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mercoledì 17 febbraio 2010

The importance of being educated



L’importanza di ricevere un’istruzione è il tema centrale del film e non molti film ne parlano così esplicitamente. Eppure il tema è di grande interesse, pure oggi che l’università sembra qualcosa di banale.
Non era così però per una ragazzina degli anni ’60 che poteva avere solo due prospettive: andare all’università o sposarsi. Jenny e i suoi genitori hanno credono nella prima ipotesi, anche perché la ragazza è sempre stata una studentessa modello.
Poco prima di compiere diciassette anni però, la ragazza conosce un uomo che ha il doppio della sua età e se ne innamora tanto da arrivare a dire davanti all’antipatica preside Emma Thompson che nella vita non conta avere una laurea se non si è avuto il tempo e la possibilità di vivere.
Per vivere Jenny intende divertirsi, andare a concerti, mostre, ristoranti. La giusta verità sta nel mezzo, ma la ragazza lo scoprirà a sue spese.
In sostanza il messaggio del film è che l’istruzione deve essere accompagnata da esperienze. E sul valore di questo connubio forse ancora oggi non si è riflettuto abbastanza.

Il film, diretto dalla larsvontrieriana Lone Scherfig, inizia in modo promettente e si risolleva nella parte finale. In mezzo ci sono pagine decorative superflue che ne fanno un film british indipendente gradevole e fresco, ma nulla che possa giustificare la nomination all’Oscar come migliore film dell’anno. Ancora di più considerando quanto sia raro che un film straniero riesca ad ottenere questa candidatura. Pure gli elogi che si è guadagnata la protagonista mi sembrano francamente esagerati. È vero che la sconosciuta Carey Mulligan, della quale in realtà ho già visto tutta la filmografia senza conoscerla (Orgoglio e pregiudizio, Nemico Pubblico e Brothers) regge degnamente sulle spalle tutto il peso del film, ma mancano scene madri che possano giustificare una statuetta.
I grandi professionisti (Molina e la Thompson) sono rilegati in parti antipatiche, mentre viene concesso largo spazio ai giovani inglesi (il Domenic Cooper di Mamma Mia! e La Duchessa e la Rosamunde Pike del bellissimo Orgoglio e pregiudizio e del terribile the Libertine) e a Peter Sarsgaard (quello che faceva sesso con Liam Neeson in Kinsey). In ogni caso nessuno dei personaggi secondari a mio avviso è molto verosimile.
Un autentico e davvero incredibile successo per un film indipendente britannico che si è visto aprire le porte dorate di Hollywood.

VOTO: 6,5

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