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giovedì 17 novembre 2011

Il deserto rosso ovvero l'alienazione cromatica di Antonioni

IL DESERTO ROSSO
di Michelangelo Antonioni
Italia, 1964
con Monica Vitti
Se ti piace guarda anche: L'Avventura, La notte, L'eclisse

Giuliana (Monica Vitti), reduce da un tentato suicidio e dal conseguente ricovero in una clinica psichiatrica, è una donna strana, a disagio con gli altri, perfino col figlio. L’unico che sembra riuscire a comunicare con lei è l'ingegner Corrado Zeller (Richard Harris), amico e collega di suo marito, ma alla fine, nemmeno con lui riuscirà a stabilire un rapporto normale. Così assistiamo alla silenziosa disperazione una come sempre magnifica Monica Vitti che invano si muove e tenta di comunicare con un mondo che non ne vuole sapere.

Il Deserto rosso è il quarto ed ultimo film della celebre tetralogia di Antonioni, quarta volta per Monica Vitti nei panni di una donna simbolo della nuova società. Qui l'attrice veste i panni di una donna completamente alienata dal resto del mondo, una donna che si è creata una sorta di deserto attorno a sé. L’alienazione, per Marx ed Engels era frutto dell’industria ed è proprio il desolante paesaggio industriale di Ravenna a colpire in modo indelebile la memoria dello spettatore, grazie a sapienti scelte cromatiche. Il Deserto rosso è infatti il primo film a colori di Antonioni, che ha voluto inserire il nome di un colore anche nel titolo:
“Nel film ho cercato di usare il colore in funzione espressiva, nel senso che avendo questo mezzo nuovo in mano, ho fatto ogni sforzo perché questo mezzo mi aiutasse a dare allo spettatore quella suggestione che la scena richiedeva” .
 In effetti, nonostante la città di Ravenna sia spettrale, inospitale e avvolta nella nebbia, i colori risaltano più che mai in questa pellicola e servono per descrivere questo nuovo paesaggio che Antonioni vuole descrivere: dopo la Sicilia, Milano e Roma, ora c’è la provincia italiana sopraffatta dal boom industriale, con tutto il grigiore che si porta dietro.

Responsabile della meravigliosa fotografia (Nastro d'Argento) è Carlo Di Palma (1925 –2004), alla prima collaborazione con Antonioni: ed è proprio su questo set che conosce la sua futura compagna Monica Vitti. In seguito Di Palma riceverà altri 3 nastri d’argento con L'armata Brancaleone di Mario Monicelli, Ombre e nebbia e La dea dell'amore di Woody Allen e dirigerà la moglie in tre film.

La celebre battuta pronunciata da una magnifica Monica Vitti «Mi fanno male i capelli» è tratta da una una poesia di Amelia Rosselli (1930-1996).











7 commenti:

  1. Fantastico. L'ho visto tante volte, per le motivazioni che tu citi (funzione cromatica e valore espressivo della fotografia) e perché amo la Vitti. Ci sono immagini sue (fisse) anche sul mio blog ;)

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  2. @ petrolio-muso: Se ami la Vitti, questo mese qui dovresti trovare dei post di tuo gradimento!

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  3. grande blog, complimenti per l'ottimo lavoro! :-) questo film è davvero bellissimo e doloroso, e grande monica vitti! ciao!

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  4. @ veri paccheri: grazie mille e benvenuta! :)

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  5. le scene fredde e desolate esprimono appieno i sentimenti dei protagonisti... vittime di un ingranaggio di cui non se ne può uscire, assumendo sostanzialmente ruoli ormai diventati automatici

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