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lunedì 24 settembre 2012

Cosa aspettarsi da una commedia? Di certo non le risate


COSA ASPETTARSI QUANDO SI ASPETTA
WHAT TO EXPECT ..WHEN YOU ARE EXPECTING 
 di Kirk Jones
USA, 2012
con Cameron Diaz, Jennifer Lopez, Elizabeth Banks, Matthew Morrison,  Ben Falcone, Anna Kendrick, Chace Crawford, Dennis Quaid, Brooklyn Decker, Chris Rock, Rodrigo Santoro.
 

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In uno show tv, una coppia scopre in diretta di aspettare un bambino che nessuno aspettava, un’altra riesce finalmente ad aspettarne uno dopo anni di tentativi, un’altra decide di adottarlo e un’avventura di una notte fra due giovani porta una gravidanza indesiderata.
Una commedia corale che dovrebbe far riflettere e ridere sul tema della gravidanza e della genitorialità, ma che strappa a fatica qualche sorriso.
Com’è possibile che sempre più spesso le commedie americane di certo tipo – quelle con star di richiamo soprattutto – non facciano ridere?
E com’è che i film corali diventano sempre più spesso un modo per trasformare tanti corti in un lungometraggio che ha l’unico scopo di raggruppare tanti divi che altrimenti non potrebbero apparire nello stesso film?
Bisogna ammettere però che la pellicola un obiettivo lo raggiunge: quello di far riflettere sui futuri genitori, su ciò che si prova ad aspettare, perdere o non riuscire ad avere un bambino.
Temi anche molto seri, mescolati con zucchero e banalità, ma non con sane risate che potrebbero fare della liberatoria ironia. Solo l’episodio con la sempre troppo sottovalutata Elizabeth Banks ha le carte per essere una vera commedia, grazie anche all’apporto del marito interpretato dal bravo Ben Falcone e dai suoceri Dennis Quaid e Brooklyn Decker.
Accettabile anche il clan dei padri di cui si trova a far parte Rodrigo Santoro, che interpreta il marito di una sempre bellissima ma non di certo bravissima Jennir Lopez.
 
Deprecabile e di una inutilità sconcertante la coppia Matthew Morrison e la neoquarantenne Cameron Diaz che continua a non azzeccare un film e che per qualche strano motivo si fa ritoccare il viso al computer in modo imbarazzante, a differenza di una Jennifer Lopez che con tre anni in più sopporta benissimo i primi piani.
Di un’improbabilità sconfortante infine l’ultimo episodio con i giovani Chace Crawford e la finora brava Anna Kendrick, qui davvero sprecata in questo episodio che rappresenta la parentesi drammatica del film.
Un film che si lascia guardare e si dimentica in una serata, consigliato solo alle future mamme e futuri papà.
VOTO: 5

venerdì 21 settembre 2012

Il cavaliere più oscuro

IL CAVALIERE OSCURO – IL RITORNO
THE DARK KNIGHT RISES
USA, 2012
di Christopher Nolan
con Christian Bale, Tom Hardy, Anne Hathaway, Marion Cotillard, Joseph Gordon Levitt, Michale Caine, Matthew Modine, Morgan Freeman, Liam Neeson, Cillian Murphy
 
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Dopo anni di pace, Gotham City è minacciata da un nuovo folle criminale, Bane (Tom Hardy) e Bruce Wayne (Christian Bale) sente il dovere di rivestire i panni di Batman per difendere la sua città.
Terzo e ultimo (forse) capitolo della saga di Batman diretta da Christopher Nolan a sette anni da Batman Begins. Il film riprende i toni cupi del precedente, mettendo in scena un cattivo ancora più cattivo del Joker di Heath Ledger, che sulla carta pareva impossibile, ma il massiccio e spaventoso Bane di Tom Hardy alla fine passa senza lasciare il segno. Ben più riuscita è invece l’altra super anticipata e chiacchierata new entry, ovvero la Catwoman di Anne Hathaway, sulla quale bisogna esprimere un duplice giudizio: la performance della Hathaway è ottima, grazie al lavoro di Nolan come direttore d’attori, ma la caratterizzazione del suo personaggio non lo è affatto, per colpa di Nolan sceneggiatore.  
In ogni caso, di fronte a un Batman eccessivamente sofferente, una Marion Cotillard meno affascinante del solito, un Joseph Gordon Levitt spento e un Michael Caine che sparisce quasi subito, è sicuramente Catwoman l’unico personaggio a lasciare davvero il segno, grazie a una Hathaway mai così bella e sexy e sorprendente nelle scene d’azione. Peccato solo che il suo personaggio man mano perda di mordente e di interesse. 
 
