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mercoledì 21 dicembre 2011

Film perso n°3: Hanna

HANNA
di Joe Wright,
UK, Germania, USA
Action,
con Saoirse Ronan, Cate Blanchett, Eric Bana
Se ti piace guarda anche: Push, Amabili resti, Non lasciarmi

Perché recuperarlo? Perché è una botta di adrenalina, perché conferma che Joe Wright non è solo il regista degli adattamenti in costume con Keira Knitghley, perché Saoirse Ronan è un prodigio della natura e perché per rivedere Cate Blanchett dovremo aspettare fino al Natale 2012..


Hanna (Saoirse Ronan) è una ragazzina cresciuta nelle fredde foreste del Nord Europa, sola col padre (Eric Bana): non ha mai visto nessun altro, ma ha ricevuto un’educazione e un allenamento fisico straordinari. Un giorno arriva il momento di abbandonare questa vita per affrontare il mondo reale e le strade dei due dovranno dividersi, ma di certo Hanna non è una ragazzina che non sa badare a se stessa.

Pare che ci siano i servizi segreti tedeschi molto interessati a ritrovarla e la perfida agente (Cate Blanchett) è disposta a tutto.


Joe Wright è un regista di indubbio talento, capace di sorprendere ad ogni prova e suo agio nei drammoni in costume come nell’action tutto modernità e musica elettronica, negli adattamenti di classici letterari come in sceneggiature originali.

Dopo il folgorante debutto di Orgoglio e pregiudizio e la consacrazione di Espiazione che l’ha portato a un posso dall’Oscar, Wright ha cambiato direzione con Il solista, storia di un’amicizia virile ambientata nell’America di oggi con Robert Downey Jr e Jamie Foxx: il film se l’è cavata negli Usa, ma da noi non l’ha notato nessuno. Peccato che lo stesso valga anche per questo Hanna, un ottimo action costruito intorno alla figura di questa ragazzina davvero tosta. Formidabile è pure Saoirse Ronan, rivelazione di Wright in Espiazione, grazie al quale ricevette la nomination all’Oscar a 13 anni.  Oggi, a soli 17 anni la ragazza vanta già due film da protagonista (l’altro era di Peter Jackson, Amabili resti) e anche in questa pellicola si conferma attrice eccellente.

Al suo fianco, nel ruolo minore di perfida nemica, una Cate Blanchett per una volta nei panni di un personaggio spregevole che però non lascia il segno come le sue precedenti incarnazioni cinematografiche. Nonostante qualche buco di sceneggiatura, il film scivola via velocissimo, grazie a un ritmo serrato, un’adrenalica e pazzesca colonna sonora e un montaggio e una fotografia accattivanti.

voto: 7,5

BOX OFFICE:
410.000 euro in Italia,

41 milioni in USA

martedì 20 dicembre 2011

Film perso n°2: Easy A

EASY GIRL
(EASY A)
di Will Gluck, USA 2010
Commedia
con Emma Stone, Amanda Bynes, Penn Bagdley, Patricia Clarkson, Stanley Tucci

Se ti piace guarda anche: Amici di letto, Mean Girls, Glee, La lettera scarlatta (preferibilmente quella di Sjostrom del '27 e non quella di Joffré del '95 con Demi Moore che si fa tanti bagni e neppure quella di Wim Wenders che non è per nulla riuscita)

Da recuperare perché: negli USA è stata, a ragione, la commedia rivelazione dell'anno, mentre in Italia è passata del tutto inosservata a causa di una distribuzione "tecnica".

Olive (Emma Stone) decide di raccontare davanti alla webcam le vicende che in poche settimane l’hanno resa la ragazza più chiacchierata della scuola.

L’intera scuola infatti la considera una grandissima sgualdrina mentre in realtà la ragazza è ancora vergine.

Tutto comincia con una bugia detta a un’amica, poi questa intima confessione si sparge in tutto l’istituto e molti sfigati la pagano per dire in giro che l’hanno fatto con lei. Olive, che non sa negare un po’ d’aiuto ai bisognosi, accetta, finché non è considerata da tutti la meretrice della scuola. Uso questo termine biblico proprio perché tra le sue più acerrime nemiche si ritrova un’ultra cattolica invasata che crede nel sesso dopo il matrimonio e che si sforza invano di accettare le sgualdrine e i gay. Per fortuna che il principe azzurro (Penn Bagdley) è alla porta sotto il costume da marmotta, o il cappello da aragosta!
La A del titolo originale si riferisce alla A che l’indimenitcata protagonista del capolavoro La Lettera Scarlatta portava sempre cucita al petto, come dimostrazione pubblico del suo peccato, l’adulterio. (Io amai moltissimo questo romanzo e mi ricordo che nella mia recensione del film con Demi Moore scrissi le stesse cose dette qui!)



La nostra Olive (che è l’acronimo di “I love”), decide anche lei di indossare questa “A”, sebbene non sia adulterina ma bugiarda..

 Il giovane Will Gluck quest’anno si è imposto come una delle più interessanti novità nel panorama della commedia hollywoodiana, alla quale ha portato una ventata di freschezza e soprattutto di qualità grazie a due commedie, questa Easy A e Amici di letto, che sono davvero deliziose.

