza vanta già due film da protagonista (l’altro era di Peter Jackson, Amabili resti) e anche in questa pellicola si conferma attrice eccellente.

Al suo fianco, nel ruolo minore di perfida nemica, una Cate Blanchett per una volta nei panni di un personaggio spregevole che però non lascia il segno come le sue precedenti incarnazioni cinematografiche. Nonostante qualche buco di sceneggiatura, il film scivola via velocissimo, grazie a un ritmo serrato, un’adrenalica e pazzesca colonna sonora e un montaggio e una fotografia accattivanti.

voto: 7,5

BOX OFFICE:
410.000 euro in Italia,

41 milioni in USA

Le idi di marzo: un film audace nei contenuti ma trattenuto nella forma

LE IDI DI MARZO
(THE IDES OF MARCH)

Di George Clooney

USA, 2011

Dramma politico

Con Ryan Gosling, George Clooney, Evan Rachel Wood, Philip Seymour Hoffman, Paul Giamatti, Max Minghella e Marisa Tomei

Se ti piace guarda anche: Il Candidato, Leone per agnelli, Syriana, Taxi Driver


Candidato a 4 Golden Globes, tra cui miglior dramma, miglior regista e miglior attore protagonista


Il rampante e brillante addetto stampa Steven (Ryan Gosling) è al servizio, al fianco di Paul (Philip Seymour Hoffman) del candidato democratico Morris (George Clooney), ma viene corteggiato dal rivale Tom (Paul Giamatti) e sedotto dalla stagista minorenne Molly (Evan Rachel Wood): due imperdonabili errori che..faranno decollare la sua carriera.


È la solita storia su quanto sia corrotta la politica, e su quanto siano corrotti o corruttibili anche i più idealisti e all’apparenza integerrimi personaggi che ne fanno parte.

Eppure è una storia sempre attuale, attualissima, soprattutto in un momento di gravissima crisi come questo. Il succo è che ogni politico, anche quello che appare migliore, ha cadaveri nell’armadio, e che nessuno, ma proprio nessun presidente o aspirante tale sappia resistere al fascino di una stagista e/o di una minorenne..Senza parlare delle frecciate alla stampa (impersonata dalla figura viscida della giornalista del Times di Marisa Tomei) e di tutti i suoi meccanismi, altrettanto loschi e immorali.

La disillusione di Clooney, il quale si impegnò in prima persona a sostenere Obama, sembra insomma immensa e la sua tesi pare sostenere che non si possa davvero trovare onestà in un ambiente pieno di squali.

Questa sua opinione è messa in scena nel più classico dei modi, nel perfetto stile hollywoodiano al quale Clooney ci ha abituato nelle sue prove da regista, sempre ammirevoli per l’impegno politico e anche per la capacità di riunire cast stellari e allestire grandi set con mezzi a dir poco esigui (appena 12 milioni il budget di quest’ultima opera che raggruppa premi oscar e due degli attori emergenti più in voga). Ma se si cerca audacia nelle scelte narrative o tecniche allora bisogna guardare altrove, perché il Clooney regista è fedelissimo al cinema classico hollywoodiano che tanto ama e che rende i suoi film atemporali, degli instant classics adatti a un pubblico di 40 anni fa come a quello attuale, il che per certi versi può essere un pregio, ma personalmente considero un peccato non volersi confrontare con più innovative tecniche espressive.

Lode comunque all’impegno e al coraggio di Clooney regista, produttore, sceneggiatore (assieme al Grant Heslov regista di L’uomo che fissa le capre e Beau Willimon che adatta il proprio lavoro teatrale) e attore (in un un ruolo peraltro scomodissimo).

Suggerisco di ripescare a questo punto due film con Robert Redford: Il Candidato per quanto riguarda il lato “marcio” della politica, e Leoni per agnelli per assistere alla messa in scena della passione per la politica.

 
E voi quale Clooney preferite? L’attore o il regista?

VOTO: 7-



martedì 20 dicembre 2011

Film perso n°2: Easy A

EASY GIRL
(EASY A)
di Will Gluck, USA 2010
Commedia
con Emma Stone, Amanda Bynes, Penn Bagdley, Patricia Clarkson, Stanley Tucci

Se ti piace guarda anche: Amici di letto, Mean Girls, Glee, La lettera scarlatta (preferibilmente quella di Sjostrom del '27 e non quella di Joffré del '95 con Demi Moore che si fa tanti bagni e neppure quella di Wim Wenders che non è per nulla riuscita)

Da recuperare perché: negli USA è stata, a ragione, la commedia rivelazione dell'anno, mentre in Italia è passata del tutto inosservata a causa di una distribuzione "tecnica".

Olive (Emma Stone) decide di raccontare davanti alla webcam le vicende che in poche settimane l’hanno resa la ragazza più chiacchierata della scuola.

L’intera scuola infatti la considera una grandissima sgualdrina mentre in realtà la ragazza è ancora vergine.

Tutto comincia con una bugia detta a un’amica, poi questa intima confessione si sparge in tutto l’istituto e molti sfigati la pagano per dire in giro che l’hanno fatto con lei. Olive, che non sa negare un po’ d’aiuto ai bisognosi, accetta, finché non è considerata da tutti la meretrice della scuola. Uso questo termine biblico proprio perché tra le sue più acerrime nemiche si ritrova un’ultra cattolica invasata che crede nel sesso dopo il matrimonio e che si sforza invano di accettare le sgualdrine e i gay. Per fortuna che il principe azzurro (Penn Bagdley) è alla porta sotto il costume da marmotta, o il cappello da aragosta!
La A del titolo originale si riferisce alla A che l’indimenitcata protagonista del capolavoro La Lettera Scarlatta portava sempre cucita al petto, come dimostrazione pubblico del suo peccato, l’adulterio. (Io amai moltissimo questo romanzo e mi ricordo che nella mia recensione del film con Demi Moore scrissi le stesse cose dette qui!)



