Un lussuosissimo regalo che Visconti pare concedersi dopo una lunga carriera di successi, ma anche uno scherzo e una provocazione nei confronti del suo pubblico. Se c’è qualcosa che a Visconti non è mai mancato è il gusto della provocazione, unito a grande coraggio. Ossessione, La terra trema, La caduta degli dei, Ludwig, sono indubbiamente opere coraggiose e provocatorie per stili e contenuti.
Morte a Venezia è l’ultima provocazione di un regista che ormai ha detto tutto eppure avrebbe avuto ancora tanto da aggiungere.
Trasformando lo scrittore dell'omonimo romanzo di Thomas Mann in un musicista che ricorda Mahler, Visconti si appropria di quest’opera sul mito della bellezza e sull’incombere della morte. Per la prima volta senza Suso Cecchi d'Amico, Visconti si avvalse della collaborazione di Enrico Medioli.
Il personaggio del musicista interpretato da Dirk Bogarde non può che ricordare lo stesso regista, uomo anziano attratto da giovanissimi ragazzi, sorpreso dalla morte quando aveva ancora da creare e da vivere.


In oltre due ore di pellicola ci viene mostrato un maturo gentiluomo che si limita a seguire un adolescente polacco ancora imberbe per le anguste vie e piazze di Venezia, spesso a bordo di una gondola

Film praticamente muto ( 15 minuti di dialoghi in tutto ), in cui a dominare è la musica e le pastose, idilliache immagini di una Venezia da cartolina.
Protagonista è Dirk Bogarde, già inteprete del precedente film di Visconti, La Caduta degli dei (1969).
Il giovane Tadzio invece è interpretato dal quindicenne Björn Andresen, scelto dopo che Visconti fece un lungo tour in Norvegia e Svezia nelle scuole e nelle palestre al fine di trovare la persona giusta. Scelse questo ragazzino per la sua "bellezza mortuaria". L’attore in un’intervista parlò del disagio provato quando Visconti lo portò con sé in un locale gay di Cannes, dove il film fu presentato.
Silvana Mangano, nei panni della madre polacca del giovane Tadzio, agisce sempre sullo sfondo e a fatica la si percepisce parlare in russo. Questo peculiare ruolo, con nessun primo piano a lei dedicato e nessun dialogo da lei pronunciato, le procurò addirittura un Nastro d’argento. E pensare che all’inizio, nonostante il volere del regista, la scelta della Mangano fu scartata perché troppo esosa. In seguito al rifiuto di un'altra attrice imposta dalla produzione, la Mangano offrì di recitare gratuitamente.