Si ride di gusto e si ride col cervello. La sceneggiatura di Bert V. Royal è ottima, ma non mancano anche trovate registiche e drammatiche simpatiche, nonché una spietata analisi dei rapporti umani, senza dimenticare riflessioni sociologiche e frammenti meta cinematografici (qui si parla delle commedie giovanilistiche degli anni ’80, nel secondo delle storie d’amore al cinema o in Tv).

Questo Easy A, ha inoltre il merito di rivelare al grande pubblico Emma Stone, concentrato scottante di talento e bellezza, nominata al Golden Globe. Al suo fianco, tanti bravi comprimari, come Stanley Tucci e Patricia Clarkson, esilaranti nei panni di due genitori completamente fuori di testa, Pen Bagdley di Gossip girl, descamisado in metà delle scene e vestito in maniera ultra comica nell'altra metà delle sue apparizioni (Diavolo Blu, Marmotta, Uomo Aragosta), l’ Amanda Bynes di Hairspray perfetta nella diabolica bigotta, Lisa Kudrow di Friends labile psicologa scolastica e perfino Malcom MacDowell nei panni del preside.

Una sorpresa piacevolissima che ha imposto due nuovi talenti, capace di incassare la bellezza di 60 milioni negli USA e ricevere ottime recensioni.

In Italia? Uscita a marzo in qualcosa come 13 copie, per quella che viene definita una “uscita tecnica”, ha incassato 37.000 euro, ovvero quanto Natale a non so dove incasserà più meno in un’ora, proprio adesso mentre state leggendo.

Già, da noi non si può ridere con la testa, ma solo “di pancia”, per non dire altro.

BATTUTE CULT:

La lettera scarlatta, ma non la versione con Demi Moore in cui tenta un falso accento inglese e si fa un sacco di bagni..(Olive)

Ti vogliamo bene, non importa quale sia l’orientamento sessuale del tuo partner sessuale di sesso opposto. (madre di Olive)

Dove trovo la Bibbia?

Nei bestseller, accanto a Twilight (Olive e un libraio).

VOTO: 7-





giovedì 16 dicembre 2010

Film perso n°1

Torna anche quest'anno la rubrica dedicata ai film belli ma invisibili passati immeritatamente in sordina nelle nostre sale.  Film perduti nel circuito della nostra distribuzione, anzi persi, in omaggio al nome del blog ma anche perché me li sono appunto persi quando uscirono al cinema!
BROTHERHOOD-FRATELLANZA
(BROFERSKAB)
di Nicolo Donato
DA RECUPERARE perché:


1) ha vinto il primo premio in uno dei festival italiani più in vista
2) affronta tematiche sulle quali tutti dovrebbero riflettere
Davvero triste che il film vincitore del Marc’Aurelio d'oro alla Festa del Cinema di Roma sia stato distribuito pochissimo in estate inoltrata, condannandolo a un’invisibilità sicura.

Eppure la vittoria del film d’esordio del regista italo-danese 36enne Nicolo Donato, formato presso la vontrieriana Zentropa ha ottenuto una certa risonanza visto lo scottante tema trattato. Proprio per questo mi sarei atteso un grande scandalo tra la stampa conservatrice al momento dell’uscita, in modo da potergli garantire almeno un pizzico di successo di scandalo. Nemmeno quello. Il motivo è che fa paura all’opinione pubblica italiana pensare che tra i militanti di destra possa nascere un amore omosessuale. Nel film inoltre si tratta addirittura di due naziskin e non di due esponenti del Pdl!

Diciamo che questo film non è esattamente un capolavoro e forse al festival c’erano film migliori, ma il fatto che il pubblico gli abbia assegnato il primo premio è indice di un pubblico attento ai problemi delle discriminazioni e della xenofobia, nonostante la stampa faccia pensare al contrario.

Il film nasce in risposta alla proposta di legge del reinserimento dell’obbligo di servizio militare. Senza mezzi termini Donato suggerisce che la strada che porta un soldato ai raid notturni dei naziskin è breve. Violenza genera comunque altra violenza, insomma. Il percorso è strano e inverosimile, visto che prima il protagonista è del tutto contrario ai nazi e poi d’un tratto diventa uno di loro. Il fatto è, però, che questo nuovo membro,  tanto stimato per le sue capacità e i suoi meriti, diventa bersaglio di disprezzo collettivo non appena viene smascherata la sua identità sessuale.

Per questo Brotherhood-Fratellanza merita di essere ripescato: mostra, pur con qualche sbavatura, una storia d’amore gay in un ambiente decisamente etero come lo era quello di Brokeback Mountains. Una storia d'amore nata in circostanze impossibili insomma. Recitato assai bene, incupito da una fotografia algida che sottolinea la freddezza dei rapporti umani all’interno del gruppo e accompagnato dalle buone musiche in gran parte composte dallo stesso regista. I personaggi appaiono assai sfocati, ma quel che conta è l’atmosfera, il messaggio.

Voto: 7+

Incasso italiano: 125.000 euro