La nostra Olive (che è l’acronimo di “I love”), decide anche lei di indossare questa “A”, sebbene non sia adulterina ma bugiarda..

 Il giovane Will Gluck quest’anno si è imposto come una delle più interessanti novità nel panorama della commedia hollywoodiana, alla quale ha portato una ventata di freschezza e soprattutto di qualità grazie a due commedie, questa Easy A e Amici di letto, che sono davvero deliziose.

Si ride di gusto e si ride col cervello. La sceneggiatura di Bert V. Royal è ottima, ma non mancano anche trovate registiche e drammatiche simpatiche, nonché una spietata analisi dei rapporti umani, senza dimenticare riflessioni sociologiche e frammenti meta cinematografici (qui si parla delle commedie giovanilistiche degli anni ’80, nel secondo delle storie d’amore al cinema o in Tv).

Questo Easy A, ha inoltre il merito di rivelare al grande pubblico Emma Stone, concentrato scottante di talento e bellezza, nominata al Golden Globe. Al suo fianco, tanti bravi comprimari, come Stanley Tucci e Patricia Clarkson, esilaranti nei panni di due genitori completamente fuori di testa, Pen Bagdley di Gossip girl, descamisado in metà delle scene e vestito in maniera ultra comica nell'altra metà delle sue apparizioni (Diavolo Blu, Marmotta, Uomo Aragosta), l’ Amanda Bynes di Hairspray perfetta nella diabolica bigotta, Lisa Kudrow di Friends labile psicologa scolastica e perfino Malcom MacDowell nei panni del preside.

Una sorpresa piacevolissima che ha imposto due nuovi talenti, capace di incassare la bellezza di 60 milioni negli USA e ricevere ottime recensioni.

In Italia? Uscita a marzo in qualcosa come 13 copie, per quella che viene definita una “uscita tecnica”, ha incassato 37.000 euro, ovvero quanto Natale a non so dove incasserà più meno in un’ora, proprio adesso mentre state leggendo.

Già, da noi non si può ridere con la testa, ma solo “di pancia”, per non dire altro.

BATTUTE CULT:

La lettera scarlatta, ma non la versione con Demi Moore in cui tenta un falso accento inglese e si fa un sacco di bagni..(Olive)

Ti vogliamo bene, non importa quale sia l’orientamento sessuale del tuo partner sessuale di sesso opposto. (madre di Olive)

Dove trovo la Bibbia?

Nei bestseller, accanto a Twilight (Olive e un libraio).

VOTO: 7-





sabato 10 dicembre 2011

Film perso n°1 : Boris

BORIS
IL FILM
di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo
Italia, 2011
con Francesco Pannofino, Alesandro Tiberi, Pietro Sermonti, Carolina Crescentini, Antonio Catania


INCASSO ITALIANO: 1.120.000 €

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Attesissimo dai fan della serie e non solo, quello che si può considerare uno dei primi lungometraggi cinematografici italiani tratti da una serie Tv, nonostante la fiducia dei distributori si è rivelato un grande fiasco.

Perché? Ovviamente l’unica risposta plausibile è perché si tratta di un film italiano di qualità.

Boris infatti, diretto da Ciarrapico, Vendruscolo e Torre, i tre sceneggiatori autori anche della fortunata serie Tv di Fox, mette in scena il mondo dei registi e degli sceneggiatori, raggruppando tutti i personaggi che compaiono regolarmente nella serie, diventati di culto a un piccolo pubblico di nicchia e ai critici che hanno apprezzato una delle serie italiane più innovative degli ultimi anni. Abbiamo così l’attrice cagna e zoccola Corinna (Carolina Crescentini), l’attore sfigato Stanis che per una parte è disposto a qualsiasi cosa (Pietro Sermonti),gli assistenti Alessandro (Alessandro Tiberi) e Arianna (Caterina Guzzanti) ,  il comico “Sti cazzi” Nando Martellone che ha un enorme successo con i suoi show nei palazzetti dello sport (il Massimiliano Bruno regista di Nessuno mi può giudicare) e tanti altri.

La trama del film ruota attorno al regista René Ferretti (Francesco Pannofino) che a un certo punto abbandona le riprese del telefilm su Ratzinger Giovane e dopo un periodo di crisi riesce a ottenere l’ingaggio per dirigere un film politico di denuncia, tratto da un bestseller. I produttori però si ritirano, per cambiare poi idea di fronte alla proposta di un cinepanettone. E così sia.

Irriverente, cinico, spietato nei confronti del mondo della tv e del cinema, Boris coglie nel segno, facendosi apprezzare dagli addetti al lavoro, letteralmente messi alla berlina, ma anche da un pubblico più vasto grazie alle trovate e alle battute esilaranti.
Evidentemente al cinema ci sono andati solo i fan della serie e nessun altro. Peccato. E per una volta non si possono incolpare i distributori che avevano dimostrato molta fiducia.

Scena cult: ce ne sarebbero tante, ma ricordo qui quella in cui René va al cinema ed è praticamente costretto a vedere Natale al Polo Nord, perché tanto non c’è nient’altro.

Di fronte alle volgarità sconcertanti del film rimane stupefatto ed è l’unico inorridito mentre la sala intera ride a crepapelle. Mi ha ricordato molto me stesso.

VOTO: 7