SING STREET
di John Carney
(Irlanda, 2016)
con Ferdia Walsh-Peelo, Maria Doyle Kennedy, Aidan Gillen, , Jack Reynor.
Se ti piace guarda anche: Tutto può cambiare, Once, August
Rush, A proposito di Davis
1985, Dublino. Il sogno di tutti i giovani irlandesi è di
emigrare a Londra, terra di speranze. Quelli che restano sono disoccupati o
alcolizzati. O cattolici. Un quindicenne, costretto a trasferirsi in una scuola
cattolica che è qualcosa molto simile all’inferno, s’invaghisce di una
misteriosa e bellissima ragazza con la quale non ha chance. Per far colpo le
dice di avere una band.
Che band sia! In un attimo il nostro eroe mette su una band
con alcuni suoi compagni di scuola, ovviamente sfigatissimi.
Ormai è ufficiale : è iniziato il revival degli anni ’80, a
lungo snobbati e disprezzati perché troppo vicini e Kitsch. Ma si sa, col
passare degli anni tutto diventa più affascinante e misterioso.
1981: indagine a New York, The Wolf of Wall Street, Tutti
vogliono qualcosa, Joy e poi perfino in Tv con Stranger Things: siete avvisati,
voi tutti che siete nati negli anni ’70 e li ricordate bene e con un pizzico di
nostalgia o voi che negli anni ’80 non eravate ancora nati e non ne sapete
nulla.
John Carney dopo Tutto può cambiare torna con un racconto di
formazione mascherato da fiaba.
Il risultato è una pellicola che trasuda ottimismo da tutti
i pori, pur mostrando i lati negativi della vita, quasi tutti, a parte il
bullismo, prerogativa degli adulti: soprusi, frustrazioni, delusioni. Ecco così
che nasce una fiaba pop rock per sognare, condita da musiche e atmosfere di
quegli anni (Duran Duran, Spandau Ballet, The Cure) alle quali James Carney
aggiunge pezzi originali composti e scritti da lui e cantati dal fantastico
protagonista, che ha tutto il carisma della rockstar e la dolce malinconia
dell’adolescenza.
Il regista, classe ’72, sceglie il periodo della sua
adolescenza, anni piuttosto bui per l’Irlanda, anche musicalmente parlando,
eppure si fa sentire la mancanza degli U2: a Carney forse non piacciono o forse
vuole sottolineare l’anglofilia del suo paese. Fatto sta che la musica è
importante per l'Irlanda e questo film si inserisce perfettamente in un filone
inaugurato nel 1993 da The Committments.
Insomma Carney ancora una volta ci propone un film ricco di
(buona) musica e ottimismo e ritorna alla semplicità (di mezzi) di Once, il
film del 2006 che lo fece conoscere in tutto il mondo e lo portò agli Oscar,
dandogli la possibilità di girare una produzione più mainstream (almeno nel
cast, i mezzi rimasero volutamente e orgogliosamente low budget), ovvero quel
gioiello di Tutto può cambiare che però ricevette un’accoglienza discreta. Così
il regista ha abbandonato l’America per tornare nella sua Irlanda con attori
sconosciuti e/o esordienti. E ora dirò qualcosa di impopolare: Tutto può
cambiare è stato uno dei miei film preferiti del 2014 e a distanza di due anni
posso affermare che è in assoluto uno dei miei film preferiti dell’ultimo
lustro e lo ritengo superiore a questo. E quando Sing Street è finito il
desiderio era di rivedersi immediatamente Tutto può cambiare.
Sono titoli simili eppur diversi: Tutto può cambiare era più
realistico, perfino malinconico nonostante anche quello fosse permeato di
ottimismo. Questo è una fiaba, spensierata, colorata ed eccessiva come lo erano
gli anni ’80.
Rimane una grande, importante certezza: John Carney è una
certezza e i suoi film hanno il raro e prezioso valore di farci uscire dalla
sala col sorriso sulle labbra.
VOTO: 8