HOWL - URLO
di Rob Epstein e Jeffrey Friedman
USA, 2010
Da recuperare perché:
- il film unisce due componenti che a scuola avremmo visto volentieri insieme: la didattica e la fantasia.
- testimonia un’importante vittoria storica nei confronti della repressione morale
TRAMA
Nel 1957 l’editore Laurence Ferlinghetti viene processato per oscenità in seguito alla pubblicazione di una raccolta di poesie scritte da un esordiente. La raccolta si chiamava Howl (ululato, in italiano tradotto con Urlo) e l’aspirante poeta era Allen Ginsberg. Alla fine l’editore venne assolto (non è uno spoiler, è la storia!) con una frase da riportare:
La vita non può essere contenuta in uno schema in cui tutti agiscono nello stesso modo conformandosi a un modello precostituito.
Ginsberg (James Franco) fu esponente di spicco della Beat Generation e amico di tutti i membri catalogati in questa corrente, da Jack Kerouac (Todd Rotondi), sua “musa”, a Neil Cassidy (Jon Prescott), con cui ebbe una travagliata storia d’amore durata quasi vent’anni tra alti e molti bassi. Ma la storia della sua vita fu quella con Peter Orlovskj (Aron Tveit) col quale rimase legato per 40 anni e il quale è scomparso pochi mesi dopo la premiere del film al Sundance. Ma non è un film sulla sua vita sentimentale, alla quale viene dato peraltro pochissimo spazio: l’obiettivo è molto più ambizioso e consiste nello trasporre in immagini i versi del poeta. Tra un verso e l’altro c’è anche la ricostruzione del processo e di un’intervista che offrono un ritratto dell’uomo. L’originalità della pellicola sta nel dare vita alla poesie attraverso sequenze animate ispirate ai fumetti Illuminated Poems con cui Eric Drooker illustrò alcune opere di Ginsberg e ad alternarle al biopic e al court-drama: tre film in uno che raggiunge a malapena la durata minima concessa (80 minuti), per lo più ripetendo diverse volte alcuni versi, per inculcarli nelle teste degli spettatori. L’impressione è quindi che i registi abbiano voluto creare un’opera fortemente divulgativa e allo stesso tempo artistica.
Dietro a quest’opera di Rob Epstein e Jeffrey Friedman, entrambi registi di alcuni documentari divulgativi a tematica gay e il primo pure premiato con l’Oscar per un documentario su Harvey Milk c’è pure Gus Van Sant come produttore esecutivo.
Complessivamente Howl è un film interessante dal punto di visto visivo, con ottimo montaggio e fotografia, belle musiche non originali (Gershwin) e un adeguato protagonista. Che il film cada spesso nel didascalico è allo stesso tempo suo pregio e difetto, nonchè suo scopo. Se 50 anni fa Ginsberg scioccava l’America oggi questo film sulla sua opera andrebbe mostrato nelle scuole.
VOTO. 7+Incassi italiano: 230.000
Incasso Usa: addirittura meno!
Gli originali e gli attori..
"Andrebbe mostrato nelle scuole".
RispondiEliminaCome darti torto?
Condivido, un film davvero istruttivo.
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