Come del resto questo film troppo cupo e serioso: la Marvel ha dimostrato recentemente che la carta vincente dei film di supereroi è l’ironia, mentre Nolan prende molto (troppo) sul serio il suo Batman.
Resta comunque un buon film, anzi un buon dramma, ma non è il film dell’anno come l’ossessivo chiacchiericcio di indiscrezioni e fan esaltati sembrava annunciare.
VOTO: 7,5

mercoledì 19 settembre 2012

Addio principe azzurro: oggi le principesse si salvano da sole..

RIBELLE - THE BRAVE
THE BRAVE
di Mark Andrews e Brenda Chapman e Steve Purcell
USA, 2012


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TRAMA

Merida è una ragazza con una rigogliosa, selvaggia e ribelle chioma rossa in cui è scritto già il suo destino. Nel cuore della ragazza batte il fuoco vivo dell’indipendenza, ma il destino ha voluto che nascesse principessa erede al trono del più importante clan scozzese, privilegio che la costringe a pensare già al suo matrimonio.
Ma il destino si può cambiare, e Merida lo dimostrerà, non prima di aver sconvolto famiglia e regno.

RECENSIONE
Questa volta la Pixar attinge all’immaginario delle fiabe di un tempo, tra castelli, foreste incantante e streghe, dando nuova linfa al genere e impartendo come al solito lezioni di vita adatte ai piccoli come ai più piccini. Tuttavia, rispetto a capolavori passati come Up, Toy Story 3 e altri ancora, il target sembra essersi leggermente abbassato, lasciando molto più spazio a gag di umorismo facile.
La prima parte della pellicola tocca alte vette di sensibilità ed umorismo, immergendo lo spettatore nella vita di quest’adolescente d’altri tempi alle prese con problemi comuni di una teenager d’oggi: un conflittuale rapporto con la madre, aspettative che non le si addicono, difficoltà a farsi ascoltare e far valere le proprie ragioni. Il quadro familiare è infatti dipinto in modo eccellente e i personaggi sono ben caratterizzati, così come sono irresistibilmente comici i pretendenti e i relativi genitori che si presentano davanti alla futura erede al trono. Altro personaggio da applausi è quello della strega pasticciona, artefice di un sortilegio che rovinerà la vita di Merida e il film.
Da questo punto infatti la pellicola gira intorno a se stessa, accumulando gag comiche e scene d’azione tutt’altro che azzeccate ed originali che dilatano i tempi (comunque assai brevi) fino al prevedibile finale.
 
Alla fine dei conti, probabilmente Merida non diventerà l’ennesimo classico della Pixar, ma la sua spavalda eroina ha tutte le carte in regola per diventare un punto di riferimento nell’immaginario delle bambine di oggi e si tratta di un’eroina ben diverse da quelle a cui la Disney ci aveva abituato, perché ci mostra una ragazza che non si salva grazie all’intervento di un principe azzurro, ma trova da sola la propria salvezza..rifiutando il principe azzurro.
L’edizione italiana è accompagnata da due canzoni interpretata dalla rossa Noemi, mentre l’usuale corto che anticipa il film è il meraviglioso La luna del genovese Enrico Casarosa, candidato agli Oscar 2012. Per chi non lo sapesse, prima del debutto da regista, Casarosa si è occupato degli storyboard di capolavori come Cars, Ratatouille e Up.
VOTO: 7,5

mercoledì 12 settembre 2012

Jules e Jim, il triangolo amoroso più famoso del cinema

 JULES E JIM
(Jules et Jim)
di François Truffaut,
Francia, 1962
con Jeanne Moreau, Oskar Werner, Henri Serre
 
