Basta guardare al cinema per capire l’aria che tira in Italia, sempre pronta a snobbare e dimenticare i propri patrimoni artistici e la propria storia, come il recente crollo a Pompei ha ben esemplificato.
Non mi sembra di esagerare se affermo che Dolce vita di Fellini è un film che ha segnato la storia del cinema, della cultura e dell' immaginario collettivo diventando un pezzo portante della nostra cultura e anche della nostra storia. Quest’anno il capolavoro compie 50 anni e solo la Festa di Roma se n’è ricordata presentando l’ennesima versione restaurata accompagnata dai sentiti elogi di Scorsese. Proprio questa versione da lunedì uscirà nelle nostre sale, gratis per un paio di giorni. Fin qui parrebbe una splendida notizia se non fosse che esce in 9 sale. Insomma quasi come 50 anni fa, quando per vedere un film bisognava compiere decine di chilometri.
Il 25° anniversario di Ritorno al Futuro, poche settimane fa è stato celebrato invece con la proiezione, per una sera, in oltre un centinaio di sale. E si tratta solo del 25° anniversario di un film statunitense dall’impatto culturale nemmeno lontanamente paragonabile a quello del film di Fellini. Che siamo forse un pochino filoamericani e antinazionalisti?
Oggi venerdì 12 novembre esce nelle sale anche un film nuovo di zecca, accolto abbastanza positivamente all’ultimo Festival di Venezia : Noi credevamo di Mario Martone che partendo dai moti risorgimentali approda all’unità d’Italia, giusto pochi mesi prima dell’anno dedicato ai 150 anni della nostra Repubblica Italiana. Un film che è stato apprezzato per l’accuratezza storica e che quindi potrebbe ricoprire un ruolo importante nelle celebrazioni della nascita dello Stato italiano. Eppure uscirà solo in 31 sale, contro le 352 del nuovo film dei Vanzina.
Pur ammettendo che si tratta di un film lunghissimo (170 minuti) e che l'anno prossimo sarà riproposto in Tv in due puntate raggiungendo molta più gente, bisogna anche ricordare che gli italiani hanno comunque trovato tre ore del loro preziosissimo tempo per guardare Avatar.
Il nocciolo è che la fantascienza ultragalattica proveniente dagli USA ci è molto più vicina della storia del nostro paese.
Ma del resto che bisogna dire se lo stesso direttore generale di Rai Cinema, Paolo Del Brocco, domanda : “Che ci possiamo fare se i giovani vanno a vedere solo il cinepanettone?”
Al che gli rispondo: se distribuite solo quello in ogni cinema di ogni città, le conseguenze sono piuttosto ovvie. Senza contare che a mio parere, il pubblico dei cinepanettoni non è rappresentato prevalentemente da giovani.
Sottoscrivo
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