THE ROSE TATTOO
1955, Daniel Mann
TRAMA
Louisiana, anni ’50. Serafina (Anna Magnani) è una donna devota e innamoratissima del marito, trafficante di droga che ha anche un’amante. Morto in un incidente, Serafina, continua a venerarlo e a descriverlo come il migliore degli uomini, non staccandosi mai dalla sua urna cineraria. La donna non riesce a superare il lutto, finendo per isolarsi dal resto degli abitanti e diventare aggressiva e crudele perfino nei confronti della figlia Rosa (Marisa Pavan). Dopo una sfuriata in chiesa, Serafina è accompagnata a casa da un giovane un po’ strambo che poi si intrattiene a casa sua. L’uomo, che si chiama Alvaro Mangiacavallo (Burt Lancaster) ed è anche lui di origini siciliane, le fa tornare il sorriso. Ma le malelingue sono in agguato.
COMMENTO
La Rosa tatuata è un film che mescola con sapienza dramma e commedia, rappresentando il mondo pettegolo e bigotto dell’America degli anni ’50. Il recente testo teatrale viene rinvigorito dall’ambientazione e come ogni opera di derivazione teatrale, è soprattutto un film d’attori. La riuscita del film è dovuta infatti alla protagonista, che passa da un registro all’altro con grande mestiere. Da segnalare però anche la grandissima prova sopra le righe (spiazzante per l’epoca) di Burt Lancaster nei panni di uno svitato dal cuore d’oro e la sensibile interpretazione della giovanissima Marisa Pavan.
INTORNO AL FILM
Scritto su misura per A. Magnani dal grande Tennessee Williams il dramma del 1950 aveva già conosciuto un grande successo sui palcoscenici nordamericani con la regia dello stesso Daniel Mann. Williams voleva che la Magnani lo recitasse a teatro, ma l’incerta padronanza linguistica dell’attrice, si preferì optare per una versione cinematografica di cui lui stesso curò l’adattamento. È il primo film americano di Anna Magnani che per l’occasione recitò in un inglese dal forte accento italiano e non a caso interpretò poi sempre ruoli da immigrata italiana. Questo è un classico ruolo “alla Magnani”: scenate, urla, disperazione, grasse risate. Fu cioè esattamente quello che tutti si aspettavano da lei, Mann e Williams compresi. L’Oscar fu una conseguenza naturale, ma non scontata perché l’attrice fu la prima italiana (ma anche la penultima) a vincere l’ambitissima statuetta.
Ma non fu l’unica statuetta che si aggiudicò il film: La Rosa tatuata fu infatti un grandissimo successo internazionale di critica e pubblico e alla notte degli Oscar del ’56 gareggiava con ben 8 candidature, tra cui quella di miglior film dell’anno.
Alla fine ne portò a casa tre: attrice, scenografia e fotografia (Wong Howe).
Fu Marisa Pavan, anch’ella candidata all’Oscar (come miglior attrice non protagonista) a ritirare la statuetta, in quanto Anna Magnani era rimasta a Roma. La Pavan (Cagliari, 1932) era arrivata a Hollywood con la sorella gemella dell’attrice Anna Maria Pierangeli, nota per la sua relazione con James Dean e per la morte di overdose a 39 anni. La Pavan, che si trasferì poi in Francia, la ritroveremo accanto a Catherine Deneuve in Niente di grave, suo marito è incinto (L'événement le plus important depuis que l'homme a marché sur la lune) di Jacques Demy (1973).
Per la sua interpretazione la Magnani ha vinto anche il Premio BAFTA alla migliore attrice internazionale dell'anno, il Golden Globe per la migliore attrice in un film drammatico e il National Board of Review Award alla miglior attrice
DANIEL MANN
Daniel Mann fu un regista abilissimo a dirigere i propri attori, tanto da far vincere due Oscar a due protagoniste di due dei suoi film: oltre la Magnani, Mann diresse anche Liz Taylor in Venere in visone.
Negli anni '70 e '80 Hollywood voltò le spalle a Mann, i cui film assunsero una dimensione sempre più low budget. Tra i titoli più interessanti di questa sua seconda fase, Willard e i topi, commovente e angosciante storia di un ragazzo complessato che si rifugia nella compagnia dei topi che ammaestra.
P.S. VI RICORDO DI VOTARE IL VOSTRO FILM PREFERITO DI ANNA MAGNANI NEL SONDAGGIO QUI A FIANCO!
bellissimo film! La Magnani "è" una delle mie attrici preferite, tra quelle che mi fanno rimpiangere un cinema che non c'è più! ;)
RispondiEliminaQuando vidi la prima volta "La Rosa Tatuata" non capii il perché dell’Oscar alla Magnani. Ho rivisto in televisione il film nell’edizione originale: ebbene sentire Nannarella che parla, grida, urla con quel suo inglese italianizzato ci fa capire pienamente la sua grandezza (nella versione doppiata, parla con un italiano perfetto e accademico che dà all’intero film un tono di falso e di retorico).
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