Con qualche giorno di ritardo, voglio ricordare un compleanno importantissimo.
Il 6 giugno, infatti, si è celebrato l’80° anniversario di Un chien andalou, il cortometraggio di 16 minuti che sconvolse il mondo del cinema e non solo, dimostrando che una (brevissima) pellicola può spiazzare, turbare, scandalizzare, arrabbiare, eccitare e spaventare, reazioni che fino a quel momento mai si erano abbinate alla parola cinema, a dire il vero ancora poco usata.
Proiettato allo Studio des Ursulines, a Parigi, il film era diretto dall’esordiente Luis Bunuel, che lo aveva scritto, prodotto e ideato assieme all’amico Salvador Dalì, pittore surrealista. Questi due spagnoli a Parigi avevano assorbito le influenze del Surrealismo di cui il film si fece manifesto e vi avevano introdotto alcuni elementi di poesia spagnola (Jiménez e Lorca, all’epoca amante di Dalì). Primo film d’avanguardia e prima pellicola che suscitò l'interesse degli intellettuali, Un chien andalou fece sì che il cinema passò da forma di spettacolo meramente commerciale ad una forma d’arte in grado di interessare un pubblico più elitario, assumendo così uno statuto artistico. Il film scandalizzò per la rappresentazione di violenza e sesso, che diventeranno poi due elementi basilari del cinema dei decenni successivi.
La scena più famosa è quella in cui si vede lo stesso Bunuel che con un rasoio si avvicina all’occhio di una donna e lo taglia in due. Definita la scena più sventosa della storia del cinema,anche perchè un occhio viene tagliat per davvero. Ma c’è il trucco. Non digitale, ma di montaggio.
Ad essere tagliato è l’occhio, vero, di un vitello morto. La scena racchiude la principale intenzione della rivoluzione surrealista: squarciare l'occhio dello spettatore per fargli vedere, anche spaventandolo, quello che non ha mai visto e forse non ha mai voluto vedere. E’ quello che farà Bunuel soprattutto nel suo secondo film, in cui attaccherà ferocemente la Chiesa e la borghesia, descrivendole come mai nessuno aveva osato prima, e suscitando l’ira dell’estrema destra, che distruggerà pellicola e sala di proiezione.
Ma in questo suo primo esperimento Bunuel si limita a sconvolgere lo spettatore con immagini inedite: mano mozzata, un’altra con un foro al centro del palmo da cui escono delle formiche, una donna vestita da uomo, una donna nuda ed un asino imputridito e tre preti che impediscono ai due innamorati di consumare il loro rapporto.
Non c’è un vero racconto, ma le immagini si inseguono come in un sogno, anzi: un incubo.
Bunuel si presentò alla première con alcuni sassi nelle tasche, pronto a rispondere ad eventuali reazioni violente. Il corto fu invece accolto calorosamente e rimase in programmazione per 8 mesi.
Il protagonista, Pierre Batcheff, che nel film sbava sognando una donna nuda, si suicidò qualche mese dopo le riprese. L’amicizia con Dalì si incrinò lentamente: i due lavorarono ad un lungometraggio, L’age do’or,che però il pittore sconfessò in quanto Bunuel nel montaggio finale aveva cambiato troppe cose. Inoltre il regista non vedeva di buon occhio la relazione dell’amico con il poeta Lorca. I rapporti dei tre grandi artisti spagnoli sono al centro di un piccolo film dell’anno scorso che vedrà il buio delle sale grazie alla presenza, nei panni di Dalì del nuovo teen idol Pattison. Il film fu presentato assieme ad un altro corto che mostrava nudità femminili, L’étoile de mer, di Man Ray.
Nel 1976 David Bowie lo scelse come video d’apertura del suo tour Station to Station.
In occasione di questa ricorrenza, la Raro Video ha ben pensato di rilanciare il DVD sul mercato, assieme a L’age d’or e a Las Hurdas, primo ed unico documentario de grande regista.