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Mi hai detto “ti amo”
Ti dissi “aspetta”
Stavo per dirti “eccomi”
Mi hai detto “vattene”

Con queste frasi diventate poi celebri inizia il triangolo amoroso più famoso della storia del cinema: due amici per la pelle si innamorano della stessa donna, Catherine, che non disdegna il triangolo, anche una volta sposata. Ma per quanto potrà continuare?

TRAMA
Jules et Jim nella memoria collettiva è legato a Parigi, alla Jeanne Moreau vestita da uomo che corre insieme ai due spasimanti, ma il dramma della storia inizia in uno chalet di montagna in Germania meridionale. È qui che Jim va a visitare Catherine e Jules, sposati e con una figlia ed è qui che inizierà una relazione tra i due, sotto gli occhi gelosi ma impotenti di Jules.
Catherine presto però è insoddisfatta anche dal rapporto con Jules poiché i due non riescono ad avere un figlio e inizia a civettare con Albert.
Quando Catherine, Jules et Jim si ritroveranno a Parigi, l’epilogo sarà tragico: infelice, ucciderà se stessa e Jim sotto gli occhi di Jules, ancora una volta testimone dolente e impotente.

 DIETRO LE QUINTE

Franz Hessel fu uno scrittore tedesco che durante il suo soggiorno parigino divenne miglior amico di Henri-Pierre Roché e sposò la giornalista di moda Helen Grunt, con la quale tornò a Berlino ed ebbe un figlio, Stephan, oggi diplomatico.
Franz parlò della rapporto che si creò fra i tre in Pariser Romanze (Romanza Parigina), pubblicato nel 1920, anno in cui si intensificò la relazione tra Helen e Henri-Pierre, tanto che Helen divorziò da Franz l’anno seguente. I due si lasciano nel ’34, mentre Hessel morì nel ’41. Il figlio di Franz, Stephan, classe 1916, è un attivista, saggista e diplomatica naturalizzato francese che oggi ha 94 anni e da poco ha pubblicato Indignez-vous, diventato il manifesto degli indignados, poi docu-fiction Indignados diretto da Tony Gatlif, presentato all’ultima Berlinale.

Henri Roché parlò del triangolo amoroso che aveva vissuto in Jules et Jim, pubblicato nel ’51 e passato del tutto inosservato.
Truffaut, dieci anni più tardi, comprò il libro da un bouquiniste in riva alla Senna e ne rimase folgorato.
Contattò subito Roché, 84enne, e gli propose di collaborare all’adattamento.
Gli mostrò in foto Jeanne Moreau e lo scrittore fu soddisfatto dalla scelta, ma non conobbe mai questa Catherine perché morì dopo poche settimane.

La lavorazione del film fece parlare molto di sé, tant’è che Jean Luc Godard, amico di Truffaut, in Une femme est une femme, inserì un cammeo della Moreau che saluta Jules e Jim.

L’uscita del film fece assai scandalo all’epoca, come ormai ogni film con la Moreau protagonista.
La canzone che l’attrice canta nel film, Le Tourbillon, fu un hit composto da Cyrus Brassiak qualche anno prima pensando proprio alla stessa attrice, moglie di uno dei suoi più cari amici.

 Le musiche di Georges Delerue sono state inserite dal Time nella Top 10 delle migliori colonne sonore di sempre, mentre l’Empire, nel 2010 l’ha inserito alla posizione 46 dei migliori film della storia del cinema.