Il 6 giugno, infatti, si è celebrato l’80° anniversario di Un chien andalou, il cortometraggio di 16 minuti che sconvolse il mondo del cinema e non solo, dimostrando che una (brevissima) pellicola può spiazzare, turbare, scandalizzare, arrabbiare, eccitare e spaventare, reazioni che fino a quel momento mai si erano abbinate alla parola cinema, a dire il vero ancora poco usata.
Proiettato allo Studio des Ursulines, a Parigi, il film era diretto dall’esordiente Luis Bunuel, che lo aveva scritto, prodotto e ideato assieme all’amico Salvador Dalì, pittore surrealista. Questi due spagnoli a Parigi avevano assorbito le influenze del Surrealismo di cui il film si fece manifesto e vi avevano introdotto alcuni elementi di poesia spagnola (Jiménez e Lorca, all’epoca amante di Dalì). Primo film d’avanguardia e prima pellicola che suscitò l'interesse degli intellettuali, Un chien andalou fece sì che il cinema passò da forma di spettacolo meramente commerciale ad una forma d’arte in grado di interessare un pubblico più elitario, assumendo così uno statuto artistico. Il film scandalizzò per la rappresentazione di violenza e sesso, che diventeranno poi due elementi basilari del cinema dei decenni successivi.
La scena più famosa è quella in cui si vede lo stesso Bunuel che con un rasoio si avvicina all’occhio di una donna e lo taglia in due. Definita la scena più sventosa della storia del cinema,anche perchè un occhio viene tagliat per davvero. Ma c’è il trucco. Non digitale, ma di montaggio.
Ad essere tagliato è l’occhio, vero, di un vitello morto. La scena racchiude la principale intenzione della rivoluzione surrealista: squarciare l'occhio dello spettatore per fargli vedere, anche spaventandolo, quello che non ha mai visto e forse non ha mai voluto vedere. E’ quello che farà Bunuel soprattutto nel suo secondo film, in cui attaccherà ferocemente la Chiesa e la borghesia, descrivendole come mai nessuno aveva osato prima, e suscitando l’ira dell’estrema destra, che distruggerà pellicola e sala di proiezione.
Ma in questo suo primo esperimento Bunuel si limita a sconvolgere lo spettatore con immagini inedite: mano mozzata, un’altra con un foro al centro del palmo da cui escono delle formiche, una donna vestita da uomo, una donna nuda ed un asino imputridito e tre preti che impediscono ai due innamorati di consumare il loro rapporto.
Non c’è un vero racconto, ma le immagini si inseguono come in un sogno, anzi: un incubo.
Bunuel si presentò alla première con alcuni sassi nelle tasche, pronto a rispondere ad eventuali reazioni violente. Il corto fu invece accolto calorosamente e rimase in programmazione per 8 mesi.
Il protagonista, Pierre Batcheff, che nel film sbava sognando una donna nuda, si suicidò qualche mese dopo le riprese. L’amicizia con Dalì si incrinò lentamente: i due lavorarono ad un lungometraggio, L’age do’or,che però il pittore sconfessò in quanto Bunuel nel montaggio finale aveva cambiato troppe cose. Inoltre il regista non vedeva di buon occhio la relazione dell’amico con il poeta Lorca. I rapporti dei tre grandi artisti spagnoli sono al centro di un piccolo film dell’anno scorso che vedrà il buio delle sale grazie alla presenza, nei panni di Dalì del nuovo teen idol Pattison. Il film fu presentato assieme ad un altro corto che mostrava nudità femminili, L’étoile de mer, di Man Ray.
Nel 1976 David Bowie lo scelse come video d’apertura del suo tour Station to Station.
In occasione di questa ricorrenza, la Raro Video ha ben pensato di rilanciare il DVD sul mercato, assieme a L’age d’or e a Las Hurdas, primo ed unico documentario de grande regista.
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