Dopo i due ambigui ruoli di Malle, quello di una donna che fa uccidere il marito e quello di una donna che abbandona la famiglia per vivere una storia d’amore, Jeanne Moreau interpreta un altro personaggio decisamente controverso. La sua Catherine sottopone i due uomini che la amano a una convivenza forzata, ingelosendo l’un l’altro quasi per gioco. Litiga con Jim perché non le dà un figlio, ma la figlia avuta con Jules non le ha impedito di lasciare il marito. Moderna, colta, seducente e forte, Catherine rappresenta un nuovo tipo di donna, capace di manipolare gli uomini che diventano letteralmente vittime dei suoi umori e sentimenti.
L’estremo gesto finale che sconvolse gli spettatori dell’epoca è l’ultima angheria alla quale sottopone i suoi amanti.
 
RECENSIONE
Considerato tutt’oggi come uno dei più grandi classici della storia del cinema, Jules e Jim può apparire datato, ma il suo fascino è rimasto intatto. E il meraviglioso motivo cantato dalla Moreau, Le Tourbillon, rimane indelebile nella memoria di chiunque abbia visto il film.
Servito da ottimi dialoghi e un vivace montaggio, nonché trovate cinematografiche allora inusuali  il film rimane una seducente descrizione di un amore capriccioso, egoistico e distruttivo. Un amore che invece di portare alla felicità porta, letteralmente, al baratro.


domenica 9 settembre 2012

La notte: indimenticabile ritratto della fine di un amore

LA NOTTE
di Michelangelo Antonioni
Italia, 1961
con Jeanne Moreau, Marcello Mastroianni, Monica Vitti
Genere: dramma
 
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Milano, alba degli anni ’60, un uomo e una donna. Lui si invaghisce di una donna molto più giovane e lei, quasi materna e permissiva, si mostra indulgente con entrambi, ma poi fa ricordare al compagno cos’è(ra) l’amore vero leggendogli una romantica lettera che ora risulta straziante per entrambi in quanto testimonianza di un amore che non c’è più.




L’amore che cede il posto al desiderio di evasione e giovinezza in una relazione con una persona più giovane, la partner indulgente e matura che vuol far ragionare l’amante perduto. Se L’Avventura e L’Eclisse sono incentrati su un amore che nasce, La notte è il ritratto di un amore che sta finendo, ma che potrebbe ricominciare, poiché tutto è mutevole e confuso.
Incarnazione di questa società volubile è la donna, ancora una volta al centro dell’opera di Antonioni, con crisi (silenziose) e indecisioni. Ma dietro queste apparenti insicurezze si nasconde il punto fermo della coppia, la luce della ragione.
E due meravigliose donne sono chiamate a dar vita a due personaggi bellissimi: la seducente Valentina di una Monica Vitti corvina e sexy, che inizia civettando e finisce intrappolata dalla crisi della coppia e la Lidia di Jeanne Moreau, donna di sensualità matura che registra e reagisce silenziosamente gli avvenimenti che le accadono intorno. Il suo sguardo rassegnato, privo di luci ed emozioni, incarna la crisi del rapporto. 

Gli uomini invece sono sempre passeggeri e superficiali. E il Mastroianni de La notte si aggiunge all’indolenza di Alain Delon di L’eclisse e al Gabriele Ferzetti de L’avventura.
Tra i quattro film di quella che è stata definita la tetralogia dell’incomunicabilità di Antonioni, è a mio avviso il più compiuto e maturo, meno estetizzante e sperimentale e il più adatto ad una visione attuale. 
PREMI
Il film vinse l’Orso d’oro al Festival di Berlino, e il Nastro d’argento e il David di Donatello per la migliore regia.
REGISTA
Michelangelo Antonioni: qui la sua biofilmografia e la monografia a lui dedicata.
ATTORI
Jeanne Moreau: dopo il successo ottenuto con Louis Malle la Moreau comincia a essere corteggiata da registi internazionali.
Monica Vitti: per la prima volta non è lei la protagonista in un film del compagno Antonioni.
Cliccate sui due seguenti link per la biofilmografia e monografia.
Marcello Mastroianni: al primo ed ultimo film con Antonioni, Mastroianni era reduce dal successo de La Dolce vita (1960).